Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: Holenuvolenegliocchi    18/03/2014    2 recensioni
BOOM!!
Quello fu il rumore che fece casa sua quel maledetto giorno di primavera.
Morto.
Tutti sentirono la sua assenza.
Anche lei.
"Ragazzo pazzo" lo chiamava così.
Tutti continuarono a stare male per lui per un anno intero.
Fino a quel momento.
BUIO.
Una cicatrice, una maledetta cicatrice dietro la nuca.
Tutto cambiò.
Ma un momento: le cose cambiarono davvero, o cominciarono soltanto di nuovo?
*Il nome di lui è lo stesso del personaggio che il prestavolto interpreta nella serie televisiva NCIS LA*
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic



Una piccola ed esile figura brancolava nel buio, cadendo, alzandosi, aggrappandosi. Non vedeva nulla. Ma era davvero la stanza ad essere buia? Lei non lo sapeva, teneva gli occhi chiusi. Forse non vedeva, o forse non voleva vedere, non voleva vedere né dove si trovava né chi fosse in quel posto. Aveva paura di vedere. Quella piccola ragazza. Non sapeva bene cosa le fosse successo, ricordava solo di essere uscita di casa, di aver svoltato e poi... BUIO. Ricordava solo di aver sentito lo stomaco farle un male cane e di avere la testa che le girava come un carosello, e poi, e poi gli occhi. Ricordava un lancinante dolore agli occhi, un bruciore. Non aveva né capito né visto quello che le era successo. Era come se tutti i suoi sensi a parte l'olfatto fossero andati persi. L'unica cosa che era riuscita a percepire era un odore di vecchio, mescolato all'odore di piante e fiori. E libri. Oh si, l'odore dei libri lo ricordava bene, lo riconoscerebbe dovunque. Ora si sentiva persa. Non sapeva dove si trovava né dove stava andando. Non sapeva e basta. Vagava in un luogo ignoto, senza una meta. D'un tratto andò ad inciampare in qualcosa sul pavimento e cadde finendo su un qualcosa che non era né troppo morbido né troppo duro. Non sapeva esattamente di cosa si trattasse, ma sapeva per certo che se quella cosa, qualunque cosa essa fosse stata, non si fosse trovata proprio lì, in quel momento, lei avrebbe rischiato di farsi molto male data la violenza della caduta. Si fermò per un momento a pensare e cominciò a far salire le mani lungo quel qualcosa: il tatto ce l'aveva ancora "e se fosse una persona?" disse tra sé e sé cominciando a preoccuparsi. Se prima era spaventata e disorientata adesso era preoccupata. Forse perché temeva di aver fatto male alla persona sulla quale era caduta. O forse perché aveva paura che quella persona su cui era finita era proprio quella che l'aveva trascinata fin lì. Cominciò a toccare quel corpo per verificare la sua teoria ed effettivamente le parve di toccare con le mani delle guance. Era una persona! In quel momento nella sua mente si affollarono mille dubbi, paure e domande "e se fosse un criminale? Se mi volesse uccidere? Oppure potrebbe non essere così, magari può aiutarmi a scappare di qui! Ma, se non fosse neanche così? E sennon fosse VIVA ma fosse solo un cadavere, uno in mezzo ad una collezione di tanti altri nella quale tra poco entrerò a far parte anch'io?"
Si, era fatta un po' così, un po' strana, un po' matta, un po' fissata con crimini, film polizieschi e romanzi gialli. Quando usciva di casa analizzava tutte le persone che incontrava fantasticando su quale combinazione di attacchi avrebbe potuto usare per difendersi. Faceva karate. Cintura nera per l'esattezza. Si sapeva difendere, ma senza la vista era inerme, vulnerabile, e l'avevano beccata così, al buio, quel buio che la perseguitava e che continuava a vedere, o nella sua mente, o per un reale buio. 
Iniziò a tirare la pelle delle probabili guance aspettando una risposta per capire se quella persona fosse viva o morta. Nessuna risposta. Sentiva le guance muoversi autonomamente sotto le sue dita ma nessuna voce. Continuò la sua esplorazione del volto e le sue mani incontrarono delle morbide labbra, salendo un naso, e poi, e poi... E poi dei capelli. Morbidi, soffici. Li accarezzava e ci giocava con le dita come fosse stato un gesto abituale. Arrivò fin sotto la nuca e lì sentì un piccolo rialzo di pelle sotto le dita. Una cicatrice. Le venne un dubbio. Portò entrambe le mani sulla nuca della persona a terra e cominciò a tastare quella cicatrice.
"No, è impossibile... Non credo sia lui, starò sognando. Eppure..."
La memoria tattile dei polpastrelli resiste al tempo e l'aveva riconosciuta. Quella cicatrice dietro la nuca le ricordava qualcuno. No, non poteva essere.
D'un tratto sentì una mano carezzarle la guancia e pian piano si spostava e saliva fino ai capelli spostandoli tutti su una spalla. Ricordava quell'abitudine. Quel gesto. Lui lo faceva sempre. Allora non si era sbagliata, le sue dita avevano davvero riconosciuto quella cicatrice!
Ma no, a cosa pensava? Non era possibile. Lui non c'era più. Se n'era andato da un anno. "Un incidente", come lo definiva la polizia. Ma non era così, lei lo sapeva. Sapeva che non era stato un incidente. La bombola del gas non si era aperta da sola, e lui non cucinava. Lei sapeva che era stato ucciso. Si doveva sempre mettere nei guai, lui. Doveva sempre immettersi in cose più grandi di lui e che non lo riguardavano. Non aveva mai capito quel ragazzo. Era un pazzo, o almeno così lo riteneva e chiamava.
"Hey ragazzo pazzo, in quale guaio ti sei cacciato oggi?"
"Oggi ho scoperto una cosa incredibile e ho intenzione di andare fino in fondo alla faccenda"
Era sempre così convinto ogni volta che per caso scopriva qualcosa di stravolgente, sempre. Era attratto dal mistero e dal pericolo. Anche lei lo era, certo non fino a quel punto, non fino a mettersi contro qualcuno di così temibile, contro un boss della mafia cinese, che si trovava lì per "affari". Stavolta si era immischiato in qualcosa di troppo grosso, che non poteva affrontare, e ci aveva rimesso la pelle, a soli ventiquattro anni.
Mentre era immersa nei suoi pensieri si accorse che la mano era tornata di nuovo a concentrarsi sulla sua guancia. L'altra salì diretta alla nuca. Quelle due mani l'avevano tirata giù così forte che le sue labbra finirono su quelle dell'uomo a terra premendo. Se la memoria tattile dei polpastrelli resiste al tempo anche quella delle labbra non scherza. Si, era lui. Ora ne aveva la certezza. Quella era la prova inconfutabile. Ma com'era possibile?
-Hey..- riconobbe all'istante quella voce e si sentì mancare il respiro. 
-S.. Sei tu?
La voce rispose -Si, sono io, ma ora dobbiamo scappare- 
-Cosa?
BOOM!!
Un forte rumore improvviso interruppe la loro conversazione.
-Presto corri!!- si alzò di scatto. 
-Non posso!- gridò lei 
-Perché?
-Perché non ci vedo! Non lo so, è tutto buio, non vedo nulla!
-Merda... Tranquilla, ci penso io a te- la prese sulle spalle -Tieniti forte!
Cominciò a correre
-Ma dove stiamo andando?- chiese lei.
-In un posto più sicuro, in un posto dove nessuno può farti del male- continuò a correre senza mai lasciare che lei cadesse dalle sue spalle. Teneva troppo a lei, non l'avrebbe mai lasciata.
Si fermò di colpo.
-Dove siamo?
-Siamo arrivati. Forza, adesso ti porto al sicuro. Adesso siamo insieme e nessuno potrà toccarti con un dito senza essere prima passato sul mio corpo!
Si avvicinò alla grande porta che dava l'accesso a quello strano luogo.
-Chi va là?- chiese una voce oltre la porta
-Sono io Mick!
Un rumore metallico risuonava nella sua testa confusa
-Ma cosa diamine è successo?
-È una storia lunga Mick, adesso non c'è tempo
-E lei chi è? Deve registrarsi
-Lo farà, ce la porto io. Tranquillo
Attraversò un lungo corridoio che sfociava in una grande sala colma di gente. Poteva capirlo dal mormorio che sentiva.
-Fate largo, fate largo! Hannah, una registrazione!
-Subito comandante!
"Comandante? Ma cosa sta succedendo? Mi sono persa qualcosa? E chi è questa Hannah?" Cominciò a tentare di trovare un filo logico a tutto quello che succedeva, non prestando attenzione alla donna che le stava parlando
-Signorina, parlo con lei- la donna difronte al giovane cominciò a parlarle
-Si, mi scusi- si girò, sperando di rivolgersi verso la donna mentre cercava di individuare la direzione dalla quale proveniva la voce.
-Posso sapere la sua età?
-Ventidue, ho ventidue anni.
-E da dove viene?
-Dalla florida, vengo dalla florida
-Bene, adesso signorina, il suo nome, e poi, ho bisogno che firmi qui
-Mi chiamo Anderson, Kensi Anderson
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: Holenuvolenegliocchi