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Autore: KIAsia    19/03/2014    0 recensioni
STORIA INCOMPLETA.
Ciao caro Ignaro che sta leggendo,
So che può sembrarti strano che una strega racconti una storia proprio a te, ma è così. Una storia di amore, di magia e di altro ancora.. sta a te scoprire di cosa però. Ovviamente non ti svelerò tutto il mio mondo su due piedi, dovrai essere paziente e pronto a sorbirti i due protagonisti innamorati e i loro amici per poter venir a capo di ogni particolare.
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FanFiction Klaine ambientata in un contesto fantasy (come si era capito) che col tempo verrà svelato, non ci saranno solo loro, ma anche xxx che è fondamentale non dirvelo adesso. E' ambientata nei tempi nostri. Kurt trova un peluche per strada e decide di riportarlo alla propria casa, imbattendosi in ragnatele, polvere e un proprietario basso con gli occhi color nocciola: Blaine Devon Anderson.
Ma cosa avrà da nascondere quella casa, o sarà la casa stessa a dover essere nascosta? Chi sarà a ridacchiare alle disavventure di Kurt o a parlare con Blaine?
Genere: Fantasy, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Nome Capitolo: Gravità.

Ship: Klaine.

Rating: Arancione/Rosso.

N° Parole: 5322.

 

Ciaaao gente! Ed eccoci al quinto capitolo di questa long.

Volevo ringraziare Klara (scrittrice di EFP originale che non vede l'ora che voi corriate a leggere anche le sue FanFiction!) che è sempre disposta ad assecondarmi e ad aiutarmi durante l'ora di italiano! ahaah ♥

 

Ed è così che la strega continuò a narrare:

Kurt grugnì e mosse il braccio per spegnere il suono odioso della sua sveglia. Richiuse gli occhi solo per un secondo e si permise di riaddormentarsi visto che tra qualche minuto ne sarebbe squillata un altra. Ed infatti non ebbe nemmeno il tempo di tornare a sognare che l'ennesimo “driinn” non lo fece saltare dallo spavento.

Si passò una mano arresa sulla faccia e si alzò posando i piedi nudi sul gelido pavimento della stanza che ormai sembrava sempre più sua: c'era qualche vestito lasciato sopra una sedia, una foto della sua famiglia sul comodino ed un computer portatile sopra la scrivania in legno circondato da foglietti, schizzi e altro ancora scritti dalla calligrafia indubbiamente di Kurt.

Prima di trovare le ciabatte lanciate chissà dove la sera prima dovette fare qualche passo che lo fece svegliare immediatamente da quanto freddo gli fece.

Corse in bagno per lavarsi e vestirsi mentre pensava che ormai era diventata una strana routine il suo vivere in quella casa e andare nei week-ends a trovare suo padre e la sua matrigna a Lima, sapeva che non era bello da pensare, ma stava bene lì con Blaine. Si sentiva a casa più lì che da Burt da un po' di tempo e non si sapeva spiegare il perché, o meglio non voleva.

Aveva la bocca cosparsa di dentifricio e lo spazzolino tra i denti quando il suo cellulare riprodusse “Defying Gravity” cantata da lui e Rachel informandolo di una chiamata in arrivo. Quindi veloce si sciacquò la bocca e corse a rispondere non guardando il numero per la troppa paura di perdere la chiamata.

«Pronto, Kurt Hummel.»

-«Ehy Figliolo!»

«Papà!». Non si aspettava di ricevere quella telefonata, solitamente era lui a chiamare quasi ogni sera almeno che non fosse esageratamente stanco o sconvolto da qualche strano episodio per sopportare un interrogatorio. «Come stai? Tutto bene?». Non voleva pensare subito male, ma da quanto aveva avuto quel problema al cuore durante il suo secondo anno di superiori era sempre in allerta, pronto a ricevere una cattiva notizia. Non so dirvi se fosse autodifesa o tremenda paura di non sapersi proteggersi.

-«Sì sì, tutto bene.. e te?» L'uomo sorrise dall'altra parte del telefono. Gli faceva sempre scaldare il cuore quando suo figlio faceva così perché in quell'istante più che in molti gli dimostrava quanto davvero ci tenesse.

«Tutto alla grande.. La polvere sta diminuendo da far paura e ormai mi manca solo la biblioteca e la stanza di Blaine!» Kurt era davvero soddisfatto di tutto quello che aveva fatto durante quel mese in cui era stato a casa di Blaine ed il tempo sembrava essere passato troppo velocemente, ma allo stesso tempo sembrava che fosse lì da molto più di un mese, possibile?

-«Ci vieni a trovare a fine settimana?» la nota era decisamente speranzosa.

«Certo, quando mai ho saltato, mh?».

-«Mai. Allora, come va col proprietario? Non ci parli mai molto di lui.».

E questo il ragazzo lo sapeva e aveva anche un motivo valido per non farlo, perché ogni volta che sentiva il suo nome o pensava a qualcosa che gli riguardasse, cosa che capitava pure troppo spesso, un sorriso da beoti gli si stampava in faccia e i suoi occhi si alzavano al cielo nemmeno avesse visto un asino che volava. Kurt non era ancora pronto a chiamarlo “amore” come invece andava già fatto, ripeteva a se stesso che si conoscevano da troppo poco e si stava sbagliando.

Certo, come no.

Ma ogni volta la sua vocina interiore gli ricordava di quei fantomatici “colpi di fulmine” che venivano rammentati in ogni romanzo che si rispetti e ogni sua teoria andava in fumo.

«B-eh, non è che ci sia molto da dire!».

Cretino, ci convivi da un mese.. qualcosa da dire ci sarà!

-«Ma Kurt, è antipatico?».

Una risata sincera gli scappò dalle labbra e si passò una mano tra i capelli nervoso. «No, è simpaticissimo, davvero! E' molto solare, ma riservato..»

Perfetto, ecco come è .

Ed è gay, Kurt?» uno sbuffò arrivò all'orecchio del castano che spalancò la bocca sconvolto.

«M-ma.. ma che domande sono queste, pà!?» lo brontolò sedendosi sul letto ed accavallando le gambe. Ringraziava il fatto che suo padre non fosse lì a vederlo in pigiama, rosso come un peperone che si osservava attento i piedi per non perdersi nemmeno un particolare. Si sentiva come un quindicenne alle prese con sua cotta.

-«Ti piace ed è gay, vero?» imprecò piano allontanando la cornetta per non farsi sentire.

«N-non è vero!» borbottò piano arrossando con tutto se stesso. «comunque non è.. cioè .. no.».

Burt rise forte e scrollò le spalle scuotendo la testa, era davvero rassegnato. «E tu.. gli piaci?».

«no.» sospirò il castano triste, si ricordava di come si fosse allontanato più volte Blaine da lui quando stavano per baciarsi, ricordava di come fosse dovuto scappare e di come, a volte, lo trattava male senza un vero motivo.

Lo so, caro lettore, lo so.. è cieco, ma lascialo stare dai..

-«Oh.. mi dispiace figliolo, magari..» Burt non aveva mai visto Blaine, quindi non poteva aver notato come gli occhi si illuminavano in presenza del castano o di come sorridesse quando l'altro non poteva vederlo, altrimenti non gli avrebbe creduto così facilmente. O forse sì, dopotutto Il lupo non caca agnelli* .

«Niente magari. Ma non importa, davvero! Mi passerà..» vacillò, ma suo padre lasciò correre. Parlarono di come andasse bene l'officina, di quanto sporchi erano gli angoli di quella casa e che Kurt aveva davvero comprato caramelle e dolciumi.

Suo padre scherzò con un «allora è vero amore questo!». Lui lo diceva così per ridere e difatti entrambi scoppiarono in una risatina, ma a Kurt fece un tuffo il cuore come ad avvisarlo che sì, era la realtà.

E ricorda umano lettore: il cuore ha sempre ragione!

Quando la chiamata terminò, il castano aveva un sincero sorriso stampato sul volto e canticchiava allegramente scendendo le scale due a due. Dopotutto suo padre gli aveva sempre fatto quell'affetto, anche quando sua madre era morta e gli aveva afferrato la mano, anche quando Finn lo aveva offeso per la camera ridecorata (ed anche giustamente se mi permettete: lì non ci avrei dormito nemmeno io!) o ancora quando Dave lo aveva attaccato. Suo padre era tutto per lui.

Afferrò scopa e cestino della spazzatura ed entrò nello sgabuzzino, si tirò su le maniche e sbuffò pronto a mettersi all'opera. Era già stato lì dentro, trovandosi immerso in scatoloni e scope di ogni genere.
Era curioso il fatto che ogni scatolone posato uno sopra l'altro avesse come etichetta di riconoscimento un numero, ma non c'era i classici primi dieci numeri, erano tutti a quattro cifre scritte in una calligrafia veloce e sempre uguale, Kurt supponeva fosse quella di Blaine. Assottigliò gli occhi per individuare il numero più basso che ci fosse, dopo un paio di minuti pensò di averlo trovato e coincideva con il numero 1593 ed era in fondo al ripostiglio sotto tutti gli altri scatoloni.

Decise di cominciare dalla fila più vicina alla porta partendo dal basso spaventato dall'idea che sarebbe dovuto arrivare davvero in alto. Spolverò ogni scatolone, tossì un bel po' di volte a causa di tutta quella polvere che gli ricopriva ed era solo l'inizio.

Tra gli angoli o in ogni spazio libero immaginabile un'immensità di ragni di ogni dimensione avevano tessuto le loro ragnatele, Kurt dovette urlare per poi tapparsi la bocca un'innumerevole quantità di volte e, dopo una dozzina di scatole, si sentì come Hitler verso gli ebrei, solo che lui sterminava quei ragnetti.
Ad un certo punto poteva anche vedere gli occhi a cucciolo bastonato dell'ennesimo animalino indifeso, gli fece quasi pena, e ho detto quasi infatti lo schiaccio un millisecondo dopo.

Passò davvero tanto tempo prima che arrivasse all'ultima fila del primo scaffale e aveva dovuto prendere una sedia dalla cucina salendoci sopra per poterci arrivare, anche se comunque doveva stare sulle punte. Sentiva un atroce dolore al braccio che era stato per troppo tempo steso verso l'alto e sbuffò portandolo vicino a sé massaggiando piano il muscolo e chiudendo per un attimo gli occhi stanchi. Batté l'alca destra contro il muro e riaprì immediatamente le palpebre.

Ho perso l'equilibrio in un battito di ciglia? Strano..

Si tirò in piedi passandosi una mano dolente, corrugò subito le sopracciglia socchiudendo gli occhi perché non capiva come fosse possibile che, se avesse fatto un solo passo, sarebbe finito sopra il vetro della finestra coi piedi.

Ma... io.. sto camminando sul muro!?

Si inginocchiò contro la parete e si affacciò alla finestra sul pavimento, la cosa che vide gli fece emettere un urlo alto: il marciapiede era verticale alla sua visuale e la casa dall'altra parte della strada aveva la porta troppo larga e poco lunga a due metri da terra.

Inoltre l'albero si alzava verso sinistra, non verso l'alto!, e le sue radici erano a destra, come se fosse cresciuto orizzontalmente. Fu troppo quando una macchina arrivò dall'alto, dove doveva essere il cielo, fino a scomparire dalla parte del vetro della la finestra, cioè sotto terra.

No, no e no.. sto sognando! E' come se fosse tutto messo al rovescio e questo non ha senso!

Quando si tirò su in piedi vide gli scatoloni posati in orizzontale invece che in verticale e c'erano molte meno file e fin troppe scatole una sopra l'altra. Si domandò per un secondo come fosse possibile che fossero posizionate con il lato più corto come base, mentre prima avevano la parte più lunga, ma subito si tolse il quesito dalla mente perché sapeva benissimo che non lo avrebbe risolto in quanto impossibile.

Se avesse girato la testa di 90° gradi però notava che la sua visuale sarebbe tornata normale, ma ignorò anche quel particolare perché lo avrebbe sconvolto ancora di più.

Fece un paio di passi in avanti e sfiorò lo scatolone numero 1645 dolcemente finché non emise un gemito andando a toccarsi il braccio che aveva appena battuto contro il lampadario che, a suon di logica, sarebbe dovuta essere sul soffitto ed invece gli colpiva la spalla puntando la sua luce verso il muro dietro di lui mentre il tubo saliva dai suoi piedi fino alla sua spalla facendo partire la lampada di metallo.

Tutto questo era assurdo, urlò con tutte le sue forze e si coprì svelto gli occhi accovacciandosi a terra piegando le ginocchia vicino al suo busto.

Sentì la solita risata che lo scherniva per tutta la stanza, come se stesse rimbombando su ogni muro e, non seppe come mai, quando riaprì gli occhi la visuale era tornata al suo posto, sospirò di sollievo alzandosi piano.

Mi sono immaginato tutto.. magari mi gira un po' la testa per colpa del polverume che sto alzando, sì.

Sapeva di mentire a se stesso, ma ormai non gli era rimasto che quello da fare e quindi tornò al suo lavoro. Un altro scaffale lo attendeva anche quello pieno di scatole numerate, tutto proseguì tranquillo finché non giunse al quinto scaffale dove si dovette fermare per un attimo.

Non sapeva come raggiungere l'angolo in alto visto che la posizione era davvero sfavorevole e lui troppo basso per arrivare a prendere i libri, erano delle enciclopedie da quanto aveva intuito ed una era sicuramente in francese di un certo “Denis Diderot”, era la più sgualcita ed usata, ma era stata anche rivestita da una copertina trasparente, si vedeva che il proprietario ci teneva molto a quella soprattutto. (*) Non ebbe il tempo di aprire quel libro che già si era rivoltato ed era finito a sedere sopra lo scaffale, col sedere. Ovviamente non poteva mica stringere tra le sue dita indelicate e polverose un volume così sacro e antico.

Come se fosse possibile sederci sopra, poi.

Si sarebbe volentieri alzato, ma se così avesse fatto, avrebbe calpestato le scatole finendo per romperle perché adesso il suo pavimento erano gli scaffali e il suo soffitto era il quadro di due cani da caccia che puntavano un cespuglio come se nascosto lì dietro ci fosse la preda più grande e gustosa della loro vita, quello che in realtà doveva avere alle sue spalle.

Urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni e poi si rivolse alla voce «Ti diverti a farmi impazzire? Perché non ti trovi un altro passatempo, eh? Magari un puzzle, sono un hobby comune!».

Sbuffò incrociando le braccia al petto mentre una risata chiara gli arrivava alle orecchie come risposta insieme ad un «Molto più divertente questo...». Stava anche sentendo le voci, anche se quello probabilmente era il minimo visto in che condizioni si trovava con la gravità.

Decise che doveva prendere un caffè e che avrebbe raggiunto la cucina ad ogni costo. Ed infatti partì a gattoni posando le ginocchia e le mani sopra i libri di varie grandezze, scese dallo scaffale profondo quanto sarebbe potuto essere uno scalino e si mise in piedi finalmente sopra un piano piano. Non si arrese quando si ritrovò davanti al muro e, dopo aver alzato lo sguardo ed essersi allungato per vedere quanto in alto fosse la porta fece un salto riuscendo ad arrampicarsi fino a raggiungere lo stipite della porta aperta.

Penzolò per un po' i suoi piedi stando seduto, pensava che avrebbe dovuto saltare a quel punto, non aveva altra scelta. Non era molto alto comunque, nemmeno un metro, ma aveva sempre avuto paura di saltare anche dalle altezze più ridotte. Chiuse gli occhi e, dopo essere arrivato fino a tre, si lanciò giù cadendo sulle ginocchia, grugnì di dolore e probabilmente se le sarebbe pure sbucciate se non era per i pantaloni abbastanza resistenti. Infatti non aveva tenuto conto del fatto che adesso il suo pavimento era il muro laterale e che quindi era ruvido al tatto e non liscio come le mattonelle di quello vero. Si rimise in piedi e quasi sbatté la testa contro il muro dall'altra parte dello stretto corridoio. Dopotutto, in circostanze normali, ci sarebbero passanti accanto forse tre persone, se si stringevano un po'. Sbuffò chinando un po' la schiena e quando raggiunse la fine delle scale si odiò e gli venne una strana voglia di strapparsi i capelli dalla testa.

La cucina è di là! E come faccio ad andare fin lassù? Beh, meglio così.. se fosse stata al posto del salotto..

Guardò per un attimo sotto di lui, dove il buco della porta della sala faceva vedere in lontananza un divano, avrebbe dovuto far un salto di più di tre metri. Rabbrividì.

Uhhh, non ci voglio nemmeno pensare!

Non seppe bene quando, ma una frase che suo padre gli aveva ripetuto molte volte, gli rimbombò nella testa: “Nessuno mette al muro gli Hummel!”.

Scoppiò in una forte risata fino a doversi tenere lo stomaco dal troppo ridere perché c'era un parallelismo quasi comico in tutto quello. A quanto pareva, adesso era al muro e, in qualche assurdo modo, adesso c'era..

Ma, oltre a farlo ridere, lo fece anche più determinato. I suoi occhi si socchiusero e il suo sguardo era sicuro, lui avrebbe preso quel dannato caffè. Quindi si guardò attorno in cerca di qualcosa, magari di un mobile su cui potersi aggrappare o un oggetto da tirare per dopo usarlo per salire.

Eccolo!

Osservò il comodino affianco alla sedia dall'altra parte della porta del salotto e inghiottì a vuoto. Si domandò cosa sarebbe successo adesso, sarebbe caduto nel salotto rompendosi l'osso del collo o ce l'avrebbe fatta? Non guardò giù, non se lo permise.

Chiuse gli occhi e saltò.

Quando posò i piedi a terrà non osò riaprirli per ben due minuti, stava controllando mentalmente dove sentisse male e se fosse insopportabile, magari si era rotto una gamba o fratturato un braccio. Solo quando constatò di star abbastanza bene, se non per la testa che non pensava essere sana, si decisa a riaprire gli occhi, prima uno e poi l'altro lentamente. Un sincero sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra nel momento in cui si rese conto di esserci riuscito, aveva saltato ed aveva superato la porta in un batter d'occhio, quelle sì che erano soddisfazioni.

Almeno finché una voce malefica non gli rovinò tutto.

«Ti sei accorto vero che potevi tranquillamente aggirarla?» scoppiò a ridere.

«Ah ah, molto divertente... mi sto sbellicando dal ridere.» borbottò Kurt odiandosi per non averci pensato, è solo che tutta quella prospettiva nuova lo destabilizzava. Scosse la testa e allungò una mano ad afferrare una gamba della sedia, dovette stendere tutto il braccio per arrivarci e si stupì (perché ancora riusciva a stupirsi, il ragazzo...) che non gli venne addosso, quello andava davvero contro ad ogni logica. Dopotutto la sedia non era inchiodata all'ex-pavimento e quindi sarebbe dovuta scivolare proprio come aveva fatto lui. Fu in quel momento che notò le tende perfettamente dritte, che puntavano le loro fini al pavimento vero o i quadri sul nuovo soffitto che stavano attaccati al muro invece di penzolare pericolosamente sopra la propria testa.

Quando ricomprerò la roba buona che probabilmente qualcuno mi ha spacciato, mi devo ricordare di non andare dal solito fornitore, non voglio mai più vivere cose del genere..

Non pensate male, non è che Kurt si drogasse, ma come biasimarlo se era arrivato anche a quella conclusione? Io ci avrei pensato anche prima, sinceramente.

Si issò su con tutta la forza che aveva nelle braccia, ma non si fermò alla sedia andando a sedersi sopra il lato del comodino e sbuffò asciugandosi la fronte, non si era nemmeno accorto di quando aveva cominciato a sudare. Fece un ultimo sforzo e salì anche il muro che lo divideva dalla cucina e quando arrivò in cima e si mise in piedi. Perse nuovamente l'equilibrio e finì di nuovo col culo a terra, ma stavolta posava sul giusto pavimento e quando posò le mani sopra il piano della cucina si sentì rinascere e socchiuse gli occhi tranquillo.

«Te lo concedo Hummel, hai vinto. Ti meriti una pausa.».

«Grazie..» Non considerò il fatto che fosse solo, ormai quella voce gli faceva compagnia quando non c'era Blaine e lui forse se la immaginava perché si sentiva solo. Scrollò la testa e si fece un buon caffè macchiato, tornò poco dopo alla libreria a cui mancava di essere pulito solo un ultimo scaffale.

Tutto quella volta andò meravigliosamente bene e stava dando il cencio sul pavimento quando la porta si aprì e un borbottio arrivò dall'ingresso «Sono a casa, Kurt!».

Il castano sorrise e andò incontro a Blaine, lo abbracciò piano dandogli il bentornato. Blaine ricambiò, ormai era diventata una loro routine e ad entrambi stava bene, si sentivano a casa l'uno con l'altro.

«Come è andata la giornata?».

«Bene..» mormorò in risposta Blaine. Kurt ormai aveva smesso di chiedergli dove andava per metà mattinata perché non gli rispondeva mai, rimaneva sul vago e alla fine riusciva a cambiare argomento lasciandolo nella condizione più snervante di tutte. Non seppe in che giorno decise di smettere, ma all'ennesimo “da nessuna parte di interessante..” aveva lasciato cadere lui per primo il quesito, si era arreso. «A te come è andata?».

«B-bene dai..» mentì un attimo, ma nel momento in cui Blaine alzò il sopracciglio scettico sbuffò rassegnato «Potremmo dire che ho avuto qualche problema con la gravità, ma niente di che..».

Il moro scosse la testa sorridente e guardo in aria «Un giorno di questi ti pagherò una visita da uno psicologo bravo, te lo devo.».

Scherzavano sempre sulle visioni di Kurt perché erano innaturali, ma il castano non si spiegava come potesse Blaine non dare importanza al fatto che aveva un pazzo nevrotico in casa.

Kurt preparò il pranzo mentre Blaine lo osservava con il mento posato sopra la mano, sembrava davanti ad un sogno. «E smettila di fissarmi...» sbuffò.

«Non posso, mi ipnotizzi!» rispose con un tono da bambino incrociando le braccia al petto «Sei fantastico quando ti impegni, è interessante guardarti.». Blaine aveva notato che Kurt si afferrava la lingua tra le labbra quando cucinava e lo trovava adorabile, il suo sguardo vigile e attento a dosare bene o a non far bruciare mezza casa era stupendo. Blaine non poteva farne a meno, era più forte di lui.

«Fa molto pazzo questa frase..».

«Mai negato di esserlo.» ridacchiarono insieme e mangiarono tranquilli, parlarono delle solite cose e si ritrovarono a ridere durante il racconto di “Le avventure di Kurt Hummel: arrivare in cucina.”, ecco come alla fine lo aveva soprannominato.

 

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Ad un certo punto Blaine si alzò e si congedò con un «Vado a fare una doccia veloce..». Kurt annuì e finì di pulire la pentola nel lavandino.

Prima di entrare in doccia però aprì l'armadietto e afferrò, senza controllare tanto, la boccetta di shampoo/sapone del terzo scaffale, in seconda fila a destra. Si spogliò lentamente ed quando l'acqua fu alla temperatura giusta, entrò.

Era sotto lo scroscio caldo dell'acqua, aveva gli occhi chiusi e si stava godendo quella sensazione di tranquillità finché l'immagine di Kurt non gli apparve davanti. Di Kurt nudo con lui nella doccia, non aprì gli occhi nemmeno sotto tortura e continuò a coltivare quella immaginazione.

~Kurt che si avvicinava guardandogli le labbra e che lo baciava prima dolcemente, con un semplice sfioramento di bocche e successivamente gli leccava il labbro superiore in una silenziosa domanda di approfondire il bacio. Blaine reagì subito socchiudendola e rispondendo al bacio, le loro bocche si incrociarono e ballarono in un piccolo ballo scoordinato, ma stupendo. Quando il moro morse un labbro a Kurt, l'altro gemette nel bacio avvicinandosi di più finché i loro petti non furono appiccicati, portò la sua mano alla nuca di Blaine cominciando a giocare con i suoi ricci bagnati dall'acqua che ancora gli bagnava dall'alto.~

Si portò una mano tra le gambe e si afferrò la semi erezione deciso, ma delicato. Appena ebbe quel contatto si lasciò sfuggire un gemito che subito represse mordendosi l'interno della guancia, non poteva rischiare che Kurt lo sentisse.

Mosse piano la mano su e giù per tutta la sua lunghezza mentre si appoggiò al muro lasciando che l'acqua lo bagnasse dallo stomaco e non più sulla testa. Non si sentiva in colpa per quello che stava pensando ad occhi chiusi, dopotutto era da un mese che ce lo aveva in giro per casa: in pigiama, impegnato a risolvere un mistero, chinato sulla cucina (fatto che gli dava una perfetta visione del suo culo) e ancora sbadigliante e stanco mentre si alzava per andare a dormire.. a pochi passi da lui.

~Chinò il capo per poter lasciare una scia umida e calda di baci sopra il collo di Kurt, capì che all'altro non dispiaceva affatto quando si sentì stringere le spalle e lo vide inarcare la schiena.

Kurt si avvicinò al suo orecchio e gli leccò il lobo mordicchiandolo un po'.~

Con un ultimo movimento della mano venne nella doccia, si obbligò a riaprire gli occhi solo dopo che il suo respirò fu tornato regolare e finì, o meglio iniziò, a lavarsi. Mise un po' del suo sapone preferito sul palmo della mano e se lo gettò tra quella massa di capelli ricci massaggiandoseli piano, fermò subito una nitida immagine che la sua mente gli stava fornendo, non poteva stare in bagno ore e ore a masturbarsi. Si faceva pena da solo.

Si lavò anche il corpo velocemente e quando uscì dalla doccia prese un asciugamano legandoselo attorno alla vita e si asciugò i capelli con un asciugamano un po' più piccolo strofinando forte con le mani. Ricordava ancora quando li teneva lunghi e ricci, gli piacevano sì, ma ormai quella moda era passata insieme, per fortuna, a quella di portare un assurdo ed inutile parrucchino bianco in capo. Lui ne aveva viste molte di acconciature, ma quella era improponibile.

Sorrise al pensiero finché non sente la porta del bagno aprirsi e un timido Kurt affacciarsi, si guardò per un attimo attorno e nel frattempo Blaine era andato a sedersi sopra la vasca mettendo le mani posate sopra la ceramica: sperava di essere sexy come aveva sempre letto in quelle storie dove la ragazzina classica entrava nel bagno e rimaneva incantata dal fusto tutto bagnato con un asciugamano in vita.

A me, sinceramente, sembrava parecchio ridicolo con quella espressione da ebete in faccia... poverino.

Però Kurt non sembrò degnarlo di uno sguardo, in quanto si precipitò davanti al lavandino e si stava sistemando i capelli con uno sguardo attento. Ad un certo punto però guardò dallo specchio proprio dove stava Blaine e sbuffò volgendo gli occhi al cielo, si girò svelto e con due falcate si fermò davanti all'altro. Blaine era completamente andato in iperventilazione da decisamente molto tempo, forse da quando lo aveva visto davanti allo specchio e aveva potuto inquadrare sia il suo culo sia il suo viso.

Non si mosse ti un centimetro nemmeno quando Kurt prese un lembo dell'asciugamano e guardando dritto negli suoi occhi glielo sfilò dolcemente. Pensò di star sognando ancora prima di rendersi conto di essere davanti a lui nudo, completamente, ma non era quello che lo aveva sconvolto: era stato Kurt che lo aveva spogliato mentre lo perforava con lo sguardo color ghiaccio e stava andando a fuoco da quanto era arrossito sotto quegli occhi. Kurt non si mosse per un po' fermo, Blaine pensò che stesse aspettando una sua qualsiasi risposta e non aspettò a dargliela alzando velocemente una mano verso il retro del collo di Kurt e issandosi in piedi pronto a baciarlo.

«Ma cos-?» un Kurt stordito lo stava guardando e Blaine si spaventò.

«Non mi vuoi, Kurt?» domandò con voce suadente e calda (come un babbuino, se volete la mia versione.. okey, non la volete.).

~Kurt si porse e azzerò la distanza fra loro due con un bacio carico di passione e di aspettativa. «Ti voglio, cazzo Blaine quanto ti voglio!» gemette contro le sue labbra mentre una mano andava a palpargli il culo sodo e nudo. Blaine mugolò dal piacere e chiuse gli occhi mentre le loro lingue lottavano tra di loro come due leoni che combattano per l'amore di una leonessa, solo che quella volta la leonessa in gioco era per l'uno l'altro.

Blaine stava ormai tracciando con le sue mani tutta la schiena nuda di Kurt da sotto la camicia che portava e si stava godendo quei muscoli delle spalle che lo mandavano del tutto fuori di testa.

Quando Kurt si allontanò per poterlo guardare negli occhi, sentì subito l'aria mancargli all'inizio, ma appena capì cosa l'altro aveva intenzione di fare inghiottì a vuoto un paio di volte. Kurt lo guardava negli occhi deciso e si leccò le labbra poco prima di far scorrere il suo sguardo per tutto il suo corpo ambrato fino a fermarsi proprio lì. Una mano da sopra il collo di Blaine scese per il petto passando sopra un capezzolo e stuzzicandolo un po' mentre Kurt si inginocchiava davanti a lui e lo guardava dal basso con un piccolo sorriso che era un misto tra una richiesta di permesso e una voglia mal nascosta.

A quella vista non potette resistere e subito mandò la testa all'indietro e mosse il bacino in avanti intimando l'altro a non farlo aspettare troppo, non ce la faceva più. Ma Kurt non sembrò della stessa idea visto che prese a leccare, succhiare un lembo di pelle del moro poco sopra l'inguine, posando la lingua tra quella fossetta causata dal fianco. L'erezione di Blaine gli faceva quasi male a quel punto e gemeva ogni volta che il volto di Kurt si avvicinava più del solito a quel punto così sensibile. Quando gli morse dolcemente il fianco si lasciò sfuggire un lamento adorante, ma un urlo vero e proprio lo emise non appena Kurt lo circondò con le sue morbide labbra mentre la sua lingua lo percorreva per tutta la lunghezza del suo pen- ~

 

Eh no, non è andata propriamente così... purtroppo per voi, per me, per Blaine e, dai mettiamocelo, pure per Kurt.

«Blaine, ma dove sei?» Una voce spaventata svegliò il moro dal suo sogno erotico ad occhi aperti.

«Come dove sono Kurt? sono qui!» assunsero insieme una faccia corrucciata, Blaine allargò le braccia indicandosi mentre Kurt si guardava attorno scuotendo la testa a destra e a sinistra.

«No, qui in bagno non ci sei.. bah.» ridacchiò il castano facendo un passo indietro. «E comunque avevi lasciato l'asciugamano bagnato sulla vasca, ti sembra il caso?».

Avete presente quando da bambini i tuoi genitori bastardi cominciano a fingere di non vederti, almeno finché non ti convinci di essere un fantasma e non vai a battere la testa contro il muro o finché non cominci a piangere? Ecco, uguale.

Blaine rimase palesemente sconvolto e non aprì più bocca mentre Kurt usciva dal bagno chiudendosi la porta alle spalle e spegnendo la luce, proprio come se non ci fosse lui lì: mezzo nudo, ansimante e con un erezione in cerca di attenzioni, ma che non aspettò molto prima di sparire, l'altro era troppo scioccato per essere anche eccitato.

Dopo un po' che si guardava allo specchio e si prendeva bellamente a schiaffi in viso o a pizzicotti per capire se stava ancora dormendo, gli si accese la lampadina. Quindi si arrampicò dentro la vasca ed afferrò la boccetta del suo shampoo di sandalo, quello che doveva essere shampoo di sandalo, ma che in realtà altro non era che il siero del manto invisibile.

Che lui si era tranquillamente sparso per tutto il corpo rendendosi invisibile agli umani ignari della realtà, era così che indicava l'etichetta di quella vecchia boccetta. E Blaine aveva appurato sulla sua pelle che non c'era data di scadenza per la magia.

Sbuffò sconsolato e andò a cercare l'antidoto. Quasi non ringhiò davanti alla visione del mobiletto del bagno rivoluzionato: in prima fila c'erano le pozioni più potenti e pericolose messe dentro contenitori davvero piccoli perché ne bastava una sola goccia per avere l'effetto voluto, mentre laggiù il fondo c'era i suoi vari saponi o pozioni più abituali. Cercò di non toccare quella gialla perché non aveva voglia di rischiare di diventare una strana versione di Homer Simpson e prese la boccetta decorata con un grande occhio con il mondo come pupilla. (#)

Quella era sotto forma di crema e pian piano che se la spalmava sopra la pelle sentiva un chiaro pizzicore che gli faceva capire che stava tornando visibile all'occhio dell'ignaro umano. Mentre si strofinava per tutto il corpo assorbendo la crema stava pensando come fosse potuto accadere tutto quello, dopotutto lui non spostava mai di posizione le sue cose e non controllava più sapendo benissimo dove erano mentre adesso le boccette erano tutte cambiate!

Non era proprio un lampo di genio quel figliolo, ammettiamolo!

Quando Blaine capì che l'artefice di tutto era Kurt represse il bisogno di andare di la e fargli una partaccia perché sapeva che lui non conosceva tutta la situazione e che aveva fatto il suo pulendo anche quella parte bagno. Così si vestì e uscì dirigendosi in camera sua fumante di rabbia come una caffettiera. Sbatte la porta dietro di se e quasi urlò trattenendosi solo perché Kurt era al piano di sotto.

«Perché non me lo hai detto eh?».

«Ops... ciao Andy amicone mio, se ti dico che mi stavo divertendo troppo per interromperti ti arrabbi tanto?» mormorò comodamente seduto sul letto.

«Secondo te?» Blaine alzò le braccia al cielo infuriato. Il peluche stava accanto all'altro e rideva cercando di nasconderlo dietro la sua zampa blu mentre si nascondeva dietro la sua schiena. «E tu non ridere, che anche tu potevi essermi d'aiuto!».

«Mi stavo divertendo pure io e poi sai che non me lo avrebbe mai lasciato fare dai..» si scusò poco convincente.

«Siete due bastardi patentati, cazzo!» grugnì Blaine lanciandosi sul letto facendo rimbalzare il peluche sul materasso.

«Oh Andy, ma andiamo: lo sai che ti vogliamo bene su!» circondò il peluche con un braccio e quest'ultimo sarebbe arrossito come un pomodoro maturo se solo avesse potuto e non fosse stato blu, questo è poco ma sicuro.

«Siete comunque odiosi.» mormorò contro il cuscino Blaine e li guardò vicini ed intrecciati sorridendo, o meglio ghignando e pensò a quanto ci avrebbero messo quei due a fare un passo avanti uno verso l'altro.

«Devi ammettere che la tua espressione compiaciuta e subito dopo imbronciata davanti ad un Kurt che nemmeno sapeva essere davanti a te completamente nudo è esilarante!» loro due scoppiarono a ridere mentre lui prendeva Thad il peluche in collo portandoselo sulle ginocchia.

Blaine si sedette affianco a loro e soffocò una risata davanti agli occhi spalancati di Thad che, poverino, non si sarebbe mai abituato ad essere così a contatto con lui e tanto meno si sarebbe arreso facilmente alla sensazione che provava in quel momento. Anche Blaine si unì alle risate.

«Va beh, comunque adesso vado in cucina da Kurt..» Blaine alzò passandosi le mani sui pantaloni.

«Ti manca già?» ghignò lui seguito da un tossicchiare per nascondere altre risa dalla parte di Thad.

Blaine rispose con una linguaccia scendendo da suo Kurt.

 

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Ehyy gente come va? Io bene sisi. *scansa sassate*

Diciamo che so che sono stata un po' stronzetta con Blaine oggi, ma toccava anche a lui prima o poi!

Volevo ringraziare tutti voi che leggete silenziosamente e lanciare un buonissimo biscotto a chi la recensita o recensirà.... quindi ecco, lo volete un biscotto? Ohh sì che lo volete! :3 *cerca di far recensire*

 

* - Modo di dire, non so se è nazionale o solo toscano! Spero che sia chiaro il significato, sennò

chiedete pure e ve lo spiego :)

* - “Encyclopédie” di D. Diderot: E' il primo volume enciclopedico della storia, scritto dal francese nel XVIII secolo.

boccetta# Immagine dell'occhio. (che non credo lo vediate. uff)

 

 

 

 

  
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