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Autore: Rue Meridian    02/07/2008    7 recensioni
Una passeggiata in una giornata nebbiosa. Riflessioni. Royai. L'OOC dipende dalle interpretazioni.
Terza classificata al Contest Royai
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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royai

Titolo: Silence and Words.
Autore: Rue Meridian.
Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Hayate.

Disclaimer: Nessuno dei personaggi di questa fanfiction mi appartiene: appartengono ad Hiromu Arakawa.

Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico.
Rating: Verde.
Avvertimenti: One-Shot, Lievi OOC (Secondo l’interpretazione)
Note: A fine testo.

Introduzione:

La fanfiction è volutamente basata su simmetrie e opposizioni nei contenuti, ma anche nella struttura stessa.

A sinistra, i fatti e le riflessioni, a destra quei pensieri che sfuggono al controllo dei due protagonisti.

Solo le parole al centro ad unire il tutto.

Per Riza il blu e per Roy il nero.

L’immagine ispiratrice di questa fanfiction è http://img233.imageshack.us/img233/5391/b081wz2.th.jpg.

 

 

Silence and Words

La nebbia [1]

Diffondeva la luce in modo così uguale,

Che si domandava se sarebbe mai riuscita

A notare il baluginare di un’arma.

Un pericolo.

I colori erano scomparsi

Nel mare di un diffuso biancore.

Il mondo era diventato grigio.

Eppure,

Eppure

In quella guerra ormai persa,

Persa in partenza

Vi erano ancora dei sopravvissuti.

Il pelo nero e bianco di Hayate,

Il suo cappotto color sabbia,

Il nero dei suoi capelli,

Dei suoi occhi.

Concentrazione.

Non doveva distrarsi.

Lo sguardo tornò a controllare nuovamente

Il parco alla sua sinistra.

Eventuali pericoli potevano arrivare

Solo da quella direzione.

O da dentro.

Non era sicuro camminare in quel modo.

Non era sicuro per niente.

Lei almeno non era al sicuro.

Hayate era tranquillo.

Diversamente da qualcun altro.

Diversamente da lei.

La guardava solo incuriosito.

Come se in lei ci fosse qualcosa di strano.

Una qualche novità.

Tranquillo, Hayate: nulla di nuovo.

E’ così da sempre.

La tua padrona ha la strana

Tendenza al masochismo.

I lampioni erano spenti. Era appena pomeriggio.

Ma la nebbia aveva annullato ogni sensazione del tempo.

Ogni rumore era stranamente ovattato.

E fuori posto.

Tutto è fuori posto.

Oggi.

Sempre.

La pistola era nella borsetta, sottobraccio,

Pronta ad essere impugnata,

Contro ogni pericolo,

Tuttavia si domandava:

Chi era veramente in pericolo?

Per difendere lui.

Per difendere i suoi sogni,

Le sue speranze.

Che, in fondo, erano anche le sue.

Ma allora, perché sentiva

Che lei stessa era in pericolo?

E perché sapeva che

Il pericolo era lui?

Lui camminava tranquillo.

E stupito.

Aveva gia percorso quella strada,

Da solo,

Sanguinando dentro.

La strada più triste,

Quella che portava da lui.

Lui che riposava per sempre.

La strada più triste,

Incredibilmente,

Poteva essere percorsa in serenità.

Incredibile.

Lo era davvero?

Era sereno.

Dopotutto, non c’erano pericoli.

Non con lei accanto:

Non era forse il miglior cecchino dell’esercito?

Era solo questo?

O forse era proprio lei.

Indipendentemente dalla sua arma,

Dalle sue capacità,

Dal suo grado.

A prescindere da tutto ...

… Ma non da lei.

Faceva freddo.

Le mani in tasca per evitare di gelarsi.

Dopotutto, i suoi guanti non erano fatti per scaldare.

Strano vero?

Il Fuoco dovrebbe scaldare.

Eppure, passava il tempo

E gli sembrava che

Il fuoco

Più che altro

Uccidesse.

O era lui, quello?

Era lui quello che uccideva,

Ma non scaldava.

Il suo cuore s’era raffreddato da tempo.

Un attimo.

Era stato solo un attimo.

I loro gomiti si erano sfiorati.

Anche meno.

Un contatto rapido, infinitesimale,

Non cercato.

Lui non se n’era neanche accorto.

Lei sì.

Ma aveva ancora abbastanza autocontrollo

Da non ritrarsi irrigidita.

Almeno quello.

Un’occhiata di soppiatto:

No, lui non se n’era proprio accorto.

Un altro sospiro trattenuto:

La cassa toracica che sembrava scoppiare.

A volte, respirare è veramente facoltativo.

Scegli tu se farlo o meno.

Lei se l’era concesso.

Ma solo alla fine.

Quando aveva ritenuto indifferente vivere o morire.

Come poteva?

Come poteva un solo tocco,

No,

Uno sfiorarsi:

Perché per toccarsi

Uno dei due

Avrebbe dovuto volerlo.

Un semplice sfiorarsi dargli tante emozioni?

Domande.

Roy Mustang non era un uomo complesso.

O almeno non all’inizio:

Semmai lo era diventato.

Era solo determinato.

Testardo avrebbe detto qualcun altro.

Aveva deciso i suoi scopi e li aveva perseguiti.

Aveva desiderato diventare alchimista.

Lo era diventato.

L’Alchimista di Fuoco.

Desiderava divenire Fuhrer.

Il nuovo Fuhrer.

Nuovo.

Perché

Tutto

Doveva essere

Rinnovato.

Lo sarebbe diventato.

Ne era certo.

Lo sapeva.

Dentro di sé il dubbio era svanito da tempo.

Quando aveva capito,

Aveva visto,

Che il suo sogno non era più suo.

Non più solamente suo.

Era loro.

E lui, di colpo, non era più solo.

Eppure,

C’erano altri desideri,

Più profondi,

Nascosti,

Nascosti agli altri.

Nascosti soprattutto a se stesso.

Desideri che,

Quando

Raramente

Li ammetteva a se stesso,

Non sapeva se avrebbe mai visto concretizzati.

Dubitava di vederli attuati.

Temeva di non vedere realizzati.

Uno di quei desideri, era Lei.

Uno di quei desideri, era Lei.

E tutti gli altri giravano intorno a lei.

Il suo desiderio.

C’erano momenti in cui i suoi desideri toglievano a Roy Mustang la voglia di vivere.

Perché temeva di saperli irrealizzabili.

C’erano momenti in cui i suoi desideri spaventavano Riza Hawkeye.

Perché le sbattevano in faccia la sua voglia di vivere.

La sua voglia di cambiare.

Tutto.

Tutti.

Lei.

Il parco portava gli evidenti segni dell’inverno.

Ma il freddo è dentro di lei.

Alberi spogli.

Dove son finite le speranze?

Son davvero volate via come le foglie?

Nessuno in giro.

Chi c’era,

Alla fine,

Nella sua vita?

Per un attimo Riza ebbe paura.

Paura perché i suoi pensieri

L’avevano trascinata via dal suo dovere.

Paura perché il suo dovere

Non era più

Il centro della sua vita.

Altro lo era diventato.

Qualcun altro.

Era stato un processo lento.

Solo adesso se n’accorgeva.

Il suo dovere

Era proteggerlo,

Combattere per lui;

Sostenerlo in quel folle volo,

In quel tentativo di rendere realtà il suo sogno.

Un sogno che anche lei cullava.

Anche lei curava e proteggeva,

Come con una vita nascente.

E poi,

L’inevitabile.

Il fulcro, intorno al quale tutto girava,

Non era più il suo sogno.

Era Lui.

Era Lui.

Ed il mondo prese a vorticare.

Ogni certezza infranta.

Riza svenne.

E le piacque abbandonarsi alla tempesta

Che straziandole il cuore

Lo aveva di nuovo portato a battere.

Roy Mustang vide il suo mondo cadere.

Il suo mondo dai capelli color dell’oro.

Il suo mondo dagli occhi grandi ed incoraggianti.

Panico.

Hayate abbaiò,

Il guinzaglio lasciato ricadere libero.

Non si allontanò dal corpo riverso della sua padrona.

Neanche lui lo fece.

Con terrore, controllò che lei ancora respirasse.

Ogni fiato di lei

Era un suo respiro.

Le sciolse la sciarpa

Per farla respirare più facilmente.

Le sollevò la testa sulle sue ginocchia.

Ed attese.

Che lei si svegliasse.

Che lui uscisse da quell’incubo.

Che i suoi occhi s’aprissero.

Per trovare di nuovo i suoi.

Attese.

Incurante del pericolo.

Della posizione esposta.

Perché l’unico vero pericolo era perderla.

E lui l’aveva capito solo ora.

Nonostante l’avesse sempre saputo.

Riza batté gli occhi,

Trovando i suoi,

Ansiosi.

Il suo sorriso,

A sostituire la sua preoccupazione.

E pregò

-Roy… sostienimi.-

Roy vide la sorpresa

Negli occhi di lei.

E la preoccupazione si sciolse

Come il gelo che gli attanagliava il cuore.

Si sciolse in un sorriso.

La sua richiesta

Per lui un ordine.

-Sempre Riza.-



[1] Guardando l’immagine “ispiratrice” di questa fanfiction, si potrebbe dire che sia un classico pomeriggio invernale: nuvoloso, freddo. Io vi ho anche vista la nebbia: il parco, lo sfondo, la luminosità diffusa mi han dato l'impressione di una nebbia non densa, ma comunque presente.

 

 

 

Salve a tutti!

Con questa fanfiction ho partecipato al "Royai Contest" e mi sono (miracolosamente) classificata terza (il miracolo è ovviamente essere arrivata così in alto ^^).

Vi riporto i giudizi delle due giudici:

 

 

L'uso corretto della grammatica e della sintassi: 10
L'attinenza al tema: 9,8
La caratterizzazione dei personaggi (IC): 8
L'originalità: 7,5
TOTALE: 8,8

Commento di Valy:
Definirei questa storia introspettiva. Si basa tutta sui pensieri di due personaggi non certo facili da rappresentare. Penso che l’atmosfera creatasi grazie all’immagine scelta e, ovviamente, alla fan fiction stessa fa pensare ad un vero pomeriggio tra le strade di Central City. In questa storia, sembra che ci siano solo loro due, tutto il resto si annulla se Roy e Riza stanno insieme (anche solo per fare una passeggiata). Mi è piaciuto particolarmente il momento in cui i loro gomiti si sfiorano, mi piace che Roy non si accorge praticamente di nulla mentre Riza si, perché lei è attenta ad ogni piccolo particolare, e questo la rende IC nella tua storia.
Grammaticalmente nulla da dire, non ci sono errori neanche nella sintassi, il “votone” è più che meritato.
Ottima anche l’impostazione, per la lettura, della storia; non ho fatto nessuna fatica a interpretare i pensieri, ne a capire di chi fossero.
Tutta la storia si basa sull’immagine scelta, e questo ti fa guadagnare sicuramente punti, l’interpretazione personale della nebbia, la trovo adeguata.
La conclusione la definirei strana, non è molto da Riza svenire, non è molto chiaro neanche il motivo per cui avviene, però quel “Roy sostienimi” e il successivo “Sempre” mi hanno conquistata, perché mentre leggevo queste ultime parole lo stomaco ha fatto qualche capriola, pertanto davvero tanti complimenti per la tua storia.

Commento di Shatzy:
Una storia introspettiva, uno spaccato dei pensieri dei protagonisti e del legame che li unisce, e di come si sia evoluto nel tempo, con un sottofondo di silenziosa malinconia. Il paesaggio circostante sembra da una parte isolarli da tutto e da tutti, dall’altra è fondamentale per il clima della storia, sembra infatti partecipare dei pensieri dei due. Ma nonostante la staticità dell’ambiente esterno, all’interno dei protagonisti si agitano sentimenti forti e contrastanti, non visibili da fuori, producendo un dualismo realistico, che ho trovato particolarmente IC. E se alcuni pensieri possono essere contrastanti, come la sensazione che provocano in loro i loro veri desideri, alla fine si ha chiaro che la conclusione dei ragionamenti di entrambi portano nello stesso punto: verso l’altro; e le due brevi frasi finali, le uniche di tutta la storia, riassumono proprio la loro capacità di comprensione reciproca.
L’immagine prescelta viene descritta anche nei particolari, contribuendo alla trama della storia; i personaggi sono ben sviluppati e mantengono le caratteristiche originali, perfino Hayate non viene dimenticato, e inframmezza la narrazione. La scelta, alla fine, di chiamarsi per nome può essere vista sotto l’ottica di chi, dopo un lungo ragionamento, arriva a un soluzione a lungo cercata, in quel momento i ranghi non contano, ma è la persona in quanto tale che è importante. Un punto poco chiaro però non è tanto che alla fine sia Riza a chiedere aiuto a Roy, ma la scelta di farla svenire, in seguito ai suoi pensieri. Forse andava motivata meglio.
Niente da dire sull’uso grammaticale, praticamente perfetto, né sulla sintassi, che preferisce frasi corti.

 

Approfitterò di questo spazio non tanto per giustificare, ma per spiegare il perchè Riza svenga, che è forse il principale tratto OOC.
So che siamo abituate ad una Riza calma, seria (se non addirittura severa) e riservata. E soprattutto forte.

Vorrei che tutti ci ricordassimo, però, del suo comportamento nel capitolo del manga in cui Lust le dice, mentendo, che Roy è morto.

In quel momento, non è calma, non è severa, nè impassibile, nè riservata.

Allora com'è Riza veramente?

Non voglio dire che ho la risposta, ma questa è la mia interpretazione: Riza non è la persona che si è costruita addosso. E' una persona fragile, che per volontà, educazione o abitudine, non vuole mostrarsi tale. Ha una maschera e per mantenerla non può mostrarsi in realtà, nè può permettere a sè stessa di concedersi sentimenti diversi da quello del dovere.
L'idea di quel punto della FF è che, rendendosi Riza conto, che non agisce più per senso del dovere, ma per ben altri motivi, la sua maschera, la sua corazza ed il suo mondo intero vengano meno, provocando la sensazione (anche fisica) della terra che ti vien meno da sotto i piedi. Sensazione cui, in quell'attimo di debolezza e smarrimento, si concede di "indulgere", senza combatterla: da cui lo svenimento.

So che tutto ciò può sembrare ARTIFICIOSO, IRREALE, OOC,ecc., ma io non l'ho trovato così assurdo.

Vediamo questi personaggi in ben determinate situazioni, ma in altre?

 

Ribadisco che tutto ciò è fatto per spiegare il "buco nero" della trama, non per invocare qualsiasi cambiamento di giudizio.

 

Detto ciò, siccome son stanca, sto male e son sotto esame, vi mando un grosso bacio e vi saluto.

 

Rue Meridian

 

PS Ah, se lasciate recensioni, la cosa è molto gradita XDD!!

 

PPS Un grazie alle giudici specialmente per l'idea del contest, i complimenti alle vincitrici ed alle partecipanti ed un abbraccio al forum (http://royriza.forumcommunity.net/)

   
 
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