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Autore: JD Jaden    18/03/2014    4 recensioni
Finalmente è il 15 di giugno.
Gli strateghi si fanno in quattro per creare qualcosa di unico.
Gli abitanti di Capitol City sono in fibrillazione.
Nei distretti le Mietiture stanno iniziando, ma con qualche ora di ritardo.
Il presidente non si scompone, ma sotto la corazza ha mille preoccupazioni.
Il suo cameriere personale da voce ai suoi pensieri, ricordando l'importanza di punire gli abitanti dei distretti.
E anche quest'anno i distretti riceveranno la loro punizione...
Che i trentasettesimi Hunger Games abbiano inizio!
*
Dalla storia:
«Temevo che fosse in atto l'ennesimo tentativo di ribellione. E non vogliamo che anche gli Hunger Games di quest'anno debbano essere truccati a causa di persone fastidiose da domare, giusto?»
«Certo che no, signore. Quest'anno sarà tutto regolare, niente problemi... per ora.»
«Per ora Feldman? Cosa vuoi dire?»
«Che quegli sciocchi abitanti dei distretti si credono troppo furbi per i miei gusti. Secondo me sono tutti colpevoli, chi prima, chi poi.»
Genere: Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Caesar Flickerman, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 2

Even presidents need to be comforted

 

Nel salone degli Ori l’uomo alto e grigio, sulla quarantina corruga la fronte in un espressione decisamente preoccupata. Sempre fedelmente al suo fianco, il moro dall’elegante smoking rosso esprime a parole il problema.
«Non ha detto i loro nomi. Nel trambusto degli eventi la cosa è passata in secondo piano, ma fortunatamente i nomi dei tributi compaiono sullo schermo, durante la presentazione ufficiale che mandano in onda dopo la replica delle Mietiture.»
«Non è comunque un comportamento professionale. Ricordami il nome di quell'accompagnatore, Girolamo...» domanda ridestandosi il presidente.
«Gullielme Tamas Karai, signore. La sua famiglia lo ha raccomandato per quel ruolo e per quello soltanto, ma lui chiede da tempo di essere trasferito altrove.» risponde pronto Feldman, lieto di servire al meglio il suo presidente.
«Credo che esaudirò i suoi desideri. Il Distretto 12 ha bisogno di un nuovo accompagnatore, quello di quest’anno sta per andare in pensione.» e con questa dichiarazione di retrocessione, lo schermo riprende a trasmettere...
 
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MUTE DICHIARAZIONI SENZA SPIEGAZIONI – Distretto 7
Non sono più un novellino, ormai lo so come vanno le cose da queste parti. Conosco gli sguardi di odio che ogni singolo abitante mi riserva, da quando salgo sul palco, fino a quando non rientro nel Palazzo di Giustizia, da ben 7 anni. Odiano il mio trucco femminile e marcato, i miei tatuaggi e il mio modo di fare esuberante. Odiano perfino il mio accento! Una parte di me sa che hanno ragione ad odiarmi, però so anche che questo è il mio lavoro, che non posso oppormi. E in fondo mi piace la mia vita, mi piacciono il lusso e i comfort e chi me lo fa fare di ribellarmi? In questa vita posso avere denaro, una discreta fama e tutti gli uomini che desidero. Non si dica mai che Barnie Barbie Jonsons non è un Capitolino fiero!
Salgo sul palco a testa alta, ignorando il disgusto negli occhi della folla. Il sindaco Amethyst ha appena finito il suo discorso di apertura ed è finalmente arrivato il mio turno.
«Signore e signori rieccomi fra voi per una nuova, fantastica, edizione degli Hunger Games!» ovviamente nessuno si entusiasma. A volte penso di odiare questo lavoro!
«Cominciamo, come sempre, con lo speciale video solo per voi.» e mentre quello stupido, vecchio video scorre sui mega schermi ne approfitto per ritoccarmi il trucco, che male certo non può fare.
«Molto bene, ora è il momento dell'estrazione. Non voglio lasciarvi sulle spine, vado subito all'anfora delle signore. Dunque la fortunata è...»
«Si offre volontaria!» una voce fra il gruppo delle ragazze diciottenni. Cosa diavolo sta succedendo qui? Alzando gli occhi vedo un braccio alzato e capisco tutto: la proprietaria del braccio, piuttosto minuta, dai capelli ramati fermati da un cerchietto bianco e con grandi occhi molto graziosi, è la ragazza muta. E' piuttosto conosciuta perché è la figlia del sindaco. Chissà se lui sa... no evidentemente no, a giudicare dalla sua faccia sconvolta.
«Una volontaria dunque. Credo ci dovrebbe essere una procedura, ma...» mi volto nuovamente verso il sindaco, che a questo punto non può più essere d'aiuto: sta seduto immobile e fissa la figlia con aria triste. «Oh al diavolo, sali ragazzina, su svelta! Coraggio, presentati.» la ragazza scrive qualcosa sulla sua lavagnetta, che poi gira verso tutti noi.
"Sono Starshine Amethyst e ho 18 anni" quindi cancella tutto e riprende a scrivere.
"Voglio tornare a cantare, per questo vincerò!"
Il sindaco scoppia in un pianto silenzioso, ma non si scompone troppo. Rischierebbe solo di peggiorare la situazione, già molto delicata.
«Molto bene tesorina, ora vediamo chi sarà il tuo compagno...»
«Mi offro volontario!» ancora? Cosa sta succedendo in questo distretto? E' esasperante!
«Fantastico, un altro volontario. Sali, tanto ormai la procedura è andata a farsi friggere assieme alle crocchette di patate che ho mangiato al brunch!» un ragazzo esile, pallido, con disordinati capelli corvini e meravigliosi occhi dorati (incredibilmente simili a quelli del mio gatto Palla di Neve), sale un po' tremante sul palco.
«Chi sei, cuccioletto?» mi ricorda proprio il mio gattino!
«Cucciol-? Che cosa? Oh, io sono Ryder Andersen, ho sedici anni e... e basta.»
«Perfetto, abbiamo finito!» era ora oserei aggiungere, è stato tutto troppo strano quest'anno. «Tributi, stringetevi la mano!» alzo lo sguardo e noto che nel cielo, proprio sopra di noi, sta volando un falco. Spero che non decida di fare i suoi bisogni proprio ora! 
E detto ciò finalmente ci incamminiamo nel Palazzo di Giustizia. Non posso farne a meno: nel tragitto tento di accarezzare i capelli del ragazzo, il quale aumenta il passo e cerca in tutti i modi di scansarsi... quanto mi manca Palla di Neve!
 
***
«Feldman, come mai tutti questi volontari in un distretto sfavorito? Capisco la ragazza, ma quel Ryder che centra? Non avevamo dei piani per il posto di Tributo maschio del Distretto 7?» dice il presidente con aria contrariata.
«Sì, mio signore, avremmo dovuto mietere il figlio di quel taglialegna sovversivo, Fred Tomas Mason, l’ex fuorilegge ricercato e di sua moglie, la vincitrice di una delle prime edizioni, Liliane Isabelle Thorgard. Ma non importa, ci penseremo il prossimo anno... in fondo ha solo 12 anni, abbiamo tutto il tempo che vogliamo.» gli risponde un Girolamo più calmo e distaccato.
«Già, ma prima viene estratto, meno possibilità avrà di tornare vincitore come sua madre!» l’aria si fa più delicata, la tensione si taglia col coltello, mentre gli uomini si guardano. Il presidente rilassa i muscoli e si concede un sorriso.
«Non era mia intenzione alzare la voce. Sono molto stressato, queste mietiture mi uccideranno!» a sciogliere definitivamente il clima teso, lo schermo si illumina subito dopo, attirando l’attenzione dei due...
 
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STORIA DELLA MODA FRA VARI LIVELLI DI FOLLIA – Distretto 8
E’ ormai il terzo anno che mieto i ragazzini del Distretto 8 e sono piuttosto soddisfatta del mio lavoro. Certo, non posso dire di essere amata fra gli abitanti del distretto, però credo di esserlo abbastanza fra quelli di Capitol City... in fondo sono sempre alla moda, ma con grazia ed eleganza tutti miei. Non sono mai eccessiva, come molti miei colleghi, né scialba e poco curata come altri. Tutto ciò che di me si vede è mio naturale, solo io, Julliette Viola Vitton, niente chirurgia estetica, modestamente! Insomma sono bella e loro lo sanno. I miei abiti rispecchiano sempre con cura il distretto dei tessuti: ogni anno punto sulla trama e sul tessuto che vanno più di moda in città e la mia stilista personale lo esalta al massimo. L’anno scorso andavano il tulle di seta e gli arcobaleni, così mi ha confezionato uno splendido tutù multicolore; quest’anno però vanno le piume, i gioielli vistosi e il nero, così indosso un meraviglioso abito da cocktail nero, ricoperto di piume e diamantini, con tanto di maniche a sbuffo piumate. I miei capelli sono intrecciati in fili neri e argentei e completo il look con grandi orecchini d’argento con pietre nere e scarpe tacco quindici, anch'esse argentate. Trucco sobrio, perché non amo esagerare, in nessuna circostanza.
Proprio per questo motivo, al termine del video di presentazione, con gesti pacati e una finezza invidiabile mi appresto a selezionare i due pargoli.
«La signorina che rappresenterà il Distretto 8 ai Giochi di quest’anno è... Enbizaka Corinne Mounde! Che bel nome, coraggio vieni fra noi, tesoro.» vedo già una cosa che mi piace: la bella ragazza dai lunghissimi capelli rossi che, ondeggiando al sole, mandano riflessi aranciati indossa un semplice kimono blu, lungo e a mezze maniche. E’ un capo che andava di moda l’inverno scorso e naturalmente non posso più indossarlo, ma lo adoravo!
Quando mi raggiunge, composta e impassibile, mi fissa coi suoi grandi, e leggermente inquietanti, occhi color ghiaccio e un lieve senso di disagio mi pervade. Dura solo un istante, ma mi lascia con l’impressione che voglia farmi del male o comunque che trami qualcosa...
«Quanti anni hai, Enbizaka?» le chiedo con cautela, sperando di non far notare al pubblico il mio disagio.
«Ho diciassette anni.» dice con voce convincente, calma, innocente. Non so davvero come inquadrarla, questa ragazzina. Proseguo, che è meglio: è un sollievo allontanarmi per qualche istante, giusto il tempo di recuperare il secondo bigliettino. Dopo di che la tensione scompare e torno a rilassarmi. Sarà stata solo una sensazione, nulla di più.
«E ora conosciamo il nome del tuo compagno di distretto... Lesley Lincoln Writer!» curioso, un nome femminile, eppure ad avvicinarsi al palco, con le lacrime agli occhi, un pennarello in mano e un braccio completamente scarabocchiato con scritte che non riesco a leggere, è un ragazzo. Un bel ragazzo, aggiungerei: la pelle olivastra, gli occhi verdi e quei capelli scompigliati gli danno un’aria molto affascinante, anche se decisamente non sarebbe il mio tipo, così stravagante e mal curato...
«E tu, quanti anni hai, caro?» una odore vagamente stantio colpisce le mie narici quando si avvicina al microfono per dire, fra i singhiozzi, che ha diciassette anni. Dopo di che stringe gli occhi e ricomincia a pasticciarsi il braccio, come se l’unico mondo reale fosse quello all'interno della sua testa, tradotto nelle parole che continua a scrivere, fra le lacrime. 
Si interrompe solo per stringere la mano della sua compagna di distretto, senza guardarla negli occhi, come se lo intimidisse. Dopo di che voltiamo le spalle al pubblico e ci incamminiamo verso l’ingresso del Palazzo di Giustizia. Rimango un paio di passi indietro e tengo d’occhio i due Tributi. E’ così che noto il gesto, quasi impercettibile, della ragazza: la sua mano destra si infila nelle pieghe del kimono e ne estrae un paio di grandi forbici dall'aria affilata, che fa schioccare un paio di volte, producendo un rumore sinistro, che pare rimbombare per tutta la piazza... Sono seriamente spaventata dai ragazzi che mi sono stati assegnati quest’anno!

***
«E’ lei, quella di cui mi parlavi tempo fa?» chiede immediatamente Snow al suo cameriere.
«Sì. Non si lasci influenzare dal suo bel faccino, signor presidente, si tratta sicuramente di lei.»
«Molto bene. Finalmente l’abbiamo presa. E che mi dici di lui?» ora Coriolanus pare più sereno, ma la sua curiosità non si è certo spenta.
«E’ solo uno scrittore, ma come le accennavo è stato scelto per rendere le cose più... interessanti» anche Girolamo è decisamente soddisfatto.
«Sono certo che sarà così: se quello che mi hai raccontato è vero, potremmo vederne delle belle...»
«Ci conti, mio signore.» concluse Feldman, accavallando una gamba e spostando l’attenzione verso lo schermo, nuovamente intento a trasmettere...
 
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VOGLIA DI CRESCERE FRA INFANTILI DISCORSI E NOMIGNOLI – Distretto 9
“Ti ho trovato un bellissimo lavoro”, diceva mamma... “sarai l’accompagnatrice dei Tributi del Distretto 9, è un grandissimo onore!”. Non avevo idea che questa cosa avrebbe comportato tutto ciò...
Ho dovuto svegliarmi addirittura alle 10:30 di ieri mattina, per prendere il treno. La mamma è venuta con me, perché ho solo 17 anni e non si è fidata, e così ha pure fatto una pettinatura assurda con i miei lunghissimi capelli biondi, che non taglio dalla nascita: è fatta di trecce che partono piccole vicino alla testa e salgono in cerchi, come una specie di corona, ingrandendosi a mano a mano che salgono. Sarà anche alla moda, ma mi sento sbilanciata, in precario equilibro, con questo enorme cerchio di capelli che ho in testa! La pettinatura è pure abbinata ad un pomposo abito blu, con ampie maniche a sbuffo che contribuiscono a farmi sentire ingombrante...
Il treno poi, mi ha portata in questo posto assurdo, pieno di grandi piazze, ricoperte da strani bastoncini gialli che si piegano al vento. Spighe di grano, mi ha detto la mamma. Dice che ci fanno la pasta e in effetti, qui è pieno anche di piccole fabbriche... non sapevo che i piatti di pastasciutta nascessero sotto forma di queste spighe, onestamente.
Il vero problema però, è che tutta questa “vegetazione” mi provoca una terribile allergia!
Ora sono sul palco e sto guardando il noiosissimo film che trasmettono ogni anno in tutti i distretti, una trama fin troppo vecchia, che parla di guerre e ribellioni, cose lontanissime da noi, che non possono ripetersi... eppure sono costretta a mostrarlo ai cittadini, nel caso in cui non fosse ancora chiaro che se ti ribelli muori. Che noia!
Finalmente il film finisce e posso presentare questa benedetta Mietitura, che tra l’altro è truccata perché so già quale sarà il nome della ragazza, me l’ha detto anche questo mamma...
«Ciao a tutti, sono di nuovo io, Korinna Princess Aronnel, e ora estrarrò i Tributi di questa edizione degli Hunger Games.» parlo in tono un po’ esasperato, mentre leggo dai bigliettini che mi ha lasciato mamma, dopo di che, fra uno starnuto e l’altro, vado a prendere i due biglietti, sia quello maschile che quello femminile, per fare prima, quindi torno al microfono.
«Per le ragazze è stata sorteggiata...» ma un improvviso spiffero d’aria mi fa sfuggire di mano il bigliettino, così fra le imprecazioni tento di recuperarlo, ma finisce dritto in un tombino, sotto il palco, impossibile da recuperare. Presa dal panico ed esasperata dalla situazione, faccio l’unica cosa che mi viene in mente:
«Oh, al diavolo! Alaska Faith Browning, sali sul palco.» e così una rassegnata ragazza, decisamente bella e con un’espressione vagamente impertinente, viene verso di me. Ha una bella massa di capelli neri e mossi e i suoi grandi occhi azzurri, pesantemente contornati di eye-liner, squadrano il mondo con un'aria a metà tra il divertito e l'irritato. Non pensavo che anche nei distretti ci fossero persone così stravaganti, ma lei è piena di tatuaggi colorati e ha persino un piercing ad anellino sul naso, come quello che vorrei farmi io, ma la mamma me lo ha vietato fino ai 21 anni.
«Bene, quanti anni hai?» chiedo tamponandomi il naso con un fazzolettino azzurro e con la voce resa nasale dall'allergia che peggiora ogni minuto di più.
«Quindici.» la voce è inespressiva, l’espressione enigmatica. Non so se devo avere paura di lei o compatirla... ma passiamo finalmente al ragazzo e andiamo via di qui in fretta!
«Bene, il ragazzo invece sarà... Tyler Jones!» questa volta ho tenuto ben saldo il bigliettino, anche perché non conoscevo in anticipo il nome del tributo maschile, che presumo sia stato estratto regolarmente.
«E tu quanti anni hai?» chiedo al poco più che bambino che si ferma al mio fianco con espressione irritata, come se gli avessi appena pestato un piede.
«Tredici, Testa di Tappeto.» ma cosa... Testa di Tappeto a me? Ok, ho una pettinatura particolare, ma di certo non sembro un tappeto!
«Come ti permetti, poppante? Devi portarmi rispetto, sono la tua accompagnatrice!» il pallido biondino dagli occhi di ghiaccio mi squadra con espressione schifata, poi fa un cenno con le spalle, come se non gli importasse di niente e nessuno, quindi si volta e si dirige da solo all'interno del Palazzo di Giustizia, senza nemmeno stringere la mano alla sua compagna, la quale dal canto suo, se ne sta in piedi e mi osserva per qualche istante con aria truce, dopo di che mi volta le spalle e lo segue.
Mi faranno impazzire, già lo so.
 
***
«L’incompetenza di questi accompagnatori sta rasentando l’imbarazzante, Girolamo. Dimmi, per quale strana ragione abbiamo accettato quella ragazzina?» Snow appare stanco, senza nemmeno più la forza di arrabbiarsi.
«La madre vuole andare in pensione a breve e ha fatto domanda per istruire la figlia, per tramandarle il proprio mestiere... però dubito che la cosa durerà per più di quest’anno. La ragazza non è idonea, lo si vede subito. Aveva un aspetto pessimo, si soffiava il naso in diretta! Cose inaccettabili per una rappresentante della capitale. E poi con quella gaffe del bigliettino ci ha praticamente smascherati, quasi quanto il Tributo del 3.» la risposta pronta del cameriere non stupisce il presidente, il quale compiaciuto cambia discorso.
«Per fortuna però abbiamo preso la ragazza. Le sue colpe non resteranno impunite...»
«Assolutamente, mio signore. Una cosa molto positiva, ma se posso...» il video ricomincia a trasmettere, le parole di Feldman vengono coperte ed eclissate dalla trasmissione dell’ennesima Mietitura...
 
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MALDESTRE MALEDIZIONI E PAURE INFONDATE – Distretto 10
Fuoco. Questo è l’elemento da cui traggo ispirazione nella mia esistenza. Il mio look, l’arredamento della mia casa, il mio modo di esprimermi e pensare. Tutto deriva dal fuoco, è fuoco. Letteralmente ardo di passione. Ardo. Come il mio abito, pensato proprio per la Mietitura del Distretto 10.
Sono Camille Heater Grill, e anche il mio cognome ricorda il fuoco, che brucia e cuoce. Era destino che questo elemento caratterizzasse la mia intera esistenza, già dal giorno del mio secondo compleanno, quando ci entrarono i ladri in casa e mia madre, per lo spavento e la foga di nascondermi, mi spinse nel grande camino del nostro salotto, che per fortuna si era spento da poco. Le braci ancora calde mi bruciarono la pelle degli avambracci e delle gambe, ma a Capitol City ci vuole poco a riparare un corpo. E da allora quel calore lo sento dentro di me, non mi ha più abbandonata.
Indosso dunque un vestito lungo e leggero, rosso e arancione, ondeggiante e trasparente come il vero fuoco. E’ formato da strati diseguali di un tessuto speciale, che mi fa sembrare preda delle più temibili fiamme dell’inferno. Un effetto speciale ideato dal mio truccatore personale, fa sembrare fiammeggiante anche il mio viso di porcellana, rendendo ancora più brillanti i miei occhi color argento liquido. I miei capelli sono pettinati in trecce attaccate alla nuca, e ricordano anch'essi una corona di fiamme.
«Signore e signori del Distretto 10, che la Mietitura abbia inizio. Spero caldamente che il video sia stato di vostro gradimento. Ora, passiamo direttamente alla selezione della ragazza che vi rappresenterà a Capitol City.» la mia voce è ovattata e calda, non stridula e fastidiosa come quella delle altre donne della capitale. Io sono il fuoco. Perfino mentre quasi fluttuo, su tacchi di vetro che a prima vista sembrano invisibili, per recuperare il bigliettino col nome femminile.
«Salga sul palco... Wicka Artemisia Spellman!» non si muove una foglia. Possibile che nessuno risponda a questo nome?
« Wicka Artemisia Spellman! Coraggio Wicka, dove sei? Fatti vedere!» una ragazzina piuttosto bassa, minuta e dalla strana massa di capelli biondi addobbati con fermagli di dubbia provenienza si riscuote da chissà quali pensieri e si decide ad uscire dal gruppo delle ragazze. Ha l’aria imperturbabile, come se nulla di particolare stesse succedendo. Mi raggiunge e posso quindi notare il pallore del suo viso, il verde dei suoi occhi obliqui, le lentiggini sul suo naso non particolarmente dritto. Non si direbbe affatto, dal suo aspetto trasandato, ma c’è il fuoco anche in lei, posso percepirlo...
«Quanti anni hai, piccola?» le chiedo da copione.
«Quindici.» risponde educata e tanto calma da risultare inquietante.
«C’è qualcosa che vuoi dire al pubblico?» proseguo col mio tono professionale, forse un po’ falso, ma questo è il pane quotidiano del mio mestiere.
«Niente di particolare, solo... da quanto tempo ha quel terribile brufolo sul naso?»
«Che cosa...?» di quale brufolo sta parlando? Mi sono controllata prima di salire sul palco e la mia pelle era liscia e perfetta come sempre! Non è possibile... recupero uno specchietto dalla mia piccola borsetta rossa a sacco, da cui non mi separo mai e mi osservo. Agghiacciata noto che la piccola peste ha ragione: sul mio bel nasino, in un punto in cui il trucco infuocato è assente, spicca un enorme brufolo giallo che sembra sul punto di esplodere! Che schifo, devo concludere in fretta questa Mietitura e correre ad aggiustarmi... recupero il bigliettino maschile quasi correndo.
«Sì, sbrighiamoci, salga sul palco Alfred Foster Jones!» se credevo che questa giornata non potesse andare peggio di così, mi sbagliavo di grosso. Il ragazzo dai capelli color cioccolato e gli occhi azzurro cielo che mi viene incontro scocciato non sarebbe affatto brutto, se non fosse per l’ascia insanguinata che regge nella mano destra e per il volatile che gli sta appollaiato sulla spalla.
Come se non bastasse ancora, mentre la ragazza che sta al mio fianco borbotta una qualche parola che non capisco, un disgustoso ratto sbuca chissà da dove e inizia a zampettarmi fra i piedi. Angosciata da tutta la situazione mi lascio sfuggire un grido disperato e un istante dopo quel Jones fa atterrare la sua disgustosa ascia sanguinolenta a pochi centimetri dai miei piedi in un vano tentativo di affettare la bestia, che nel frattempo è fuggita giù per le scale ed è scomparsa.
«Volevo salvarla, signorina. Non si preoccupi, ora la bestiona è fuggita. Tutto merito della mia Guillotine che l’ha spaventata! Piacere, io sono Alfred, ma può chiamarmi Al... oppure Hero, i miei amici mi chiamano così. Oh e ho diciotto anni, sì.» l’unico elemento positivo che posso constatare in questo ragazzo è che con la sua parlantina mi ha liberata dal peso di intervistarlo. Possiamo andarcene, finalmente!
«Perfetto ragazzo, metti giù quell'arma e l’animale che tieni sulla spalla, stringetevi la mano e andiamocene di qui.»
«E’ un aquila, sa? Si chiama Liberty...» due pacificatori si avvicinano per recuperare ascia e bestia, per concludere i farneticamenti del ragazzo, ma l’animale non ha alcuna intenzione di separarsi dal suo compagno, tanto da beccare a sangue i poveri uomini.
«Di al tuo animale di lasciar stare i signori Pacificatori, Alfred. Subito!» dico irritata e esausta. Ad un suo cenno l’aquila spicca il volo e possiamo finalmente raggiungere il Palazzo di Giustizia.
 
***
«Che significato devo attribuire a questo teatrino?» uno Snow sempre più esasperato si rivolge ad un sogghignante Girolamo.
«Incompetenza dell’accompagnatrice, forse. E aggiungerei una buona dose di sfortuna nella selezione dei tributi, dal momento che in questo distretto non abbiamo attuato ritocchi di alcun tipo. Se mi permette, signor presidente, è stato un intermezzo simpatico. Spezzerà la tensione e divertirà il popolo della capitale.» non riesce proprio a trattenere la risata che gli solletica l’ugola e alla fine anche il presidente ne viene contagiato.
«Spero che sarà così. In fondo i due tributi mi sembrano pressoché innocui, non creeranno disagi all'interno del programma. Mi piacciono, lo ammetto.» il sorriso intacca l’espressione cupa del presidente e fra le risate si conclude la pausa. Il video sta nuovamente trasmettendo...
 
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LA FRETTA CONTRASTANTE E I SENTIMENTI OPPOSTI  – Distretto 11
Odio Capitol City. Odio Panem. Odio il presidente e i suoi tirapiedi. Odio il mio lavoro. Odio sapere che i ragazzi che sto per selezionare molto probabilmente moriranno entrambi.
Mi ripeto queste frasi nella testa, ogni mattina prima delle Mietiture, da ormai cinque anni. Sembrerò una bugiarda, una finta ribelle, dato il mio aspetto decisamente capitolino, ma è tutta una facciata per non venire uccisa o torturata. Ho un compagno che fa lo stilista e che si occupa del mio aspetto, perché se dipendesse da me andrei in giro vestita di stracci piuttosto che coprire la mia pelle d’ebano con creme colorate e impiastriccianti, abiti succinti e paillettati, guanti a rete e agghindamenti vari, né tantomeno mi riempirei i capelli di enormi ventagli e spray colorati. Sono disgustata da me stessa, ma per lavorare si fa anche questo...
«Salve a tutti, sono sempre io, Grimmel Faith Blend. Vi lascio nelle buone mani del vostro sindaco per il discorso di rito e per il video, a tra poco.» parlo sempre il meno possibile, senza esaltarmi come fanno solitamente i miei colleghi, ma devo stare attenta a quel che dico o rischio la pelle. Mi sembra sempre che tutta la routine delle Mietiture duri troppo: personalmente credo che tutto quel tirarla per le lunghe, la finta suspense, i sospiri prima di leggere il nome, siano tutte forme di tortura, per questo al termine del video taglio sempre corto.
«Coraggio ragazzi, facciamo una cosa veloce... estraiamo prima le ragazze.» tengo sempre le due bocce dei nomi vicine al microfono, così in un istante ho già pescato il bigliettino.
«Lilith Hughes.» leggo semplicemente il nome e attendo che la sua proprietaria si faccia avanti. E a farlo, quest’oggi, è una ragazza piuttosto bassa, magra, dai lunghi capelli ramati e con gli occhi azzurri, la cui espressione pare a metà fra il rassegnato e il compiaciuto. Non ho mai visto una tale espressione su qualcuno che si dirige verso morte quasi certa. E’ incredibile, davvero incredibile... come la reazione dei cittadini, che paiono tirare un sospiro di sollievo, come fossero un sol uomo. Ora però devo proseguire, avrò tempo in seguito per indagare sul carattere dei miei protetti.
«Qual è la tua età?» chiedo, solo perché devo farlo. Preferirei non conoscere l’età esatta dei bambini che mando a morire, così come preferirei non conoscere il loro nome, il loro aspetto...
«Ho quindici anni.» quindici. Decisamente troppo piccola. Anche se non si è mai abbastanza grandi per morire. Sento l’improvviso bisogno di accendermi una sigaretta!
«E ora il ragazzo.» estraggo il biglietto e leggo il nome dello sfortunato, Freud Picasso Neanderthal, il quale si fa avanti con andatura baldanzosa, salendo due gradini alla volta, mentre si passa una mano fra i capelli biondi già spettinati per conto loro, con un sorriso vagamente incrinato, da quella che suppongo sia paura, stampato sulle labbra. Quando mi raggiunge alza lo sguardo e incrocio i suoi occhi verde foresta, decisamente belli, degni del resto del viso, comunque: gli zigomi alti, la mandibola ben disegnata, il mento leggermente pronunciato, con una spolverata di barba bionda ad intaccare il pallore inusuale della sua pelle... non molto alto, forse, ma decisamente affascinante.
La reazione che il suo nome ha suscitato nei cittadini è decisamente opposta a quella della sua compagna di distretto: tutti paiono più che dispiaciuti, ma comunque nessuno è disposto ad offrirsi per salvarlo.
«Eccomi, sono Picasso e ho diciassette anni. Infiammerò i cuori della capitale e gelerò l’animo del presidente.» non sono sicura di aver capito bene la sua frase, so solo che alla parola “infiammerò” Lilith ha avuto come un tremito, dovuto a Dio solo sa cosa.
«Perfetto, stringetevi la mano e andiamo.»
Quando finalmente ci incamminiamo verso il Palazzo di Giustizia, posso fumarmi una sigaretta in santa pace. La recupero dalla borsetta, assieme all'accendino e quando lo faccio scattare la ragazza nuovamente ha una specie di brivido, che mi fa venire il dubbio che abbia qualche problema col fuoco...
«Che per caso me ne offrirebbe una?» mi chiede invece il ragazzo, guadagnandosi un’occhiataccia.
 
***
«Come vede, abbiamo la Piromane e l’Esiliato, finalmente.» esordisce Girolamo con tono allegro. Il presidente è ancora un po’ perplesso, ma i continui discorsi confortanti del suo cameriere lo stanno decisamente rassicurando.
«Conto sul fatto che daranno un discreto spettacolo, all'interno dei giochi.» dice quindi vedendo che Snow non proferisce parola.
«Lo spero davvero, amico mio, abbiamo decisamente bisogno di animare le folle annoiate di Capitol City... spero solo che non creeranno problemi, lo sai bene che il rischio c’è sempre.» risponde dunque Coriolanus, ancora poco convinto.
«Sappiamo bene entrambi come si tratta con i ribelli, dico bene mio signore?»
«Dici molto bene, Girolamo caro. Dici molto bene... ma per fortuna siamo giunti quasi alla fine, sono molto stanco.» la complicità fra i due è esorbitante, cosa che compiace molto entrambi. Feldman conosce già il significato di quelle parole, sa già cosa deve fare al termine delle Mietiture.
Lo schermo s’illumina per l’ultima volta a mostrare il distretto più povero di tutti...
 
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SOGNI SPEZZATI E ANIMI AFFINI – Distretto 12
Questo sarà l’ultimo anno in cui io, Jeanjaques Bill Foreman, accompagnerò i tributi agli Hunger Games. Non sembra, ma ho ormai una certa età e la pensione è finalmente vicina. Sono ben trent'anni che faccio l’accompagnatore, portando su e giù per vari distretti il mio look dark, fino ad approdare qui nel 12, a causa di una parola di troppo. Essere accompagnatori di questo distretto è un po’ la punizione che il presidente ama infliggere a chi non è impeccabile, ma non mi importa poi molto. Ammetto con orgoglio che, a discapito di ciò che si dice, gli ultimi tre anni sono stati i migliori, perché ho potuto sfogare tutto il mio sadismo su ragazzini veramente disagiati. Adoro il mio lavoro e so che mi dispiacerà andare in pensione...
So anche che non c’è nulla che posso fare per indorarmi la pillola, se non sfogarmi ancora di più quest’anno! Per questo faccio vedere per ben due volte il video che gli abitanti dei distretti odiano tanto, prima di dedicarmi al momento che preferisco: l’estrazione. Adoro le faccette preoccupate dei bambini, le espressioni terrorizzate degli sfortunati selezionati e il modo in cui tremano, pur cercando di sembrare forti per le telecamere... sono così adorabili!
«Carissimi, è il momento. Siete eccitati? Ma certo che lo siete! Questi sono gli Hunger Games, il miglior reality di tutti i tempi, ed è un onore farne parte...» so che loro detestano ogni sillaba che esce dalle mie labbra e la cosa mi compiace molto. Ma ancor di più mi eccita camminare con passi corti verso l’anfora che contiene i nomi femminili, vederli trattenere il fiato quando inserisco la mano nell'apertura e faccio scorrere le dita indecise fra i bigliettini, afferrare con deliberata lentezza uno di essi e tornare al microfono in tutta calma.
«Il Tributo femmina della trentasettesima edizione degli Hunger Games sarà...» e poi la suspense! Ah quella è la parte migliore di tutte in assoluto...
«Juliette Risked! Vieni avanti tesoro.» questa è bella! La ragazzina dai capelli biondi e gli occhi verdi che esce dalla massa, indossa quello che ha tutta l’aria di essere un abito da sposa. Interessante! La sua espressione è vagamente allarmata, come se pensasse al modo migliore per tenere nascosto qualcosa, ma la cosa più evidente è il mezzo mancamento che ha una volta giunta a metà strada, neanche si fosse accorta solo ora del vero problema. Eh sì, tesoro: il tuo matrimonio rasenta i record della capitale in quanto a brevità e tu stai camminando verso le fauci della belva! Come mi piace fare questi paragoni...
«Presentati cara...»
«Sono Julie, ho diciassette anni e... e non so davvero che altro dire.» il suo tono di voce è limpido e chiaro, certo non intaccato da timidezza, ma solo dal terrore. Lo percepisco nel suo viso pallido, da ragazzina benestante: non conosce di certo la fame, che è alla base dei giochi.
«Benissimo, allora passiamo al Tributo maschio.» accenno a compiere il consueto rito della passeggiata, ma una voce maschile mi blocca.
«Mi offro volontario!» un volontario eh? Maledetto lui, mi rovinerà i piani, già lo so...
«Vieni avanti, allora.» sì, non dovrei mostrarmi tanto irritato, non è professionale, ma che m’importa in fondo? Tanto l’anno prossimo sarò in pensione.
Il coraggioso volontario è un bel ragazzo decisamente alto, dalla pelle dorata, con i capelli castano-ramati e gli occhi di un curioso color ambra, davvero molto belli. Già, è pure bello porca miseria! Sale sul palco con l’aria di star facendo la cosa più normale del mondo, tenendo le mani in tasca e si sistema dietro al microfono tenendo lo sguardo fisso in un punto fra il pubblico. Dietro di se ha lasciato un silenzio innaturale, nessuno fiata.
«Sono Aleksander Grim, ho sedici anni e sono qui per fare del male.» comincio a rivalutare questo tizio: mi piace il suo modo di pensare, mi è affine. Potrei perfino contare su di lui per concludere col botto la mia carriera...
«Benissimo, allora stringetevi la mano e... andiamo a fare del male!»
 
***
Nel salone l’ambiente è finalmente un po’ più rilassato. La replica è finita e restano solo gli ultimi due Tributi da analizzare, dopo di che il presidente potrà concedersi un meritato riposo. C’è però un’ultima preoccupazione che lo attanaglia.
«Un altro volontario, Girolamo? Nel distretto che solitamente mi da più soddisfazioni, per giunta!»
«Avete ragione mio signore, ma guardate i lati positivi: il ragazzo sembra un concorrente promettente, è combattivo e sadico al punto giusto, ci darà delle soddisfazioni, ne sono certo; e la ragazza sembrerebbe la classica persona con una storia da raccontare, sicuramente contribuirà allo show e fornirà pane per i denti di Caesar...» continua a consolare il suo adorato presidente, Feldman, incurante di qualunque altra cosa, come se quel uomo fosse la sua unica ragione di vita...
«Sei stato fantastico Girolamo, davvero. Non ce l’avrei fatta ad affrontare tutto ciò senza di te! Non so davvero come ringraziarti...» il tono del quarantenne è sinceramente grato.
«Si figuri, signor presidente! E’ il mio lavoro, perché in fondo anche i presidenti hanno bisogno di essere confortati.»
«In questo caso, avresti voglia di fare un’ultima cosa per me?»
 
La camera da letto del presidente è una grande stanza quadrata, dominata da un mastodontico letto a baldacchino, in noce intarsiato. Le calde coperte di lana, finemente decorate in oro su fondo rosso, erano state scostate con cura, rendendo visibile uno spicchio di lenzuola di seta candida. Uno scaldino era stato posto in fondo al letto, all'altezza dei piedi del futuro occupante. Una tisana fumante, al mirtillo, stava posata sul comodino.
La cena di apertura era stata decisamente pesante, molte volte l’uomo era andato a vomitare le numerose portate, per far spazio alle successive e lo stomaco non era particolarmente d’accordo con questo stile di vita. Non era più un ragazzino, Coriolanus. Una sedia dallo schienale alto e dritto era posata accanto al letto e Girolamo vi stava seduto sopra, in attesa del suo presidente, con un libro posato sulle ginocchia.
«Tutto perfetto, come sempre, vedo.» alle parole di uno Snow già pronto, in tenuta da notte, il cameriere si alza e fa un breve inchino.
«Comodo, comodo. Quale lettura mi proponi, per questa sera?»
«Un classico intramontabile, mio signore. Harry Potter e il Calice di Fuoco. Il suo preferito della saga...» un sorriso a trentadue denti compare sul viso tirato del presidente. La giornata non avrebbe potuto concludersi in un modo migliore...
 
 


SPAZIO DELLA STRATEGA

Eccomi nuovamente qui, a concludere le Mietiture. Seguo anche io la routine, come i nostri amici accompagnatori e vi lascio un paio di avvisi. 
Anzitutto vi ringrazio di tutto per il seguito della storia, per i complimenti, per le risate che mi avete regalato con le recensioni e per la forza che mi date, anche su Facebook, mi sprona molto a continuare. Siete fantastici ^-^
Finita la parte romanticah passo alla parte in cui vi chiedo perdono per l'attesa, per gli errori che sicuramente ci saranno perché non ho voglia di rileggere a queste ore della notte, per le stupidaggini inserite (in primis Harry Potter) e per le licenze poetiche che mi sono presa su alcuni tributi. Spero davvero che tutti siano caratterizzati al meglio, secondo le schede (che ho letto davvero centinaia di volte, ma non si sa mai, qualcosa può sempre scappare).
Sarò felicissima se mi farete sapere che ne pensate, sia i possessori di tributi sia i lettori occasionali, che spero ci siano e che non siano annoiati dal meccanismo dell'interattiva...
Dico l'ultima cosa e poi vi lascio in pace, non so quando aggiornerò, perché è complicato seguire tutto e sto per iniziare a lavorare, per cui avrò pochissimo tempo. Spero di trovare presto il tempo di proseguire, ma in ogni caso non temete: l'interattiva non verrà abbandonata! Nel peggiore dei casi ci vorranno altri 8 mesi xD 
No beh... scherzo! Spero...
Ok, JD la Stratega vi amah!
A presto e... "possa la fortuna sempre essere a vostro favore" anche se non è questione di fortuna, è solo questione di tempo ^^
   
 
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