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Autore: Minina    19/03/2014    2 recensioni
[Prima Guerra Mondiale].
Eccoli là, verso il fronte. 
Ma come possono ragazzi di soli vent'anni andare incontro alla morte, costretti da una società che la parola "vigliacco" la tiene sempre in mano? 
Ma ormai Sebastian è là, fucile alla mano e avversione nel cuore, in un luogo che non gli appartiene, che non appartiene a nessuno di loro, nemmeno a quel caro ragazzo amico -e forse anche di più- che sin dal primo momento gli è stato da pilastro, mano alla quale aggrapparsi quando la terra, umida e fredda, t'inghiotte la vita.
Capitolo III (in arrivo).
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
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ICH WEIβ NICHT.

 

Capitolo I.

 

Eccoli la, verso il fronte.

Sebastian voltò il capo, gettando lo sguardo verso quell'accozzaglia di ragazzi che per chissà quanto tempo sarebbero stati gli unici pilastri, gli unici amici. Ma chissà poi, in realtà,di quanti di loro si sarebbe potuto fidare, là in battaglia.

 

Non erano la prima formazione ad andare al fronte; loro erano reclute, semplici reclute pronte a raggiungere quel che rimaneva della bucherellata fanteria rimasta nelle trincee, dove la morte di striscia e ti dorme accanto. Aveva sentito dire che l'ultimo attacco era andato peggio del previsto, con un alto numero di perdite, più di quelle che gli ufficiali si aspettavano. Aspettavano. Come puoi aspettarti la morte di un giovane di appena vent'anni?

Sebastian sapeva che tutto quello a cui stava andando incontro non era altro che un'enorme bugia, un'enorme buco nero che ti inghiottiva e non ti risputava più. Di fatto, molti, troppi, non li aveva risputati. Ma la patria è tutto, il dovere è tutto; così si trovò costretto ad arruolarsi, abbandonando cultura, famiglia, amori e vita, tutto per colpa di una propaganda inculcata a suon di martellare nelle menti più giovani da coloro che ora se ne stavano tranquilli a casa, bicchiere di vino in mano anziché un fucile. Professori, genitori, autorità, società che soggiogava la gioventù con la parola “vigliacco” in mano. Nessuno riuscì a tirarsi indietro.

 

Ed ora eccoli la, verso il fronte, verso la morte.

 

Sebastian, seduto come riusciva sul camion, fissava attorno a sé gli sguardi vuoti dei compagni, pieni di paure e ansie, pieni di rammarico e pentimento. Ma vi erano anche occhi pieni di vitalità, dinamismo, pronti al fervore della battaglia; occhi di ragazzi che non vedevano l'ora di afferrare il fucine e lanciarsi all'attacco. Probabilmente, loro, sarebbero stati i primi a soccombere.

 

A ridosso di un sentiero il camion si fermò, mentre una voce austera ordinò alle reclute di scendere e tenersi il fucile alla mano; da quel momento avrebbero proseguito a piedi.

In lontananza si sentivano già occasionali suoni ovattati, derivanti da colpi d'arma da fuoco o granate, ma nessun urlo. Non si stava ancora giocando la battaglia.

 

Il gruppo iniziò a marciare dentro il bosco, oltrepassando rami spezzati e alberi caduti, passo dopo passo in un terreno umido ed intervallato da qualche buca.

Non ci volle molto prima dell'arrivo.

 

Davanti a questa discreta massa di giovincelli se ne stavano, pacati e sorridenti, soldati semplici e sottufficiali un po' di qua e un po' di la, dietro la linea della trincea: c'era chi fumava -cioè praticamente tutti- chi giocava a carte, chi addirittura tentava di mettere sotto i denti un po' di lardo.

 

Per fortuna che non erano in prima linea.

 

Metà delle reclute venne deviata alle baracche, mentre l'altra metà -ossia una decina- fu costretta a restare.

Sebastian appoggiò il fucile a terra e si sedette sul terreno reso morbido dall'umidità, guardandosi intorno, cercando di capire, di rendersi conto del posto in cui era finito. Era tutto reale.

A Berlino aveva una famiglia, una bella ragazza d'amare, persino un cane e tre gatti. E ora? Ciò che gli rimaneva non era che il fucile, stivali, gavetta, forchetta a molla, coltello da tasca, una decina di sigarette e del tabacco sfuso. E nemmeno fumava.

 

Fece in tempo ad ambientarsi quel che bastava per capire da che parte soffiava la leggera brezza, che spari e sibili iniziarono a squarciare l'aria.

Spaventata la recluta si buttò a terra, così come fece la maggior parte degli altri soldati, che impugnati i fucili si avvicinarono alla linea iniziando a rispondere al fuoco. Accanto a lui aveva preso posto un ragazzo dall'aria sicuramente più esperta di lui, che senza timore rispondeva ai colpi d'arma mandati dal fronte avversario.

Sebastian non riusciva a muoversi, era spaventato, terrorizzato da quei suoni e da quei colpi. Pietrificato. Senza rendersene conto abbassò il volto alla fredda terra, non curante del fango che si impigliava tra i capelli e della perdita dell'elmetto. Non bisogno mai, mai lasciare che l'elmetto non sia posizionato in testa lungo la linea; quel pezzo di metallo potrebbe sempre salvarti la vita. Ma con le braccia attorno alla testa e un ghigno di panico in volto, penso che chiunque non avrebbe prestato molta attenzione alla mancanza dei un elmetto saldo in testa.

Il ragazzo accanto a Sebastian, di certo poco più grande di lui, in un momento raccolse l'affare e lo posizionò sul sedere della recluta, unico punto esposto e a rischio.

Non ostante le natiche non fossero l'esatta collocazione di tale strumento di guerra, una pallottola sul sedere certo creava fastidiosi problemi: ti mandava all'ospedale dove per mesi saresti dovuto vivere a pancia in giù, e ti assicurava un leggiadro zoppicare per il resto della tua esistenza. Meglio evitare.

 

Dopo interminabili minuti di miagolii di proiettili e ovattati tonfi d'artiglieria, il fuoco cessò; e come questo cessò, Sebastian iniziò a sollevare timidamente il capo, grato per la mancanza di lesioni, ma pervaso da un profondo senso di vergogna per l'atteggiamento mostrato. Perchè diavolo non aveva imbracciato il fucile e contribuito? Come gli era stato insegnato nel lungo e duro addestramento in caserma! Sospirò. Era certo che non avrebbe fatto faville al primo scontro ma, diamine, addirittura nascondersi a quel modo come un bambino, col battito fin troppo accelerato e il terrore in volto. Sperava almeno di non essersi messo pure a tremare.

 

Riacquistata la lucidità si rese conto della mancanza dell'elmetto in capo. Iniziò a tastarsi il corpo e il terreno affianco a lui alla ricerca ossessiva dell'oggetto, finché un risolino non gli solleticò le orecchie.

 

“è dietro di te recluta. SUL didietro di te”.

 

Il ragazzo lo guardava con la tenerezza con cui un uomo guarda il proprio cane che non riesce a trovare il pezzo di carne che se ne sta sulla sua testa, decorato di un ghigno divertito in volto, appoggiato con un gomito all'umido terreno.

Sebastian capì, si voltò e afferrò velocemente l'elmetto posizionandolo dove doveva stare, rosso di vergogna, muto.

 

“Sta tranquillo” rise il giovane “capita a tutte le reclute sane di mente, ti ci abituerai; vedrai che già al prossimo attacco starai difendendo la linea. E poi, ragazzo, non ti è andata poi così male! Tre reclute come te ho conosciuto, e tutte e tre se la sono fatta addosso, letteralmente. Tu almeno, hai ancora le mutande pulite”.

Sebastian non sapeva se prendere quelle parole come un complimento o come uno scherno; ma prese fiato: “perchè ci hanno attaccato?”

“Bhe, devono pur mantenerci in allenamento. No?” rise, alzandosi da terra e raggiungendo un gruppetto di altri tre ragazzi più in fondo.

Sebastian, invece, si limitò a sedersi e a ricomporsi, iniziando a tirare grossi respiri.

Si guardò nuovamente attorno, quattro dei suoi compagni del camion si erano diretti dietro degli alberi camminando goffamente. Oh, loro non si erano salvati da quella vergogna.

Sospirò, volse gli occhi al cielo.

 

Era al fronte, era tutto reale e doveva darsi forza.

 


 

ANGOLO AUTRICE:

 

Ommioddio prima originale storica che scrivo, ma che gioia.

Dopo aver passato gli ultimi mesi a leggere eeeeehm...5...6? Libri sulla guerra, e dopo aver letto qualche originale qui su EFP ho deciso di mettermi in gioco anche io.

Spero di aver fatto bene. Che dite??

Spero che come primo capitolo vi piaccia, non succede nulla di che ma, suvvia, è il primo capitolo!

Vi sarei grata se qualcuno lasciasse qualche recensioncina, così da vedere se vale la pena andare avanti oppure abbandonare.

Grazie a chi leggerà! Ciao a tutti.

   
 
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