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Autore: Lachiaretta    21/03/2014    8 recensioni
Cosa sarebbe successo se dopo l'esplosione che portò via a Katniss una delle poche persone che realmente amava invece di essere salvata dalle forze della ribellione fosse stata catturata dai pacificatori. Quale sorte poteva riservare per lei il presidente Snow.
Katniss ora vive una vita tranquilla insieme alla sua nuova famiglia. Ignara di tutto ciò che era successo a Capitol City. Nessun ricordo degli Hunger Games. Della morte di Prim. Ma qualcuno non vuole rinunciare a lei e farà di tutto per ritrovarla.
DAL CAPITOLO 17: IO PEETA MELLARK PRENDO TE KATNISS EVERDEEN COME MIA LEGITTIMA SPOSA...
DAL CAPITOLO 10: mi lascio sfuggire due parole che non pensavo avrei mai potuto dire a nessuno. “TI AMO”.
Sono Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme, e ora sto bruciando di passione e amore per il mio ragazzo del pane. Katniss Everdeen ama Peeta Mellark.
ATTENZIONE! SPOILER!!
Genere: Romantico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Intorno a lei c’era solo il colore di quegli occhi. Non poteva vedere altro, non poteva pensare ad altro. Piano qualcosa riuscì a farsi strada nella sua mente. Una parola. Un nome. “PEETA” disse. Guardò il suo assalitore, non si era resa conto che ora la stava abbracciando e cercava di calmarla massaggiandole delicatamente il capo. Poi tutto si fece scuro e Katniss non sentì più nulla. Katniss giaceva svenuta su una barella, accerchiata da vari macchinari medici: macchina per l’ossigeno, elettrocardiogramma, flebo di morfamina. Un ragazzo stava seduto accanto a lei e vegliava sul suo sonno tutt’altro che tranquillo. Katniss si agitava, urlava. I grandi occhi azzurri, causa del crollo che aveva subito, erano fissi su di lei. Non esprimevano altro che ansia, preoccupazione e dolore. - Cosa le stava succedendo? – Dentro di lei un susseguirsi veloce di immagini. Un film, di cui lei era la protagonista. Vide sé stessa cacciare con rudimentali arco e frecce insieme al suo amato Gale. Poi la scena cambiò improvvisamente. Katniss si ritrovò con indosso un vestito azzurro e una donna bionda cercava di acconciarle alla meglio i capelli. Poi vide una bambina con bionde trecce e occhi azzurri. Una strana donna dai capelli rosa e con abiti eccentrici chiamare “PRIMROSE EVERDEEN” e sè stessa correre verso la bambina dai capelli biondi e urlare “MI OFFRO VOLONTARIA. MI OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO.” Poi si ritrovò sopra un carro trainato da enormi cavalli neri, vestita di fiamme mano nella mano con il ragazzo dagli occhi azzurri. L’arena. Una bambina dalle pelle scura le morirle tra le braccia. Il ragazzo dagli occhi azzurri ferito alla gamba. Lei lo baciava. Erano innamorati. Trovava una cura per lui. Poi loro due, in piedi davanti alla Cornucopia, abbracciarsi forte, felici. Nelle mani una manciata di bacche. Una voce che li dichiarava i vincitori dei Settantaquattresimi Hunger Games. L’elettrocardiogramma segnalò un accelerarsi improvviso dei battiti di Katniss. La ragazza si agitò ancora di più. Il suo volto contratto in una forte espressione di dolore. Il ragazzo ancora seduto vicino a lei le strinse ancora più forte la mano sperando di esserle di conforto. Poi sentì un sibilo dalla flebo accanto a lui, segno che le era stata somministrata una dose di morfamina. Dopo pochi secondi la ragazza si calmò e tornò a dormire. Le immagini continuavano a scorrere veloci nella sua mente. Il ritorno a casa. Lei e di nuovo Gale. Un bacio. Il Tour della Vittoria. Lei e il ragazzo dagli occhi azzurri che dormono abbracciati. Una proposta di matrimonio. Poi ancora la strana donna visibilmente angosciata che legge il suo nome al microfono. Lei e il ragazzo dagli occhi azzurri vestiti di fiamme sul carro. Un abito da sposa trasformarsi in un lungo abito nero con ali d’uccello. Poi di nuovo nell’arena. Il ragazzo dagli occhi azzurri disteso per terra, morto, riprendere vita dopo alcuni minuti grazie all’intervento di un altro bellissimo ragazzo. Baci. Lacrime. Una perla. E ancora baci, sempre più passionali. Il suo arco, incoccata una freccia legata ad uno filo dorato. Un fulmine. L’arena che crolla. Tutto cambia improvvisamente. Ora è in un mondo sotterraneo, vestita di grigio. Gale è con lei, il ragazzo dagli occhi azzurri no. Katniss piange. Lotta. Piange. Si nasconde. Piange ancora. Al suo fianco Gale, ma non è sufficiente per lei. Lei rivuole il ragazzo dagli occhi azzurri. E lui torna, ma i suoi occhi azzurri non sono più gentili, la sua bocca non la bacia più, le sue mani non la accarezzano più. Lui non la ama, ora la vuole uccidere. Poi la guerra. Vede i suoi compagni morire senza che lei possa aiutarli. Gale viene catturato. La ragazzina bionda, ora con una sola treccia, leggera corre tra i feriti. Veloce si sfila il cappotto e copre un bambino ustionato. Finalmente Katniss riesce a ricordare il suo nome. Prim. Al solo pensiero si sente riempire di dolore e disperazione. Non riesce a comprenderne il motivo, finchè non vede il paracadute esplodere. Poi più nulla. Nei corridoi dell’infermeria rimbombano le urla confuse di Katniss. Dolore, angoscia e un nome. PRIM. Il ragazzo dagli occhi azzurri era ancora seduto al suo fianco e le stringeva la mano con le sue. Piangeva sapendo di non poter fare nulla per lei. Sentì aprirsi la porta alle sue spalle. “Ah Haymitch sei tu?” L’uomo entrò nella stanza e si avvicinò al ragazzo posando una mano sulla sua spalla. “Credo sia meglio che tu vada a riposare un po’. Il viaggio è stato duro e sono ore che non esci da questa stanza. Non ti fa bene vederla così e..” Peeta lasciò finire la frase, scattò in piedi senza lasciare la mano della ragazza e scuotendo violentemente la testa a destra e sinistra. “No, no, no. Non si discute. Io non mi allontanerò mai più da lei.” Haymitch blocco il ragazzo afferrandogli le spalle con entrambe le mani cercando di calmarlo. “No. L’ho persa di vista per pochi minuti e guarda cosa le hanno fatto. Ora non mi allontanerò mai più da lei.” Haymitch sorrise al ragazzo. “Lasciami finire. Hai visto cos’è successo quando lei ha solo intravisto il tuo volto. Tutti i suoi ricordi hanno incominciato a riaffiorare. Ora ricorda Prim.” Il suo sguardo si posò sul volto di Katniss che ancora lamentava il nome della sorella e vedendo che stava piangendo non potè che fare a meno di rattristarsi anche lui a quel ricordo. Poi continuò “Ma non sono sicuro che si sia liberata del tutto dal sigillo. L’hanno drogata a lungo per reprimere ogni ricordo. Forse in questo momento rivederti potrebbe farle più male che bene. Lasciamole del tempo per capire cosa è successo veramente. Dopotutto chi meglio di te può capire. Ricordi quando Snow ti aveva depistato?” Peeta sapeva che il suo mentore aveva ragione. Le urla di Katniss, il suo crollo, erano stati causati dalla vista di solo parte del suo viso. Ma non riusciva ad allontanarsi da lei, non riusciva a lasciare quella mano che tanto aveva cercato nei lunghi mesi di lontananza. Ora che era al suo fianco non voleva perderla di nuovo. Haymitch che ormai era come un padre per Peeta sapeva benissimo cosa frullava nella mente del ragazzo. “Peeta. Sii ragionevole. Non devi andartene, potrai restare al suo fianco ogni minuto che vorrai ma da oltre quel vetro. Tranquillo non ci vorrà molto, bisogna solo darle tempo. Lei ora è di nuovo con noi e nessuno te la porterà più via.” Peeta molto riluttante lasciò la mano della ragazza, ma prima di essersi concesso un candido bacio sulla sua fronte. Uscì quindi dalla stanza insieme al suo mentore, prendendo immediatamente posizione oltre lo specchio. Katniss si risvegliò. Le sembrava di aver dormito per ore ma si sentiva ancora molto stanca. La gola le bruciava. Si sentiva confusa e annebbiata. Ricordava alla perfezione lo strano sogno che l’aveva torturata per tutta la notte. Non era la prima volta che lo faceva. Alcune immagini le erano molto familiari. La bambina dagli azzurri e le trecce bionde le era familiare. Prim. Al solo ricordare quel nome sentì una morsa di dolore al cuore e non potè fare a meno di lasciar andare qualche lacrima, senza però averne ben chiaro il motivo. Solo dopo qualche istante si guardò intorno e capì di non avere la minima idea di dove si trovasse. Non era nella sua camera da letto. La stanza era completamente vuota eccezion fatta per la brandina su cui era distesa, una sedia, e un comodino su cui erano poggiate alcune siringhe sigillate. Le pareti bianche erano imbottite e un lato della stanza era interamente composto da specchi. Cercò di ricordare come poteva essere arrivata in quella stanza e l’immagine dei soldati incappucciati si fece strada nella sua mente. L’avevano catturata, ma non le avevano fatto del male, per lo meno non fino ad adesso. La porta si aprì, e Katniss sentì una voce che le sembrava molto familiare “Buongiorno Katniss. Finalmente ti sei svegliata.” Katniss scrutò profondamente l’uomo mentre entrava nella stanza. Lo aveva già visto, nel suo sogno, era il suo mentore. Ciò la confuse molto. Come poteva essere davanti a lei quest’uomo frutto della sua immaginazione. Haymitch si appoggiò con calma alla sedia. Vedendo il viso confuso della ragazza decise di non dire nulla finchè non fosse stata lei a parlare per prima. I due si guardarono fissi negli occhi e dopo pesanti minuti di silenzio Katniss con un filo di voce riuscì ad emettere una sola parola “Haymitch?” L’espressione seria sul viso dell’uomo si distese in un largo sorriso “Dolcezza non sei messa così male allora.” Sembrava molto sollevato. “Cos’altro ricordi?” Katniss era ancora più confusa. Quella parola“Dolcezza? Nessuno mi ha mai chiamata così. Tranne.. tu nei miei sogni?” La sua voce era dubbiosa. La realtà che stava vivendo era così uguale al sogno da farle dubitare di essersi svegliata. Si portò una mano alle tempie, segno che aveva ancora mal di testa. “Il mal di testa rimarrà ancora per un po’, se vuoi c’è la morfamina.” Disse Haymitch e le indicò le siringhe sigillate poggiate vicino al letto. Katniss sentiva dentro di sé che non doveva aver paura di quell’uomo ma non voleva che le venisse iniettato niente. Si limitò quindi a scuotere la testa “Non ce n’è bisogno.” “Allora, dolcezza, cos’altro ricordi?” Katniss cercò di pensare a quello che ricordava. I soldati. L’attacco al centro commerciale. “Ricordo mio padre, che voi avete ferito. Mi auguro che stia bene. Ricordo mia madre che avete steso con un grosso pugno in volto e ricordo mia sorella..” Non riuscì a terminare la frase. Nella sua mente l’immagine di una forte Johanna armata di ascia lasciava a tratti spazio all’immagine della graziosa e indifesa bambina dagli occhi azzurri e le treccine bionde. Poi di nuovo Johanna, poi Prim. Johanna, Prim, Johanna, Prim. Katniss si premette ancora di più le tempie. Il dolore era aumentato ancora, le trapanava il cervello. Quando pensava a sua sorella Johanna, non poteva fare a meno di pensare alla ragazzina bionda. Chi era sua sorella? Quale delle due? “Mia sorella… Mia sorella…” Non riusciva a finire la frase. Poi una devastante certezza. Il dolore le perforava il torace lasciandola senza respiro. “Mia sorella è morta?” e iniziò a piangere e singhiozzare. Haymitch devastato da quel ricordo e dal dolore di Katniss cercò di avvicinarsi a lei, allungò le braccia per cingerla a sé e darle conforto ma lei lo allontanò. Era ancora troppo presto. Katniss ancora in lacrime iniziò ad urlare “Cosa succede? Chi è mia sorella? Chi sono io? Quella che ricordo non è la mia vita” Haymitch allora prese una delle siringhe e la poggio sul letto. “Solo se ne senti il bisogno.” Poi si riaccomodò sulla sedia e inspirò profondamente. Sapeva che doveva essere molto cauto per non procurarle altri shock. “Si. Prim è morta. A Capitol City. Ricordi perché eravate là?” Katniss non poteva fare a meno di piangere. Il dolore era così forte. “Io le volevo bene, la amavo.” “Si Katniss. La amavi, la amavi così tanto che avresti fatto tutto per lei. Così tanto da aver affrontato l’arena. Era stata estratta lei come tributo ricordi? Ma tu ti sei offerta volontaria al suo posto.” Katniss ricordò il suo sogno. La strana donna che chiamava il nome di Prim e lei che si offriva volontaria per salvare la sorella ancora troppo giovane per affrontare i giochi. “Si. Me lo ricordo. Era nel mio sogno.” Haymitch inclinò la testa di lato “Non credi ormai che forse potrebbe non trattarsi solo un sogno? Partiamo da quello allora. Cosa ricordi dopo la mietitura?” Katniss iniziò il suo racconto. Sembrava una storia fantastica. Si immaginava a raccontare una storia ad un bambino per farlo addormentare. Rivivere tutti quegli accadimenti non faceva bene né ad Haymitch né a chi ascoltava quelle parole dall’altra parte dello specchio. Per lei erano solo immagini ma per loro era la loro vita. Poi Katniss arrivò alla fine “vedo Prim che sta aiutando alcuni bambini feriti e poi più nulla. Cos’è successo dopo?” Haymitch inspirò profondamente prima di prendere la parola. “Io so solo che l’esplosione fu molto forte, così forte che colpì anche te. Abbiamo provato a raggiungerti ma non abbiamo fatto in tempo. Loro erano già su di te. E ti avevano portata via.” Prese nuovamente fiato. “Da quello che abbiamo scoperto ti avevano costretta a dimenticare e rimpiazzato i tuoi ricordi con una nuova vita. Ci abbiamo messo diversi mesi a ritrovarti, solo grazie ai tuoi sogni, che altro non era che la tua memoria che cercava di riaffiorare.” Katniss era molto confusa. Vecchi ricordi, nuovi ricordi. Quali erano reali. Ripensò a sua madre. Al lavoro al bar. A Jahanna. A Gale. Gale era una certezza. Si concentrò profondamente sull’immagine del suo fidanzato che rimaneva tale, non veniva sostituito da nessuno. Era solo Gale accanto a lei nel sogno come nella cosiddetta realtà. “E Gale? Lui è in entrambi i miei ricordi. È un sogno? È reale?” Haymitch sapeva che il ragazzo era un particolare molto delicato e non voleva affrontarlo subito. “Non sappiamo con certezza quale ruolo abbia avuto nel tuo depistaggio. Lui era stato catturato poco prima di te. Stiamo ancora cercando di capire.” Katniss non lasciò finire il discorso protestando “Stia mentendo. Stai dicendo solo bugie. Lui non mi farebbe mai del male. Lui mi ama. Voi avete fatto del male a lui.” In quel momento si ricordò con precisione gli attimi vissuti prima di perdere i sensi. Il ragazzo con il tridente. L’arma puntata contro il suo Gale pronto a ferirlo. “Dov’è adesso? Voglio vederlo adesso” Ora il suo sguardo era truce. Haymitch non rispose alla domanda della ragazza. Katniss iniziò ad agitarsi e urlare “Cosa gli avete fatto? Dov’è? L’avete ferito?” Haymitch si limitò a risponderle “Sta bene.” Ma non disse altro. Sapeva che il ragazzo dagli occhi grigi l’avrebbe confusa troppo. Katniss vedeva dagli occhi dell’uomo che era la verità ma capì che per ora non avrebbe saputo altro. Si accontentò di sapere che stava bene, per ora. “E il ragazzo dagli occhi azzurri che ruolo ha?” Katniss aveva coscientemente evitato fino ad adesso ogni riferimento a lui, anche nel suo racconto. Era il ricordo più confuso di tutti. D’istinto Haymitch si voltò verso lo specchio. Guardava la sua immagine riflessa ma dentro di sé poteva vedere gli occhi azzurri del ragazzo fissi su di loro. “Peeta. Penso che sia meglio che ti racconti direttamente lui qual è il suo ruolo.” Poi sorrise a sé stesso, ma Peeta sapeva che era un invito ad entrare nella stanza. Segno che a parere del mentore Katniss era pronta ad incontrarlo. Non fece però in tempo a fare un passo che la voce di Katniss risuonò forte in entrambe le stanze. “NO. LUI NO.” Haymitch si voltò di scatto verso Katniss e vide la paura sul volto della ragazza. “Dolcezza non devi aver paura di lui.” Katniss si portò le mani al collo riportando alla mente alcune immagini del suo sogno. Il ragazzo dagli occhi azzurri, dilatati dall’odio, che stringeva le forti mani intorno alla sua gola cercando di ucciderla. Poi ricordò che lo stesso ragazzo alcune ore prima l’aveva attaccata all’interno del negozio di musica. Con un filo di voce supplicò il suo mentore “Ti prego Haymitch non permettegli di vedermi. Lui vuole uccidermi.” “Non è vero, Katniss.” Haymitch sapeva però che Katniss poteva aver ricordato di quando Peeta era stato indotto ad attaccarla. “Ti supplico. Tu mi hai detto che devo fidarmi del mio sogno. Peeta mi vuole uccidere. Ha cercato di strangolarmi nel mio sogno. E anche prima mi ha attaccata. Ti supplico”. Ora piangeva. Si rannicchiò sulla brandina nascondendo la testa tra le ginocchia in preda alla paura e al dolore come subito dopo la settantacinquesima edizione degli Hunger Games. Haymitch, intenerito da lei, decise che per oggi aveva vissuto troppe emozioni. Prima che lei potesse opporsi scartò una siringa e le iniettò nel braccio una dose di morfamina. Vide Katniss tranquillizzarsi e cadere nuovamente tra le braccia di Morfeo, non prima di aver detto “Io voglio vedere Gale!” Haymitch si voltò preoccupato verso le specchio. Sapeva che Peeta aveva sentito tutto e sapeva che quelle parole l’avevano ferito quanto la spada di Cato nella sua prima edizione degli Hunger Games. Il problema era che i ricordi di Katniss erano veri, lui l’aveva veramente cercata di uccidere, e sarebbe stata dura convincerla del contrario.
   
 
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