Spurgare, diluviare, scrosciare, filtrare. Strano come, ogni tanto, si avverta, sul volto stanco e invisibile, il fantomatico e frequentemente studiato elemento, noto come acqua. E chi parla di lacrime? Oh no..perché non è di semplice acqua che si parla. Sale misto a sentimenti, emozioni, sensazioni. Piangiamo il mondo, ma il mondo non si può spiegare, e ci si affida a storie già raccontate. Le lacrime sono decine di storie, centinaia, migliaia. O semplicemente, dovrei portare a riparare il rubinetto e cercare di dormire.
Parlavamo di lacrime, ebbene, è da qui che voglio partire. Qualcuno piange stanotte e no, non sono io. Il rubinetto continua a perdere acqua e infrange il silenzio, assordante. Mi abbraccia e mi alzo dal letto.
Amo questo momento della giornata. Sola, con un ennesimo pacchetto di sigarette in mano e la città illuminata sotto il balcone. Tutto appare lontano e abissalmente vicino, come pixel sugli occhi. Il fumo vola, sopra di me spirali, volute e non vedo più nulla..o forse, vedo ciò che ho lasciato indietro. Rimpianto, come sempre. Chi è l’idiota che ha prescritto che la notte si deve dormire, non lo capirò mai. Non riesco, e mi chiedo perché tutte queste idiozie mi vengano in mente solo adesso, nel buio.
Sono Eva Pinkerton, ho il ghiaccio venato negli occhi, e sono nessuno.