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Autore: Lily Liddell    17/03/2014    1 recensioni
Una serie di one shot Hayffie (Haymitch/Effie).
Ne leggo molte sui siti di fanfiction inglesi e ho pensato di cominciare una raccolta in italiano.
Le trame possono essere prompt che trovo su tumblr o idee che mi passano per la testa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Sintesi: è il nono giorno del Tour della Vittoria. Stanno per arrivare al Distretto 2, il giorno precedente, una pioggia battente ha sorpreso tutti, facendo ammalare Effie.

A/N: Questa one-shot è vista dal punto di vista di Effie. Nella mia fanfiction su tutto il Tour della Vittoria potete trovare questi stessi avvenimenti visti dal POV di Haymitch.


Effie POV
 
Ieri pomeriggio avevo capito di aver preso freddo, tutta colpa di Haymitch. Se non avesse fatto cadere l’ombrello io ora non sarei qui a- a…
Continuo ad alternare momenti di coscienza a momenti di buio. Non so se è giorno, credo sia ancora notte. La stanza è buia… c’è solo la luce della mia abatjour che devo aver dimenticato accesa.
Quella abatjour, ancora Haymitch. Oh, come vorrei colpirlo adesso. Se soltanto riuscissi a muovere anche solo un muscolo.
Chiudo gli occhi per un attimo e quando li riapro sento di stare per morire. La testa è ovattata, le orecchie sono otturate e ho un dolore incredibile nel petto che si espande a tutte le ossa.
Non mangio nulla da ieri sera ma non ho fame, anche se forse dovrei mettere qualcosa sotto i denti.
Senza alcun dubbio non riuscirò ad alzarmi, prima o poi qualcuno si accorgerà che sono sparita, verranno a controllarmi. Non morirò di fame… e se mi dimenticassero sul treno?
Come possono non notare la mia assenza? Su questo treno faccio sempre tutto io… come faranno senza di me?
Forse se chiudo gli occhi e riposo ancora un po’ mi sentirò meglio… sì, ho solo bisogno di dormire. Tiro sulla testa le coperte e mi copro bene, perché comincio a congelare e respiro profondamente, aspettando che il sonno arrivi.
Non è come avrei voluto, non è affatto rigenerante, anzi. È pieno di incubi e angoscia. Mi sveglio in un bagno di sudore e faccio fatica a respirare.
Non so quanto tempo sia passato, ma mi rendo conto che qualcuno è entrato nella stanza, la voce di Haymitch raggiunge le mie orecchie e un lamento scappa dalle mie labbra. “Vai via…” Non ho voglia di vedere nessuno, ma non sono in condizioni di prendermi cura di me stessa.
Quando gli faccio notare che non ha bussato alla porta, lui mi assicura di averlo fatto. Devo stare veramente male per non averlo sentito, non che sia impossibile. La testa è talmente pesante e le orecchie sono talmente ovattate che potrebbe partire un allarme e io non lo sentirei. Mi scuso e poi resto in silenzio.
Per un po’ non sento niente, poi mi scosta le coperte dal viso.
Lo guardo in faccia e noto un lieve accenno di un sorriso. Si diverte? Si diverte a vedermi in questo stato? “È-è colpa tua.” Senza battere ciglio mi ritira le coperte sul volto e sbuffo infastidita. Perché deve essere sempre così, così… Haymitch?
Mi scopro di nuovo il volto, perché esigo delle scuse voglio che mi siano dette in faccia.  “Tu hai- hai fatto cadere l’ombrello.” Non riesco a respirare, il dolore che mi attanaglia il petto si espande e avvolge i polmoni.
“No. Io ho fatto cadere l’ombrello che tu mi hai strappato dalle mani. Mi dispiace dolcezza, ma hai quello che ti meriti…”
Ovviamente adesso la colpa ricade su di me! Così tipico di lui, scaricare sugli altri la colpa di tutto, scrollarsi di dosso ogni genere di responsabilità.
La vista mi si appanna e sono costretta a lasciar cadere la tesa all’indietro. Non va bene, non va per niente bene. Non sono sicura di poter riuscirmi a preparare… io, io mi devo ancora preparare!
Quando gli chiedo l’ora, rabbrividisco e questa volta non è la febbre. Non posso prepararmi in un quarto d’ora! È impossibile… mi alzo, devo provarci almeno, forse se mi sciacquo il viso con dell’acqua fredda starò meglio.
Faccio un paio di passi e improvvisamente la nausea mi stringe lo stomaco, la vista si sdoppia e l’attimo dopo vedo tutto nero.
Sento le gambe cedere sotto il mio peso ma non finisco a terra. “Non- non credo di poter venire con voi…” Non riesco nemmeno a parlare, sento che mi riporta di peso a letto. Sì, forse dovrei restarci.
Sarei d’intralcio, una falla nel programma. Il programma… l’ho scritto ieri sera, prima di stare troppo male. Forse… forse se lo consegno ad Haymitch avranno qualche possibilità in più di non mandare tutto all’aria.
Che figura ci farei se le altre accompagnatrici e gli altri accompagnatori dovessero venire a sapere che ho fallito miseramente con il Tour della Vittoria? Quanti altri Tour farò nella mia vita? Non molti… probabilmente nessuno. È un’occasione che non mi si ripresenterà, non posso rischiare che qualcosa vada storto. “La… cartellina.”
Devo dirgli di consegnarla a Portia o a Cinna, qualcuno di cui mi possa fidare, qualcuno che sicuramente seguirà il programma. Non ce la faccio… sono troppo stanca, mi si chiudono gli occhi.
Quando li riapro al mio fianco c’è mia madre. Mi guarda con fare severo, probabilmente questo non è il modo in cui una vera signora si ammala. Dovrei sedermi? Forse devo pettinarmi o truccarmi…
“Mi dispiace, mamma. Non volevo ammalarmi, puoi… puoi passarmi la- la spazzola? Devo pettinarmi.”
Mia madre mi porta una mano sulla guancia e mi carezza dolcemente, perché lo sta facendo? Non lo ha mai fatto prima… “Va tutto bene Effie. Non devi fare nulla, devi solo riposare.”
Quando parla le sue labbra si muovono, ma il suono della sua voce è diverso. Non sembra quello di mia madre, sembra quasi… “Portia?” Chiudo gli occhi, respiro profondamente e li riapro.
Seduta sul bordo del letto, Portia mi sorride e mi porge un bicchiere d’acqua. “Bevi questo, entro domani starai bene. La febbre è già scesa.”
Accetto volentieri l’acqua e la ringrazio. La mia gola cominciava ad essere dolorosamente secca, bevo un sorso e mi rendo conto che l’acqua ha un sapore incredibilmente amaro. Probabilmente ci ha sciolto dentro qualcosa per farmi scendere la temperatura.
“Che ore sono?” Chiedo, perché devo sapere che cosa sta succedendo.
Portia guarda l’orologio. “Sono quasi le tre del pomeriggio.” Mi sistema il cuscino e le coperte, poi si alza e fa il giro del letto. Prende qualcosa dalla scrivania e torna da me con un piatto fumante in mano. “Cinna mi ha telefonata poco fa, sono al ricevimento. Era tranquillo, non devi preoccuparti.”
La notizia mi rilassa decisamente, riesco con l’aiuto di Portia a mangiare del brodo, dubito che il mio stomaco riuscirebbe a reggere qualcosa di diverso.
“A quanto pare Katniss questa mattina era preoccupata per i tributi.” Dice mentre porta via il piatto vuoto.
Io annuisco, ieri sera la cosa che mi ha preso più tempo sono stati gli elogi. Sapevo di dover stare molto attenta a quello che scrivevo. Mi chiedo se dovrei scrivere qualcosa anche per domani, Katniss ha ucciso entrambi i tributi del Distretto 1.
“Lo so, ma fortunatamente avevo già scritto i due discorsi.” Mi tiro su lentamente e lei mi aiuta a poggiarmi contro la spalliera del letto. “Potresti passarmi quei fogli sulla scrivania?” Le chiedo e mi metto subito a lavorare. Ora che la mia testa non fa male, devo approfittare della situazione.
Portia mi aiuta e controlliamo insieme i dati che abbiamo sugli Hunger Games precedenti.
Dopo un’ora e mezza lei se ne va, perché a quanto pare gli altri sono tornati.
Non riesco a finire perché la testa comincia di nuovo a farmi male, quindi metto da parte i fogli e mi stendo di nuovo.
Come sono finita sul divano dell’attico del Centro di Addestramento è un mistero, però ci sono, e la televisione è accesa.
Ci sono gli Hunger Games, mi guardo intorno cercando Haymitch. Non può essere lontano.
La telecamera smette di riprendere una parte di foresta in fiamme e il volto di Haymitch compare sullo schermo. Com’è possibile? Non può essere nell’arena.
È inseguito dagli ibridi degli ultimi giochi, corre disperatamente ma alla fine lo raggiungono e cominciano a sbranarlo. Lo chiamo, grido il suo nome invano, finché non sento chiaramente il suono di un cannone.
“Effie!” Qualcuno mi chiama. “Effie, per l’amor del cielo, svegliati!”
Apro gli occhi, il sudore gelido mi scende dietro la nuca, sono confusa. Perché non sono al Centro di Addestramento?
“Effie?” La voce mi chiama di nuovo e stavolta riconosco Portia, si è arrampicata sul letto e mi sta fissando con lo sguardo sbarrato. “Sono venuta a portarti la cena e ho visto che continuavi ad agitarti… non riuscivo a farti svegliare.”
“Sto bene…” Le dico gentilmente, accettando poi il piatto che mi porge e cominciando a mangiare – o meglio a bere – il brodo a cucchiaiate.
Portia si sistema meglio accanto a me e prende a studiarmi, sembra volermi dire qualcosa, ma non credo sia molto convinta. “Continuavi ad singhiozzare: vi prego, lasciatelo andare.” Si decide, finalmente. “Che stavi sognando?”
Metto via il piatto e respiro rumorosamente, il ricordo del sogno ancora vivo mi fa venire i brividi. “Ibridi.” Rispondo, senza sollevare lo sguardo su di lei. “Quelli degli ultimi Hunger Games, rincorrevano e sbranavano Haymitch.” Poi mi stringo nelle spalle mentre porto i capelli dietro le orecchie. “Immagino che il mio subconscio si sia vendicato per tutto quello che mi fa passare quotidianamente.” Tento un sorriso, ma credo sia palese che sono ancora scossa.
Portia scuote la testa e prende il piatto vuoto. “Mi dispiace, non avremmo dovuto parlare degli ultimi giochi, sei ancora debole, dovresti riposare.”
Annuisco, e poi lei lascia la stanza. Evito di riprendere in mano i miei appunti. Leggere del ragazzo del Distretto 1 non mi ha fatto benissimo, mi ha riportato alla mente il lavoro di ieri
ora voglio evitare di lavorare sulla ragazza per poi sognare di essere perseguitata dagli Aghi Inseguitori.
Portia ha lasciato sul mio comodino un altro bicchiere d’acqua, lo bevo con cautela e anche questo è amaro.
Dopo un po’ provo ad alzarmi, vedo che non ci sono effetti collaterali e vado in bagno. Riesco anche a sciacquarmi il viso velocemente, poi torno a letto perché il freddo comincia a darmi parecchio fastidio.
Decido di rimettermi a dormire, ma prima che possa farlo la porta della mia stanza si apre e Haymitch entra. Sospiro, imparerà mai le buone maniere? Non mi sembra di chiedere chissà quanto. “Onestamente Haymitch, è così difficile bussare?”
Chiude la porta alle spalle e si volta di nuovo verso di me con un ghigno disegnato sulle labbra. “Vedo che stai meglio…”
Non ho intenzione di replicare, però voglio sapere cosa è successo. Provo a chiederglielo, ma lui non scende nei dettagli.
A quanto pare Cinna si è dovuto occupare di tutto, devo assolutamente ricordarmi di ringraziarlo domani mattina, senza di lui sarebbe andato tutto a rotoli, ne sono certa.
Dopo qualche momento di silenzio Haymitch si siede accanto a me, portando i piedi sul letto senza troppi complimenti. In condizioni normali lo avrei fatto scendere immediatamente, ma dopo il sogno di oggi devo ammettere di essere piuttosto sollevata di vederlo ancora vivo e soprattutto intero.
Decido di non dire niente, quando mi accorgo che non si è tolto le scarpe. Posso sopportare la sua presenza accanto a me, ma le sue scarpe sul letto decisamente no. “Haymitch! Non puoi tenere le scarpe sul letto, hai camminato tutto il giorno, ho già abbastanza batteri in questa stanza per conto mio, grazie.” Gli dico, colpendolo sul braccio; fortunatamente non cerca di ribattere, anzi, si toglie le scarpe senza farmelo ripetere.
Dal momento che prima non mi ha risposto, cerco di capire se sta solo cercando di non farmi preoccupare o se sia veramente andato tutto relativamente bene. Mi conferma la seconda ipotesi, aggiungendo che dovrei ammalarmi più spesso.
Non posso fare a meno di cercare di trattenere una risatina, ma non lo risparmio da un colpo d’avvertimento sul braccio.
Quando resta in silenzio, mi volto per cercare di studiare il suo atteggiamento e capire se sta mentendo o meno. Sul suo viso, però, c’è un’espressione rilassata, mi convinco che non sia successo nulla.
Proprio quando distolgo lo sguardo, lui si volta verso di me. “I capelli sono rossi.”
M’irrigidisco, se pensa ai miei capelli adesso, sicuramente non ha avuto di che preoccuparsi prima. O forse Haymitch è un ottimo attore… decido di non volermene preoccupare ora.
Gioco distrattamente con una ciocca di capelli, adocchio la lampada sul comodino e torno a guardarlo. “Sono biondo fragola.”
Lui cerca di convincermi del contrario, ma è solamente la luce che li fa sembrare di quel colore. Glielo faccio presente, ma lui non sembra troppo convinto.
Ci sono tantissime sfumature di biondo, se per lui ne esiste solo una non è colpa mia e non è un mio problema.
Torno a guardarlo dopo qualche minuto e mi rendo conto che si è addormentato, scuoto la testa contrariata. Mi allungo per dividere con lui la seconda coperta che Portia mi ha aggiunto questa mattina per tenermi al caldo e decido di finire il mio programma.
Prima di rimettermi a scrivere torno a guardare per un attimo Haymitch, ora che è qui e dorme tranquillo non credo che avrò più incubi su di lui riguardanti quello su cui sto lavorando. La cosa mi rende incredibilmente più serena.
Non tento di reprimere un sorriso, quando non mi insulta o non fa nulla per darmi sui nervi la sua presenza è addirittura piacevole.

A/N2: Se volete, per trovare solo il capitolo scritto dal POV di Haymitch, basta che cliccate qui.
Per il primo capitolo della fanfiction, invece, cliccate
qui.
Non volevo dirlo prima di esserne certa, ma ora che ne sono quasi praticamente convinta comincio ad accennare la cosa, probabilmente una volta finita la FF sul Tour ne comincerò una post-Mockingjay e torneranno i nipoti di Effie. :)
 
Grazie per aver letto, lasciate un commento se vi va! :)
 
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Lily
   
 
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