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Autore: NightWatcher96    19/03/2014    4 recensioni
Tutto è iniziato con una nausea fastidiosa...
Ispirato a un evento realmente accaduto.
Genere: Angst, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Donatello Hamato e ho sedici anni. Sono una tartaruga mutante ninja, dalla maschera viola e dal Bastone Bo. Per chiunque mi conosce, è più facile vedermi dietro a un pc, piuttosto che nel bel mezzo di un combattimento.
Sono un improbabile guerriero ninja pacifista, per l'esattezza.
Mi piace molto studiare e malgrado sia culturalmente di un livello intellettivo non male, non sono riuscito immediatamente a capire la stranezza che ha quasi distrutto la mia vita, un fatidico giorno...


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25 Maggio, ore 05:40

Il mio sogno di prima tartaruga mutante ad aver meritato il Premio Nobel per la Tecnologia è stato appena brutalmente interrotto da una strana sensazione. Mi sveglio gemendo, quando qualcosa di caldo e viscido si diverte a correre su e giù per il mio esofago.
Sospiro e mi alzo, stiracchiandomi... 
Soffoco un grido con un morso alle labbra: un dolore lancinante sembra sfondarmi lo stomaco e il basso ventre. Il dolore mi rimuove, all'istante, il poco sonno rimastomi negli occhi. Strizzo le palpebre e legandomi la mascherina sul volto, opto per l'idea di un caffè.
Annuisco alla mia idea e barcollando con la mano sulla pancia, mi trascino in cucina.
Intravedo la luce accesa e un lieve mormorio: la cucina, controllando, è già occupata dal maestro Splinter e Leonardo, entrambi con una tazza di tè dinanzi. L'odore della bevanda sembra alleviare, in parte, la mia nausea. Ma non del tutto.
-Buongiorno, Donatello- mi salutano all'unisono.
-Giorno- ricambio, dirigendomi al cola piatti per prendere la macchinetta del caffè.
-Don, stai bene?- mi chiede Leo, con preoccupazione.
-Perché me lo chiedi?- formulo, a mia volta.
-Sei pallido e sudato- aggiunge il sensei, già camminando verso di me.
-Sto bene- mento.
Il maestro afferra il mio mento con l'indice e mi costringe dolcemente a guardarlo negli occhi. Sa che non posso sfuggirgli e l'effetto su di me è la rivelazione del mio malessere.
-D'accordo, sono nauseato. Lo stomaco mi fa un male cane-.
-Come mai?- s'affretta Leo, bloccandomi lentamente il polso che sorregge il cucchiaino di caffè: -Non credi possa essere il caffè?-.
-Non penso- taglio corto: -Beh... non saprei, in realtà-.
-Figliolo, prova a bere un po' di tè. Ti farà bene- propone un maestro perplesso: -Se non ti passa, per oggi sei esonerato dalla pratica-.
Annuisco: -Grazie, maestro Splinter-.
Leo prende una tazzina bianca dal cola piatti e versa del caldo tè, zuccherandolo. Poi me lo porge. Io ringrazio e mi siedo al tavolo, premendomi una mano sulla fronte e inspirando il gradevole profumo di tè...

Come previsto, l'infuso verde non mi ha aiutato affatto. Il mio stomaco sta stringendo troppo intensamente e sia io sia il water abbiamo «chiacchierato» già tre volte. Ho rigettato solo bile... 
Non sono neppure in grado di allenarmi; il sensei mi ha permesso di restarmene a letto... non ce la faccio proprio. Credo di aver un po' di febbricola... infatti, il termometro che ho appena messo sotto l'ascella destra, segna circa 35°. Beh, credo che mi convenga restarmene un po' a letto.
Il mio naso e i miei occhi sembrano essere diventati molto sensibili. Qualsiasi odore mi crea nausea, qualsiasi luce mi provoca lacrimazioni. Il letto mi ospiterà sino a quando non mi sentirò meglio. 
Con la testa affondata nei cuscini, inizio a pensare al mio prossimo progetto ma la mia pace non dura a lungo. Alla porta, qualcuno bussa dolcemente e dal tocco, ho già intuito di chi si tratta. La tipica maschera arancione di Mikey fa capolino... con quegli occhioni azzurri che sembrano quelli di un bimbo.
-Ciao, fratellone- sussurra, preoccupato: -Ecco... ti ho portato la zuppa che ho cucinato. E' ora di pranzo-.
-Di già?- chiedo, cercando di alzarmi: -Quanto tempo sono stato qui, allora?-.
-Abbastanza- mi risponde mio fratello, sedendosi sul letto: -Posso imboccarti?-.
-Mikey, guarda che è solo qualche linea di febbre- sorrido grato: -Non c'è bisogno di...-.
Non termino la frase: il mio vivace fratellino di un anno più giovane di me mi ha infilato il cucchiaio colmo di brodo vegetale in bocca, stampandomi un piccolo bacino sulla guancia.
Assaporo la raffinatezza e deglutisco.
-Sì, certo- sbuffa giocosamente: -Stai male. Voglio essere utile, per una volta-.
-Mikey, ti ho...-.
Neppure stavolta riesco a terminare la frase... la cucchiaiata di brodo corre selvaggia lungo il mio esofago, in salita. Quello che posso fare è spalancare gli occhi, balzare giù dal letto e correre immediatamente in bagno, a rigettare.
Sono a conoscenza dello sguardo quasi impaurito di Michelangelo.
«Ho vomitato ancora...», penso, poi, guardando la chiazza gialla nel water...

Questo continuo tormento continua per cinque giorni, ma la febbre rimane sempre bassa. Ho tentato di riprendere la mia vita normale, con gli allenamenti e le costruzioni, ma nulla. L'unica stanza che frequento in ogni momento è solo il bagno. Non riesco più a mangiare... né dormire.
So che la mia famiglia sta iniziando a preoccuparsi e francamente, anche’io lo sono. L'unico cibo che riesce a rimanere nel mio stomaco è il cracker. Non di più. 
La mia immagine pallida e magra si riflette nello specchio ovale del bagno: ho degli anelli profondi sotto gli occhi; sembro uno zombie più che una tartaruga. Vorrei solo sapere cosa mi affligge. Poi, quando tutto sembra aggrovigliarsi di snervanti ipotesi non concluse, un nome scatta nella mia mente.
Leadtheread.
Sì, proprio lui! Potrei farmi visitare dal mio amico coccodrillo! Perché non ci ho pensato prima? Senza esitare un istante, afferro il mio cellulare dalla cintura e compongo il breve numero dello scienziato coccodrillo, attendendo la sua risposta.
Il bip dall'altro capo della chiamata m'innervosisce tanto che inizio a battere freneticamente il piede sul pavimento... mentre inizio quasi a perdere le speranze (e direi che sono passati solo circa novanta secondi), la risposta vien fuori.
-Pronto?-.
-Leadtheread!- quasi grido: -Amico, avrei assolutamente bisogno del tuo aiuto-.
-D'accordo. Dammi solo il tempo di arrivare-.
Riattacco quando Lead riattacca. Riponendo il cellulare nella mia cintura, un nuovo dolore nel basso ventre inizia a masticarmi le membra... digrigno i denti e tento di massaggiarmi...

Non passa molto tempo prima che Leadtheread si presenti alla tana, con un'espressione decisamente preoccupata. Tutta la mia famiglia lo saluta gentilmente e Mikey corre ad abbracciarlo, festosamente. Sentendo il coro di voci ovattate, esco dal bagno, madido di sudore. 
-Donatello- pronuncia Lead, un po' sconvolto di vedermi così «meno verde del solito».
-Sì... ti ho chiamato per me- ammetto: -Ho davvero bisogno del tuo aiuto-.
Il nostro amico annuisce e inizio a raccontargli i miei sintomi che continuano tutt'ora. 
A racconto ultimato, Lead si massaggia il collo, fissandomi, con aria molto pensierosa. So per certo che, al 99%, dovrò sottopormi a qualche scansione bio-molecolare. Non che mi dispiaccia, anzi.
-Così, senza analisi varie, non potrei dare la mia diagnosi- spiega: -Per questo vorrei chiederti il permesso di un tuo campione di sangue-.
-Dì la verità, Lead- s'intromette Raph: -Tu non sei portato a credere che quella di Don si tratti di una semplice influenza, vero?-.
-No, infatti. Mi preoccupano i vomiti, i dolori allo stomaco e la febbricola-.
Sospiro, attirando l'attenzione: -D'accordo, Leadtheread. Iniziamo immediatamente-.
-Come vuoi-...

Dato che nel mio stomaco non c'è niente di cibarie, visto che ho riversato tutto nel water, non ci sono obiezioni riguardo al prelievo di un campione del mio sangue. Nel mio laboratorio, Lead mi fa accomodare sul lettino che utilizzo per visitare sempre i miei fratelli e mi lega un laccio emostatico intorno al bicipite destro.
S'infila un paio di guanti e strofinandomi la porzione di pelle scelta con un batuffolo, l'ago di una siringa mi trapassa la vena, causandomi una piccola smorfia di dolore. La provetta si riempie immediatamente del mio sangue, pronto da analizzare.
-Io ho sempre paura degli aghi!- sbotta Mikey, con le mani sugli occhi: -Mi ricorda Bishop!-.
-Sì, non ti biasimiamo per questo- concorda Leo: -Ma qui non si tratta di quell'essere infido. L'ago non è negativo, fratellino-.
Mikey annuisce e mi guarda ancora piuttosto incerto; non posso far altro che sorridere, prima di sbadigliare profondamente. Sono stanco... a causa anche del sangue mancante.
-Vuoi un bicchiere d'acqua con dello zucchero, un dolcetto... non so, un tè?- mi chiede Leo, premurosamete.
-Un... un po' di tè andrà bene. Grazie- rispondo con semplicità.
Mio fratello annuisce e parte immediatamente per raggiungere la cucina e iniziare la preparazione dell'unica cosa che sa fare ai fornelli... senza causare esplosioni. 
-Quanto ci vorrà per sapere?- chiede Raphael, ora al fianco del maestro Splinter.
-Direi che trenta minuti siano più che sufficienti- risponde Leadtheread, scribacchiando qualcosa su un foglio di carta.
-Hai il mio laboratorio a disposizione, se vuoi- propongo, mentre Mikey mi aiuta a scendere dal lettino: -Io credo che andrò a letto-.
-Grazie, Donatello- mi risponde il coccodrillo.

Usciamo dalla porta del laboratorio e ci dirigiamo in camera mia. Camminare mi causa costanti dolori al basso ventre e la nausea sembra essersi attenuata un pochino. Noto il mio fratellino guardarmi con grande preoccupazione, ma lo abbraccio strettamente al petto.
-Non temere. Andrà tutto bene- lo rassicuro, non del tutto convinto: -Sai che sono troppo testardo per sottovalutare qualcosa-.
-Per questo sei un genio!- sussurra Mikey, strusciando la guancia contro il mio pettorale destro. 
Sorrido alla sua ingenuità di quindicenne e raggiunta la mia camera, m'infilo, come già detto, nel mio letto. Michelangelo raccoglie la scodella bianca dove giace ancora il brodo che non ho mai finito e mi rimbocca le coperte.
-Sono sicuro che Leo ti porterà il tè fra circa un minuto. Pensi di resistere ancora, prima di dormire?- chiede Mikey, guardando fuori la porta.
-Sicuro. Sono molto... *sbadiglio* resistente...-.
-Questo lo vedo!- ridacchia mio fratello: -Beh... ci vediamo tra un po'. Ora devo andare a lavare la scodella e... giocare al videogames!-.
-Quanti impegni, eh?- schernisco, quasi in un sussurro.
-La vita di un quindicenne può essere davvero molto intensa, lo sai?- risponde il mio fratellino, salutandomi.
«Sì, sei unico...», penso, calando dolcemente le mie pesanti palpebre...
La mia mente, anziché riposarsi, però, viene centrifugata da una miriade di pensieri riguardo il mio attuale stato di salute. Vorrei immediatamente sapere cosa mi sta succedendo, ma so che devo aspettare altri ventotto minuti.
-Don?- chiama una voce calma.
I miei occhi scattano, riaprendosi all'istante, solo per mostrarmi Leonardo, con un vassoio e una tazza del tè che avevo chiesto. Forse, oggi, non è giornata che possa godermi qualche minuto in santa pace.
-Il tuo tè- mi sorride, aiutandomi ad alzare, con estrema dolcezza: -Come ti senti, ora?-.
-Grazie- rispondo, divenendo cupo: -Non come vorrei. Sono ancora stanco e nauseato-.
-Da cosa dipenderà? Da un'intossicazione alimentare?- aggiunge Leo, seduto sul bordo del letto: -Tu non sei il più grande dei mangiatori-.
-Lo so... e infatti, inizialmente, ci avevo pensato anche io- ammetto, raccogliendo la tazza fra le mani.
-Ma non hai detto nulla per non ferire Mikey, giusto?-.
Guardo Leo, spalancando gli occhi: -A te non si può nascondere nulla, eh?-.
-E' solo che vi conosco meglio del mio guscio- sorride Leonardo, accavallando una gamba sull'altra.
-E anche perché sei il miglior fratello leader che si potrebbe desiderare- sospiro, sorseggiando il tè.
Leo arrossisce al complimento e volta il capo altrove: -Beh... ti ringrazio. Ma non credo che tutti la pensino come te-.
-E se ti dicessi di sì?- ribatto, con un diabolico sorrisino: -Ognuno, qui dentro, la pensa come me. Solo che abbiamo modi diversi per dimostrarlo-.
Leo non mi risponde: evidentemente, devo averlo colpito... beh, che dire... sono sempre stato bravo a risolvere anche i problemi legati ai sentimenti.
Sorseggio l'ultima goccia di tè e rimetto la tazza nel vassoio argentato, appoggiato sul mio comodino. Leo mi aiuta a coricarmi, mentre la mia mano striscia nuovamente sullo stomaco... diamine, fa così male che mi toglie quasi il respiro! Noto un bagliore di immensa tristezza nello sguardo di mio fratello e mi mordicchio il labbro inferiore.
-Coraggio, ora ti lascio riposare- mormora Leo, avviandosi verso la porta; si volta e mi sorride: -Don, grazie-.
Sorriso stancamente e una volta che il buio regna nella mia camera, non so come, ma finalmente riesco ad addormentarmi, coccolato dal piacevole calore della mia coperta... anche se a maggio l'aria è mite, se non calduccia.

30 minuti dopo...

Leadtheread stampa una pagina di testo dalla mia stampante. I suoi occhi seguono instancabilmente le colonne con i miei parametri, mentre una goccia di sudore cola lungo la sua fronte. Deglutendo un grosso di grosso stupore, egli osserva anche il mio campione di sangue.
Inspirando una profonda boccata d'aria, apre la porta del mio laboratorio e si dirige in salotto, dove si odono le classiche grida di battaglia di Leo, Raph e Mikey, nel dojo. Il maestro Splinter è il primo a notarlo e alzando la mano destra, arresta l'allenamento pomeridiano.
-Ho i risultati- informa il nostro amico coccodrillo: -E' meglio che ci sia anche Donatello-.
-Vado a chiamarlo io- si offre Michelangelo, correndo dritto nella zona notte, per raggiungere la porta chiusa della mia camera.
-Leadtheread, qualcosa di sbagliato?- chiede Leonardo, riponendo le katana nei foderi.
-Preferirei dirvi tutto in presenza di Donatello- ribatte morbidamente l'altro...

Mikey bussa un paio di volte alla mia porta, ma io sono nel sonno più profondo per rispondere. Così, quando avverto la sua mano sudaticcia scuotere dolcemente il mio braccio destro, emetto un gemito infastidito ma mi sveglio.
-Spiacente di interrompere il tuo pisolino di bellezza, fratello, ma ci sono i risultati-.
-Di che cosa?- chiedo, avendo dimenticato i miei malesseri.
-Della partita di football... ma no! Delle tue analisi, geniaccio!- schernisce Michelangelo, porgendomi la mano.
Mi alzo dal letto, rabbrividendo un po' all'aria più fresca contro il mio corpo. Il mio fratellino mi avvolge un braccio sul guscio e mi aiuta a camminare, raggiungendo in poco tempo, il dojo. La luce dei fari che ho installato tempo fa, mi creano fastidio agli occhi.
La testa è molto pesante e lo stomaco è capovolto... la febbre è leggermente più alta, ma nulla di grave. Noto tutti seduti, compreso Lead, il quale occupa circa mezzo divano. Il sensei mi fa sedere sulla sua poltrona preferita, mentre Mikey mi appoggia addosso una coperta rosso fuoco.
Leo e Raph sono ai lati del divano, con uno sguardo molto serio.
-Molto bene, possiamo cominciare- emette Lead, posizionandosi un paio di occhiali da miope sul muso: -Ho analizzato circa tre volte il sangue, credendo in possibili errori. Ma, alla fine, i risultati sono stati sempre gli stessi-.
-Buoni o cattivi?- chiedo, un po' stressato con i giochetti enigmatici.
-Direi che la notizia che sto per dare vi lascerà tutti sconvolti, come lo sono io- continua Lead: -Il tuo corpo è in evoluzione... non negativamente, per lo meno. Donatello... t... tu sei appena entrato in uno stato di gestazione-.
Spalanco gli occhi a rallentatore, mentre la mia bocca si spalanca, incredulo; mi alzo dalla poltrona, lasciando scivolare la coperta sul pavimento. Gocce di sudore colano lungo la mia fronte, mentre l'urlo che vorrei dare rimane confinato in gola.
-C... cosa?- riesco ad articolare.
-E' così. Sei positivo a tutti i sintomi e le tue analisi parlano chiaro. Detto in altre parole, aspetti un bambino- mi ripete Leadtheread, porgendomi i fogli.
Tutti gelano, compreso Mikey; afferro i due pezzi di carta con mano tremante e inizio a leggere, basito all'ultimo stadio. Non posso crederci... non voglio crederci! E' impossibile! Io sono un maschio, non una femmina! E dovrei accoppiarmi con un mio simile di sesso opposto per procreare!
-Ci deve essere un errore!- urlo, con le lacrime agli occhi: -Non posso essere in stato di gravidanza! A meno che... il mutageno non mi abbia modificato parzialmente il sesso, ma questo sarebbe una lontana ipotesi!-.
-Leadtheread, ne sei veramente sicuro?- chiede un Leo sconcertato.
-Non può essere! Don non ha una ragazza o una moglie. E non ha mai fatto... beh, avete capito, con nessuno!- ringhia Raphael, a braccia conserte.
-E invece sì...- gemo, cadendo di peso sulla poltrona, con la testa nelle mani: -Nonostante non mi sia mai accoppiato, sono davvero «un gestante»...-.
Lentamente, la mia grande frustrazione si trasforma in un irrefrenabile voglia di piangere... i miei singhiozzi crescono sempre di più, sino a quando le mani pelose del sensei non mi stringono al suo petto, dondolandomi dolcemente per calmarmi.
-Non può essere...- singhiozzo, sentendomi debole a tal punto di perdere i sensi.
«No... non ci credo...»...

1 Giugno, ore 18:40

E' trascorsa già una settimana da quando ho scoperto la causa principale del mio malessere e sono diventato ancora più introverso del solito. Anzi, perfino torvo e cupo. Passo tutto il giorno segregato nel mio laboratorio, incapace di pensare ad altro.
Guardo più e più volte il mio piatto stomaco... non ci posso credere. Un esserino è dentro di me... e senza che lo desiderassi. Ma il punto fondamentale è come sia potuto accadere. Ho letto abbastanza libri di genetica umana e visto documentari per sapere come si crea la vita di un nuovo essere.
Sia nel mondo animale sia in quello umano.
Io davvero non riesco a capire. Non ho mai avuto, come gli altri, pensieri perversi e tutt'ora, non ho mai neppure dato il mio primo bacio a nessuno. Quindi, niente di profondo e «criminale». Mi strofino le tempie, seduto nella mia poltrona nera... penso e ripenso a ogni possibile causa.
Bishop... Stockman... i Triceraton...
No, loro no. Neppure dopo la mia trasformazione in coccodrillo può essere accaduto. Nemmeno con una donna... April, Angel... nessuno. Sono una tartaruga per bene, io.
Proprio mentre sto per scoppiare in un pianto isterico, un nome veloce lampeggia nella mia mente, a intermittenza. La matita che tengo in mano tintinna sul pavimento, mentre io mi alzo, con gli occhi sgranati.
Forse ho capito. Forse so con chi dovrei prendermela. Anche se sembra stupido, non trovo altra soluzione. E' stato quel piccolo bacio sulla mia guancia... evidentemente, con noi mutanti la procreazione è diversa, a cominciare dal fatto di non produrre uova, dato che siamo rettili.
I miei denti macinano di rabbia... ho voglia di spaccare tutto... ma ho un desiderio di profonda vendetta verso di lui.
Michelangelo.
E' stato colpa sua! E' stata tutta colpa sua! E deve pagarla per avermi portato in questa situazione!
Con la rabbia a livelli critici, afferro il Bo da un angolo del mio laboratorio e spalanco la porta di metallo, correndo velocemente lungo il corridoio, cercando quel traditore. Nella sua stanza non c'è... sono quasi le 19:00, ora di cena.
Probabilmente o è ad allenarsi o in cucina.
Ho voglia di urlare contro di lui... fargli male. Sì, fargli del male!
Non appena odo la sua risatina, un ghigno malefico compare sul mio volto: lascio scivolare il Bo nella mia cintura e stringendo i pugni, mi preparo a varcare la soglia della cucina. La mia espressione è impassibile, ma cela una grande rabbia accecante, decisamente più controllata rispetto a quella di Raphael.
-Ciao, Don! Capiti giusto in anticipo rispetto alla cena!- mi saluta lui, con un mestolo in mano.
Ignoro il suo sorriso e quello di Leo, quest'ultimo a prendere una bottiglia di latte dal frigorifero. La rabbia inizia a stringermi lo stomaco, dalle viscere e il mio cuore batte all'impazzata. 
-Qualcosa non va?- chiede Leonardo, fissandomi con preoccupazione.
-Nulla. Mikey, potresti venire un attimo nel mio laboratorio, per favore? Vorrei parlarti in privato- rispondo, con un piccolo sorriso diabolico.
-Certamente! Un secondo e spengo il fornello!- sorride Michelangelo.
-Se vuoi, continuo io a cucinare- propone Leonardo, con una mano sul fianco.
-E rischiare di ripetere l'incidente di Chernobyl? No, no... meglio di no!- schernisce Mikey, asciugandosi le mani con uno strofinaccio: -Andiamo, Don!-...

Mentre passeggiamo verso il mio laboratorio, una fra mille idee di vendetta mi balena nella mente. So come causare del male a mio fratello, questo... parassita!
Entriamo a chiudo a chiave la porta, infilandomi la chiave sotto la cintura. Accendo le luci e mio fratello mi guarda, mentre passeggio lentamente sino a raggiungere la scrivania.
-Allora, Don, di cosa volevi parlarmi?- mi chiede.
-Di qualcosa che riguarda entrambi- rispondo freddamente, afferrando un piccolo bisturi dalla scrivania: -Ma più che altro, me-.
-Adesso sì che sono curioso!- sorride Mikey: -Coraggio, spara pure!-.
-Questo bambino dentro di me- inizio, riducendo gli occhi a due fessure: -Ho finalmente capito com'è accaduto-.
-Davvero? Lo dico sempre che sei un genio!- esclama il traditore, applaudendo.
-Come posso dire...- proseguo, ritrovandomi faccia a faccia con lui: -E' colpa tua-.
Un potente schiaffo gli si abbatte sulla guancia sinistra, causandogli un piccolo barcollo all'indietro. Michelangelo mi guarda con occhi spalancati, comprendendo a malapena ciò che ho in serbo per lui.
-C... colpa mia?- mormora, palpandosi la guancia.
-Sì- ruggisco, avvicinandomi sino a bloccarlo con il guscio al muro: -Sai, nessuno saprà mai di quello che sto per fare, oggi-.
-D... Don, ti prego... mi dispiace...- sussurra un Mikey terrorizzato e con gli occhi sulla porta.
Gli afferro violentemente il viso nella mano, costringendolo a guardarmi negli occhi: -Piccolo bastardo! E' bastato quel bacio sulla guancia! Non uscirai da qui-.
-N... non può essere...- grida, mentre una mia ginocchiata gli sfonda quasi lo stomaco.
-E invece sì! Noi mutanti siamo facilmente in grado di riprodurci anche con il modo più semplice!- ringhio, afferrandolo per la gola: -E adesso patirai il mio stesso dolore!-.
L'aria nei suoi polmoni scarseggia man mano che aumento la pressione di strangolamento. Sto davvero assaporando tutta questa violenza. In qualche modo, mi fa piacere fargli del male. Le mie dita fanno volteggiare il bisturi nella mano destra e con immensa forza, sbatto Michelangelo prono in terra.
Un rumore: ignoro una provetta frantumata in mille pezzi sul pavimento, dovuta al colpetto che ho dato con il guscio alla scrivania. Un nuovo ghigno allarga le mie labbra: mi siedo sul suo guscio e sollevandogli la testa con il nodo della maschera, lascio raschiare il suo volto sul vetro.
Sento i suoi gemiti e una linea di sangue macchia il pavimento: che bello! Ma non è finita di certo qui. Preso da una letale ondata di puro odio, sto per colpirlo, quando, chissà come, Michelangelo mi molla un pugno con il dorso, al volto, stordendomi un po'.
Sfugge dalla mia presa e si dirige alla porta, constatando che, purtroppo per lui, sia chiusa a chiave. Con le lacrime agli occhi, le sue mani iniziano a battere sulla superficie, sperando di attirare l'attenzione; io mi riprendo e ringhiando, lo blocco all'altezza delle spalle, sbattendolo contro la scrivania.
Lui cerca di rialzarsi ancora, ma senza rifletterci, il mio bisturi trapassa il lato destro della sua tempia, raggiungendo la mascella e parte del collo... un fiume di sangue e un urlo sconvolgono il laboratorio. Io rido sadicamente, mentre un calcio gli si abbatte nella piegatura della gamba sinistra.
Mikey sbatte con la testa contro lo spigolo della mia scrivani, cadendo pietosamente in terra... privo di sensi, a causa dello shock e del dolore. 
Io ansimo pesantemente, guardando con disgusto la sua forma arricciata a mo di palla. Riduco gli occhi a due fessure, mentre lancio il bisturi nel cestino sotto la scrivania. Non mi sento minimamente in colpa: penso bene di portare il corpo di Mikey nella sua cameretta e tornare dagli altri, come se nulla fosse...

Sono già trascorsi circa venticinque minuti da quando sto leggendo questo libro di gravidanza, seduto in poltrona. Come se niente fosse, nessuno si prende la briga di controllare dove si sia cacciato il caro traditore. 
Però, posso tranquillamente notare un po' di apprensione generale, dovuta a Leo e al sensei, entrambi usciti dalla cucina. Leo mi si avvicina.
-Scusami Don... sai, per caso, dove si sia cacciato Michelangelo?-.
-No. Dopo che abbiamo parlato riguardo una delle sue console riparate, è uscito, senza dirmi dove andava-.
Anche Raph, di ritorno dal dojo, mostra meraviglia: -Quel piccolo fesso è appena uscito dalla tana?-.
-A dire il vero, non saprei...- rispondo con falsa sincerità: -Magari è semplicemente ancora qui. Cerchiamolo-.
Faccio per alzarmi quando un dolore al basso ventre mi provoca un gemito straziante di dolore. Leo è il primo a soccorrermi, costringendomi a rimanere seduto... per «il mio bene». Mi appoggia una mano sulla spalla e mi guarda così intensamente, che a malapena riesco a contenere la voglia di raccontare la verità.
Ma perché dovrei farlo? Io ho solo punito quel traditore di Mikey!
-Riposati, fratello- mi dice anche Raphael, il primo a raggiungere la zona notte.
Non appena la mia famiglia mi lascia da solo, non posso fare a meno di sorridere sadicamente. Mi sento decisamente meglio, sapendo che nessuno sospetta di me. Guardo il mio stomaco... sì, mi libererò anche di questo essere...
Io odio Michelangelo!

Leo, Raph e il sensei controllano il bagno, il mio laboratorio e le stanze dei primi due nominati. Tutte vuote... e senza contare che non hanno neppure dato un'occhiatina alla cucina e al dojo. Comincio a credere che, forse, avrei dovuto portare Michelangelo in qualche parte sperduta delle fogne.
Ma così facendo, avrei destato troppi sospetti a mio carico. 
-Strano che sia sparito così- mormora Leonardo, chiudendo la porta del bagno.
-Già. E visto che abbiamo già controllato le camere da notte, direi che l'ultima rimasta sia proprio quella di Mikey- concorda Raphael.
-Andiamo, figlioli- taglia corto un cupo maestro Splinter.
Proprio come detto, notano la porta della camera di Michelangelo chiusa semplicemente e Leo bussa, chiamandolo. Non udendo alcuna risposta, anche nel terzo richiamo, decidono di entrare per capire se sia lì.
Aprono la porta e notano la luce spenta. Quando l'accendono, i loro sguardi vagano su ogni profilo della stanza, notando qualcosa di verde mare, sbucare dal lato opposto del letto. Preoccupati, indagano e non appena ritrovano la sua forma inerte e contusa sul pavimento, rimangono senza parole.
-MIKEY!- urla Raphael, inginocchiandosi in terra e girandolo delicatamente: -Il suo volto! E questo...? Sangue?!-.
Ho posizionato Michelangelo di guscio, per dare l'impressione che cadendo, avrebbe battuto la testa. Il braccio destro è stato allungato, in modo che una delle dita sbucassero dal lato sinistro del letto.
-Come è possibile?- geme Leonardo, inorridito di ritrovare Mikey con la testa quasi fracassata e un taglio lungo il lato sinistro del volto.
-Non ne ho idea- risponde Raphael, raccogliendo il «poveretto» in stile sposa per metterlo sul letto.
-Che cosa sta succedendo?- chiedo, appoggiato allo stipite della porta: -MICHELANGELO!- urlo, da perfetto attore.
Cerco di correre accanto a lui, mostrando degli occhi gonfi di lacrime.
-Abbiamo trovato Michelangelo in questo stato non appena siamo venuti qui- mi racconta Leonardo, chinando il capo.
-Stava benissimo quando è uscito dalla mia camera...- gemo, stringendo strettamente la sua mano destra: -Mi chiedo come sia possibile-.
-Forse è inciampato- riflette Raphael, con le braccia conserte.
-Non direi. Io proporrei l'ipotesi di un malore- m'intrometto: -Credo che si sia sentito male ed ha sbattuto la testa contro qualche spigolo-.
-Questo spiegherebbe le contusioni sul suo volto- si convince Leonardo: -Ad ogni modo, dobbiamo chiamare Leadtheread-.
«Tanto nessuno scoprirà nulla!», rido mentalmente, annuendo al commento di Leonardo.
-Bene. Ci penso io- e Raph afferra il cellulare dalla sua cintura, per chiamare il coccodrillo.
-Sensei... mi dispiace così tanto... mi sento in colpa...- mormoro, sospirando: -Avrei dovuto accorgermene di qualche sintomo-.
-No, figlio mio- mi rincuora il maestro, raccogliendo la mia mano: -Non è colpa tua. Talvolta, le negatività giocano la carta mistero all'improvviso-.
Annuisco, senza sentirmi neanche lontanamente il colpa. Mi massaggio lo stomaco e il sensei mi permette di andare a riposarmi, nel mio laboratorio. Fletto il capo rispettosamente e mi barrico nel mio piccolo luogo, dove giace un cosiddetto «scheletro nell'armadio».
«Nessuno mai saprà nulla di ciò!», grido più e più volte nella mia mente, sedendomi in poltrona...

Neanche circa venti minuti dopo, Leadtheread compare sull'uscio della porta secondaria della tana, con una borsa di cuoio in mano e un'espressione preoccupata. Farebbe di tutto per salvare la vita di Michelangelo. Sono pur sempre grandi amici.
-Sono venuto il prima possibile- esclama: -Dov'è Michelangelo, ora?-.
-E' al piano superiore, in camera sua- spiega Raph, facendo strada verso la zona notte.
Il mio stomaco fa così tanto male che non riesco neppure a rimanere in piedi; se ci provo, sento scricchiolarmi le ossa e ricadere goffamente in poltrona. Questa è sempre tutta colpa di Michelangelo!
Sento dei passi veloci fuori la porta del laboratorio e il mio udito si mette in allerta... sono proprio curioso di sentire come la pensano tutti quanti.
Non appena Leadtheread varca la porta della camera di Michelangelo, ritrovandolo in quello stato, i suoi occhi si ampliano inorriditi. Attento a non urtare nulla con il suo grosso corpo, raggiunge il capezzale di Mikey, iniziando a controllargli tutto il corpo.
La sua mano scivola sulla gamba sinistra, notando la tibia esposto troppo stranamente verso l'esterno; accigliato, controlla il taglio sul volto e quello sulla tempia. L'emorragia sembra non volersi fermare e piccole infezioni già stano prendendo il sopravvento sulla pelle superficiale.
Il battito cardiaco è appena percettibile e la temperatura leggermente fredda. Qualcosa non va.
-Allora?- chiede Leonardo, fermo sulla soglia della porta: -Come sta?-.
-C'è una frattura nella gamba sinistra... e altro che devo ancora analizzare-.
-Il danno è... grave?- riformula ancora mio fratello.
-Non saprei. Ho bisogno di portarlo nel mio laboratorio, per capirlo- ammette Lead: -Come sta Donatello?-.
-Ha forti crampi e a nausea lo tormenta la gran parte del giorno- spiega Leonardo, strofinandosi l'avambraccio destro.
-Capisco. Questo è normale, in gravidanza- spiega il coccodrillo, prendendo Mikey fra le braccia: -Io lo riporterò non appena saprò qualcosa di più-.
-Sì, va bene- mormora l'altro: -Grazie di tutto, anche in anticipo e da parte di tutti noi-.
Leadtheread sorride amaramente e afferrata una coperta, ci avvolge Michelangelo per evitare che prendi freddo a causa degli spifferi delle fogne...

2 Giugno, ore 20:30

La tana è davvero vuota senza Michelangelo. Non che mi dispiaccia, anzi... sono felice di non ritrovarmelo più tra i piedi. E' così fastidioso e lo odio ancora intensamente per ciò che mi ha causato. Una situazione sin troppo imbarazzante!
L'unica soluzione è un aborto... ma per ora, spero di aver causato abbastanza danni a quel piccolo mostriciattolo! Sono malvagio, sadico? Pensatela come volete!
Mentre sono per l'ennesima volta in bagno, appoggiato al lavandino, sento un cellulare squillare con quella classica suoneria simpatica. Mi sciacquo la faccia e dopo averla asciugata, raggiungo il dojo, dove ascolto Raphael rispondere.
Riconosco Leadtheread dalla pronuncia di Raph, del suo nome. 
Aggrotto le sopracciglia e mi mostro; mio fratello mi agita la mano in un saluto e mi fa segno di avvicinarmi, per passarmi il cellulare. Un po' riluttante, interiormente, accetto di parlare.
-Donatello, sei tu?-.
-Sì. Ciao. Allora, come sta Michelangelo?- chiedo, dopo averlo salutato.
-Purtroppo non bene. Ha una brutta frattura alla gamba sinistra... ma ciò che mi preoccupa è il taglio dalla tempia al collo-.
Deglutisco quella che sembra una certa tristezza: -Quanto grave è la ferita? E' sveglio?-.
-Beh, no. Non si è mai mosso. Io sono propenso a pensare a un coma, se non riprenderà conoscenza entro domani-.
Rimango senza parole. Coma? Proprio quello? E tutto per causa mia? Che cosa mi sta succedendo? Sento dei rimorsi, per caso? Devo convincermi che ho agito per una giusta vendetta, in fondo! I sentimentalismi devono rimanere barricati altrove!
-Q... quindi, non lo riporterai qui?- balbetto nervosamente.
-Temo che spostarlo sia rischioso-.
-Va bene. Verremo a trovarti il prima possibile-.
-A presto, amici miei. Spero di riuscire a risolvere le cose come Michelangelo, al più presto-.
La chiamata s'interrompe. Io non dico più nulla; passo il cellulare a Raphael, riferendogli ciò che ho assimilato. Una parte di me comincia a ricordarmi quanto sia stato bastardo e meschino per aver causato così tanto su una teoria vagamente credibile.
L'altra parte, più in affievolimento, però, mi grida di aver agito più che bene. Vendetta.
-Co... coma?- geme Raph, con gli occhi spalancati: -Non ci posso credere... perché Michelangelo non ci ha detto che stava male?-.
I miei occhi si posano su mio fratello, mentre la sua voce diventa solo un sottofondo ovattato. La mia mente inizia a produrre varie immagini di morte, dolore, allegria e dolore. Le mie labbra stanno per rivelare la verità quando me le mordo ferocemente.
Io non posso dire nulla!
-Non lo so neppure io...- gemo sottovoce, senza neppure preoccuparmi se Raph mi ha sentito.
Francamente, comincio a ricredermi sull'ipotesi che il bambino in me sia davvero colpa di Michelangelo. Voglio dire... sono stato male prima di quel bacio insignificante sulla guancia. Nella mia mente, però, non riesco a trovare altre spiegazioni...
Sono davvero certo che sia stato Michelangelo? 
Una parte di me non lo è affatto. Ma è tardi, se fosse vero, per rimediare all'errore che ho fatto con mio fratello. 
Comincio ad avvertire la stanchezza... le gambe stentano quasi a reggermi. Mi sento troppo pesante e ho bisogno di un po' di riposo... credo che andrò direttamente a dormire. Mentre raggiungo il corridoio per la zona notte, intravedo Leo e il sensei... 
Li saluto debolmente, prima di sparire nella mia stanza, con un sentimento crescente nel cuore.
Il rimorso...

15 Giugno, ore 10:30

Una settimana e un giorno sono già trascorsi... sono qui, nella mia camera, dopo un'intera notte fatta di incubi sulla morte di Michelangelo. Sento continuamente delle risate sinistre che mi spronano a riversare odio sul mio fratellino.
Sto iniziando a ricredermi e a sfuggire alla mia famiglia.
Non riesco a guardar loro negli occhi, senza avere la terribile voglia di vuotare il sacco del mio disastro orrendo. Ho macchiato il mio onore di ninja con la mia rabbia... ho agito da cretino.
E poi dico di essere io il più intelligente... 
E poi c'è il segreto... non so fino a quando sarò in grado di mantenerlo...
Non sono mai stato bravo a mentire.
Mentre mi strofino le tempie, il bisturi che ho usato per colpire il mio fratellino ritorna in mente. Una lama capace di recidere un occhio, se localizzata bene la traiettoria del colpo. Come ho potuto farmi accecare in quel modo? Mi inorridisco da solo...
Un tocco alla mia porta mi fa spalancare gli occhi: permetto a chiunque sia di entrare. Le luci sono spente e il blu del mio notebook rischiara appena il mio volto soggiogato da una profonda paura. Lo ammetto, l'odio inizia a lasciarmi in pace.
-Don, posso entrare?- è la domanda di Raphael.
Annuisco: -Certo... per favore, però, non accendere la luce-.
-Vuoi rovinarti gli occhi, per caso? D'accordo- mi risponde sarcastico: -Ero venuto a dirti che andiamo a trovare Michelangelo. Sono stanco di rimanere qui-.
-D'accordo. Grazie per avermi avvisato. Salvo questi file e vi raggiungo- e con il mouse salvo la pagina web a proposito di nascite.
Mi alzo normalmente, felice di constatare che non avverto crampi o nausee. Raph mi aspetta e insieme usciamo dal mio laboratorio, mentre chiudo la porta dietro di noi. Camminiamo lungo il corridoio, sino a quando raggiungiamo il dojo.
Entrambi vediamo il maestro Splinter e Leonardo fermi dinanzi alla porta secondaria della tana, intenti ad aspettarci. Saluto con un'ombra di un sorriso, guardando istintivamente lo stomaco. So che non mi si vede un bel niente, ma è solo momentaneamente.
So che presto sarò una tartaruga ninja «grassa».
-Mi auguro che Mikey si sia svegliato- geme Raphael: -Non voglio pensare che sia davvero sprofondato in un coma-.
-Dobbiamo essere positivi, ragazzi miei- aggiunge il sensei, lisciandosi la barbetta sotto il mento.
-Andiamo- conclude Leonardo, un passo dinanzi a noi.
Nel mio cuore inizia a gonfiarsi l'ipotesi di scappare di casa... sì, un pensiero comune fra gli adolescenti. Non posso sopportare di rivedere quello sguardo pieno di paura e delusione di Michelangelo... ammesso, sempre, che si risvegli, ovvio.
I coma possono durare settimane, mesi... anni. Dipende dal danno o dallo shock.
E io so per certo che quello di Mikey è uno shock gigantesco... e tutto per causa mia...

*********************************

Quando raggiungiamo la tana di Leadtheread, i nostri cuori di fermano all'istante. Su un lettino, con una mascherina d'ossigeno sul volto, bende che ricoprono i lati della testa e un gesso sulla gamba sinistra, c'è Michelangelo.
Guardo le pareti di rame arcuate, il pavimento di cemento, la scrivania, il pc... e Leadtheread, il quale ci saluta cordialmente, con grande tristezza sul volto. Non ho bisogno di domande e risposte per comprendere l'entità del danno di mio fratello.
Sono pur sempre un mezzo medico anch'io, no?
Vorrei davvero sapere cosa mi è passato per la mente... io, un pacifista, mi sono trasformato in una sorte di spietato assassino vendicativo. C'è mancato poco così che non mettessi definitivamente fine alla vita di mio fratello.
-Mio povero figliolo...- mormora sottovoce il maestro Splinter, accarezzando il braccio sinistro di Mikey.
-Leadtheread, hai scoperto qualcosa?- chiede Leo, guardandolo dritto negli occhi.
-Direi di sì- risponde mesto: -Ho analizzato il corpo di vostro fratello e ho scoperto che è perfettamente sano, tranne per una frattura delicata nel retro della rotula. Quella avrà bisogno di un intervento e di una buona fisioterapia-.
-E che altro?- chiedo, iniziando a deglutire la paura per una risposta critica.
-La buona notizia è che non è sprofondato in un coma, bensì in una forma di sonno dovuto a un forte shock- ci spiega, leggendo un paio di fogli di carta.
-Io continuo a non capire!- gemo, con una nuova fifa addosso: -Avevo chiamato Michelangelo per metterlo al corrente di una riparazione più approfondita di un suo gioco. Ci siamo salutati come al solito! Stento a credere che ora sia in questo stato!- praticamente grido.
-Don, non è colpa tua. E poi, non ti fa bene alterarti- mi rincuora Leonardo.
Oh, se solo sapesse... che razza di bugiardo che sono!
-Dobbiamo solo aspettare. Inoltre, ho riscontrato una grave forma di Ipoacusia Neurosensoriale!- prosegue Leadtheread.
-E... che cosa sarebbe?- chiede Raphael, allargando gli occhi paurosamente.
Il coccodrillo si avvicina alla testa di Mikey, voltandola per mostrare il taglio: -Proprio qui, il suo udito è stato compromesso non so se irreversibilmente. Sentirà, ma avrà dei problemi. Per quanto riguarda le cicatrici, esse guariranno normalmente-.
Non avevo idea che mio fratello avesse un decadimento uditivo lento... forse... ora comprendo la causa dei suoi continui mal di testa...
Ho fatto un casino!
-Qu... quindi, Mikey diventerà sordo?!- quasi grida Leonardo.
-Le probabilità di ciò sono del 68%...- mormora Leadtheread, accarezzando la fronte tiepida di Michelangelo: -Per ora, dobbiamo solo preoccuparci di farlo riprendere-.
-M... mi dispiace...-.
Tutti quanti scattiamo, spalancando sia gli occhi sia la bocca. Stentiamo a credere a ciò che le nostre orecchie abbiamo appena captato... ci scambiamo degli sguardi preoccupati e ci avviciniamo lentamente a Michelangelo.
Leadtheread continua ad accarezzarlo dolcemente sulla fronte, sperando che in questo modo, possa riprendersi sul serio. Il nostro fratellino volta il capo proprio verso di me e il mio cuore inizia a battere violentemente.
Sono fritto... basterà una sola sua parola sull'incidente e io sarò definitivamente cacciato... non che mi dispiaccia, dopo quello che ho fatto.
Tutti speriamo che si risvegli... dopo circa otto giorni di «coma». E questo desiderio si avvera.
Gli occhi azzurri di Michelangelo si riaprono lentamente, mentre due grossi lucciconi sbucano dai suoi canali lacrimali. Il poveretto apre appena la bocca, tentando di parlare, ma mi guarda a lungo, intensamente.
Io sto quasi per esplodere in lacrime... fatico ancora ad accettare ciò che ho fatto! Vorrei uccidermi per questo! Sì! Chiudo gli occhi, voltando il capo altrove... mi rendo a malapena conto di essere vicinissimo al letto di mio fratello.
La sua mano raggiunge la mia e me l'accarezza, iniziando a sorridermi e a piangere contemporaneamente. Io... io non ho parole.
-Michelangelo, figlio mio- biascica il maestro Splinter, felicemente.
-Padre...- risponde Mikey: -Che cosa è... accaduto?-.
-N... non ricordi?- chiedo nervosamente, mentre inizio appena a tremare.
-So solo che ero in cucina, con Leo... e poi... non so-.
Questo è un bene, per me. Lo so, sto parlando egoisticamente, ma ehi! Se Mikey avesse spifferato tutto, addio me... ma come diavolo sto parlando! Devo raccontare tutto!
-D... Donnie, dovresti riposare- mi dice Michelangelo, mentre si blocca immediatamente, emettendo una smorfia di dolore.
-Che succede, amico mio?- s'allarma Leadtheread: -Ti fa male, qualcosa?-.
-S... sento la mascella scricchiolare... e... la mia voce rimbomba nell'orecchio sinistro...- spiega mio fratello: -E la gamba... non posso muoverla!-.
-Hai una frattura, piccolo- spiega Leadtheread, sentendosi quasi come un genitore per Mikey, il quale annuisce.
-Voglio andare a casa... devo aiutare Donatello con il bambino!- implora Michelangelo, cercando di alzarsi.
Raph tenta di dissuaderlo, ma non può nulla contro i suoi singhiozzi...

16 Luglio, ore 14:20

Anche se mi secca ammetterlo, sono nel mio primo mese di gravidanza e quello che non ho potuto fare a meno di notare, è stato il rilassamento dei miei pettorali, soprattutto sullo stomaco. Se li tocco, li avverto molto più morbidi, rispetto a prima.
Sono ancora convinto che un aborto sarebbe la soluzione migliore, ma dubito che uccidere un essere umano sarebbe l'ideale. Credo di voler tenere questo bambino. E' pur sempre mio/a figlio/a.
E io sono una mamma e un papà.
Mi chiedo come cambierà la mia vita... beh, per ora meglio non pensarci. 
Non ho ancora raccontato a nessuno del mio quasi omicidio su Michelangelo. Quest'ultimo è costantemente nel suo lettino, incapace di ricordare cosa ha dovuto subire per causa mia. Forse è un bene, o forse no. 
Anche se dovrebbe restarsene a letto, egli mi ronza sempre intorno, sperando di aiutarmi in tutto e per tutto. Mi ha proibito di bere caffè, mangiare schifezze e cose varie... sembra proprio il mio dottore! Io lo ringrazio davvero per questo, ma non merito affatto le sue premure.
Mi sento solo un mostro. Un mostro che ha quasi ucciso il «raggio di sole» della famiglia.
Sento bussare alla porta: non ho bisogno di chiedere chi sia. Michelangelo, infatti, non tarda di certo ad entrare, con un piatto di frutta nella mano destra e una stampella sotto il braccio sinistro. La sua gamba è piegata esternamente e avvolta in uno spesso strato di bende.
-Ti ho portato uno spuntino...- mi dice, sorridendo: -Come ti senti?-.
Deglutisco il dolore: -Sto bene. Tu, piuttosto? Come ci senti? E la gamba?-.
Mikey zoppica sino a raggiungere uno sgabello, accanto a me: -Beh, sento bene, solo che avverto le basse frequenze e i suoni un po' alterati. Mi da fastidio il rimbombo e il fatto di percepire la mia voce a un livello più alto del normale. La gamba prude ma non fa molto male-.
So bene che il male al suo orecchio è legato all'ipoacusia.
-Mmh, Donnie- mi chiama poi, tenendo lo sguardo fisso alla sua gamba.
-Sì?-.
-Ecco... c'è una parte della mia memoria mancante... però, non so perché, ma ho paura di ricordare. Perché?- prosegue.
Quasi mi strozzo con le mele e le banane: -Ehm... non saprei, fratellino. Non lo so davvero-.
-Speravo di trovare una risposta- mormora, sforzandosi di sorridere: -Beh... mangia che hai bisogno di nutrienti. Adesso vado. Ho una sezione di fisioterapia con Leo-.
Lo saluto, iniziando ancora a tremare di rimorsi... quanto avrei voluto dirgli come stanno realmente le cose. Sono stanco di mentire... ma... so bene che sto approfittando delle gentilezze che mi riservano tutti quanti.
Sono un mostro! Sono un verme!

Raggiunto il dojo, il mio fratellino viene accolto felicemente fra le braccia di Leonardo, in compagnia di Raph e anche il maestro Splinter. Fa davvero caldo e un ventilatore soffia proprio in un angolo.
-Bene, fratello- emette Leo, con la mano sul fianco: -Sei pronto a compiere i tuoi passi?-.
-Sicuro!- esclama l'arancione, mentre la sua gamba sembra piuttosto rigida: -Fa male, però-.
-Perché dobbiamo, innanzitutto, massaggiare i muscoli- aggiunge il sensei: -Michelangelo, siediti sul divano, per favore-.
-Hai sensei- e Mikey fa come ordinatogli.
In fretta, il maestro inizia a massaggiargli la fasciatura, con estrema dolcezza, mentre Michelangelo inizia a ridurre gli occhi a due fessure, mostrando chiaramente dolore; si massaggia la ferita alla tempia, gemendo sottovoce.
-Premo troppo, figlio mio?- chiede il sensei, piuttosto apprensivo.
-No, maestro- nega Michelangelo: -Sento solo un ronzio... qualcuno ha dimenticato qualche elettrodomestico acceso?-.
Leo e Raph si scambiano un'occhiata preoccupata.
-No. Non si sente nulla, fratello- risponde Raphael: -Leadtheread che questo che tu percepisci è detto «autofonia»-.
-Accidenti, quanti problemi...- ridacchia Mikey, nascondendo la sua frustrazione: -Sono pronto per iniziare-.
Il maestro annuisce e si fa da parte, mentre il nostro fratellino si alza da solo in piedi, trascinandosi, dapprima, sul bordo del divano. Si fa leva sul bracciolo e barcollando, più o meno si rimette in piedi...

Mi sento un tale schifo... 

4 Agosto, ore 15:30

Fa sempre più caldo e la mia nausea non aiuta di certo. Sono costretto a starmene in panciolle nel mio laboratorio perché la semplice attività fisica mi duole allo stomaco... e in più, devo stare molto attento al bambino.
Sì... ho intenzione di tenerlo.
Sono stanco di restarmene al pc, a navigare fra siti web che avrò rivisto milioni di volte. Vorrei anche uscire dalla tana, per un po' di aria fresca, ma dubito che glia altri mi lascerebbero andare in pattuglia notturna con loro.
Beh... non mi piacerebbe essere catturato da uno dei nostri nemici. 
Il ventilatore soffia sul mio viso... l'aria fresca mi risolleva appena il morale, ma il rimorso per ciò che ho fatto a Mikey mi divora sempre più. Porto una mano sulla pancia: è diventata ancora più morbida dell'ultima volta... 
Guardo l'orologio sul mio notebook: sono quasi le 15:35 e io sono un po' affamato, malgrado abbia già avuto un sostanzioso pranzo. Sospiro e decido di andare al bagno per sciacquarmi il viso sudaticcio. 
Non appena mi richiudo in bagno, mi blocco alla mia immagine riflessa nello specchio ovale, sul lavandino bianco. Sbatto un paio di volte le palpebre e indietreggio, sino a quando il cristallo non mi mostra anche il mio basso ventre.
Come avrò già visto in qualche documentario di riproduzioni umane, mi giro di profilo, osservandomi lo stomaco. Lo ritrovo un po' più gonfio... io mi sento più grande e pesante, anche se, in realtà non si nota moltissimo.
Mi massaggio la nuca e adocchio la bilancia gialla sul pavimento: sì, voglio pesarmi. Ci salgo e attendo che la lancetta rossa si fermi. In genere, il mio peso si aggira intorno ai 95 kg di peso. Adesso, come posso notare... sono 96.
Solo un chilo... beh, non male, considerando tutti i miei pasti finiti nel water o le «grandi abbuffate per due». Faccio le spallucce e la fame mi fa brontolare rumorosamente lo stomaco.
Ho davvero fame!
Ridacchio e mi dirigo verso la cucina, ritrovandomi faccia a faccia con Raphael, mezzo infilato nel frigo per una lattina fresca.
-Ehi- mi saluta: -Come va?-.
-Bene. Ho solo fame- rispondo, controllando nei mobili: -Come sta andando con Michelangelo?-.
-Potrebbe andar meglio. La gamba sembra indebolita e rigida. Leadtheread è fiducioso circa la possibilità di una completa guarigione- spiega Raphie, iniziando a bere la soda.
-Capisco- mormoro, afferrando una mela rossa: -E il suo udito?-.
-Beh... percepisce sempre le basse frequenze, tipo ronzii o fischi e inizia a restarsene in silenzio. Mikey dice che la sua mascella fa male e rimbomba nell'orecchio stesso- prosegue Raph, mesto.
-Mi dispiace così tanto- sussurro, avvilito.
-Non è colpa tua. Anzi, nessuno può affibbiarsela, in questa storia- mi rincuora mio fratello, avvolgendomi un braccio intorno alle spalle.
«Se solo sapessi che cosa ho fatto...», penso, addentando la mela.
-Leo e il sensei sono con lui, al momento. Vuoi venire a vederlo?- propone Raph, gettando la lattina nel cestino.
-Perché no- e anche il mio torsolo fa canestro nella spazzatura.

Nel dojo ci sono Leo e Mikey, mentre il maestro Splinter è in piedi, con le spalle alla sua stanza. Li guarda attentamente, con un'ombra di tristezza nei suoi occhi. Più avanzo con una mano sulla pancia, più il mio cuore martella ferocemente, ricordandomi la mia terribile azione.
-Come sta andando?- chiede Raph, sollevando la voce, per attirare l'attenzione generale.
Mikey, tutto sudato, sta quasi per crollare sul pavimento, quando Leo lo abbraccia, aiutandolo e sostenendolo. Insieme raggiungono il divano e il nostro fratellino si siede, iniziando a respirare pesantemente.
-Ehi... Donnie...- mi saluta, con un sonoro affanno: -Co... come va?-.
Deglutendo le lacrime dovute alle condizioni non affatto buone di nostro fratello, annuisco, sedendomi accanto a lui. Mikey mi abbraccia, strofinando la guancia contro la mia e così vicini, non posso non udire un suo gemito, dovuto all'orecchio.
-Meglio se non parlo. Mi fa solo male- pronuncia sottovoce Mikey.
Tutti quanti ci scambiamo uno sguardo preoccupato... so bene che l'ipoacusia avanzerà sempre... mi dispiace tanto.
Ma è troppo tardi...

9 Settembre, ore 02:40

E' buio. Francamente sono felice che la nausea stia lentamente scomparendo. E' l'alba e io non ho chiuso occhio. Nemmeno per un momento. Non è questione di essere in gestazione, anzi... il problema sono gli incubi.
Ogni notte, sogno sempre di ritrovarmi macchiato del sangue di un Mikey morto, a causa mia. Rivedo il bisturi grondante di liquido scarlatto e un ghigno sadico sul mio volto. Rabbrividisco al pensiero. 
Decido di alzarmi perché è inutile continuare a rimanere a letto, sapendo che non dormirò più. La mia mano sfiora la pancetta rotonda che mi ritrovo... sono nel mio terzo mese e l'odio per Mikey è del tutto scomparso. 
La frustrazione per averlo ridotto in tale stato aumenta. Non sono sicuro di poter continuare a mantenere il segreto. Ho bisogno di parlare con qualcuno... ma non posso contare su nessuno.
April e Casey sono in viaggio per l'Australia... non torneranno prima di un anno... entrambi vogliono comprendere se ciò che è nato fra loro sia davvero amore oppure un flirt passeggero. Nemmeno su Leadtheread posso contare. Conoscendo il suo temperamento, credo che mi staccherebbe la testa a morsi.
E non avrebbe torto.
Ho fame: il mio stomaco brontola e ho davvero voglia di qualcosa di dolce. Non so, anche se si tratta di cioccolato... se mi vedesse Leo, credo che mi farebbe sparire tutte le barrette dalla credenza, proprio per ricordarmi che mi occorrono cose sane, non schifezze.
Ma è troppo presto e non corro il rischio di incappare in nessuno della mia famiglia. 
Con questo pensiero, mi dirigo sino in cucina, strofinandomi il volto stanco. Tutte le luci sono, ovviamente spente, ma nel silenzio, odo qualcosa di... familiare. Mi volto verso il dojo, restando fermo e rallentando il mio respiro.
C'è forse qualcuno? Io davvero non lo so. 
Mi avvicino al divano... è esattamente lì che proviene il suono o... quello che sembra proprio un pianto soffocato. Lacrime? Di chi?
-Don-.
Questa voce incrinata... sobbalzo... so chi è!
-Michelangelo?- chiedo, avvicinandomi al retro del divano: -Sei tu?-.
-Sì- mi risponde.
Non ho intenzione di accendere le luci. Posso intravedere vagamente la sua forma arricciata a palla, con le ginocchia al petto e il volto lustro. Perché piange? Un incubo, forse?
-Che succede?- chiedo, con un batticuore: -Ti fa male qualcosa?-.
-Ho paura... ho paura della memoria scomparsa... Don, mi aiuti?- mi sussurra.
Inizio a tremare e mi accovaccio lentamente accanto al mio fratellino, chiedendomi come posso toccarlo ancora con fare fraterno dopo quello che gli ho fatto. Attento allo stomaco, anche lui ricambia, svuotando il suo terrore sotto forma di lacrime silenziose.
-Sono fortunato ad averti come fratello- mormora, nell'incavo del mio collo: -Come questo bambino. Sarai un genitore fantastico!-.
-No, non è così!- impreco a denti stretti, sperando che non mi abbia udito: -Mikey, vuoi venire a dormire con me?-.
-Non posso farlo- mi sussurra: -Rischierei di far del male al bambino e non voglio. Vado in camera mia... buonanotte-.
Lo aiuto a rialzarsi, notando quanto sia debole la sua gamba sinistra; sospiro e lo lascio andare... 
Non appena rimango da solo, inizio a piangere sottovoce, sperando che nessuno mi abbia udito...

*********************************

Qualche settimana più tardi, Leadtheread viene a farci visita, con la sua solita valigia di cuoio marrone, carica di medicine, siringhe e altri utensili medici. Con grande richiesta di Michelangelo, io sono il primo ad essere visitato.
-Dal prossimo mese, Donatello, potremo sottoporti a un'ecografia- mi spiega, mentre siedo sul lettino, nel mio laboratorio.
-Perché non prima?- chiede Leonardo, ignorante in materia.
-Perché, per adesso, non riusciremmo a capire ancora nulla- rispondo, strofinandomi la pancia.
-Michelangelo, tocca a te- pronuncia Leadtheread, mentre mi faccio da parte e cedo il lettino.
-D'accordo- sorride il mio fratellino, zoppicando e sedendosi sul letto, gemendo alla gamba.
Leadtheread afferra dolcemente quest'ultima, iniziando a muoverla in alto e in basso, intravedendo varie smorfie di dolore sul volto di Michelangelo. Senza dire ancora nulla, passa alla ferita sulla tempia.
-Come senti la mia voce?- domanda il coccodrillo: -Distorta, normale od ovattata?-.
Mikey inclina il capo e ci pensa: -Direi normale. Il problema è dentro di me... sento il mio respiro, il masticare o i rimbombi della mia voce... e la mascella, a volte, fa male-.
-Il decadimento uditivo è molto lento, fortunatamente. Questo ci da il tempo di provare a trovare una cura- spiega Leadtheread, massaggiandosi il mento.
-Per il momento, Michelangelo, continua con gli esercizi per la gamba. Per quanto riguarda l'udito, tenterò di cercare qualche cura efficiente- conclude il coccodrillo.
-Grazie del tuo aiuto, Leadtheread. Te ne siamo molto grati- s'inchina il maestro Splinter.
-Lo faccio con piacere- sorride l'altro, rivolgendosi a me: -Cerca di mangiare di più. Hai bisogno di più nutrimento, Donatello-.
-O... ok... anche se non mi va giù l'idea di «ingrassare»!- borbotto sottovoce: -Beh... allora, verrai il prossimo mese?-.
Leadtheread annuisce e ci saluta, rivolgendomi uno sguardo direi davvero lungo... tanto che sono costretto a distogliere lo sguardo...
Che sospetti di me?

3 Ottobre, ore 08:10

Ormai nel mio quarto mese di gravidanza, la mia pancia è davvero cresciuta maggiormente. Mi si nota molto e la cintura inizia a stringermi un po'. Io l'allento ancora ma so che, con il passare dei mesi, non la potrò più indossare. 
Sto iniziando anche ad innervosirmi per non poter mettere piede fuori la tana o per allenarmi... ma so che, tutte queste proibizioni ne varranno la pena. Ho appena scoperto di avere una fame decisamente incontrollabile e ho già preso circa sei chili buoni... pazienza.
Dopo il parto, che non so se sarà normale o cesareo, mi sottoporrò a una dieta. 
Ora con l'aria più fresca, sento una forte ondata di energia, che schiaccia la mia sonnolenza e la stanchezza fisica. Mi sento così bene, anche con la nausea scomparsa e tutto, che potrei tranquillamente prendere a calci qualche stupido Dragoncello Purpureo.
Eppure, sono ancora qui, rannicchiato nel mio letto, girato su un fianco, a fissare la parete dinanzi a me. Le mie ginocchia toccano la pancia voluminosa e la mano l'accarezza. Tutto questo, per me, è davvero imbarazzante... ma almeno, nessuno dei nostri nemici o amici ne è a conoscenza.
Il mio bambino, stando al calcolo di Leadtheread, dovrebbe nascere il 14 febbraio, a San Valentino. Chissà... magari «Valentina» sarebbe un nome carino per una bambina.
Se fosse maschio, mi piacerebbe scegliere qualcosa sui Grandi Maestri del Rinascimento.
Ma credo che sia ancora troppo presto per questo... per ora, mi aspetto di vedere il mio piccolo attraverso l'ecografia. Questi mesi stanno passando così velocemente, senza che possiamo rendercene conto.
Mikey sta migliorando, ma zoppica ancora. Non ricorda ancora nulla del mio quasi omicidio ed è un bene... ho davvero paura di cosa potrebbe pensare la nostra famiglia. Io ho disonorato soprattutto il maestro Splinter...
Ecco... con tutti questi ormoni femminili, la voglia di piangere aumenta sino a non poter essere più bloccata. Ma sì... tanto vale sfogarsi un po' in solitaria... 
Tanto non c'è nessuno che mi sente... sperando sempre. 
Innanzitutto, la mia mente ripercorre frenetica gli attimi che mi hanno visto in uno spietato killer... quel bisturi, la paura del mio fratellino, i pugni, i calci... l'urlo e l'odore di sangue. Come diavolo ho potuto...!
«Mi dispiace tantissimo!», penso, mentre le lacrime bagnano la federa del mio cuscino.
-Don!- mi chiama la voce ovattata di Leo, bussando alla mia porta.
I miei occhi stretti si riaprono e me li strofino velocemente: -A... avanti-.
Leo non se lo fa ripetere e la luce del corridoio s'irradia in un lungo trapezio rovesciato sino al mio letto. Io sono di spalle, ma so che lui è praticamente vicino a me. Non me la sento di guardarlo negli occhi... ho paura. Però, devo calmarmi.
-Leadtheread è qui- spiega dolcemente Leo, poggiandomi una mano sulla spalla.
Non rispondo, ma muovo le spalle per un accenno positivo. Questo fa preoccupare Leonardo, il quale accende la luce del lume sul comodino, permettendo a una luce giallastra di ammorbidire i miei contorni quasi spigolosi.
-Qualcosa non va? Sai che puoi sempre parlare con noi, quando vuoi- mi dice, sedendosi sul bordo del letto.
-Lo so...- sospiro sottovoce: -E' solo che... tutto questo, è così strano, bello ma difficile-.
-Beh, a dire il vero, non ho mai pensato che un giorno avremmo potuto crearci una famiglia, al di fuori della nostra- mormora Leonardo: -Però, anche se è ancora un mistero la tua gravidanza, voglio ricordarti che questo bambino è la prova che non siamo destinati a estinguerci-.
-Non ci avevo pensato a questo, lo sai?-.
-E' solo una considerazione, Donatello- ridacchia Leonardo, accavallando una gamba sull'altra; poi diventa serio: -Posso farti una domanda?-.
Mi tendo come una corda di violino: -Sicuro-.
-Che cosa ne pensi di Michelangelo? Voglio dire... che cosa è accaduto di tanto terribile da avergli rimosso metà memoria?-.
-Beh... n... non lo so- mento, come ho fatto sino ad ora: -Io non sapevo neppure della sua ipoacusia... forse è per questo che è crollato-.
-Sì, è vero- sospira Leo, mentre mi volto verso di lui: -Ad ogni modo...-.
-Che c'è?- chiedo, quando noto un sorrisino strisciare sulle sue labbra e interrompere la frase.
-Non avevo mai visto quanto si fosse ingrandita la tua pancia- ridacchia: -E' un po' strano... ma non posso che rallegrarmene-.
I miei occhi scivolano sul rigonfiamento sotto le coperte: -Sì. Hai ragione. Magari c'è anche la troppa ciccia dovuta alla mia fame da lupo!-.
-I chili in più sono necessari- ride Leo: -Adesso, andiamo. Lead ci aspetta!-.
Mi alzo lentamente, aiutato da mio fratello: -Hai ragione! Grazie di tutto, Leo-.
-Siamo o non siamo fratelli?- schernisce, avvolgendomi un braccio intorno alle spalle: -Avrai sempre il nostro appoggio-.
Annuisco, ma dentro di me piango addolorato: non lo merito affatto... se solo sapessero...

Nel mio laboratorio, un pc comanda una macchina metallica con una sorte di piccolo mouse che spreme gel trasparente e freddo. Sì... la macchina per le ecografie è già accesa. Lead mi aiuta a distendermi sul lettino e a distendermi.
-Molto bene. Adesso, con il gel sullo stomaco vedremo il feto-.
Annuiamo e Mikey, il quale si sostiene a Raphael, sembra davvero eccitato... come tutti e anche il sensei, desideroso di vedere il suo nipotino o nipotina... mi piacerebbe davvero avere una bambina.
Il gel è gelido e rabbrividisco, ma cerco di mantenere la mia compostezza. Sul monitor del pc vediamo un'immagine in negativo. Leadtheread spinge sul mio basso ventre, muovendo il «mouse» sia a destra, sia a sinistra. 
Dopo qualche minuto a vuoto, qualcosa compare nello schermo. 
-Eccolo!- esclama Lead, sorridendo: -E' il piccolo. Mmh, mi sembra piuttosto normale per essere un feto. Il suo sviluppo sembrerebbe regolare-.
Sbatto le palpebre un paio di volte, incredulo. Deglutisco... quello è... è proprio il piccolo... il mio bambino... mio figlio! Non posso crederlo! 
-Si può sapere di che sesso è?- chiede Raph, sollevando un sopracciglio.
-E da quando t'interessa sapere, tu che sei il re delle tenebre?- schernisce Leonardo.
-Da quando quello è nostro nipote, Fearless!- sbotta, spintonando un po' Mikey, il quale geme al dolore della gamba.
-Stai attento!- rimprovero, mentre Leadtheread ripulisce il gel dalla pancia e ritorna a battere sulla tastiera del pc.
Prima che Mikey possa cadere in terra, a causa della rigidità della gamba bendata di bianco, Raph lo blocca in un abbraccio, scusandosi più volte.
-Non preoccuparti. So bene che sei suscettibile!- sorride Mikey, parlando piuttosto a bassa voce.
-Mikey, non c'è bisogno di sussurrare- aggiunge un preoccupato Leonardo.
-Cosa? Ma se ho gridato!- esclama Mikey: -Almeno, ho sentito la mia voce amplificata...-.
-E' normale nell'ipoacusia- spiega Leadtheread, spegnendo l'interruttore della macchina: -Direi che verrò a visitarvi ancora. Poi, la prossima ecografia l'avrai a novembre, Donatello-.
Annuisco: -Se non sbaglio, dal prossimo mese dovrei essere in grado di percepire i movimenti... giusto?-.
-Vedo che ti sei documentato!- sorride Lead: -Sì. In questo mese, sarai soggetto alle classiche voglie. Ti ricordo sempre di non eccedere troppo. Non fa bene troppo peso... provocherebbe danni al bambino-.
-Sì, cercherò di stare ancora più attento, dato che con questa fame, le cose sono già abbastanza complicate-.
Ci salutiamo ancora una volta... e come tale, altre settimane trascorrono veloci...

*********************************

Sono quasi le 19:40 e io sto guardando la tv assieme a Michelangelo. Un film giallo ci sta davvero appassionando ma io ho già capito di chi si tratta l'assassino e finisco col ritrovarmi inghiottito dai pensieri.
Mi sembra di avere le mani sporche di sangue... mi sento un mostro, peggio di quello che già rappresento per la maggior parte degli umani. Come posso restare così, in pace, con una simile colpa? 
Vorrei tanto tornare indietro e impedire tutto: un paradosso mi sarebbe davvero utile! Tornerei nella stanza e mi sbatterei contro il muro, permettendo a Michelangelo di sfuggire alla mia ira tremenda.
Macché... cose del genere esistono solo nei film... 
Improvvisamente, il pensiero del sangue, mi fa provare una strana voglia di gelato al pistacchio con delle patatine. Storco le labbra... ma a quanto pare il brontolare dello stomaco cattura l'attenzione anche del mio fratellino.
-Fame?- mi chiede, con il suo solare sorriso.
-Voglia, più che altro... gelato al pistacchio con patatine...-.
-Ok... per il gelato direi che stiamo a posto... non so per le "chips"!- schernisce: -Aspetta, vado a controllare-.
-No, resta pure qui. Vado io in cucina- lo fermo, consapevole della sua gamba malandata.
Mikey, però, mi appoggia una mano sulla spalla e nega, sorridendo: -Ce la faccio, non preoccuparti-.
Perché?! Perché Mikey deve sentirsi responsabile di questo mio bambino, senza ricordare quello che ha patito per causa mia?!
E poi... ora che ci penso, dove sono gli altri? Dovrebbero essere qui... il sensei, direi, che è in camera sua a meditare... Leo e Raph? Voglio saperlo, cavolo! Sto iniziando ad andare in una crisi isteriche... al diavolo gli ormoni femminili!
Sono così arrabbiato che vorrei dire tutto il mio orrore... 
Che altro mi prende, adesso? Le emozioni si capovolgono velocemente in una puntura nei miei occhi... piangere...? Mi sembra di essere uno schizzato... quanto è complessa una gravidanza...
Sospiro, cercando di calmare. Non mi fa bene lo stress... mi accarezzo la pancia e continuo a guardare il film, mentre odo un zoppicare di ritorno.
Mikey è qui... è appena tornato dalla cucina con una coppa di gelato alla nocciola e una scodellina con delle patatine, su un vassoio rosso. Mi sorride e si siede nuovamente accanto a me.
-Ci ho impiegato troppo?- mi chiede, con preoccupazione: -Mi dispiace... non posso essere più veloce...-.
-Non preoccuparti. Direi che sei stato un razzo! Hai impiegato solo sei minuti per il tutto! Considerando la tua gamba-.
-Beh... buon appetito, allora!- ride Mikey: -Ah, a proposito! Leo e Raph sono usciti per andare a comprare una pizza-.
-Pizza?- esclamo, smettendo di mangiare: -Ho la vaga impressione che la gravidanza mi abbia fatto momentaneamente odiare tutti i tipi di pizza...-.
-Davvero? Ah, che peccato! Era proprio quella ai peperoni che ti piaceva tanto!-.
-Pazienza- mormoro, continuando a mangiare e a percepire la fame abbandonare il mio stomaco...

17 Dicembre, ore 20:00

Altri due mesi sono volati. Sono nel mio sesto mese di gravidanza e la mia pancia è... enorme! La Il piccolo cresce in salute e stando all'ultima ecografia (del mese precedente), direi che è in perfetta misura, considerando che si tratti di una tartarughina!
Il solo pensiero m'intenerisce, ovviamente... sono ancora più sensibile di prima... le emozioni capovolte mi inondano continuamente... ma non m'importa. Fa freddo... e tra non molto è Natale. Mi chiedo come potrebbe essere il mio primo Natale con il piccolo... tutte le nostre vite cambieranno. 
Sono in bagno, a guardare la mia immagine nello specchio... diamine, mi sembra di essere un dirigibile. Ma cosa ci posso fare? In realtà, non mi dispiace ritrovarmi così. Non mi sento più solo... so che lui è con me... il piccolo.
Solo una cosa, però, mi lascia perplesso. Sono nel mio sesto mese e ancora non ho sentito i movimenti di mio figlio. Che strano... perché? E' una domanda che devo ancora porre a Leadtheread, ma non me ne dimenticherò.
Fra meno di cinque minuti avrò la mia ecografia e tutte le delucidazioni necessarie...

Puntuale come il mal di denti, Leadtheread si presenta alle 20:10, sorridente e cordiale come suo solito. Mikey, apertogli la porta, lo abbraccia affettuosamente, ridacchiando anche alle gote un po' rosse del nostro amico coccodrillo.
Lui ama essere al centro di tanto affetto... solo che non ci è del tutto abituato!
Velocemente, tutti quanti ci dirigiamo verso il laboratorio e mi slaccio la cintura, ormai troppo piccola. Mi distendo sul lettino e come sempre, rabbrividisco al gel freddo... direi gelato! Lead si siede accanto a me, iniziando a muovere il mouse sulla pancia grande.
-Leadtheread, vorrei farti una domanda- inizio, tenendo lo sguardo fisso sul monitor.
-Dimmi pure-.
Annuisco: -Perché non ho ancora sentito i movimenti del bambino?-.
-Davvero strano. In genere, avresti dovuto percepire i tipici sfarfallii già un mese fa. La cosa mi preoccupa- mi risponde, accigliato.
-Questo... è un male?- chiede, timoroso, Raphael.
-Mmh... non esattamente- è la risposta incerta di Leadtheread.
Una miriade di pensieri negativi inizia ad arrovellarmi il cervello, quando un'esplosione di dolore stringe all'interno della mia pancia. Spalanco gli occhi e il grido rimane barricato in gola. M'irrigidisco e gemo, con grande paura della mia famiglia.
-DON! Che succede?!- urla praticamente Raphie: -Leadtheread?!-.
Il nostro amico coccodrillo si alza immediatamente dalla sedia, con lo sguardo basito: -I... io non posso crederlo!-.
-AHH!- urlo: -C... cosa?-.
-Ho... ho fatto un errore madornale!- geme Lead, continuando a passare il mouse sulla mia pancia dolorante: -Q... questo non è un bambino! Ecco perché non hai sentito i movimenti!-.
-Co... cosa?- esclama Leo, al mio fianco: -Com'è possibile? Come lo spieghi i suoi sintomi? E l'aumento del volume della pancia?-.
-Inizialmente, l'immagine sembrava un feto... ma adesso, con anche il dolore di Donatello, posso dire che si tratti di una grossa massa tumorale!-.
Spalanco gli occhi, ansimando: -N... no! N... non può essere!-.
-Devo operarti immediatamente o... tutti i tuoi organi potrebbero essere seriamente compromessi- geme Lead: -E' un caso urgente-.
-Sto pagando per la mia colpa!- grido, in lacrime: -E' la punizione! E' la punizione per ciò che ho fatto!-.
-Donatello, figlio mio, di cosa stai parlando?- chiede il maestro, sconvolto.
Quando Leadtheread afferra un piccolo bisturi per aprire un sacchetto contenente dei guanti da chirurgo, Mikey ha una reazione improvvisa di terrore. Indietreggia, spalancando gli occhi ferocemente. Le lacrime rotolano lungo il suo volto, mentre inizia a respirare superficialmente.
-Mikey?- chiede Raph, il quale avverte il suo tremore contro il corpo: -Che succede?-.
-M... male... t... taglio...- geme, stringendosi la testa e afflosciandosi in terra: -E' terribile... lo schiaffo, il colpo... Donatello... nessuno mi ha salvato... tutto buio...!-.
-SI', SONO STATO IO! HO CAUSATO IO TUTTE LE FERITE A MICHELANGELO!- urlo, mentre le mie forze iniziano a venir meno...
Sento un clamore generale, ma troppo esausto, a causa del dolore, sprofondo in un sonno oscuro e privo di sogni...
Ho finalmente rivelato la mia colpa... sto pagando per la mia colpa...
Se morirò, sarò felice... ma non merito il paradiso delle tartarughe...
L'inferno e le fiamme già spalancano le porte per me...

25 Dicembre, 23:30

Galleggio in una nebbia grigia... non sento il mio corpo. Non sento il dolore, percepisco solo una paura proveniente da non so dove. A dire il vero, non sono neppure sicuro se la mia vita appartiene ancora al mio corpo oppure no.
Ma può avere importanza? 
A cosa posso servire io?
Mi piacerebbe avere delle risposte... ma qualcosa, però, la so già. Posso dire che non ero in stato di gravidanza e nella mia pancia non c'era alcun bambino. Per quanto mi dispiaccia, il dolore non è paragonabile a ciò che ho riversato su Michelangelo.
Non posso tornare, ammesso che sono ancora vivo, dalla mia famiglia e affrontarli... non dopo quello che avranno già scoperto.
E sì. Sono contento che lo sanno... non merito il loro bene... no, non lo merito...
Sento qualcosa di stranamente caldo avvicinarsi... sento un mormorio di sottofondo e un bip flebile. Questo è sicuramente un battito cardiaco... significa che non sono morto, purtroppo! Cerco di concentrarmi sulle voci: non posso rimanere bloccato qui... dovunque sia...


-E' stabile. L'arresto cardiaco non ha provocato danni celebrali e questo è un bene-.
Questa sembra la voce di Leadtheread...
-Ma... il tumore? Che conseguenze apporterà?- chiede sicuramente Leonardo, con apprensione.
Perché non manifesta odio, contro di me? Dovrebbe... io sono un parassita... io sono un verme! Non sono degno di portare il cognome Hamato...!
-Avrà bisogno di un ciclo di alcune chemio-terapie, per uccidere anche le più flebili cellule tumorali. Per il momento, egli è salvo- spiega Lead.
-Come pensi che abbia potuto ammalarsi di tale danno?- chiede il maestro Splinter, afflitto.
-Dopo la sua mutazione come coccodrillo... una parte di quel liquido mutageno di Bishop si è coagulato nel suo apparato riproduttivo, causando un'espansione dello stomaco, simile a una gravidanza- illustra un mogio Leadtheread.
Non immaginavo tutto ciò... è terribile... ma... come sta Mikey? So che aveva recuperato la memoria?!
-Michelangelo sta riposando, al momento- spiega il maestro Splinter, socchiudendo quella che mi sembra la porta del laboratorio.
-E' incredibile cosa ha passato- ringhia Raph: -Perché Don non ci ha detto nulla?-.
Ecco... adesso merito di morire!
-Infatti- aggiunge anche Leo: -Perché non ci ha spiegato che Don era sotto una crisi di nervi? Se non fosse stato per Mikey, forse si sarebbe ucciso con il bisturi-.
-Michelangelo ha saputo intervenire ed evitare una tragedia...- mormora nuovamente il maestro Splinter: -Speriamo solo che possa riprendersi dal trauma-.
NO! Non è affatto così! Io ho cercato di ucciderlo! Perché Mikey avrebbe modificato il corso vero di quella tragedia? Il mio fratellino... e io ho desiderato fargli del male... 
La rabbia scorre in me... sento pizzicarmi gli occhi, anche se so che sono chiusi. Voglio risvegliarmi, voglio dire come stanno realmente le cose! 
MIKEY!


-Don?-.
-Figlio mio, sei sveglio?-.
-Amico mio?-.
Superata la nebbia, gemo dolorosamente, incapace di compiere mezzo movimento per ammorbidire il mio corpo teso da una posizione tenuta per tanto tempo. Schiudo gli occhi... mi bruciano al fascio di luce...
Le lacrime colano lungo il mio volto... sono incapace di parlare. Non riesco a dire la verità riguardo i danni di Michelangelo... mentre rischio di finire in iperventilazione, le braccia confortanti di Leonardo mi stringono al suo petto.
Io singhiozzo liberamente, incapace di fermarmi. Mentre la mano di mio fratello accarezza il mio guscio, un'ombra esile compare sulla soglia della porta... riconosco un paio di occhioni azzurri su una mascherina arancione.
-Mikey...- sussurro, terribilmente amareggiato.
-Venite, figlioli- emette il maestro, spingendo dolcemente tutti fuori.
Io e Mikey. La stanza è silenziosa ma i bip del mio cuore sono un sottofondo. Il mio fratellino è davanti a me, con aria quasi impaurita e due stampelle sotto le ascelle. Non ho il coraggio di guardarlo, ma ho bisogno di chiederglielo.
-Perché avresti mascherato ciò che ti ho fatto?-.
Mikey mi si avvicina: appoggia le stampelle alla sponda del lettino e mi afferra il volto nelle sue mani fredde. Ho dormito così tanto... ma non posso fare a meno di fermare i ricordi... le lacrime. Si avvicina, baciandomi dolcemente sulla guancia. Poi si ritrae.
-Oggi è Natale, Don- sussurra: -E nonostante ricordi tutto il terrore che ho provato, ho deciso di perdonarti. So che non eri in te-.
-I... io non merito...-.
-Siamo fratelli!- interrompe il mio fratellino: -Sai che non ti avrei mai messo contro nessuno della famiglia, a giudicare dalla gravità dell'atto-.
-P... perché mi hai baciato?- chiedo ancora.
-Per dimostrarti che... sei ancora un fratello per me, il mio genitore... e il mio migliore amico-.
Lo guardo intensamente... piango, urlo, singhiozzo...
Ma non temo più niente, adesso. Con le chemioterapie guarirò definitivamente... Mikey mi ha perdonato... e io m'impegnerò per aiutarlo a combattere la possibile ipotesi di una sordità...

-Don?- chiama ancora Mikey, staccandosi dall'abbraccio.
-Dimmi...-.
-Ho qualcosa per te- ridacchia, mostrandomi, dalla cintura, un piccolo pacchettino arancione.
-E'... un regalo per me?- chiedo: -Io non posso ricambiare-.
-Dai, aprilo!- m'incita felicemente.
Annuisco e sciolgo il nastro bianco; scarto la carta e apro la scatolina: -Q... questi siamo io e te da piccoli... la ricordo questa foto!-.
-Già. Quando sei stato incosciente, ho pensato a lungo cosa regalarti e quando mi sono ricordato del nostro primo Natale, ho preso questa foto- mi spiega Mikey: -Io ero piccolo, tu mi tenevi per mano, mentre guardavamo le stelle-.
-Io ti feci la promessa che ti avrei sempre protetto...- continuo: -Come ho potuto dimenticare? Come ho potuto farti del male?-.
-Non eri in te- mi rincuora Mikey: -Sai, a dire il vero... il miglior regalo di quest'anno sei tu, fratello. Sono felice che sei ancora con noi!-.
Tiro Mikey al mio petto, ignorando la grossa cicatrice che capeggia sul mio ventre floscio: -E io sono contento che siamo ancora fratelli...-.
Ridiamo... siamo felici... come questo giorno... come nella vita...

THE END
  
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