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Autore: Brandibuck    21/03/2014    2 recensioni
Piccoli momenti Sterek, un po' fluff ma molto nonsense.
Nata inzialmente come una one-shot, finita per essere una piccolissima raccolta di flashfic; spero che vi piaccia come -alla fine- è piaciuta a me.
Dal testo:
Tu che ti arrampichi sull'alto albero, e ti sgusci leggermente le mani ma non ti importa: per la prima volta ti senti veramente grande nonostante i tuoi 6 anni.
La senti ridere e sali più in alto, senza scivolare nemmeno una volta.
“Sei così bravo, Derek!” esclama.
“Ora tocca a te però.” rispondi, dopo essere arrivato sul ramo più alto dell'albero.
(...)
Apre la portiera, respirando dell'aria diversa da quella satura di fumo della Jeep e versa il caffè freddo sull'asfalto.
Non sa nemmeno perché l'ha fatto, ma è così bello vedere quella macchia scura a terra.
-Sembra sangue, Stiles, o sbaglio?
-Zitto.
(...)
Si graffiavano la pelle, lasciando solchi rossi e brucianti sulla schiena.
Entravano l'uno nel corpo dell'altro, mormorando dei tristi “ti amo” appena accennati, bagnati dalle loro lacrime.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Kristela (@perfstef), per aver aspettato, nonostante abbia cambiato e riscritto questa Sterek molte volte, mai pienamente soddisfatta del risultato.
Grazie per aver saputo aspettare, grazie per avermi aiutato.
Senza di te sarei ancora a piangere davanti alla pagina bianca di OpenOffice.








Di sogni.

Non sai se è un ricordo o semplicemente un sogno. Non sai chi è stata quella bambina, dai capelli d'oro come il grano l'estate e gli occhi azzurri, non sai il suo nome e la tua mente non riesce a visualizzare la visionomia precisa del suo volto.
Ma se ti concentri puoi ancora udire chiara e squillante la sua voce “Derek, saliamo su quell'albero?”, ti dice, indicando il grande albero accanto al ruscello.
Tu che ti arrampichi sull'alto albero, e ti sgusci leggermente le mani ma non ti importa: per la prima volta ti senti veramente grande nonostante i tuoi 6 anni.
La senti ridere e sali più in alto, senza scivolare nemmeno una volta.
“Sei così bravo, Derek!” esclama.
“Ora tocca a te però.” rispondi, dopo essere arrivato sul ramo più alto dell'albero.
Mormora qualcosa, ma non si capisce a causa del singulto continuo del piccolo fiume accanto.
Sale anche lei, meno agile, ma sorridendo.
Ti distrai e guardo lontano, e ti ricomponi quando senti come uno schiocco di frusta; non ti giri subito, ma quando lo fai la vedi cadere.
Precipita.
I suoi capelli biondi che si allargano intorno alla sua testa, come una strana aureola.
Gli occhi prima chiusi, poi sbarrati: le nuvole impresse su di essi; stringe ancora freneticamente il ramo, spezzato, a cui si era aggrappata, nel piccolo pugno della sua mano.
Precipita, e il suo fragile corpo urta l'acqua. Essa lo inghiotte, lo trattiene dentro le sue fauci, assangiandolo; e colpisce il fondale, e forse batte la testa o forse no, e sembra addormentata.
Addormentata, con gli occhi ancora aperti sul mondo, con la bocca semiaperta in un'ultima e inudibile supplica.

Tra le calde braccia di Talia, e piano piano cominci a pensare che sia stata solo il frutto di qualche incubo.
Non è reale Derek, o forse sì?
Baci Paige e ti piace così tanto! Pensi proprio d'amarla. E' così speciale, la tua Paige! E non pensi più alla bambina.
Non è reale, Derek.

Accarezzi la pelle nuda di Stiles e gli lasci una serie di baci lungo la schiena. Senti l'odore degli anti-depressivi che deve prendere e ti da noia, ma continui a stare con lui: ne hai bisogno, Derek, e lui ha bisogno di te.
O forse sì?
Guardi Stiles piangere e ti senti impotente. Lo vedi scivolare dalle tue dita come la sabbia di una clessidra.
Assomiglia così tanto a lei, vero Derek? E' così delicato e fragile. Attento a non farlo cadere.
Non ti saresti distratto questa volta.

Di ricordi.

Stiles stringe con una mano una tazza di caffè, cercando di riscaldarsi appena, anche se tutto il calore è ormai disperso nella gelida aria mattutina. Ha i muscoli contratti per il freddo, le membra irrigidite; si porta la sigaretta alla bocca, con mano tremante. Tra poco sarà l'alba e sa che dovrebbe alzarsi, massaggiarsi i muscoli rigidi e tremanti, spegnere la sigaretta, uscire dalla Jeep e tornare in camera sua. Ma non si muove, e osserva la luce dell'alba scacciare il buio dalla città di Beacon Hills.
Vicino a lui Derek fuma nervoso, tormentandosi le mani.
Certe volte, sembra Derek colui che ha bisogno di più aiuto: Stiles pensa che sia stanco e stressato.
E forse lo è davvero, Derek, stanco e stressato; anche tormentato si direbbe.
Apre la portiera, respirando dell'aria diversa da quella satura di fumo della Jeep e versa il caffè freddo sull'asfalto.
Non sa nemmeno perché l'ha fatto, ma è così bello vedere quella macchia scura a terra.
 

-Sembra sangue, Stiles, o sbaglio?
-Zitto.


“Hai preso le...” comincia Derek, come lo avesse letto nel pensiero, e fa un gesto con la mano, come se volesse scacciare qualcosa “umh...-sì insomma, hai capito, quello che devi prendere?” chiede Derek, continuando a fumare l'ennesima sigaretta.
 

-Come fuma veloce, Derek!

“Sì.” mente Stiles; la verità è che non gli piacciono le medicine che deve prendere per tenere a bada quella parte di se.
Ne prende molte, di medicine, anche senza acqua -Oh Stiles, sei diventato così bravo ormai!-, ma quelle non gli piacciono proprio: gli fanno venire mal di stomaco.
“Mh.” risponde semplicemente Derek.

-E' così bello!
-Già.
-E' un sogno, il mio Derek? E' la realtà? O qualcosa in mezzo?


Si sporge verso Derek, riuscendo a strappargli un bacio; Stiles gioca con la sua lingua e gli morde le labbra. Il suo ragazzo gli passa una mano sulla nuca, tra i capelli; ben presto si ritrovano sdraiati sui sedili posteriori, tra mozziconi di sigaretta ormai spenti e vecchie lattine di birra, accennando tristi sorrisi e sospiri sulla pelle.


Di “ti amo” appena accennati.


E si amavano, in modo ossessivo e malato.
E si amavano, perché si completavano a vicenda.
Si ferivano, e il sangue gli univa come colla.
Si graffiavano la pelle, lasciando solchi rossi e brucianti sulla schiena.
Entravano l'uno nel corpo dell'altro, mormorando dei tristi “ti amo” appena accennati, bagnati dalle loro lacrime.

Così simili, ma così diversi.

Derek lo guardava, mentre il ragazzo si alzava ed afferrava la t-shirt a terra, indossandola; passa poi ai jeans e dopo quelle che sembrano ore ha finito di rivestirsi completamente.
Tutto si muoveva a rallentatore, come in sogno.
Stiles si avvicinava a Derek e lo baciava sulle labbra, piano, delicatamente, prima di andarsene dal loft.
Strano, pensava Derek, dopo tutto il rosso di prima mi da un piccolo bacio azzurro.
Già, perché quando si amavano così tutto era rosso, come i suoi occhi da alpha.
E azzurro invece è il freddo.
Azzurro, come il freddo degli occhi di chi ha spezzato delle vite innocenti.

E passa poco tempo, che si accorge di aver perduto Stiles quando non viene più a trovarlo come una volta.
Quando lo scorge a piangere, con il viso nascosto nel suo cuscino, cercando di soffocare i singhiozzi.
Quando non riesce più a sorridere e le continue visite mediche lo costringo a letto, sfinito.
E si accorge che quello non era un bacio azzurro.

Era un bacio d'addio.

  
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