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Autore: _ayachan_    02/07/2008    11 recensioni
Naruto e sakura, un pomeriggio da soli e tante parole sottintese. Ma alla fine, si sa, quelle importanti sono le uniche che vengono taciute...
Questa fanfiction ha partecipato al CONTEST NARUSAKU indetto da Coco Lee.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nove domande vuote


Nove domande vuote





«Se per oggi non abbiamo altro da fare, io me ne andrei»
Poche semplici parole.
Eppure, quando Naruto e Sakura le sentirono dalla bocca di Sai, ebbero reazioni profondamente differenti.
«Vai, vai, vai pure!» esclamò il biondo, su di giri.
«Cosa? Perché? Non possiamo stare in gruppo?» sbottò contemporaneamente la compagna, con una smorfia. Naruto le scoccò un’occhiata a metà tra il deluso e l’offeso.
«Sakura-chan, perché non vuoi mai restare sola con me?» piagnucolò afflitto.
Erano nel Paese delle Risaie, in una cittadina sperduta della quale non ricordavano nemmeno il nome.
Pochi giorni prima l’Hokage li aveva convocati nel suo studio dicendo che forse aveva una pista per rintracciare Sasuke, e, nonostante non fosse molto convinta della fonte, sbuffando aveva spedito tutti e tre oltre confine.
Non sto neanche a disturbare Kakashi, quasi sicuramente tornerete indietro a mani vuote” aveva aggiunto prima di congedarli.
Come volevasi dimostrare, le informazioni su Sasuke erano un falso male architettato nella speranza di scucire qualche soldo alla Foglia, e Sai e Sakura se ne erano accorti prima di subito. L’unico problema era che il tramonto si avvicinava, e ripartire a quell’ora non era la migliore delle scelte. Così avevano deciso di passare la notte lì.
«Ho visto un negozio interessante che vendeva quadri, più indietro» spiegò Sai. «Fino all’ora di cena non abbiamo niente da fare, volevo dare un’occhiata»
«Ottima idea» intervenne Naruto prontamente. «Sakura-chan, non possiamo mica obbligarlo a stare con noi! E’ giusto che abbia i suoi interessi! Chi siamo per tarpargli le ali?»
Sakura gli scoccò un’occhiata di traverso, e sospirò profondamente. «Non voglio essere sempre io la guastafeste» borbottò incrociando le braccia sul petto. «Vai dove ti pare, Sai. E tu, Naruto, scordati di interpretarlo come un appuntamento»
«Agli ordini!» gongolò il biondo, con la palese intenzione di non ascoltarla, ma Sai si limitò a sorridere con aria sorniona.
«A dopo» li salutò in un cenno.
«E non tardare!» gli ricordò Sakura mentre già si allontanava.
«No no, tarda pure!» rettificò Naruto al suo fianco.
Puntuale come sempre, il pugno si abbatté sulla sua nuca.
«Non montarti la testa» rognò Sakura squadrandolo male. «E almeno offrimi qualcosa»
«Tutto quello che vuoi!» ridacchiò lui, massaggiandosi il capo.

Un quarto d’ora dopo, mentre il sole affogava lentamente dentro il fuoco liquido del tramonto, si trovarono a passeggiare lungo la via principale del villaggio, con due immensi batuffoli di zucchero filato per le mani.
«Com’è? Buono?» chiese Naruto leccandosi le dita appiccicose.
«E’ troppo» rispose lei storcendo il naso. «Tra un po’ te lo passerò, mi sa»
«Come vuoi, a me non dispiace di certo!»
C’era poca gente per la strada, e la maggior parte delle persone camminava in fretta guardando avanti a sé. Era come trovarsi su un sentiero deserto, a conti fatti; dava l’illusione di essere completamente soli.
Forse fu per quel motivo che Sakura sospirò in quel modo particolare, come faceva solo quando erano soli o con il maestro Kakashi. E Naruto lo riconobbe immediatamente: il suo era il sospiro riservato a Sasuke.
Non che ci avessero sperato davvero, quel giorno; Tsunade aveva fatto capire subito che le informazioni erano probabilmente un bluff, ma un angolino del cuore di Sakura, evidentemente, per un attimo aveva sperato nel miracolo. Ed era rimasto deluso.
Naruto staccò un batuffolo dal suo bastoncino e se lo ficcò in bocca, abbassando leggermente le palpebre contro la luce del sole. Lo zucchero scricchiolò sotto i denti prima di sciogliersi sulla lingua, e lui si mise in cerca di qualcosa con lo sguardo.
«Sakura-chan» chiamò dopo un attimo.
«Sì?» fece lei, riscuotendosi dai suoi pensieri, inevitabilmente franati verso Sasuke, come previsto da Naruto.
«Quello è un falco?» chiese lui additando un uccello nel cielo.
«Mh... sì, direi di sì» rispose lei vagamente perplessa.
«E quella una betulla?»
«Sì. Ma Naruto, cosa...»
«Quella nuvola non assomiglia a Tonton?»
«Eh?» Sakura alzò lo sguardo, e suo malgrado si lasciò sfuggire una mezza risatina. «Sì, è vero» ammise.
«Il cielo è in tinta con la mia giacca?»
«Sì» Sakura guardò Naruto senza capire dove volesse andare a parare, ma non riuscì a smettere di ridere sottovoce.
Lui sorrise, imperterrito. «Il mio zucchero filato non sta finendo un po’ troppo in fretta rispetto al tuo?»
«Sì, Naruto»
«Stanno mica accendendo le luci?»
«Sì»
«Guarda, quella è la prima stella?»
«Sì»
«Quel bambino non ricorda un po’ Shikamaru con quel ciuffo?»
«Sì!»
«Questo è un appuntamento, vero?»
«Sì... Ehi!» Sakura smise bruscamente di ridere per imbastire la sua espressione più contrariata. «Non vale»
Naruto ghignò, addentando lo zucchero filato con aria soddisfatta. «Io ti ho sentita rispondere ‘sì’» insinuò.
«Ora capisco dove volevi andare a parare...» sbuffò lei. Poi, di nuovo, il sorriso fece capolino. «Scemo»
«Sakura-chan» la chiamò di nuovo lui, senza guardarla. «Sasuke lo riportiamo indietro?»
Sakura rimase interdetta per un istante.
E quella che domanda era?
Senza rispondere, continuò a camminare accanto a Naruto e a sbocconcellare il suo zucchero filato. Era piombato il gelo.
Sasuke lo riportiamo indietro?
Perché glielo chiedeva? Non voleva distrarla con tutte le domande sceme di poco prima? Se quello era il caso, allora introdurre l’argomento Sasuke non era esattamente la mossa più intelligente.
Ma Naruto non diceva le cose senza pensarci, non quando si trattava di loro. Non lo aveva mai fatto prima e non lo avrebbe fatto neppure adesso. Sakura lo sapeva, lo aveva capito da tanto tempo; dal giorno in cui Naruto le aveva promesso che avrebbe riportato indietro Sasuke, da quando lo aveva visto sorridere e nascondere la delusione per mostrarsi forte. Per lei.
E allora cosa...?
La risposta arrivò all’improvviso, quasi naturalmente.
Per un attimo Sakura rischiò di inciampare, sorpresa, poi si scoprì a sorridere. Per l’ennesima volta, da che era rimasta sola con Naruto.
Senza volerlo incrociò il suo sguardo, e lo scoprì vagamente ansioso.
Decise di rassicurarlo, perché glielo doveva, perché voleva farlo. Desiderava che Naruto fosse sempre sereno; forse era il suo modo di ringraziarlo, di stargli vicino, anche di chiedergli scusa. Perché sapeva di fargli del male pensando a Sasuke. Perché sapeva che lui si sentiva in colpa per non averlo riportato indietro. Perché non aveva ancora capito quanto la sua presenza fosse importante per lei, quasi vitale.
Perché finché c’era Naruto, Sakura non avrebbe smesso di sperare.
«Sì» si trovò a rispondere, con il sorriso più caldo che le riuscì di fare.
Tutte le nove, vuote domande di prima, ogni singolo punto interrogativo, l’avevano consapevolmente portata lì. A quel ‘sì’, l’ultimo, il più importante. Tutte e dieci, assieme, erano state create per dirle ‘non ti starai mica scoraggiando, vero?’. E Sakura non voleva deludere Naruto; Sakura non si sarebbe scoraggiata.
Lui si rilassò visibilmente, ricambiando il sorriso.
«Giusto» commentò annuendo. «Quindi andiamo avanti, come sempre. Lo recupereremo, e a quel punto gliene daremo tante che se le ricorderà per tutta la vita» sorrise, vagamente perfido.
Sakura rise visualizzando la scena, e si accorse che il suo cuore si era fatto più leggero.
Con un movimento gentile, tese il suo bastoncino di zucchero filato verso Naruto.
«Non ne voglio più» spiegò.
«Oh, era ora» sbuffò lui. «Iniziavo a temere che te lo saresti mangiato tutto»
«Scemo»
Naruto ghignò, dando l’assalto anche al secondo batuffolo bianco, ma mentre masticava e Sakura era distratta, il suo sorriso scemò impercettibilmente.
C’era una domanda che non aveva fatto. Una che avrebbe voluto fare più di ogni altra, anche più di quella di Sasuke.
Prenderai mai sul serio quello che provo per te?”
Ma quella era una domanda che non era il momento di lasciarsi sfuggire.
Magari più avanti, con il tempo... Quando fosse tornato Sasuke, e ci fosse stata la possibilità di lottare ad armi pari.
Mentre il sorriso tornava ad essere il solito, brillante e sicuro di sé, Naruto cullò una segreta speranza nel petto; una luce minuscola, che non voleva dire niente ma che per lui era tutto, la causa sufficiente e necessaria ad ogni cosa, senza bisogno di altre conferme.
Sperò che, il giorno in cui avrebbe fatto quella domanda, la risposta sarebbe stata ancora una volta un sì.








Questa fanfic ha una storia troppo complicata e assurda perché io stia qui a raccontarvela!
Comunque, ha partecipato al contest NaruSaku indetto da Coco Lee e si è classificata quinta.
Costringerò harryherm, co-giudice, a inserire il commento dei giudici tra le recensioni, perché cercarlo e incollarlo qui è davvero troppo faticoso! XD

So che tanti di voi sono già in vacanza, ma se siete in procinto di partire... buone vacanze!
  
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