Cinna

Dicono che questo sarà il mio anno. Sarò lo stilista di una coppia di tributi. Dovrei essere felice, ma non lo sono. Girano delle voci. Si dice che questi non siano solo giochi, ma delle condanne a morte, ed io inizio a pensarla così, ma una volta convocati per certi lavori, non ci si può tirare indietro. Decido comunque di vedere la cerimonia d’apertura, devo pur cominciare a vedere su cosa posso lavorare e poi non potrei comunque guardare qualcosa di diverso in tv. Solite interviste a Seneca, solito tutto, non ho proprio idee eppure dovevo farmi notare quest’anno. Si parte dal distretto più ambito dagli stilisti, il distretto uno, si producono gioielli quindi li puoi agghindare in tantissimi modi, peccato che i ragazzi siano presuntuosi e mi ispirino nulla se non disprezzo, meglio così tanto non me li avrebbero comunque assegnati data la mia poca esperienza. Distretto due, hanno lo sguardo di due assassini meglio lasciar perdere e poi sono ambiti anche loro. I ragazzi del tre nemmeno mi soddisfano troppo “freddi” non vedo sentimenti nei loro occhi, forse è perché sono troppo abituati a vivere tra le macchine. Distretto quattro l’ultimo tra quelli ambiti, come sempre due volontari, ma nessuna ispirazione, non posso mica vestirli da pesci. Ora iniziano i distretti deboli, quelli con pochi vincitori, quelli che nessuno stilista vuole, dovrei osservarli con attenzione, probabilmente vestirò qualcuno di loro. Nulla siamo arrivati al distretto dieci ed io ancora non riesco a trovare l’ispirazione che cerco, troppo anonimi, troppo tristi, talmente rassegnati che alcuni sembrano quasi vuoti, li capisco in un certo senso, forse è vero che li mandano solo a morire, non hanno speranze nessuno scommetterebbe su di loro, sinceramente non lo farei nemmeno io. Arriva il distretto undici, uno dei più poveri, è estratta una dodicenne credo che si chiami Rue, beh forse posso fare qualcosa, potrei vestirla da fatina magari con un paio d’ali e tutta circondata di fiori, frutti e foglie per ricordare il suo distretto, chiaramente senza trasformarla in uno di quei banali alberi che si vedono dal distretto sette quasi ogni anno. È estratto il ragazzo è enorme, l’idea della fatina può anche andarsi a benedire. Rimane solo il dodici e ormai ho perduto ogni speranza, aspetterò semplicemente la chiamata di Seneca domani che mi dirà il distretto a cui sarò assegnato, confezionerò qualche costume banale e farò qualche sorriso quando i miei ragazzi saranno intervistati. Decido comunque di guardare anche quest’ultima mietitura per una sorta di rispetto verso questo distretto, dopotutto li ho osservati tutti perché discriminare proprio questi ragazzi? È estratta una dodicenne, per un attimo mi viene da sorridere, peccato che il costume da fatina non vada bene per il distretto del carbone, o forse sì si dice che dal carbone possono venir fuori delle perle, ma non sono convinto della veridicità della cosa, forse dovrei fare delle ricerche. I miei pensieri sono interrotti da una frase “mi offro volontaria” ed è lì che vedo il fuoco, il fuoco della vita che brucia e non si arrende, il fuoco di chi non si piegherà a un mondo che non gli piace, il fuoco che arde tra gli occhi grigi, il fuoco di chi farebbe di tutto per salvare la propria sorella. Anche il ragazzo è scelto all’inizio sembra uno dei tanti ma alla stretta di mano c’è una scintilla anche in lui, è diversa, è ricca di rispetto verso quella coraggiosa ragazza. Ho deciso li voglio. Prendo il telefono e chiamo Seneca.
-Vorrei indicare una preferenza- gli dico- vorrei essere assegnato al distretto dodici.-
È ora di far uscire fuori queste famose perle.