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Autore: Margaritas_    16/03/2014    1 recensioni
Ballava, sulle note di una canzone elettro-pop degli anni 80, come un robot. L’avrei raggiunta, probabilmente, se solo...
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Matt Helders, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la notte di capodanno. Avevano invitato Matt ad una festa apparentemente pacchiana, e Matt, a sua volta, mi aveva costretto sotto tortura a seguirlo.
Non conoscevo nessuno personalmente, solo qualche volto incrociato a scuola o per strada, ma nessuna conoscenza.
La musica più brutta suonava dalle casse, in pista non c’era ancora il pieno, tutti erano impegnati a caricarsi, inizialmente, di alcol.
Una birra annacquata versata in precedenza nel bicchiere mi faceva solo rabbrividire dal disgusto.
Matt era in giro, tra un saluto e l’altro – fra i pochi amici che conosceva realmente – scambiava quattro chiacchiere, pavoneggiando nella sua imbarazzante camicia a quadri. Feci una smorfia nascondendo una risata d’imbarazzo per lui.
Mi sedetti su un’insulsa ma appartata sedia di legno; quella sarebbe stata la festa più noiosa a cui avessi partecipato in tutta la vita – anche quella futura.
AAH. Vediamo un po’… Sfigato, sfigato, sfigato, sbruffone, brutta, Matt?, sfigati, mh, questa birra fa schifo, sfigat… Ehi.
Il mio sguardo si soffermò su una ragazza.
“Ehi amico!” Matt mi diede una pacca sulla spalla, facendo versare la mia birra per terra – per fortuna non cadde sui miei vestiti -; era già brillo dopo aver ingerito un paio di birre analcoliche.
Gli sorrisi falsamente, facendogli intuire che fosse tutto ok. Ma non era tutto ok.
Lo vidi allontanarsi ridente. Sfigato.
Rotai gli occhi per poi sprofondare nuovamente nella più totale noia.
Brutto vestito, brutta giacca, ah, che abbinamento è quello?!
Sbuffai, ogni singola persona era patetica quella sera, quasi quanto la festa organizzata da qualche scemo figlio di papà.
Sfilai il pacchetto di sigarette dal taschino della giacca, ne estrassi una e lo riposi al suo posto. Uscii nel retro. Faceva freddo, ed io mi ero scordato di indossare il giubbotto.
Infilai la sigaretta tra le labbra, mi toccacciai nella zona delle tasche per poi prendere da quella anteriore dei jeans un accendino nero.
“Dannazione.” Imprecai, agitando il pezzo di plastica per fargli creare una misera fiamma.
Sospirai profondamente, feci ancora qualche tentativo, infine, stufo, sbuffai rumorosamente, palesemente incazzato.
“Scusa amico, avresti gentilmente una sigaretta?” Si avvicinò un ragazzo a me.
“Hai un accendino?” Gli risposi non curante della sua presenza.
Un clipper verde fece capolino sul palmo della mia mano. La pietra al suo interno produsse una fiamma carica e decisa. Presi la prima boccata di catrame, accogliendola nei miei polmoni oleosi, ed espulsi il fumo in eccesso.
“Grazie.” Gli feci ridandogli l’accendino, con abbonata una sigaretta. Accese anche lui la sua e rimase lì a fianco a me.
Il fumo perlato usciva dalle nostre bocche, condensandosi nell’aria a causa del troppo freddo.
‘mbeh, ti levi?
Volevo fumare la mia sigaretta in pace, almeno concedermi quello.
Feci un'altra boccata di fumo, una lunga, che mi riempì i polmoni, per poi farlo fuoriuscire dalle narici.
Adoravo il gusto che mi lasciava sulle papille e l’odore nelle cavità nasali. Era una sensazione piacevole e rilassante, e in quella sera persa mi serviva proprio.
“Grazie…” Il ragazzo aveva poggiato una mano sul braccio in cui reggevo la sigaretta.
“Alex.” Dissi, per concludere il suo ringraziamento.
“Grazie Alex.” Ripeté.
“Ci si vede dentro.” Proseguì per poi rientrare.
Osservai la sigaretta, facendola rotare fra l’indice e il pollice. Il fumo che produceva creava disegni astratti nell’aria. Feci gli ultimi due tiri e gettai il mozzicone lontano da me.
Tornai dentro, Matt era disperso da qualche parte del capannone, l’atmosfera si era scaldata, e la pista da ballo si stava sempre più riempendo.
Mi diressi verso il bancone della birra annacquata e ne presi un bicchiere tanto per far passare il tempo in qualche maniera.
Tesi la mano per afferrare il bicchiere, quando questo venne afferrato da una mano altrui.
Alzai lo sguardo, era una fanciulla intimorita, ma nel suo  timore risplendeva tutta la sua bellezza.
Un angelo.
“Oh, scusa.” Disse timorosa lasciando la presa dalla plastica. Anch’io lasciai la presa, facendo cadere il bicchiere e tutto il contenuto sul tavolo.
“Merda.” Imprecai afferrando qualche tovagliolo per pulire il tavolo.
“Oh no, che casino!” Esclamò la ragazza preoccupata. Si affrettò a pulire prendendo altri tovaglioli. Sbuffò, in preda al panico.
“Stai tranquilla, questa birra è scadente, non è successo nulla di grave.” Le sorrisi cercando di rassicurarla.
“Ah, ok.” Fece, ritraendo le mani. Mi sorrise, per poi scappare via e confondersi fra la folla.
La ritrovai qualche minuto più tardi ballare con qualche amica sulla pista da ballo. Mi appartai nuovamente in un angolo buio della stanza per non essere visto o disturbato, ma il suo sguardo mi seguì.
Mentre le sue spalle nude si muovevano a ritmo di musica, rideva alle compagne, prima di posare gli occhi nei miei.
Tesoro, lo so che mi vuoi lì, ma scommetto che staresti bene sola sulla pista da ballo, io ti rovinerei la scena.
Facendo ondeggiare le braccia davanti a lei, fendendo l’aria, mi incitava a raggiungerla.
Con uno spostamento di capo e un’espressione combattuta sul volto, negai il suo invito.
Cercai di sfuggire dalle sue occhiate, ma mi era impossibile, mi stava chiamando.
Smettila di guardarmi, così smetterò anche io di fissarti – forse.
Le persone in pista la confondevano, nascondendola a me. Scompariva, e quando tornava nel mio raggio visivo, mi faceva sentire come se ci fossimo solo noi due in quell’immensa stanza, come se i nostri sguardi, i nostri movimenti fossero a parlare.
Una violenta pacca sulla spalla mi fece saltare in avanti.
“Oh, ma che cazzo fai?!” Esclamai tenendomi con la mano la spalla dolorante. Matt mise il suo braccio attorno al mio collo, e con il bicchiere di birra in mano indicò la mia ragazza.
“Quella.” Disse con tono stordito.
“Matt, stai bene?”
“Guardala.” Mi ordinò, ignorando la mia preoccupazione nei suoi confronti.
Una canzone dei Duran Duran rimbombò nella sala. Fissammo entrambi la ragazza che, entusiasta iniziò a saltare.
“E’ la sua canzone preferita.” Disse Matt tenendo l’indice puntato in sua direzione, concentrato sulla sua figura.
La giovane creatura – così bella da sembrare una divinità – si ritrovò tra le braccia di un ragazzo, e sul viso le sue labbra.
Il tizio dell’accendino.
Un fulmine mi cadde addosso, facendomi socchiudere le palpebre e aggrottare la fronte.
“Questa canzone fa schifo, non so come faccia a piacerle.” Confessò prima di sparire nuovamente.
Ballava, sulle note di una canzone elettro-pop degli anni 80, come un robot. L’avrei raggiunta, probabilmente, se solo non ci fosse stato quel piccolo inconveniente chiamato Il tizio dell’accendino.
Le “attenzioni” che prestava a me le aveva spostate tutte su quell’individuo.
Sfigato, vestito male, senza fascino.
Incazzato, tornai fuori per accendermi un’altra sigaretta. Non fu difficile questa volta trovare un accendino.
Passeggiai avanti e indietro facendo lunghi tiri a intervalli brevi; dividendo l’aria col mio corpo, trascinandomi il fumo alle spalle.
Non aveva senso il mio atteggiamento, né tantomeno la mia rabbia.
Che palle. Che stronza, e che coglione che sono io a pensare di avere possibilità.
La mia rabbia aumentò quando un gruppo di ragazzi si fermo poco più in là.
Merda.
La ragazza, circondata dal resto dei presenti, si accese la sigaretta gettando immediatamente il fumo fuori. Rideva, mentre il suo cocco sparava qualche stronzata inventata.
Accesi un’altra sigaretta dal mozzicone ancora acceso di quella precedente. Feci un tiro e sbuffai fuori un’altra nuvola di fumo. Mi fermai poi a fissarla.
Smettila di ignorarmi, la cosa mi sta facendo disperare.
Riscontrai i brividi sulla sua pelle nuda.
Scemo, prestale la giacca.
Ma, nonostante il gelo, i brividi, e la pelle nuda, la giovane non faceva nessun segno di cedimento dinanzi al freddo.
Sei un’esplosione, come dinamite.
E mentre lanciavo occhiatine su tutto il suo corpo, continuava ad ignorarmi, pur sapendo della mia presenza.
Vidi Matt uscire dalla porta del retro e, barcollante e con l’ennesima birra in mano, avvicinarsi a loro. Si aggrappò ai due fidanzati cui cedettero per un secondo le ginocchia, per poi cercare di tenerlo in piedi.
Feci un’espressione di disgusto e immediatamente scoppiai in una fragorosa risata per lo spettacolo che mi accolse. Il mio amico – ormai targato come lo sfigato che va alle feste pensando di rimorchiare, e invece si ubriaca fino al limite – aveva appena vomitato tutto l’alcol ingerito sui vestiti e sulle scarpe dei due.
“Ooh.” Risi, prima di andargli in soccorso.
“Scusate.” Cercando di trattenere il più possibile il riso, feci cenno con la mano, afferrando Matt e coricandolo sulla mia spalla.
“Ben fatto Matt, ben fatto amico.” Lo lodai, sfoggiando un sorriso fiero, per poi scappare dalla festa.

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Salve. Gli Arctic Monkeys sono la mia più grande paranoia, ma non sono mai stata in grado di scrivere qualcosa su di loro.
Come primo tentativo, non sono del tutto soddisfatta. Chiedo scusa se non rientre nei vostri paramentri.
Fatemi sapere con una mini recensione come è sempreta a voi. Grazie,
a presto,
Olga.
   
 
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