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Autore: Akicchi    16/03/2014    1 recensioni
Ambientata prima dell'epilogo del romanzo di Battle Royale~
[...] Stavolta sentirono però come una spinta, una spinta d’incoraggiamento che li fece voltare.
«Correte.»
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nanahara Shuya e Nakagawa Noriko stavano per uscire dalla nave, dove si poteva ancora sentire insieme alla piacevole brezza marina il pesante odore del sangue, il sangue di Kawada Shogo e Kinpatsu Sakamochi, ucciso dal penultimo ragazzo citato che morì a propria volta, poco dopo il suo omicidio. Il suo piano di distruggere quel governo corrotto era riuscito, ma solo per metà.
I due, tenendosi per mano, guardarono in direzione del mare con gli occhi ancora lucidi per il pianto liberatorio di poco fa, l’isola dove erano sopravvissuti per due giorni quasi tre era dall’altra parte della distesa d’acqua. Una prova di sopravvivenza che, pur essendo giovani, li aveva maturati e resi più consapevoli di quanto il mondo possa essere crudele, ma al tempo stesso era anche meraviglioso per aver avuto dei compagni che nonostante tutto si volevano bene, anche se Kiriyama Kazuo e Souma Mitsuko non avevano esitato nel distruggere buona parte dei sogni altrui, interrompendo la loro vita in modo violento, sebbene il ragazzo con la mitragliatrice lo faceva senza stimolo, senza una ragione, era così demotivato che per decidere o no aveva fatto uno stupidissimo lancio della moneta, il quale risultato fu ovvio: ‘giocare’ per non essere ucciso. La ragazza armata di falce, invece, era ormai come svuotata e come ‘sfogo’ aveva utilizzato quel ‘gioco’.
Alcuni però non volevano farne parte, alcuni volevano soltanto andarsene, salvarsi, vivere felici con tutti e la propria famiglia e vivere una vita serena una volta grandi! Ma, purtroppo, i loro sogni di quattordicenni furono distrutti brutalmente. Alcuni morirono vergini, senza sapere quanto poteva essere bella la vita con una persona che ti amava, una famiglia. Alcuni no, alcuni avevano avuto la ‘fortuna’ di non esserlo. Non potevano più innamorarsi, né avrebbero potuto dichiarare il proprio amore alla persona amata.
Shuya sussultò nel sentire una mano sulla propria spalla, si voltò. Non c’era nessuno, ma almeno così credeva per via della stanchezza. Stropicciando gli occhi riuscì finalmente a mettere a fuoco ciò che prima non vedeva, era il suo amico d’infanzia (il primo ad essere morto). Era Kuninobu Yoshitoki. Gli stava sorridendo, radioso.
« Ci sei riuscito, sei sopravvissuto, Shuya. »
Il ragazzo iniziò a strizzare gli occhi, nella speranza di non piangere. Da quando era iniziato il gioco aveva pianto soltanto due volte, ma ora doveva trattenersi. Doveva comportarsi da uomo, accidenti! Subito dopo, al fianco del suo migliore amico, apparve un’altra allucinazione molto realistica, lentamente iniziava a diventare sempre più nitida e grazie alla luce del sole si poté vedere un piccolo scintillio, dovuto all’orecchino. Era Mimura Shinji, ‘il terzo uomo’, e pure lui gli stava sorridendo.
« Complimenti, Nanahara. E vedo che ti sei fatto una ragazza, felicitazioni », mentre diceva quelle parole lì accanto fece la sua apparizione anche il suo compagno di progetti, con il quale aveva elaborato un piano geniale ma non riuscito per la visitina di Kiriyama. Seto Yutaka era lì, anche lui felice. Era contento che il ragazzo più puro della scuola era sopravvissuto.
Un’altra mano si adagiò su una spalla, ma questa volta di Nakagawa. Era la mano di Utsumi Yukie e con lei c’erano tutte le altre sue amiche, tutte morte per un fraintendimento. La sopravvissuta iniziò a piangere, un’altra volta, mentre sembrava volerle abbracciare.
A mano a mano apparivano tutti quanti, tutti i quaranta studenti morti, eccetto uno: Kawada Shogo. Tutti che, dal più profondo dei loro cuori, auguravano – chi esplicitamente, chi non – di vivere anche per loro. Loro che non potevano più avere una loro vita ed essere felici.
Una volta che furono tutti scomparsi, da dove erano venuti, il superstite guardò la compagna senza però lasciarle la mano. Non l’avrebbe mai lasciata, mai. Stavolta sentirono però come una spinta, una spinta d’incoraggiamento che li fece voltare.
« Correte. »
I due rimasero sorpresi. Era proprio Kawada, l’ultimo ad essere morto. I loro occhi sembrarono schiarirsi, mentre lui con un sorriso appena accennato sembrava volersi accendere l’ultima sigaretta della sua vita.
 

We gotta out while were young, because tramps like us, baby we were born to run.

 
I due fuggirono, lontani, mentre alle loro spalle riappariva nuovamente tutta la loro classe che li salutavano, come a voler augurare loro buona fortuna.
 

2 studenti rimasti. Ma naturalmente, adesso, sono in mezzo a voi.


Angolo autrice:
La prima citazione presente nel testo è stata presa dalla canzone Born to Run di Bruce Springsteen, citata più volte nel romanzo che, a mio parere, è adattissima ed è una scelta perfetta. :) Vi lascio il link dei lyrics con la traduzione: https://www.youtube.com/watch?v=AWcPcSKp-Ko
La seconda, invece, è presa proprio dall'ultima riga dell'epilogo di Battle Royale.
Beh, che dire? Spero che vi sia piaciuta la mia fiction!
   
 
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