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Autore: Freckles_22    17/03/2014    1 recensioni
Sedeva su quella panchina tutti i pomeriggi, tra la neve fredda e candida, con un libro tra le mani.
Io puntualmente ero lì per lei. Leggeva e leggeva. Sempre lo stesso libro. Copertina rossa, rigida. Profili in oro, in rilievo. [...]
- Ehi. – Esclamo’ ancorando i suoi occhi nei miei. Erano di una tonalità chiara, nemmeno il piu’ limpido dei mari poteva eguagliarli. Così chiari ma così intensi.
- Ehm, ciao. – Risposi con un leggero ritardo.
- Ti ho vista leggere qui e… mi sono lasciato prendere dalla curiosità. – Confessai arrossendo ancora di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Winter.



Capelli castani, lunghi e mossi, le ricadevano morbidi sulle spalle contrastando la sua carnagione chiara.
Occhi, azzurri come il cielo in un giorno d’estate, brillavano di luce propria, rendendola bellissima.
Sedeva su quella panchina tutti i pomeriggi, tra la neve fredda e candida, con un libro tra le mani.
Io puntualmente ero lì per lei. Mi sfregai le mani l’una all’altra  e mi sistemai il bannie azzurro. Faceva un freddo cane, ma lei sembrava non accorgersi del vento pungente e del gelo insopportabile che in quel periodo circondavano S. James’s park. Leggeva e leggeva. Sempre lo stesso libro. Copertina rossa, rigida. Profili in oro, in rilievo. Era concentrata, ci metteva passione. Non staccava mai gli occhi dalle pagine, ormai consumate, di quel suo prezioso volume. Sorrisi scorgendola mentre prendeva il cellulare dalla tasca del cappotto bianco sbuffando spazientita. Voleva continuare a leggere, indisturbata.
Dovevo farmi coraggio ed andare da lei. Dovevo mettere da parte la timidezza e buttarmi, come aveva suggerito Liam. Non ce la facevo. Lei era troppo per me. Bellezza, passione e semplicità. Io ero insicuro, impacciato, non potevo essere alla sua altezza, non lo sarei mai stato. Vedere l’amore e la dolcezza con cui salutava un bambino che passava con la mamma o con cui accarezzava un cane randagio che saltava tra la neve. Significava molto.
Era da settimane che la ammiravo da lontano, in ogni suo piccolo dettaglio. La stalkerizzavo seduto sotto un’enorme quercia, per imprimere ogni sua piccolezza nella mente. Chissà cosa avrebbe pensato di me, dei miei occhi sempre fissi sul suo viso, intenti a studiarla e a venerarla, come fosse un angelo.
Chiuse la chiamata e riprese a leggere da dove aveva interrotto pochi minuti prima attenta a non perdere il filo.
Mi feci forza e mi alzai. Era troppo tempo che aspettavo quel momento. Ore ed ore passate ad osservarla timido, il suo modo di fare, la sua bellezza, tutto.
Attraversai il sentiero innevato che ci divideva e mi si blocco’ il respiro mentre il cuore inizio’ a battere irregolarmente. Mi faceva uno strano effetto.
Alzo’ lo sguardo sentendomi arrivare e mi sorrise. Un sorriso dolce, gentile, onesto. Arrossii come un bambino e mandai giù il groppo che mi si era formato nella gola.
- Ehi. – Esclamo’ ancorando i suoi occhi nei miei. Erano di una tonalità chiara, nemmeno il piu’ limpido dei mari poteva eguagliarli. Così chiari ma così intensi.
- Ehm, ciao. – Risposi con un leggero ritardo.
- Ti ho vista leggere qui e… mi sono lasciato prendere dalla curiosità. – Confessai arrossendo ancora di più.
Lei sorrise scoprendo due fossette ai lati della bocca, sulle guance. Ripose un fiore all’interno per segna pagina e mi porse il libro chiuso.
Omero. Iliade.
Lettura classica, importante, colta. L’avevo sempre saputo in fondo. Bella ed intelligente. Come poche.
Alzai lo sguardo e la vidi intenta a guardarmi con una nota di divertimento negli occhi.
- Adoro l’Iliade, sai? Epica, mitologia, dei, antica Grecia. – Dissi rigirando il libro tra le mani.
- Anche io. Continuo a leggerla. – Confesso’ arrossendo sugli zigomi.
Lo so. Vedo ogni volta la passione con cui sfogli queste pagine. La percepisco quasi.
Era così spontanea, sincera. Non avrei potuto desiderare di meglio.
Afferro’ il libro dalle mie mani e aprì alla pagina dove l’avevo interrotta.
La scrutai attentamente. Fronte rilassata, sorriso quasi impercettibile stampato sul volto, occhi socchiusi. Era incredibilmente bella. Inizio’ schiarendosi la voce per poi guardarmi in cerca di approvazione. Le sorrisi sincero.
- Tu, Ettore, dunque per me sei padre e madre adorata ed anche fratello, e sei il mio splendido sposo: ma allora, su, abbi pietà e resta qui sulla torre, non rendere orfano il figlio, non fare della tua donna una vedova.-
- Beh, questa è la mia parte preferita. – Affermo’ dopo aver finito di leggere, socchiudendo gli occhi e accennando nuovamente un sorriso. Quel suo sorriso, dannatamente dolce, perfetto, sincero.
- Ettore ed Andromaca. – Dissi con un filo di voce, disarmato dalla sua bellezza.
- Lei perde tutti i famigliari, è angosciata per la sorte del marito che l’ha salvata dalla solitudine e lo ama. -
- Lui è diviso, famiglia e affetti, codice d’onore e dovere per la Patria. – Conclusi guardandola negli occhi, riuscendo finalmente a trovare quel coraggio che non avevo mai avuto. Ci annegai dentro. Più chiari dell’acqua, più azzurri del cielo, più innocenti di un bambino, più puri dell’aria.
I miei battiti cardiaci accelerarono mentre il respiro mi si mozzo’ in gola. Perché mi faceva quell’effetto? Riusciva a distrarmi da tutto e da tutti. Non esisteva nient’altro in quel momento. Solo io e lei.
Dopo mesi ero riuscito a farmi coraggio, ero riuscito ad alzarmi da quella panchina ed andare da lei. Dal mio angelo.
Restammo seduti su quella panchina a parlare per ore. Di quel libro, dei nostri sogni, di quello che amavamo fare, di ciò che ci rendeva felici. Non volevo separarmi da lei. Ogni scusa era buona per iniziare un altro discorso, temevo che se le parole si fossero fermate, sarei stato costretto ad andarmene, e lasciarla andare. No, non ora che avevo trovato tutto quel coraggio, non era che ero riuscito ad avvicinarmi a lei. Il paesaggio circostante sembrava essere sparito, c'eravamo solo io e lei in quel momento, nemmeno l'aria che mi pungeva le guance mi dava fastidio, la consapevolezza di essere con lei mi riscaldava il cuore.
- Ehi, è tardissimo. - Esordì lei con una risata cristallina. La guardai negli occhi, preso dal panico. Avevo quasi paura a lasciarla andare. Paura che qualcuno potesse farle del male, era così delicata. Piccola e felice.
- Mi dispiace averti fatta parlare così tanto. Una volta iniziato non mi fermo più. - Ammise lei sorridendo ancora una volta, facendo apparire le fossette ai lati delle guance.
- Assolutamente, non preoccuparti. E fidati, non sei l'unica. - Scoppiammo a ridere entrambi. La sua risata era il suono più dolce che avessi mai sentito. Sincero, vero. Ci alzammo entrambi, incamminandoci verso il sentiero principale che conduceva fuori dal grande parco, girai lo sguardo vedendola assorta nei suoi pensieri mentre stringeva il libro rosso al petto, sorrisi involontariamente, elogiandomi per il fatto di essere finalmente riuscito a parlarle, Liam sarebbe sicuramente fiero di me.
- Ehi.. mmm... Ti andrebbe, ecco.. Una tazza di the? - Abbassai lo sguardo sul suo viso, rimanendo sorpreso da quella timida richiesta. Arrossì immediatamente, abbassando gli occhi verso terra e muovendo la punta delle scarpe.
- Cioè, non sei constretto... Io non... - Aveva ancora lo sguardo fisso sulla strada, incapace di alzarlo per incrociare i miei occhi. Sorrisi allungando una mano sotto il suo mento, portando i suoi occhi alla mia altezza.
- Mi piacerebbe molto prendere una tazza di the, con te. - Sorrisi per lo stupido giro di parole, pronto a scusarmi, quando la vidi ridere imbarazzata, mentre ricominciava a camminare alla mia destra.
- Uh, ehm, a proposito, qual'è il tuo nome? - Chiese con tutta l'innocenza del mondo.
Non ci eravamo ancora presentati. Eppure, dopo essere stati ore e ore a parlare mi sembrava di conoscerla da una vita.
- Niall. Il tuo? - Chiesi di rimando aspettando impaziente una sua risposta.
- Winter. - Sussurro' passando una mano sulla foglia bassa di un albero, facendo cadere la neve a terra.
- Come la stagione che ci ha fatti incontrare. - Concluse timidamente alzando gli occhi verso di me, azzardando un dolce sorriso. Uno di quei sorrisi che mi aveva fatto innamorare.


                                                                                                          ***

Ehi ragazze, come va? E' da un po' che non scrivo. La settimana scorsa mi è però preso qualcosa dentro e da quel giorno non ho tenuto la mano ferma un attimo. Ho iniziato una nuova FF e, curiosando nel pc, ho riscoperto questa One Shot, che non ricordavo di aver salvato. Così l'ho riletta e mi è piaciuta, quindi l'ho terminata e l'ho pubblicata. Spero vi piaccia e spero che mi facciate sapere cosa ne pensate. Ora vi lascio, un bacione..

  
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