Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys
Ricorda la storia  |      
Autore: LRam    20/03/2014    1 recensioni
"Pensavi davvero che me ne sarei dimenticato? .."
Piccolo continuo di "I've been trying to figure out exactly what it is that I need"..
Dopo quattro mesi insieme ne hanno passate tante e Alex ha quasi tutto il materiale per il suo nuovo album. Da quando sta con Gerard, infatti, sembra aver trovato nuovamente l'ispirazione.. Ma è come se mancasse qualcosa.
[Regalino per i quattro mesi insieme dei miei amori]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Turner, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Cosa potrei regalargli? Cosa potrei organizzare? Lui è stato sempre fantastico con me io invece non ho fantasia senza una chitarra in mano. Cazzo, Alex, potresti anche fare un piccolo sforzo per lui.”

Non riesco a rilassarmi nemmeno sotto il getto bollente della doccia, con il bagnoschiuma alla vaniglia che mi inebria completamente. È il suo profumo, sa di lui, e lo rispecchia in pieno. È irresistibile e dolcissimo, mi sembra di stringerlo tra le mie braccia proprio adesso, di sentire il suo profumo come quando affondo il viso tra i suoi capelli e mi sento completamente avvolto da una spirale che gira vorticosamente e non riesco ad uscirne, finché poi non mi dà il colpo di grazia, guardandomi con quegli occhi profondi e indefiniti che sembra mi risucchino l'anima ogni volta.

Questa storia della relazione è fantastica, per carità, ma io faccio schifo con i regali e invece mi piacerebbe non deluderlo mai. Da quando stiamo insieme mi ha ridato la vita. Mi sentivo perso, l'ispirazione era andata a farsi fottere, non sapevo più cosa avrei fatto della mia vita, non mi ricordavo nemmeno più la sensazione che dà la felicità. Poi è arrivato, ed è bastata una serata per rapirmi il cuore e farlo completamente suo. Avevo una paura fottuta che non sarebbe durata, invece eccolo qui.
Appena esco dalla doccia, con un asciugamano in vita e uno tra le mani per tamponarmi i capelli, mi dirigo verso la camera e sorrido senza nemmeno rendermene conto, vedendolo ancora addormentato tutto scomposto tra le lenzuola, con i capelli davanti al viso e quelle labbra da sogno schiuse che gli donano un'espressione davvero tenerissima. Mi avvicino al letto, sedendomi sul bordo attento a non svegliarlo e gli accarezzo lentamente il viso, scostandogli qualche ciocca di capelli dagli occhi, rimanendo poi un po' ad osservarlo.

Lui mi ha disegnato così tante volte mentre dormo, mentre io con una matita in mano faccio schifo. Quello che mi capita di fare spesso, però, è di scrivere pensando a lui. Ho scritto così tanto da quando sto con lui da poter mandare tutto ai ragazzi per fare un nuovo album, anche se sento come se mancasse ancora qualcosa.
Rimango a guardarlo ancora un po', finché un piccolo brivido lungo la schiena non mi ricorda che sono nudo e ancora mezzo bagnato. Mi alzo allora controvoglia, sbuffando un po' e aprendo le ante dell'armadio per cercare qualcosa da mettere. Mi viene da ridere perché una piccola idea su cosa fare in questa giornata mi è venuta, e sicuramente sono arrossito come un ragazzino. Cerco i miei jeans più stretti e una delle mie solite camicie, quella bianca, che so gli piace da impazzire. Mi metto tutto e torno in bagno saltellando cercando di infilarmi i calzini. Devo assolutamente sistemarmi i capelli e so che di certo Gerard farà in tempo a svegliarsi prima che io finisca. Mi guardo un po' allo specchio e inizio a sistemarmi. Voglio essere perfetto.
Ovviamente un'oretta buona non mi basta e quando esco dal bagno vestito, pulito, profumato e con i capelli impeccabili, lo trovo a stiracchiarsi e a rotolarsi tra le coperte come un fottuto gattino, girandosi poi verso di me e guardandomi con uno strano sorrisino sul viso. È irresistibile e vado a sedermi sul letto vicino a lui senza nemmeno pensarci, facendolo mettere a sedere davanti a me e prendendogli il viso tra le mani. Poggio poi la fronte alla sua e baciandolo dolcemente, attaccando le labbra alle sue, umide e morbide, e muovendole lentamente, facendomi spazio quasi timidamente nella sua bocca con la lingua.

Ogni volta è come quella sera, quando nella casa dove vivevo prima di stare con lui, ci siamo baciati per la prima volta. Non potevo crederci, avevo paura che mi avrebbe respinto, che fossi stato troppo affrettato, quasi ridicolo. Invece lui aveva sussultato appena prima di stringere le braccia intorno al mio collo, facendomi rabbrividire come un ragazzino alla prima cotta appena sfiorò la mia lingua con la sua, facendomi ribollire il sangue nelle vene appena sentii il suo tongue freddo strusciarsi lentamente contro la mia lingua bollente.

Ancora adesso mi sento così, mentre gli stringo le braccia intorno alla vita e lo guardo poi dolcemente, accarezzandogli una guancia e vedendolo accennare un sorriso.
-Buongiorno, piccolo.
Gli sorrido ancora sapendo bene quello che vuole sentirsi dire, ma aspetto.
-Andiamo, preparati meraviglia, dobbiamo uscire.
Lo guardo corrugare la fronte un po' stranito e arricciare il naso con un'espressione veramente adorabile, sbuffando poi prima di lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra, camminando svogliatamente verso il bagno. Lo sento aprire il getto della doccia e calcolo più o meno una mezz'ora prima di vederlo uscire splendido come sempre nella sua nuvola alla vaniglia.

Scendo di sotto di corsa preparando con cura un vassoio per la colazione e mettendo su l'acqua per il tè, preparando intanto un bigliettino da lasciare insieme a tutto.

"Pensavi davvero che me ne sarei dimenticato?
Amore mio, non ti darò il tempo stavolta di fare qualcosa di fantastico per me come al tuo solito. Ho qualcosa che mi ronza in testa ma non posso dirti cos'è..
Intanto mangia, e non lasciare niente, mi sono impegnato tanto a preparare tutto.
Ci vediamo dopo, vieni al parco dietro al teatro.
Tuo, Al.
P.s. Quando fai quel faccino offeso sei adorabile."

Rido tra me e me e porto il vassoio in camera lasciandolo sul suo comodino, attento a non farmi sentire e sospirando sollevato sentendo il getto d'acqua ancora aperto.
Preparo uno zainetto con un paio di teli, l'acqua, una torcia, tutto quello che potrebbe servirci nel grade parco dietro il teatro, prendo anche la mia chitarra e un blocchetto ed esco.

Arrivo poco dopo, il parco non è così distante da casa, e mi impegno a trovare un posto libero e un po' appartato. Mi siedo su uno dei teli, soddisfatto della mia scelta, stendendomi poi sotto il tepore del sole che filtra dalle fronde degli alberi con le braccia incrociate dietro la nuca. Mi viene da pensare a quella volta nel parco a Sheffield, durante quella vacanza, un paio di mesi fa, quando siamo andati prima a Dublino e poi ho voluto renderlo parte della mia vita anche prima di incontrarlo, portandolo a Sheffield. Siamo andati al parco dove andavamo con Matt quando saltavamo scuola, dove abbiamo iniziato a suonare, dove fumavano, leggevamo, facevamo qualunque cosa ci passasse per la testa. Ho voluto portarci Gerard perché mi sarebbe piaciuto conoscerlo da ragazzino, amarlo come un ragazzino, conoscerlo ingenuo e innocente e vederlo sbocciare così splendido com'è adesso. Mi sarebbe piaciuto essere un suo riferimento durante la sua adolescenza e poterlo stringere ogni volta che mi sono sentito solo.

In quel parco, quel giorno, è stato esattamente così. Ci siamo baciati come due ragazzini contro un albero, arrossendo e ridendo, tenendoci per mano, quasi timidamente. È stato bellissimo e mi sono reso conto quanto io abbia bisogno di essere suo.
Essere suo in quel senso, dico. Sì, non lo sono mai stato.. Non sono mai stato di nessuno, e la cosa mi fa girare la testa, mi eccita e mi spaventa allo stesso tempo. Mi spaventa perché è qualcosa che non conosco, ma mi eccita da morire perché so che con Gerard non potrà che essere perfetta.

Per fortuna ho portato la chitarra e il quadernino, ora le parole, la musica, mi sembrano così chiare in testa.
Ho questo motivetto in mente da un bel po' ma l'ho sempre trovato troppo lento, un po' ripetitivo. Non trovavo le parole, poi, quindi l'ho sempre accantonato. Ora però mi sembrano così chiare, quasi scontate. Sono dirette, non credo di esserlo mai stato così tanto, ma sono quelle giuste.

Sento qualche passo avanzare un po' incerto tra l'erba e la figura perfetta di Gerard avvolta nei suoi soliti vestiti scuri, così stretti da farmi girare la testa, spunta da dietro un cespuglio. Metto via la chitarra anche se non ho finito di scrivere, ma non credo sarei riuscito a fare qualcosa, ora come ora. Allungo di riflesso le braccia verso di lui che viene a sedersi accanto a me. Lo accarezzo dolcemente lungo le guance e lo vedo arrossire appena, poggiando le mani sui miei fianchi e guardandomi dritto negli occhi, illuminato dalla luce che filtra dagli alberi. È bello come il Sole e io credo di morire. Gli sorrido senza nemmeno rendermene conto e poggio le labbra sulle sue, come quel giorno a Sheffield, timidamente, senza lussuria, tenendolo stretto a me portando le braccia intorno al suo collo. Credo se ne ricordi, lo sento arrossire e stringermi di più a lui, staccandosi poi sorridendo appena.
-Era buona la colazione, amore?
Ride un po' imbarazzato annuendo e lasciandomi qualche altro bacio sulle labbra.
Mi sento in paradiso, non facciamo altro che parlare, stringerci e baciarci tutto il pomeriggio, senza accorgerci del tempo che passa e godendoci il Sole primaverile che ci illumina appena da dietro gli alberi, facendo risaltare il suo profumo dolcissimo di vaniglia. Quando non sentiamo più le voci dei bambini in lontananza e vediamo la luce che filtra dagli alberi farsi più dorata, poi rossa, e colorare le nuvole delicatamente, facendole poi arrossire di botto, ci rendiamo conto di essere rimasti soli. Quel posto è diventato il nostro angolo.

È l'angolo perfetto. Perfetto per essere suo. Questo pomeriggio credo abbia fatto nascere in noi una voglia incontenibile di fare l'amore in un modo così tenero e dolce che non ci è mai appartenuto prima. So perfettamente che anche lui lo sente, ma non credo si aspetti qualcosa del genere. Mi stringo al suo petto e lo accarezzo sospirando appena, notando che ha messo il ciondolo che gli ho regalato a Natale, quando era poco più di un mese che stavamo insieme, con un piccolo diamantino grezzo. Lo rispecchia, gliel'ho sempre detto. Lui per me è come un diamante grezzo. Bellissimo, splendente e perfetto, ma indistruttibile e indomabile, assolutamente magnifico. Lo stringo appena nel palmo della mano e lo sento sussultare, sorridendomi poi tutto rosso in viso. Non ce la faccio più. Mi metto comodo sdraiato su di lui e subito mi mette a mio agio stringendomi le braccia in vita e guardandomi negli occhi, sorridendo appena quando sente le mie mani sulle guance.
-Voglio fare l'amore, Gee.
Sgrana gli occhi guardandomi trattenendo il fiato, per poi portare le mani tra i miei capelli e ribaltare le posizioni, finendo su di me e lasciandomi un bacio sulle labbra così dolce e caldo che credo si possa definire la causa primaria dello scioglimento dei ghiacciai in Antartide.

Ed è esattamente come me l'aspettavo. Perfetto. È perfetto nel modo in cui mi bacia dappertutto, spogliandomi con calma e cercando in tutti i modi di farmi rilassare.
È perfetto nel modo in cui mi accarezza e mi chiede, un po' insicuro e imbarazzato se sono pronto, se lo voglio davvero.
È perfetto quando si spinge in me lentamente e cerca di trattenersi in tutti i modi, chiedendomi mille volte "tutto bene, piccolo? Vuoi che smetta?"
Anche se sa come so io che non potrei mai e poi mai fermarlo, non lo farei mai.
È perfetto. È perfetto sentirmi suo dopo aver scoperto cosa significa, cosa si prova. Dopo averlo conosciuto in un modo così dolce come non lo avevo mai conosciuto.
Rimaniamo fino a notte fonda sdraiati sui teli e stretti l'uno all'altro, incapaci di dire qualunque cosa che non sia un "ti amo" appena sussurrato, un po' timido.

Credo di essermi persino addormentato qualche ora, e al mio risveglio vedo solo la luce flebile dell'alba, ancora assonnata, illuminare appena la pelle di Gee, facendolo quasi splendere per quanto è bello.
Devo assolutamente riprendere in mano la chitarra, devo finire di scrivere, sento le note scivolarmi dalle dita.
Mentre cerco di sistemare il ritornello lo sento mettersi a sedere e guardarmi sorridendo.
-Hai scritto, Al? Fammi sentire, ti prego amore.
Mi viene da ridere. Vuole sentire? Sono sicuro che può immaginare la mia canzone per filo e per segno, mi conosce così bene che credo sappia già tutte le parole a memoria senza nemmeno averle mai lette. Sono così ovvie, e sono tutte sue.


"Secrets I have held in my heart
Are harder to hide than I thought
Maybe I just wanna be yours
Wanna be yours"
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys / Vai alla pagina dell'autore: LRam