Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: gabryweasley    16/03/2014    4 recensioni
"Lo specchio di fronte gli restituiva il suo riflesso: un ragazzo biondo, gli occhi azzurri, nessuna ombra delle cicatrici che si era procurato nell’arena, due braccia, due mani, una gamba."
[ Post 74 HG - Peeta Mellark - Portia - accenni Katniss e Daniel Mellark ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mr. Mellark, Peeta Mellark, Portia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riflesso a metà
“Don’t break me down
I’ve been travelin’ too long”
 
Seduto sul letto della sua stanza, Peeta aspettava che arrivasse Portia con i vestiti da indossare quella sera.
Aveva notato un suo leggero ritardo, ma non se ne stava curando in quel momento. Era perso a fissare lo specchio di fronte che gli restituiva il suo riflesso: un ragazzo biondo, gli occhi azzurri, nessuna ombra delle cicatrici che si era procurato nell’arena, due braccia, due mani, una gamba.
Era lo stesso ragazzo partito dal distretto 12, avrebbe addirittura potuto scommettere di avere un aspetto migliore adesso. Insieme alle cicatrici che si era procurato nell’arena erano sparite anche quelle causate dal duro lavoro in panetteria, quei graffi procurati dal pane caldo che non facevano in tempo a guarire prima che ne arrivassero di nuovi, quei lividi troppo scuri e troppo vecchi causati da un sacco di farina preso male.
Aveva pensato di morire nell’arena, ed era vivo. Ma non aveva mai preso in considerazione di tornare a casa senza un arto. Eppure avrebbe dovuto farlo. Quando la consapevolezza che lui e Katniss si sarebbero potuti salvare insieme si era fatta strada, avrebbe dovuto pensare al fatto che la sua ferita era comunque messa male e che nella storia degli Hunger Games erano esistiti vincitori mutilati.
Non riusciva a toccare il troncone della sua gamba. Non lo nascondeva a sé stesso, non lo copriva, semplicemente non riusciva a toccarlo. Lo aveva guardato già centinaia di volte ma allungare la mano e non trovare niente avrebbe significato accettare, in qualche modo, quello che era successo.
 
- Il destino... non ti dà fastidio pensare che qualcuno possa decidere al posto tuo?- suo padre si stava lavando le mani sporche di glassa nel lavello e lo guardava divertito.
- Cosa? – Peeta aveva appena strappato a suo fratello la promessa di una rivincita nella gara di lotta successiva, dopo essersi sentito dire che il destino lo avrebbe messo sempre al secondo posto.
- Dicevo – continuò Daniel mentre prendeva lo strofinaccio per asciugarsi – Non credo che esista il destino. Mi piace pensare di essere libero nelle scelte che faccio. Decido io per me stesso.
- Si si, tranquillo. La prossima volta vinco io – aveva risposto Peeta.
 
Portia era entrata nella sua stanza reggendo sulle braccia tese un paio di pantaloni, una camicia e una lunga asta di metallo. Katniss lo avrebbe rivisto con un bastone. La sua stilista lo aveva rassicurato, lo avrebbe usato solo per un giorno, per intenerire il pubblico.
Portia era speciale, come Cinna. Dietro quell’eyeliner appariscente, i suoi occhi regalavano comprensione.
Insieme avevano assicurato la protesi alla gamba; i medici gli avevano detto che non appena si fosse sentito meglio, ne avrebbe scelta una lui stesso per poterla usare al meglio.

- Ho solo 16 anni…
Era il pensiero che lo martellava da quando aveva scoperto di non avere più una gamba.
Non era più molto sicuro di poter essere l’artefice del suo destino. Era stato estratto alla Mietitura.
Non aveva deciso lui che il riflesso di sé stesso che vedeva nello specchio avesse un pezzo nuovo. Non poteva aver scelto di vivere con una protesi. Stavolta suo padre aveva sbagliato.
- Hai scelto di proteggere Katniss.
Portia gli aveva dedicato una carezza. Poteva leggere nella sua mente? O lui aveva i suoi pensieri chiaramente scritti in faccia?
Quando, vestito e pronto per l’intervista, si mise in piedi non ebbe nemmeno bisogno di un sostegno. Avrebbe potuto anche rinunciare al bastone se non fosse stato imposto. Sembrava intero, adesso, nel riflesso dello specchio e questo, se possibile, lo faceva arrabbiare ancora di più.
- La scelta che hai fatto ti sarebbe potuta costare molto di più. Lo capisci Peeta, vero?
Si, lo capiva. Avrebbe potuto pagare con la vita. E invece aveva una gamba in meno ma Katniss con lui, viva.
Il primo sorriso della giornata fu per Portia.
 
“Been tryin’ hard not to get into trouble, but I
I’ve got a war in my mind
So, I just ride”
 
Lana Del Rey – Ride
 
 
 
 
********
 
 
Ciao! <3 Si! Sono proprio io!
Facciamo che mi perdonate per le recensioni che devo ancora lasciare? Sulla promessa che pian piano ci arrivo però...
Il fatto è che non pubblicavo da tanto e ne sentivo il bisogno! J
E niente... questa fic nasce su una mia piccola riflessione di come Peeta possa aver vissuto l’amputazione, in un primo momento. Nei libri non si fa accenno al suo stato d’animo o alla sofferenza che indubbiamente ha provato...
Spero che vi piaccia almeno un pochetto!
Vi abbraccio, a presto! ^^

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: gabryweasley