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Autore: Il Marino    18/03/2014    0 recensioni
La condizione del poeta e la sua alienazione nella società moderna attraverso una figura-simbolo tratta dalla Bibbia: il profeta Amos.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.
E quel che più ti graverà le spalle,
sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in questa valle (…)
Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch’a te fia bello
averti fatta parte per te stesso.

 

Amos, l’amanuense
col vezzo di non stare tra le righe,
lo puoi vedere spesso, di sfuggita,
a capo chino,
ra l’illusione lenta di un loggiato
e l’ombra di una guglia;
la grande cattedrale, fiammeggiante
fibre di pietra a trecce,
spesso riecheggia ai frati indifferenti
con dossali d’argento,
del suo memento mori:
“Fratelli, avete detto alla mia arte:
più non parlare!”.
 
Ma il sussurro di Amos
freme e ondeggia, poi morto si posa
sulla penna, e i begli inchiostri d’oro
con cui schizzò mille fogli diversi
di parole inaudite.
 
Tacerà in questo tempo l’amanuense
perché sarà un tempo di sventura.



Note:
La poesia tratta dell’isolamento del poeta dalla società e dell’impossibilità che la poesia sopravviva ai nostri tempi. I primi due versi indicano il poeta; Amos è il nome di un profeta minore che nell’omonimo libro si scaglia contro la società israelitica corrotta, malvagia e dimentica di ogni valore del proprio tempo (qui i confratelli dell’amanuense-poeta) e l’eccessiva ricchezza che porta alla vacuità: come nella società moderna gli uomini sono troppo occupati a inseguire il denaro e il successo per occuparsi di poesia, anche i frati qui sono troppo impegnati ad ammirare i loro libri liturgici decorati in argento e le incredibili costruzioni della cattedrale, metafora del mondo, per ascoltare le parole dell’amanuense.
I versi 12-13 riecheggiano infatti Amos II, 12 (“Ai profeti avete ordinato: non profetate!”).
v.18 inaudite = straordinarie, ma anche inascoltate, come quelle di un profeta.
Infine anche i versi 19-20 riecheggiano Amos V,13 (“Perciò in questo tempo tacerà il prudente, perché sarà un tempo di disgrazia”), continuando il paragone tra poeta e profeta inascoltato, esule della società, impossibilitato a identificarsi con gli uomini e quindi a esercitare la propria arte, tale per dono divino.
L’epigrafe è tratta da Dante (Pd. XVII, 58-63 e 67-69): è Cacciaguida, antenato di Dante, che profetizza in maniera definitiva l’esilio del poeta e i suoi affanni. Si stabilisce in questo modo un parallelo tra la figura dell’esiliato e il poeta-profeta Amos, inascoltato ed esule dal mondo e dalla società che non comprende il suo parlare e per questo lo isola.
  
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