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Autore: Emo pumpkin    20/03/2014    1 recensioni
Nicola e Niccolò sono compagni di classe dalla prima superiore ma solo in terza diventano amici. ma solo amici? leggete e scoprite
dal testo: "
Passano i mesi e io e Niccolò siamo sempre vicini. Stare accanto a lui mi calma e non so come faccia. Mi fa ridere e grazie a lui la scuola non è più un peso.
Ormai siamo inseparabili, mia sorella scherza dicendo che siamo come lei e la sua migliore amica. Ma insomma, che ci posso fare? Nicola tira fuori il mio lato migliore. Con lui riesco a parlare di tutto."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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NON MI LASCIARE
 
 
 
La terza superiore. Adesso tutto cambia professori, orari, chissà, magari anche amici.
Lo guardo, in due anni in classe insieme avremmo parlato sì e no un paio di volte. E adesso siamo persino in banco insieme: è proprio vero che la terza superiore cambia molte cose.
 
Si chiama Nicola, il mio nuovo compagno di banco. Non so, è timido, non abbiamo praticamente mai parlato.
 
Continuo a guardare Niccolò e sento qualcosa che cresce nello stomaco mentre il cuore inizia ad accelerare. Cosa mi sta succedendo? Deglutisco e le cinque ore che mi si prospettano davanti mi sembrano interminabili.
 
Parlare con Nicola è semplice, sa ascoltare e non mi fa pesare il fatto che parli molto (a volte troppo) come fanno gli altri.
 
Passano i mesi e io e Niccolò siamo sempre vicini. Stare accanto a lui mi calma e non so come faccia. Mi fa ridere e grazie a lui la scuola non è più un peso.
 
Ormai siamo inseparabili, mia sorella scherza dicendo che siamo come lei e la sua migliore amica. Ma insomma, che ci posso fare? Nicola tira fuori il mio lato migliore. Con lui riesco a parlare di tutto.
 
Dobbiamo andare a una festa insieme e mi sembra di essere una ragazzina mestruata alla sua prima cotta, perché è questo che Niccolò è per me: lui mi piace.
 
Un’altra festa, questa volta però non voglio disfarmi di alcol, basteranno un paio di birre. Elegante come sempre: camicia bianca e jeans scuri, perfetto come sempre, ma soprattutto modesto…
 
Io e Niccolò entriamo insieme alla festa, molte ragazze si voltano a fissarlo. Un moto di gelosia mi stringe lo stomaco così mi butto sugli alcolici, vodka in particolare.
 
Non ho mai visto Nicola comportarsi così, si scola un drink dopo l’altro. Quasi non sta in piedi. Lo porto in bagno, so per esperienza personale che tra poco vomiterà.
 
Mi sento incredibilmente leggero mentre mi spingono in quello che sembra essere un bagno. Qui la musica quasi non si sente. C’è Niccolò che dietro di me mi tiene per le spalle. Ha gli occhi troppo azzurri per essere reali, è tutto troppo per essere reale.
 
Lo vedo avvicinarsi, ha un odore misto tra alcol, sudore e dopobarba. In un primo momento non capisco cosa succede poi ci arrivo: Nicola mi sta baciando.
È  un semplice contatto, poco più di uno sfioramento di labbra, non prova nemmeno ad approfondire quel bacio, eppure qualcosa mi si muove dentro.
Non è un bacio come gli altri, e non solo perché è dato al mio migliore amico, a un ragazzo.
 
Sento la nausea salire e mi giro a vomitare nel water.
Dio, mi sembra di vomita e anche l’anima, non mi ero mai ubriacato tanto.
Lo porto fino a casa sua, poi però me ne vado anche se vorrei rimanere a vedere come sta, ma sento che è meglio passare la notte da solo a pensare.
 
Mi svegli con un mal di testa terrificante. Sono nel mio letto e non so come ci sono finito. I ricordi di ieri sera arrivano a tratti: la discoteca, la musica assordante, il bagno, il bacio…
Merda.
Cazzo.
Sono fottuto.
Ho baciato Niccolò!
 
Non ci sentiamo per tutta la domenica. Divento intrattabile e ansioso, guardo il telefono ogni trenta secondi cercando un suo messaggio o una sua chiamata.
Sono tentato di scrivergli ma ogni volta che devo inviare il messaggio non ci riesco.
 
Non posso andare a scuola.
Morirei per la vergogna, poi Niccolò non vorrà di certo parlarmi.
Grazie a Dio mia mamma è così comprensiva da lasciarmi a casa.
 
Non c’è.
Non è venuto a scuola.
Il lunedì è una giornata di merda.
 
Non riesco a dormire e mangiare. Il telefono vibra in continuazione, messaggi su messaggi, solo di Niccolò.
Sono talmente masochista che li leggo: “come stai?”, “quando torni?”, “dobbiamo parlare”, “rispondi per favore”.
 
Devo parlargli, al costo di irrompere a casa sua con una ruspa, sì lo so, sono esagerato…
 
Bussano.
-Apri, Nicola-
Per poco non cado dal letto. Riconosco quella voce all’istante: Niccolò.
 
Dalla camera non si sentono rumori ma so che è lì dentro.
Busso di nuovo e abbasso la maniglia spingendo la porta ma quella si blocca dopo pochi millimetri.
-Fammi entrare!-
 
Mi appoggio di peso alla porta, non posso vederlo.
Sento le lacrime bagnarmi le guance.
Cazzo quanto sono patetico.
 
Lo sento piangere e mi viene un groppo in gola. Spingo la porta con tutte le mie forze tanto da riuscire a infilare un piede tra lo stipite e la porta.
 
-Vattene Niccolò-
Dico mentre la porta si apre un po’.
-No! Non finché non ti avrò visto-
Odio quando è cosi determinato.
 
Finalmente riesco ad aprire la porta, la stanza è in uno stato pietoso, ma fortunatamente le persiane sono alzate e le finestre aperte.
Nicola è seduto sul letto, le gambe raccolte al petto, ha delle occhiaie che fanno paura e i capelli spettinati.
-Come stai?-
 
-Secondo te?-
Bene, uso anche il sarcasmo adesso.
Rimango in silenzio mentre lui si appoggia alla scrivania.
 
-Come mai non sei venuto a scuola?-
Che domanda stupida!
-Non volevo vederti-
Un respiro mi si blocca in gola.
-Per il… ehm… bacio?-
 
Annuisco fissando il legno del pavimento.
-Be’ … insomma… è stato solo un bacio da ubriachi. O no?-
La sua insensibilità mi fa ridere.
-Lo sarà stato per te-
Basta, devo dirgli  tutto.
 
-Tu mi piaci Niccolò. Provo qualcosa per te-
Mi manca il terreno sotto ai piedi.
-Ora puoi anche andartene-
-Perché?- domando con un filo di voce.
 
Rido amaramente: -So quello che pensi: sono soltanto un frocio. Se non vuoi essere mio amico lo capisco benissimo-
Rimango in silenzio aspettando che si stacchi da quella scrivania e se ne vada.
 
Rimango in silenzio e immobile a guardarlo.
Poi mi alzo.
 
-Possibile che tu mi conosca così poco?-
Le sue braccia mi circondano mentre il suo respiro mi solletica il collo.
-Guardami-
Alzo gli occhi su di lui.
 
-Anche tu mi piaci-
 
Si abbassa piano sulle mie labbra, quasi con paura.
Chiudo gli occhi aspettando quel bacio che sogno da mesi.
 
Lui mi tira verso di sé per la maglia, approfondendo il bacio. Ha le labbra morbide con un sapore meraviglioso. Non mi staccherei mai da lui ma mi tocca quando dobbiamo respirare.
 
-Non mi lasciare-
 
-Mai-
 
  
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