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Autore: Medea Black    20/03/2014    5 recensioni
[Star Trek XI (2009) - reboot ] *Possibile spoiler*
L'ambasciatore Spock cammina con il peso di quanto è accaduto sulle spalle, cercando di rimettere ordine nei suoi pensieri prima di affrontare il difficile dialogo con il giovane se stesso. Quanto sarà saggio rivelare per far sì che il destino segua il suo inevitabile corso?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Spock
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L’ambasciatore misurava l’hangar a grandi passi, lasciandosi andare ai ricordi e alle riflessioni amare. Il mare in tempesta delle sua emozioni si era placato, lasciando placide onde di risacca che potevano essere ricondotte dolcemente entro gli argini della logica.
Rivedere l’equipaggio dell’Enterprise era stato magnifico, malgrado sapesse che i suoi amici erano morti da tempo e che quelle loro controparti giovani e piene di speranze erano altre persone, del tutto diverse.
Persone che avevano rischiato di vedere le loro speranze infrante in una morte prematura per colpa di un suo errore, lo stesso che aveva causato la distruzione del suo pianeta natale. Vulcano e i suoi abitanti erano spariti.
Illogico, nel suo universo di provenienza Vulcano c’era ancora, era Romulus ad essere stato distrutto. Comunque la mettesse, si sentiva responsabile di un genocidio.
Sapeva che era Nero il vero responsabile, il terrorista romulano spinto dalla disperazione verso la follia, ma questa consapevolezza razionale non lo raggiungeva nel profondo.
Il vulcaniano trasse un profondo sospiro: che lo volesse o meno era bloccato in quel preciso luogo, in quell’istante nello spazio – tempo, e prestare il suo aiuto nella ricostruzione di Nuova Vulcano sarebbe stato un modo eccellente per espiare. Non che, in tutta sincerità, potesse dire di essere dispiaciuto del suo destino. Nel suo mondo non c’era più alcuna ragione che lo tenesse in vita, tutti coloro che aveva conosciuto e amato si erano spenti come naturale conseguenza del loro breve ciclo vitale, alcuni persino prima… Non voleva pensare a Jim, non in quel momento: si biasimava ancora per il cedimento emotivo avuto con il giovane capitano dell’Enterprise, ma rivedere il suo t’hy’la era stato sconvolgente. Aveva dovuto fare mente locale per fare caso al colore azzurro dei suoi occhi, particolare irrilevante quando la luce che li animava era inconfondibile. Jim, il suo Jim, sempre in corsa, fiero e indomito come lo ricordava, eppure…
Ancora una volta, illogico. Quel ragazzo non era il suo Jim, ma un altro James Tiberius Kirk, profondamente diverso da quello che aveva conosciuto e amato. Quel particolare Jim Kirk aveva qualcosa nello sguardo che mancava al suo Kirk: una crepa, una sorta di incrinatura in quelle due gemme azzurre, un profondo dolore che ne aveva spezzato la perfezione senza intaccarne il valore. Il giovane capitano aveva già sofferto molto per la sua età e questo lo aveva cambiato. Quegli occhi azzurri e profondi erano il marchio della sua diversità. Pur tuttavia era stato interessante scoprire che il legame non veniva intaccato da quelle differenze.
Illogico, a pensarci, dal momento che non era scomparso neanche di fronte al tremendo specchio del capitano che una volta era finito per errore sulla loro nave(1): un interessante monito a non seguire le peggiori inclinazioni del proprio animo, l’alter ego del suo Kirk era un simulacro di malvagità, Spock non avrebbe mai dimenticato quello sguardo infiammato dall’odio. Era stato scioccante scoprirsi in qualche modo legato ad una simile creatura, lo aveva fatto riflettere a lungo su ciò che sarebbe potuto diventare, essendo tutte quelle possibilità presenti in nuce in ognuno di loro: ad esempio rivedeva se stesso nel giovane Spock, per quanto anche lui, come il giovane Jim, presentava delle differenze, soprattutto per quanto riguardava la condotta personale.
Aveva sempre trovato il tenente Uhura una donna estremamente affascinante e piacevole, ma mai avrebbe pensato di intrecciare con lei una relazione sentimentale: le probabilità di riuscita di una simile coppia sarebbero state irrisorie, inferiori al 15.6%. Non poteva non averle calcolate, eppure il suo alter ego aveva voluto tentare ugualmente, spinto da sentimenti che poco avevano a che fare con l’amore: nell’animo del giovane Spock bruciava una ribellione che a lui era estranea. Rabbia, senso di rivalsa, grandi difficoltà nel controllare le emozioni, tutto questo doveva avere a che fare con la sua prematura partenza per la Terra. Lui era rimasto su Vulcano più a lungo, tentando di compiacere suo padre, portando avanti due percorsi di studio distinti fino allo strappo inevitabile. Aveva fatto sempre prevalere la conciliazione alla ribellione, mentre in questo universo aveva scelto in modo opposto.
Dopo la distruzione del suo mondo, che lui per fortuna non aveva dovuto affrontare alla sua età, le differenze si sarebbero acuite. Già adesso poteva a stento riconoscere i loro percorsi – era stato addirittura capitano dell’Enterprise prima di Kirk! – ma da ora il divario sarebbe cresciuto enormemente. Il nucleo, però, quello non poteva cambiare. Spock aveva sentito il legame, di conseguenza anche il giovane se stesso doveva averlo avvertito, nonostante non lo avesse riconosciuto. Sarebbe stato meglio che avesse riallineato le portanti prima di fare del male a se stesso e ad altri.
Si ritrovò a pensare con nostalgia al volto felice del vecchio Scotty mentre osservava suo nipote riparare una cornamusa, con Nyota, splendida nonostante l’età avanzata, che li osservava dolcemente, annunciando con ostentata solennità che presto ci sarebbe stato il nuovo ingegnere Scott – Uhura ai motori dell’Enterprise. Era un bellissimo pomeriggio di sole in Scozia, e i capelli di Jim conservavano ancora molti fili d’oro nella sua chioma divenuta argentea; quel giorno ricordò di aver pensato sentendolo ridere che l’età non aveva spento il suo bagliore. Sarebbe stato uno dei suoi ultimi momenti felici.
Spock non poteva decisamente pensarci adesso. Scosse il capo come a voler scacciare tutti quei pensieri, doveva fare ordine.
“Padre.”(2) 
Si fermò sul posto, sentendo lo straniante effetto che faceva ascoltare la sua stessa voce.
Sapeva cosa il giovane Spock avrebbe voluto chiedergli, doveva pesare molto bene le parole per dirgli tutto senza rivelare troppo. Non poteva permettere che a questo punto della sua vita commettesse il fatale errore di allontanarsi da Jim: lui sapeva che, quali che fossero stai i loro inizi, avrebbero finito per diventare due parti di una sola anima, come erano destinati ad essere, e, a prescindere dalla sofferenza che inevitabilmente sarebbe giunta nella loro come in ogni esistenza, quella era l’unica realtà possibile per lui.
Perché sapeva che, a prescindere dal dolore che provava per tutto quello che aveva perso, ora lui era felice di trovarsi in un universo in cui poteva ancora veder brillare quel sorriso. Un mondo in cui i colori non erano stati spenti perché la luce di quegli occhi ardeva ancora.
Aveva attraversato gli oceani del tempo ma aveva ritrovato Jim.

                                                                                                                                                                   °§°§°§°§°§°§°§°§°§°§°§°

Note:
(1) Il riferimento è ad una puntata della TOS (Mirror mirror) in cui l'alter ego malvagio di Kirk finisce teletrasportato sull'Enterprise, mentre Jim si ritrova in un universo parallelo, ovviamente malvagio. Se non la conoscete consiglio caldamente il recupero. ;)
(2) Nel film Spock jr. vede passeggiare Spock senior di spalle e lo scambia per Sarek, suo padre.



Ok, spero che il Grande Vecchio non risulti troppo Ooc! La citazione dal "Dracula" di F.F. Coppola che dà il titolo alla fic mi ha suggerito l'intera storia, la trovavo perfetta. Vuole rendere una riflessione, da cui i periodi spezzati e i voli pindarici, questi sono voluti. Per il resto, ogni critica è ben accetta. ^^

  
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