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Autore: Ally M    17/03/2014    4 recensioni
Pelle candida come la neve, puntellata da piccoli nei che sembravano quasi formare una costellazione e lui come un astronomo la scopriva, accarezzandola con le mani e con le labbra.
Grandi occhi scuri, languidi e tremanti, catturavano i suoi in una morsa talmente forte e stretta da impedirgli di respirare.
“A volte non ti manca il respiro?”

Post Season 3, basato sugli spoiler della Season 4
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wonderwall's Series'
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Note iniziali:  Questa storia non so nemmeno io da dove viene fuori, no cioè in realtà lo so, ormai lo Sterek è diventato il mio chiodo fisso e questi due disagiati non mi escono dalla testa, forse perché ho recuperato due stagioni e mezzo di Teen Wolf in una settimana circa ( sì, la mia vita sociale ne ha risentito molto ) ed è stato come farmi fare una lobotomia. In ogni caso qualche avviso ai naviganti prima che iniziate a leggere: la storia è ambientata alla fine della terza stagione dove sembra * qui inizia quello che sembra si dice sia uno spoiler della quarta stagione * che Scott venga rapito dai Cacciatori visti all’inizio della 3B – per intenderci quelli pseudo messicani che  torturano Derek e Peter – e che Derek, gli Argent e Braeden vadano in Sud America a recuperarlo. In questa mini long – saranno infatti tre capitoli in tutto – nessuno è morto, sono tutti vivi e vegeti ma non proprio felici e contenti.

Ci risentiamo alla fine per le note finali.

 

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I

Bleeding Out

 

 

 

Someday my pain
Someday my pain will mark you
Harness your blame

The Wolves ( Act I and II ), Bon Iver

 

 

 

 

 

“ Va tutto bene?” la voce della donna arrivò lontana alle sue orecchie, come se si trovasse a chilometri di distanza e non sdraiata accanto a lui.

Strinse gli occhi, le mani che per un attimo andarono a coprire il suo viso, a strofinare la pelle leggermente umida di sudore per poi afferrare il lenzuolo e tirarselo addosso, nonostante l’aria nella stanza fosse bollente. Braeden si tirò su facendo leva su braccio e lo guardò con attenzione mentre lui si limitava ad annuire con un cenno del capo.

“Scott sta bene” disse dopo un po’ la ragazza accennando un sorriso e posando una mano sul suo petto, muovendola in una carezza, un qualcosa di dolce e allo stesso tempo malizioso ad illuminarle lo sguardo “Non penso che un gruppo di cacciatori sia un problema così grande per uno come te”

Derek la guardò per qualche istante, il suo cuore che sprofondava da qualche parte nello stomaco mentre il suo cervello, ogni cosa in lui, persino la sua pelle, urlava per quanto tutto quello fosse sbagliato.

Pelle candida come la neve, puntellata da piccoli nei che sembravano quasi formare una costellazione e lui come un astronomo la scopriva, accarezzandola con le mani e con le labbra.

Grandi occhi scuri, languidi e tremanti, catturavano i suoi in una morsa talmente  forte e stretta da impedirgli di respirare.

“A volte non ti manca il respiro?”

L’aria di Rio de Janeiro era bollente anche di notte, soprattutto quella notte, ma un lungo brivido gelido gli percorse la schiena mentre il suo cervello con lentezza quasi esasperante registrava le parole di Braeden e tentava di trovare le parole per rispondere.

“Sono solo un po’ stanco” mormorò intrecciando le dita a quelle della giovane, il suo stomaco che si stringeva in una morsa, una forte nausea a bruciargli la gola. Il suo corpo urlava perché non era quello il suo posto, non era quella la persona che doveva stringere fra le braccia, baciare o sfiorare. Nulla di tutto quello era giusto.

Fianchi stretti e pelle morbida, dita tremanti e inesperte, respiro affannato e il suo nome pronunciato come una preghiera.

“Derek”

“Derek” la voce di Braeden che lo strappava con forza da ricordi caldi che in quell’ultimo mese aveva provato in ogni modo a nascondere nei meandri della sua mente, in un luogo che sapeva solo lui e dove sperava rimanessero. Certi pensieri però era impossibile arginarli perché tornavano a colpirlo dolorosamente quando meno se lo aspettava, non appena chiudeva gli occhi e rilassava le membra stanche.

Quell’ultimo mese era stato l’inferno per talmente tanti motivi che nemmeno riusciva  ricordarli tutti: rintracciare Scott in Sud America per salvarlo dai cacciatori, ciò che aveva lasciato a Beacon Hills, collaborare con gli Argent – padre e figlia perché ovviamente i guai giravano in coppia – il profondo senso di colpa che lo attanagliava ogni volta che Braeden si avvicinava e lo toccava, Stiles. Mille pensieri che gli vorticavano nella mente, mille preoccupazioni, ma solo una cosa era in grado di togliergli il fiato e la ragione, un unico pensiero lo faceva tremare ed era proprio quello che cercava in ogni modo di cancellare.

“Sei qui, ma è come se fossi a chilometri di distanza” pronunciò Braeden accarezzandogli la guancia, gesti che gli riservava solo quando erano da soli, togliendo la maschera da forte donna vissuta per sciogliersi sotto il suo tocco.

“Non è finita qui con loro, non penso basterà così poco per fermarli” pronunciò cercando di rendere realtà quella bugia che gli scivolò sulla lingua senza quasi che se ne rendesse conto. Mentire sui suoi pensieri era diventato facile o forse era solo circondato da persone in quel momento che non erano in grado di leggere veramente ciò che i suoi occhi nascondevano.

“E’ solo questo che ti turba?” domandò la giovane a bruciapelo, lo sguardo attento e quasi timoroso, come se Derek fosse sul punto di farle del male ma lei non riuscisse a impedirlo. Non rispose a voce, si limitò ad alzare il viso e lasciarle un bacio sulle labbra, accennando un sorriso che non sentiva veramente. Braeden si strinse a lui posando la testa sul suo petto e sorridendo “Domani torniamo a casa e con il resto del tuo branco troveremo una soluzione”

Avrebbe voluto rispondere che non era il suo branco, semmai quello di Scott, che non voleva tornare a casa, che non voleva affrontare ciò che si era lasciato alle spalle e soprattutto che non voleva lei. Quel pensiero lo colpì con forza perché per qualche momento in quell’ultimo mese era stato davvero convinto che Braeden sarebbe riuscita a fargli dimenticare ogni cosa, ma l’unica cosa che la vicinanza della ragazza gli aveva dimostrare era quanto fosse altro a mancargli.

“Certo” annuì invece, sentendo il battito della giovane tranquillo contro il costato mentre si lasciava andare al sonno. Derek non avrebbe dormito, non molto, al massimo quelle poche ore necessarie per rimettersi in forze e non sarebbe stato un sonno tranquillo.

Era passato un mese dall’ultima volta che era riuscito a dormire un bene, trentatré giorni per la precisione, non era riuscito a non contarli.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

What would I do without your smart mouth
Drawing me in, and you kicking me out
Got my head spinning, no kidding, I can't pin you down

All  of me, John Legend

 

 

 

 

 

Alle dieci esatte del mattino il sole si trovava in una particolare posizione nel cielo e quando nessuna nuvola tentava di oscurarlo, i suoi raggi entravano attraverso i vetri sporchi dell’enorme finestra illuminando il loft in un modo talmente intenso da non sembrare nemmeno più lo stesso luogo. Non sembrava il tetro antro buio dove era morto Boyd e che in molte occasioni era stato teatro di talmente tanti scontri che ormai Derek ne aveva perso il conto, era più caldo e confortevole, quella luce quasi portava con sé un vago sentore dolorosamente simile all’odore dolce che aveva riempito casa Hale per anni prima dell’incendio.

Sapeva di famiglia, persino le volte che Peter era lì con lui.

“A volte non ti manca il respiro?”

La voce di Stiles così bassa e delicata che quasi poté sentirla sulla sua stessa pelle come una carezza, il ragazzo gli si era avvicinato di un solo passo, i grandi occhi scuri annegati dalla preoccupazione e dall’ansia, il respiro – poteva sentirlo anche senza i suoi sensi da lupo – veloce come se non fosse in grado di controllarlo.

“Come?” domandò Derek girandosi verso il ragazzino e  inarcando le sopracciglia in una smorfia confusa lo guardò, cercando di capire che cosa gli stesse passando per la mente in quel momento. Sapeva che Stiles era agitato come poche volte era stato, sapeva che era preoccupato da morire per Scott, perché il suo migliore amico, suo fratello, era stato preso dai cacciatori e portato via. Poteva sentire il suo dolore e la sua agitazione, erano un odore acre e pungente che sapeva di lacrime mal trattenute e di notti insonni nell’attesa di notizie e Derek odiava quando Stiles sapeva di disperazione.

Per lui Stiles aveva sempre avuto il profumo delle cose belle: sapeva di quaderni appena comprati per la scuola, di venerdì sera a vedere un film e di pancake il sabato mattina. Il suo odore lo tranquillizzava sempre, ma in quel momento era una stretta prepotente intorno al cuore, al punto da agitare il lupo dentro di lui.

“A volte, quando succedono tutte queste cose, non ti manca il respiro?” domandò ancora Stiles, una punta di nervosismo nella voce, le dita che torturavano il polsino della felpa rossa che indossava e gli occhi bassi, come se non avesse il coraggio di guardarlo. “Perché a me manca sempre, perché ho fatto del male a tutti voi, perché voi rischiate la vita continuamente e io sono spesso e volentieri solo d’intralcio, perché infondo a cosa serve un umano in un branco di lupi? Voglio dire io non…

Stiles” la voce di Derek era suonata più dura e risoluta di quanto avrebbe voluto, il ragazzo aveva bisogno di essere rassicurato e non di essere ripreso come aveva fatto lui in quel momento, ma Derek non era mai stato bravo a trattare con il dolore delle altre persone, non sapeva gestire nemmeno il suo, come avrebbe potuto essere d’aiuto in quel momento?

Il ragazzino si passò le mani sul viso “Scusa” pronunciò piano continuando a nascondere il viso “ Non hai bisogno di un ragazzino piagnucoloso in questo momento e io..”

Di nuovo non gli permise di continuare a parlare “Basta” pronunciò, questa volta con un tono più calmo, come se Stiles fosse di cristallo e solo alzando la voce potesse distruggerlo in mille pezzi. Era sempre stato l’umano più forte e fragile che avesse mai conosciuto, non lo aveva mai visto indietreggiare davanti a nulla, aveva sempre trovato incredibile il modo in cui riusciva a controllare il terrore e a farsi avanti coraggiosamente, come quando aveva deciso di affrontare Ethan e Aiden uniti nella loro trasformazione con solo una mazza da baseball in legno.

Provava una profonda stima nei confronti di Stiles e forse era proprio per quello – in realtà tentava di convincersene con tutte le sue forze -  che il suo cuore si era stretto in una morsa vedendolo così distrutto e indifeso in quel momento.  Sapeva quello che stava passando, era come rivedere se stesso qualche anno prima con il pressante senso di colpa a stringergli la gola perché se non fossero stati impegnati a salvare la pelle a lui, se non fosse stato posseduto dal Nogitsune, avrebbe sentito i cacciatori arrivare, avrebbero colto i segnali – queste erano state le parole di Stiles solo qualche giorno prima e Derek aveva fatto fatica a resistere all’impulso di prenderlo a sberle -.

Derek Hale non era mai stato bravo ad esprimere sentimenti, era come se si fosse creato una corazza intorno al cuore e l’unica cosa che normalmente riusciva a provare fosse una rabbia furiosa, ma in quel momento, vedendo Stiles, colui che era sempre stato la roccia del gruppo così debole, l’unica cosa che riuscì a fare fu cancellare la distanza che li separava e prenderlo fra le braccia, stringendolo con la forza del senso di protezione che provava. Sentì Stiles irrigidirsi per qualche secondo nella sua stretta, preso completamente alla sprovvista, ma poi le dita del ragazzo corsero a stringere la stoffa morbida della sua maglia, quasi aggrappandosi a lui come se da quello dipendesse la sua vita, il volto contro al suo petto e le spalle che tremavano. Il cuore di Derek gli si fermò dolorosamente nel petto quando sentì il giovane rilassarsi fra le sue braccia, mentre percepiva la tensione abbandonarlo, come se lui fosse la sua ancora. Quel pensiero fu destabilizzante e per qualche attimo gli tremarono le gambe al pensiero di poter essere l’ancora di Stiles, mentre nella norma era lui quello che aveva bisogno di aggrapparsi a qualcuno – il branco, sua sorella, la rabbia – per non affogare.

Abbassò il viso e sentì la morbida carezza dei capelli del giovane sulla sua pelle, era qualcosa che non aveva mai provato e allo stesso tempo lo confortò come poche cose prima d’ora, al punto che una sua mano si mosse in una gentile carezza lungo le linee magre della schiena di Stiles. Non era la prima volta che toccava il suo corpo, era già successo ma solo in quel momento il suo cuore cominciò a battere con rinnovato vigore, come se non avesse aspettato altro se non quel momento per ricordargli che persino lui era umano e che persino a lui i battiti potevano accelerare per qualcosa di diverso dalla paura.

“Troveremo Scott, te lo prometto” pronunciò con la medesima sicurezza che lo aveva invaso quando era diventato Alpha, quella sensazione di stringere il mondo nel palmo della mano e di poter fare qualsiasi cosa. Stiles non sembrava in grado di dire nulla in quel momento ma il suo respiro si era fatto più calmo, il volto ancora affondato nel suo petto, nascosto sotto la curva morbida del mento. “Gli Argent sono cacciatori, chi meglio di loro per trovare dei cacciatori?” gli domandò con tono straordinariamente tranquillo e ottimista. Era come se dicendo quelle parole a Stiles, solo perché le rivolgeva a lui, immediatamente fossero diventate reali, al punto da crederci lui stesso.

Il ragazzino annuì contro al suo petto prima di fare un passo e allontanarsi da lui. Derek si trovò le braccia vuote e brucianti, annegando negli occhi scuri e leggermente umidi di Stiles, le sue labbra però era incurvate in un piccolo sorriso.

“Domani quindi?” pronunciò piano, osservando con attenzione il volto di Derek, che si trovò ad annuire con un cenno nel capo “Sì, abbiamo l’aereo per Buenos Aires alle dieci, poi da lì sembra che Chris Argent conosca qualcosa che può aiutarci” gli spiegò con calma, pensando che rendere partecipe Stiles dei loro spostamenti lo avrebbe fatto sentire meno inutile e almeno un poco avrebbe potuto alleviare la sua preoccupazione.

L’altro si limitò ad annuire con un cenno del capo, abbassò lo sguardo per un attimo accarezzandosi nervosamente la nuca con la mano prima di tornare a fissare Derek. Per un attimo sembrò sul punto di dire qualcosa, aveva dischiuso le labbra e lo sguardo dell’uomo fu attratto da quelle linee sottili e dolci. Infine aveva scosso il capo e si era morso la guancia.

“Ora devo andare, a casa abbiamo il frigo praticamente vuoto e ho come l’impressione che mentre ero posseduto dal Nogitsune mio padre non abbia mangiato in modo salutare” gli confessò con fare quasi imbarazzando, strappando un sorriso a Derek che annuì con un cenno del capo “D’accordo”

Stiles era la normalità in una vita completamente fuori dall’ordinario, era il calore di una famiglia spezzata, era forza e fragilità nel corpo di un ragazzino iperattivo e leale, era qualcosa di cui Derek non avrebbe mai pensato di aver bisogno.

Stiles fece un cenno d’assenso con il capo, non accennando a muoversi, almeno non subito, rimase immobile, osservando il volto di Derek in modo talmente intenso che l’uomo fu costretto ad abbassare lo sguardo, come se non riuscisse a sostenerlo.

“Buona fortuna” disse infine, senza sorridere, semplicemente guardandolo.

“Grazie”

 

 

 

 

Se fosse finito tutto in quel momento sarebbe stato meglio, se non avesse più rivisto Stiles prima di partire, se l’ultimo ricordo di lui fosse stato al mattino nel loft il volto pallido che annegava nell’abbagliante luce del sole, forse Derek non avrebbe contato i giorni, ma Stiles era tornato in piena notte e nell’oscurità ogni cosa era cambiata.

Aveva bussato con forza alla sua porta alle undici passate, il pugno che batteva contro la fredda superficie in metallo quasi con rabbia, come se volesse distruggersi la mano. Derek lo aveva riconosciuto dall’odore, non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma l’odore di Stiles lo avrebbe riconosciuto fra mille, ogni suo odore. Aprì la porta in un lungo e stridulo movimento e il ragazzo entrò senza nemmeno dire una parola.

Gli tremavano le mani, quella fu la prima cosa che Derek notò una volta chiusa nuovamente la porta e rivolgendo tutta la sua attenzione al giovane che si muoveva agitato davanti a lui. Ansia e iperattività talmente pressanti che Derek poteva sentirli sulla propria pelle e fra le labbra “E’ tardi, Stiles” provò a dirgli con poca convinzione.

In tutta risposta l’altro si mordicchiò l’unghia del pollice prima di fissarlo, sapeva di paura e agitazione e di coraggio, probabilmente fu proprio quello a spingerlo ad avvicinarsi a Derek. Gli occhi di Stiles erano pozzi senza fondo, erano calore e fiducia, era acqua e fuoco, qualcosa che gli tolse il respiro quando le piccole mani delicate si aggrapparono alla sua maglia stringendo con la forza della disperazione che gli annegava il volto.

“Non voglio che parti” alla fine lo aveva detto, quelle parole che si erano agitate nella sua mente da quando Argent aveva annunciato che sarebbero andati in Sud America a cercare Scott, quelle parole che bruciavano sulle sue labbra anche dopo averle pronunciate, di cui si vergognava a tal punto da non riuscire più a sostenere lo sguardo dell’altro.

Stiles” sussurrò Derek, le sue mani senza che se ne rendesse conto si posavano sui fianchi stretti del ragazzo, un gesto così naturale da sembrare parte di lui, un po’ come il lupo che aveva dentro, qualcosa che aveva trattenuto per anni ma in quel momento aveva preso il sopravvento perché sentire il calore della pelle di Stiles sotto la maglietta sembrò la cosa più giusta di tutta la sua vita.

“Non voglio che parti,  quando vai via poi tutto va male” ammise Stiles tremando, sembrava così debole rispetto a come Derek era sempre stato abituato a vederlo – occhiate cariche di sfida e una lingua sin troppo sarcastica per i suoi gusti – che per qualche secondo faticò a riconoscerlo. Poi lo sentì, udì il battito del cuore di Stiles la velocità e la forza con cui quasi cozzava contro le costole, il respiro in gola affannato e faticoso e percepì il sudore freddo imperlargli la fronte. Sapeva che Stiles aveva sofferto di attacchi di panico da bambino, era qualcosa che Scott gli aveva accennato in uno dei suoi mille discorsi, qualcosa che aveva preso e catalogato nella sua mente come informazione da non dimenticare.

“Derek” lo chiamò stringendo maggiormente la stoffa della maglietta, aggrappandosi a lui per la seconda volta quel giorno, come se davvero fosse in grado di salvarlo, come se credesse davvero in lui e forse era vero. Pedine sulla scacchiera e il suo nome sul re, un pensiero irrazionale, un’altra informazione da non dimenticare e anche il suo cuore che cominciava a battere più forte.

Abbassare il volto e baciare Stiles fu la cosa più giusta e allo stesso tempo più sbagliata che fece nella sua vita, soprattutto quando trovò le labbra del ragazzino già socchiuse.

 

 

 

 

 

Ok, questo primo capitolo è concluso e sì, vi ho lasciato con un simpatico cliffhanger ma chi mi conosce  probabilmente già se lo aspettava, in ogni caso, qualche piccola noticina.

-          Stiles, ecco lui è un discorso difficile, non sono nemmeno io molto sicura  del perché mi sia venuto fuori così – un po’ piagnone, un po’ isterico, un po’ OOC forse – ma ho pensato che dopo la faccenda del Nogitsune e per il fatto che il suo migliore amico sia stato rapito, ne abbia risentito moltissimo e quindi questo è il risultato.

-           “…. aveva provato in ogni modo a nascondere nei meandri della sua mente, in un luogo che sapeva solo lui e dove sperava rimanessero. “  ho rimaneggiato un verso di Ligabue, non mi  ricordo la canzone ma sono sicura che qualche lettrice la ricorderà.

-          Braeden è la ragazza che salva Isaac dagli Alpha, Derek e Peter dai cacciatori messicani e colei che sembra essere il nuovo love interest di Derek ( ma non ha ancora capito che deve stare con Stiles? Questa come minimo di rivelerà una pazza psicopatica )

 

 

Il secondo capitolo arriverà presto, molto presto, infatti lo sto già scrivendo, il terzo invece sarà la conclusione della storia, il cui titolo viene dalla splendida canzone di John Legend, vi lascio qui il link perché troppo Sterek e se non la conoscete dovete assolutamente ascoltarla: http://www.youtube.com/watch?v=7IUYZV4ijt8

Alla prossima!

   
 
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