La solita storia. Stavo cercando un libro nel reparto proibito, quando sbucò Draco da dietro la libreria e mi chiese “Di nuovo in cerca di guai Potter?”. Mi soffermai come al solito ad ammirare i suoi meravigliosi zigomi alti, i suoi occhi magnetici … Ma mi dovetti subito risvegliare: c’erano Tiger e Goyle con lui. A volte avevo immaginato come sarebbe stato fare una cosa a quattro con loro, ma finivamo sempre io e Draco da soli in un’altra stanza. Guardandomi velocemente in torno realizzai che non c’era traccia né di Ron né di Hermione. Iniziai a corre attraverso la biblioteca con il libro che stavo consultando in mano, Draco non poteva sapere niente del libro. Presi i corridoi che conducevano nell’unico posto della scuola in cui avrei potuto trovare un po’ di solitudine , anche se ovviamente non sarei voluto stare solo:  il solo pensiero di lui e me, nella stessa stanza, soli … Mi voltai: Tiger e Goyle era paurosamente distanti, mentre Draco, grazie alle sue gambe muscolose e ben delineate, mi stava alle calcagna. Svoltai per l’ultima volta, trovandomi davanti alla stanza delle necessità. Feci per entrarvi quando una mano afferro la mia uniforme, ma io non mi diedi per vinto e mi slanciai dentro, trascinando Draco con me. Restai un attimo intontito a terra. C’era uno strano tepore in quella stanza, di solito sobria e gelida. Mi alzai lentamente e constatai che c’era un immenso focolare proprio di fianco a un letto matrimoniale con tanto di baldacchino rosso, oro, argento e verde. Un letto matrimoniale?! Mi voltai, vidi Draco in ginocchio, con un lieve graffio sulla guancia, stranamente rosso sulle gote. Alzandosi in piedi incrociò il mio sguardo e mi chiese “ E’ questo ciò a cui stavi pensando mentre entravi?” abbassai velocemente lo sguardo, cercando di trovare qualche scusa, ma uscirono dalla mia bocca solo parole confuse.“Allora è colpa mia”. Lo guardai. “Come scusa?” “Io,” mi disse “Io ho pensato a una luogo dove poter stare con te; ammetto che non avevo ben chiaro dove, ma la stanza è riuscita ad accontentarmi.” “Come fai?” dissi alzandomi in piedi di scatto “ A far che?” “A sapere sempre cosa pensare e dire! Sei … perfetto.” Mi lanciò uno sguardo carico di significato, che mosse qualcosa nel mio cuore, e non solo. Lo notò. Sorrise. Un sorriso che mi fece dimenticare tutto. Mi slanciai verso di lui, per poco non cadde, ma sostenne il mio slancio e le nostre labbra si fusero, assaggiai ciò che avevo tanto bramato e continuai esaltato dal suo odore, dalle sue mani che mi esploravano, che mi cercavano. Si staccò da me, fulmineo, e guardandomi negli occhi, sorrise, non il suo solito sorriso malizioso, quello che mi faceva svenire, ma un sorriso contento, realizzato, e mi disse “E’ tutto ciò che ho sempre sognato: tu sei ciò che ho sempre sognato.” E mi baciò più impetuosamente di prima.