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Autore: Reiko87    19/03/2014    2 recensioni
Pre - season 6
(dal primo capitolo)
"-Tu la ami?-
Non si sarebbe mai aspettato una domanda così diretta. Il suo corpo s’irrigidì improvvisamente. Come le saltava in mente di chiedergli una cosa del genere?"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto scusatemi per il titolo… lo so è orrendo. È più forte di me, nel decidere i titoli sono proprio negata.
Ho iniziato a scrivere questa storia un po’ di tempo fa, poi è rimasta nel dimenticatoio e oggi è saltata fuori dai file del PC. È precedente alla sesta stagione, per cui c’è ancora la presenza di John il Rosso. Di solito prima di iniziare a postare una long la finisco, ma in questo caso non è così perché ho pronti solo un paio di capitoli, e quindi mi metterò alla prova dandomi delle scadenze per aggiornare regolarmente… la parte difficile sarà il finale… ancora non ho idea di come finirà J
Ok… Vi ho rubato anche troppo tempo. Buona lettura… e come sempre fatemi sapere cosa ne pensate con le vostre recensioni, è molto importante per me.
Baci e a presto







(POV Jane)
 
Patrick era seduto sulla brandina della soffitta che aveva preso le sembianze di casa sua, con tutti i file riguardanti John riuniti intorno a lui, sparsi in ordine cronologico ai suoi piedi. Stava lì da diverse ore con le mani a reggergli la testa guardando incessantemente quei fogli cercando di cogliere anche un solo particolare che fino a quel momento gli era sfuggito, sperando che un’illuminazione potesse rivelargli l’identità della sua nemesi. Ma in fondo era un mentalista, non un mago! John il Rosso era furbo almeno quanto lui e non aveva mai commesso errori… in quel momento gli sembrò terribilmente difficile poter pensare anche solo lontanamente di catturarlo. Trasse un profondo sospiro e alzò per la prima volta gli occhi da quelle carte che non gli stavano dicendo nulla d'importante. Chiuse il quadernetto degli appunti e appoggiò la schiena al muro dove era accostato il suo letto arrangiato. Voltò lo sguardo verso la vetrata della soffitta: stava ancora piovendo. Il cielo era grigio ed erano diversi giorni che non smetteva di piovere; gli sembrò quasi come se il tempo volesse rispecchiare il suo stato d’animo. Si sentì abbattuto: erano stati ancora vicini a prenderlo, davvero vicini, ma era scappato di nuovo, come ogni volta.
I suoi pensieri cambiarono improvvisamente direzione: “Non mi rivolge la parola da giorni, questa volta è davvero arrabbiata… Ma non può capire quello che provo”. In quei giorni i rapporti tra lui e il suo capo si erano decisamente raffreddati e non era l’unico ad essersene reso conto, addirittura Rigsby gli aveva chiesto se andava tutto bene tra loro.
 
-Le passerà- gli aveva risposto lui.
 
Sì, le sarebbe passato e l’avrebbe perdonato come ogni volta. È vero, le aveva nascosto ancora una volta importanti sviluppi sul caso John, ma lo faceva per non metterla in pericolo, per non mettere in pericolo tutta la squadra, in fondo John era soltanto suo.
Tornò alla realtà quando sentì bussare leggermente alla pesante porta di ferro del suo rifugio. Un sorriso gli toccò le labbra al pensiero che, come aveva immaginato, Lisbon fosse andata lì per parlare con lui e sistemare le cose.
 
-Avanti-
 
-Ciao Jane, ti disturbo? Posso parlarti un secondo?-
 
Il sorriso scomparve dal volto del consulente quando vide una figura ben diversa da quella che immaginava varcare la soglia della stanza.
 
-Hey Grace, scusa pensavo fosse… Non importa. Non disturbi affatto, dimmi.- E così dicendo raccolse i file alla rinfusa lanciandoli sulla scrivania. –Vuoi sederti?-
 
-No grazie, posso trattenermi solo pochi istanti, poi devo tornare a lavoro-
 
Seguì un attimo di silenzio in cui Van Pelt si guardò imbarazzata la punta dei piedi. Jane per tutta risposta la guardò intensamente per capire cosa stesse succedendo. Stranamente non riuscì a capire il motivo di quella visita. Era imbarazzo misto a preoccupazione quello che leggeva sul volto della collega?
Poi l’agente rossa iniziò a parlare.
 
-Senti Jane, so che non sono affari che mi riguardano, ma sono preoccupata per te. Ogni giorno che passa ti isoli sempre di più e non fai altro che stare rinchiuso in questa specie di tana che ti sei costruito a recriminare sui tuoi errori e a fissare quei fogli come se ti dovessero parlare da un momento all’altro.- concluse puntando il dito sui file abbandonati sul tavolo.
 
-Piccola Grace, sei davvero molto dolce e ti ringrazio di essere qui, ma non devi preoccuparti per me. Sto bene, davvero.- disse Jane sfoderando uno dei suoi famosi sorrisi… tanto bello quanto falso.
 
Van Pelt sospirò e tornò a parlare.
 
-Sì lo so, è quello che ripeti ogni volta. Senti Patrick io sarò anche la più giovane, ma non sono nata ieri, certe cose le capisco e non bisogna essere un sensitivo per arrivarci.-
 
-I sensitivi…-
 
-…Non esistono. Ok, ma non ero venuta solo per questo-
 
-Ti ascolto- disse il mentalista con un sorriso dolce.
 
-Che mi dici di Lisbon?-
 
-Lisbon? Non saprei, cosa dovrei dirti- il suo sorriso scomparve, per lasciar spazio ad un velo di tristezza: ecco dove voleva arrivare, avrebbe dovuto capirlo.
 
-Non far finta di non aver capito, offendi la mia intelligenza, e poi ti si legge in faccia: nonostante tu sia il migliore nel mentire, non riesci a mascherare quel velo di tristezza che provi da quando non ti rivolge la parola.-
 
-Non è vero che non mi rivolge la parola!-
 
-Non è parlare dirsi buon giorno al mattino!-
 
-Ok ok, mi arrendo. Davvero, non devi preoccuparti. Lisbon è fatta così, ma poi le passerà e tornerà tutto come prima. Alla fine mi perdona sempre- aveva detto allargando di nuovo le labbra in un sorriso furbetto.
 
-Sì di solito è così, ma questa volta è davvero furiosa…- abbassa leggermente gli occhi arrossendo un po’ –è molto ferita dal tuo comportamento. Lei tiene molto a te, si vede… non dirmi che non te ne sei accorto perché non ci credo.-
 
Patrick sembrò un po’ sorpreso, ma si riprese subito.
 
-Beh, ecco… Senti Grace, con il dovuto rispetto, non mi va di parlare di questo- e si girò verso la vetrata dandole le spalle.
 
Non poteva permettersi di lasciar trasparire i suoi sentimenti così chiaramente.
 
-Jane, lei è mia amica, oltre ad essere il mio capo e non mi va di vederla soffrire… soprattutto non mi va di vederla soffrire per te.-
 
Non rispose, sperando che il suo comportamento facesse decidere la sua collega ad andar via; ma lei non si mosse, anzi riprese a parlare.
 
-Tu la ami?-
 
Non si sarebbe mai aspettato una domanda così diretta. Il suo corpo s’irrigidì improvvisamente. Come le saltava in mente di chiedergli una cosa del genere?
 
-Ma sei impazzita? Come ti salta in mente? Io tengo molto a Lisbon, ma amarla… l’amore è un’altra cosa- disse voltandosi di scatto.
 
-Certo, quindi non è amore quando ti preoccupi per una persona, quando il tuo primo pensiero è sempre lei, per sapere se sta bene, se ha bisogno di te; non è amore quando litighi con lei solo per vedere quell’espressione imbronciata, e quando cerchi di farla ridere, perché il suo sorriso ti scalda il cuore; non è amore cercare di proteggerla a tutti i costi, rischiando la tua vita pur di tenerla al sicuro? Non è amore questo?-
 
Rimasero entrambi in silenzio occhi negli occhi. Poi per la prima volta Jane li abbassò non sapendo cosa dire.
 
-Senti Patrick, non volevo essere così diretta, ma qualcuno te lo doveva dire. Avrai sicuramente le tue ragioni per comportarti come fai, ed io non sono qui per giudicarti. Ma Patrick, lascia che ti dia un consiglio, per quanto può valere: lei ti ama, credimi, una donna certe cose le capisce, ma così facendo la stai allontanando e rischi di perderla, forse per sempre… non vale la pena lasciarsi sfuggire le cose belle della vita solo per paura… Ed io ne so qualcosa- disse infine con un sorriso amareggiato –Ora devo proprio tornare a lavoro- e fece per aprire la pesante porta di ferro per scendere al piano inferiore e lasciarlo alle sue riflessioni.
 
La voce bassa del consulente la bloccò un attimo ancora.
 
-Grazie piccola Grace- disse salutandola con un lieve cenno della testa e lasciando intravedere un sorriso dolce, questa volta vero.
 
Van Pelt sorrise di rimando e scomparve dietro la porta.
Patrick rimase qualche secondo ad ascoltare i suoi passi che si allontanavano, poi si voltò di nuovo verso la vetrata. La sua mente era affollata da mille pensieri… non si sarebbe mai aspettato di affrontare una donna così decisa e diretta. Ma forse aveva ragione, almeno su qualche punto, le concesse. Un grosso sorriso sornione comparve sul suo volto e si diresse giù per le scale fino al bullpen. Passò davanti alle scrivanie dei suoi colleghi in direzione dell’ufficio del suo capo e vide ancora Grace sorridere cercando di nascondere il viso dietro i lunghi capelli rossi, mentre Cho e Rigsby lo guardavano interessati… sarebbe stato divertente scommettere su come sarebbe andata a finire.

 

  
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