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Autore: Pandora_2_Vertigo    18/03/2014    1 recensioni
Alice si sveglia assetata nel cuore della notte e si alza a bere dell'acqua. Trova Paolo, il nuovo coinquilino, in cucina mentre rumina cereali colorati
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Condividere gli spazi non è mai semplice, né con la propria famiglia, né col proprio fidanzato, né con un amico.
Quella mattina, o sarebbe meglio chiamarla notte, Alice si era alzata dal proprio letto sbuffando. Aveva la gola secca probabilmente a causa della pizza mangiata a cena, ed aveva finito la scorta d’acqua in camera. Alzarsi, svegliarsi del tutto ed andare a bere in cucina sembrava l’unica opzione possibile per raggiungere la pace dei sensi.
La porta della stanza di Paolo era chiusa. Probabilmente il ragazzo con cui condivideva l’appartamento da un paio di settimane, stava dormendo. Da quando Carmela aveva lasciato la stanza adiacente alla sua, lei si era costretta a mettere annunci sui vari siti di condivisione di appartamenti per dividere l’affitto e le spese condominiali. E soprattutto per non ritrovarsi a parlare con la televisione.
Quando dopo giorni di ricerca, appuntamenti per vedere casa, telefonate, email e incontri non era riuscita a trovare una ragazza disposta a dividere casa con lei, aveva deciso che ormai non era più il caso di fare la figa di legno: i soldi non crescevano sugli alberi e lei non era più una ragazzina di 18 anni. Di certo dividere casa con un ragazzo non l’avrebbe portata ad una gravidanza precoce, né tantomeno ad uno stupro. Queste le paure infondate che le aveva fatto venire sua madre. “cosa ne sai di chi ti ritrovi in casa!?! Magari ti passa qualche malattia!”
Si era fatta venire tante di quelle paranoie e si era costruita in testa miliardi di castelli d’aria, che alla fine aveva sbuffato e aveva richiamato i due ragazzi interessati alla stanza. Paolo era stata una scelta obbligata, dato che l’altro ragazzo aveva trovato una stanza migliore.
Dopo i primi giorni di adattamento, organizzazione di orari, spese e turni di pulizie, alla fine non poteva di certo lamentarsi. Paolo sembrava davvero un ragazzo a modo e gentile, pure belloccio e simpatico il che non guasta mai.
La luce della cucina le aveva fatto socchiudere gli occhi, non più abituati. Non si ricordava di averla dimenticata accesa. Si era appoggiata alla porta della stanza per darsi il tempo di adeguarsi alla luce e strabbuzzarsi gli occhi. Di certo non si aspettava di aprirli e trovare un Paolo sfuocato e seduto al tavolo. Sbattè un paio di volte le palpebre e mise a fuoco. Aveva una tazza davanti a se, un cucchiaio in mano e un continuo crungh crunch veniva prodotto dai suoi denti.
“ciao”
“ciao” gli aveva risposto “ spero di non averti svegliata, ho avuto un attacco di fame”
“no, no” gli aveva risposto mentre si spostava verso il mobile su cui si trovava la bottiglia d’acqua. Prese poi un bicchiere dal lavello e si versò un po’ di liquido trasparente. Mentre lo beveva, si accorse che il maschio ruminante la stava guardando.
Doveva essere orribile se rimaneva in fissa su di lei in quel modo. Si immaginava coi capelli scompigliati, i residui di trucco sbavati intorno agli occhi e il pigiama coi gatti stropicciato. Mica come lui che sembrava fresco come una rosa, gli occhi svegli, la maglietta che stringeva il giusto sui bicipiti allenati e i pantaloni morbidi del pigiama…aveva sempre avuto i bicipiti allenati? Possibile non se ne fosse mai resa conto?
Doveva essere anche lei in fissa su di lui da qualche attimo, perché Paolo aveva smesso di ruminare e le stava sorridendo.
“non riesci a dormire?” le aveva chiesto.
“no, avevo sete, adesso torno a dormire” stava biascicando, così si versò un secondo bicchiere d’acqua. La mattina seguente avrebbe dovuto conquistare il bagno appena sveglia. Invece che scolarlo al volo si sedette sulla sedia di fronte al suo coinquilino, troppo stanca per pensare il perché di quell’azione. Forse l’acqua era troppo fredda e non voleva berla così, lei odiava l’acqua fredda. Oppure troppo rimbambita per stare in piedi.
Lui continuava a guardarla, non si era perso un solo suo movimento. Che adorasse i gatti sul suo pigiama? Oppure doveva essere veramente orrenda in quel momento ed era rimasto socnvolto.
“vuoi una tazza di cereali?” gli stava offrendo di mangiare con lui, ad un orario sconosciuto della notte, cereali non ben definiti (ecco a cosa era dovuto il crunch crunch) e latte freddo.
“non mi piace il latte freddo e non so se mi piacciono quei cereali”
Lui la fissò di nuovo negli occhi. Aveva mai tolto lo sguardo da lei? Aveva sempre avuto gli occhi verdi? Alice non faceva mai caso ai dettagli, come la storia dei bicipiti insomma.
Le sorrise con un angolo della bocca e le avvicinò la scatola dei cereali. Non erano i soliti fiocchi d’avena o riso soffiato al cioccolato, erano a forma circolare, ma non ciambelline. Tutti colorati, come si vedono nei film americani e recavano tante picche scritte sulla superficie. Troppo strani, non si fidava, meglio lasciar perdere.
“su non fare quella faccia” le aveva detto sorridendole con un angolo della bocca. Che avesse per caso arricciato il naso e alzato gli occhi al cielo? Alice doveva ancora imparare a tenere a bada certe reazioni, le uscivano spontanee e nei momenti meno opportuni. Ma dopotutto era quasi mattina e si era appena svegliata.
“ su assaggia” gli aveva detto. Stava mescolando nella sua tazza e le aveva poi allungato il cucchiaio carico di cereali e latte verso il suo viso. Era davanti alla sua bocca, una goccia era già precipitata sul tavolo
“non so se mi piacciono”
“ appunto assaggiali” gli aveva risposto avvicinandosi ancor di più. Per aiutarsi si era sporto verso di lei col busto e con le gambe che si erano avvicinate a quelle di lei sotto al tavolo. Aveva sentito il tepore di lui mentre si sfioravano le ginocchia. Sorrideva caloroso, con gli occhi verdi accesi e svegli, mentre altre goccie di latte erano precipitate sulla superficie in vetro.
“non vorrai farmi sporcare tutto vero? Di pulire proprio non ho voglia…” l’aveva incalzata col cucchiaio alzato davanti al suo viso. Non ci aveva pensato una volta di più. Alice aveva aperto la bocca, si era avvicinata al cucchiaio e l’aveva avvolto con le labbra, assaporandone il contenuto. Paolo non doveva essersi aspettato che lei afferrasse il cucchiaio con la bocca perché aveva leggermente spalancato gli occhi, ma subito si riprese. Alice liberò la presa sulla posata e si raddrizò masticando i cereali e sorridendogli.
“ehi sono buoni” gli aveva sorriso
“te l’avevo detto” gli aveva risposto lui rilassandosi sulla sedia e allungando le gambe che ora circondavano le sue composte sulla sedia. Quel tavolino era veramente piccolo.
Alice si alzò leggermente e si diresse verso la mano di Paolo, puntando ovviamente al cucchiaio
“ scusa posso?” gli aveva chiesto. Lui mollò subito la posata e lei cominciò a mangiare lentamente un altro paio di cucchiaiate, con calma, senza pensarci troppo. Poi incuriosita si portò il cucchiaio colmo davanti al viso e cercò di studiare le piccole scritte sui cerchietti colorati.
“ma che c’è scritto sopra?”
Doveva avere un’espressione buffa perché Paolo stava sorridendo. “fammi vedere un po’” aveva detto mentre ritirandosi su sulla sedia si era sporto per avvicinarsi al cucchiaio. Era concentrato sui cereali e forse non si era reso conto di essersi sporto così tanto. Alice invece si era accorta tardi, sempre addormentata, ma aveva rialzato un attimo la testa, per prendere spazio.
“ devono essere scritte americane”
“dici?” aveva risposto lei e subito si era fiondata di nuovo vicino al cucchiaio, troppo incuriosita
“ beh arrivano dall’america” le aveva risposto sorridendo, e i loro sguardi si erano incrociati di nuovo come i loro sorrisi, molto vicini, ai due lati dei cucchiaio che ora era rivolto verso di lui.
Le fece l’occhiolino, aprì la bocca e avvolse la posata con le labbra, mangiandosi quella cucchiaiata di latte e cereali. Alice rimase un attimo sconcertata e aprì la bocca leggermente per lo stupore. Era una sua impressione o Paolo aveva fatto quegli ultimi movimenti lentamente, studiando le sue reazioni? Era una sua impressione o le sorrideva furbo, saggiando i suoi comportamenti? Era una sua impressione e le gambe si lui si erano fatte più vicine alle sue e la stavano scaldando? Era una sua impressione o il suo cuoricino stava battendo un po’ più veloce?
Masticati i cereali lui mandò giù e le sorrise. Lei si riprese e ripescò un'altra cucchiaiata di cereali che lentamente si mise in bocca e masticò, così vicini ancora come se le frasi misteriose cui dischetti colorati li incuriosissero ancora, ma non così tanto da essere lette. Occhi negli occhi. Non si era perso un suo movimento e lui non si era perso uno dei suoi. Una cucchiaiata ancora e poi una quarta, ma questa rimase a mezz’aria per un secondo di troppo. Paolo allungò il braccio, le afferrò dolcemente il polso e lo bloccò sopra la tazza, per poi dirigerlo verso la sua bocca e metterselo in bocca. La mano calda di lui sul suo polso, il suo sorriso furbo, le gambe che si sfioravano.
Aveva deglutito il tutto ma non si eran mossi da quella posizione. Con il pollice le stava disegnando dei circolini sul polso. Doveva essere a bocca aperta da qualche secondo, immobilizzata.
“direi che è ora di tornare a letto”
Alice aveva semplicemente richiuso le labbra e aveva annuito distogliendo lo sguardo. Lui le teneva ancora il polso a mezz’aria. Con l’altra mano le sfilò il cucchiaio dalle dita e l’aiutò ad alzarsi dalla sedia. Senza una parola Alice sfilò la mano dalla sua e dopo un sommesso “buonanotte” si girò di spalle e lo lasciò li, in cucina col cucchiaio sul tavolo e le gocce di latte sparse qua e là.
  
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