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Autore: Feel Good Inc    21/03/2014    2 recensioni
«È inconcepibile, Clair. Non mi sembrava di pretendere la luna. Volevo solo uscire con qualcuno, accidenti, qualcuno che una volta tanto mi facesse dimenticare di essere rinchiusa qua dentro!»
Clair mette ordine tra gli ingredienti del suo piccolo esperimento, quelli che la stessa principessa ha provveduto a raccogliere per lei. «Non avete riscontrato alcun interesse?» domanda, cauta.
«Tutto il contrario!» La voce di Monica si alza pericolosamente. Non per la prima volta, Clair si rallegra che il Re suo padre non venga mai ad assicurarsi di persona della veridicità dei propri preconcetti circa le donne in biblioteca. «Figuriamoci, erano tutti più che disponibili. Però sai cosa? Ho portato in giro per tutto il castello scope e disegni e mele e fiorellini rosa, ho consegnato pesci a gatti, gatti a scudieri, scudieri a ladri – e sai cosa, lo sai? Neanche uno di loro che abbia mosso un dito per aiutarmi. Per venirmi incontro. O che almeno mi abbia promesso in cambio qualcosa di serio come hai fatto tu, Clair – e poi ti prego, non chiedermi di raccontarti la storia del girino.»
{fem!Clair/Monica}
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Walk(through) your route'
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Swing my way

{ steps of the Date Thing }

 

 

 

 

 

way before the Date Thing: step one ~

 

Monica cammina lentamente, quasi in punta di piedi, nel corridoio sud-est del primo piano del castello. È stata una scelta naturale – di qui si va solo per la biblioteca, non saranno poi molte le persone che verranno a incrociare il suo cauto percorso; cionondimeno non può evitare di sentirsi ridicola.

Le braccia spiegate come ali, ma non certo per inseguire la libertà; i piedi come prigionieri nelle scarpette più eleganti, privati di quella cosa bellissima che è correre e pestare i tappeti e andare dove e come accidenti si vuole; tutta la scena ha un che di tragicomico – e la voce perplessa che viene a ricordarglielo non aiuta di certo.

«Altezza... Cosa state facendo?»

Monica sussulta, raccoglie le braccia contro il petto, e il librone che si è così faticosamente posizionata sulla testa si schianta ai suoi piedi in un tonfo di carta e cuoio. Misera fine di un esperimento destinato a fallire dal principio. Seccata, scacciando via con gesti taglienti delle mani la frotta di ancelle accorse in suo aiuto dal capo opposto del corridoio, solleva le gonne quel tanto necessario ad accucciarsi a raccogliere il libro. Non che sia rimasta molta dignità da preservare, comunque. Di nuovo in piedi, si volta infine di scatto con una rispostaccia in punta di lingua... Ma la vista del sorriso educatamente confuso di Clair la trattiene.

«Oh... Una stupidaggine» borbotta. «Una specie di stupido, stupido esercizio. La signora Appleby pensa che debba migliorare il mio equilibrio. A quanto pare la mia camminata è sgraziata e decisamente poco consona a una principessa» cita a memoria, prima di gonfiare sdegnosamente le guance, più offesa che imbarazzata. «Si penserebbe che una persona interessata alla mia testa non dovrebbe guardarmi le gambe, mi spiego? Insomma, è la mia istitutrice, non mia madre. Mia madre non si è mai spinta al punto di esprimere un’opinione del genere!»

Clair si sistema gli occhiali sul naso, un vago sorriso sulle labbra. «Sono certa di no, non oserebbe mai... Bene, non vi disturberò oltre. Vogliate perdonare il mio passaggio.»

Monica si fa da parte e la osserva percorrere il corridoio, diretta alla porta della biblioteca – come sempre, in pratica. Percepisce con chiarezza l’affiorare di una piccola ruga sulla propria fronte: pur così sommersa in quella sua grossa e dura tunica di studiosa, Clair cammina in un modo così femminile. Monica non fa alcuna fatica a indovinare, sotto gli strati di stoffa pesante, le linee dei fianchi, il movimento morbido delle cosce che si sfiorano a ogni passo, delle ginocchia che il tessuto accarezza appena... Clair le è accanto, la supera, e l’aria si riempie del suo tipico profumo di pergamena vergata d’inchiostro fresco. Monica arriccia il naso, ma non sa se il suo fastidio è di quel tipo che nasce dall’invidia – o da qualcos’altro di completamente diverso.

Clair si volta a guardarla quando la sua mano già posa sull’intarsio della maniglia. Ha ancora quell’ombra di sorriso sulle labbra. «Lavorerete molto sul vostro equilibrio, Altezza?»

Solo allora lei si ricorda del librone, della passeggiata nel corridoio e degli stupidi suggerimenti della signora Appleby. «Perché t’interessa?» sputa lì a caso, infastidita.

Il sorriso di Clair si estende agli occhi, e prima ancora di sentire e assimilare le sue parole, Monica avvampa.

«Chissà... Potreste finalmente cominciare a pendere dalla mia parte.»

 

 

 

the Date Thing: step two ~

 

Un turbine azzurro piomba tra gli scaffali, uno svolazzo di seta e pizzi dotato della forza distruttiva di un ciclone. Clair riconosce lo schianto delle mani guantate sul legno del suo tavolo personale, ma non alza lo sguardo prima dell’esplosione definitiva – la voce della principessa.

«Non ne posso più!»

Stringendo le labbra con cortese perplessità, Clair segue con gli occhi la caduta di quel corpicino arrabbiato sulla panca di fronte a lei. Monica parla in fretta, il visetto appuntito rosso di regia indignazione, quel poco di petto appena intuibile sollevato da spasmi frequenti e frustrati – è l’immagine stessa della dignità offesa, ed è deliziosa.

«È inconcepibile, Clair. Non mi sembrava di pretendere la luna. Volevo solo uscire con qualcuno, accidenti, qualcuno che una volta tanto mi facesse dimenticare di essere rinchiusa qua dentro!»

Clair mette ordine tra gli ingredienti del suo piccolo esperimento, quelli che la stessa principessa ha provveduto a raccogliere per lei. «Non avete riscontrato alcun interesse?» domanda, cauta.

«Tutto il contrario!» La voce di Monica si alza pericolosamente. Non per la prima volta, Clair si rallegra che il Re suo padre non venga mai ad assicurarsi di persona della veridicità dei propri preconcetti circa le donne in biblioteca. «Figuriamoci, erano tutti più che disponibili. Però sai cosa? Ho portato in giro per tutto il castello scope e disegni e mele e fiorellini rosa, ho consegnato pesci a gatti, gatti a scudieri, scudieri a ladri – e sai cosa, lo sai? Neanche uno di loro che abbia mosso un dito per aiutarmi. Per venirmi incontro. O che almeno mi abbia promesso in cambio qualcosa di serio come hai fatto tu, Clair – e poi ti prego, non chiedermi di raccontarti la storia del girino.»

Girino?

A quest’ultima sconcertante affermazione Clair batte le palpebre e sorride esitante, nel modo che sa lei – quello cui, di solito, la principessa risponde con uno stizzito volgere altrove le guance paonazze – ma l’unico chiarimento che oggi giunge dalla ragazza è uno sbuffo sonoro, seguito da un’enunciazione ben precisa.

«Comincio a pensare che i maschi siano del tutto inutili

Clair abbassa di nuovo lo sguardo sulla catena d’oro antico che Monica le ha portato ore fa con aria trionfante – «Una bella catena per un bell’amuleto, giusto, Clair?» – e si rigira tra le mani il piattino dorato che sa benissimo appartenere al Re – «Fingerò di non sapere dove l’avete preso, Altezza.»

«Capisco. È un vero peccato. Immagino non abbiate più bisogno, dunque, del mio modesto rimedio contro l’indifferenza di chi vi circonda...»

Monica scuote il capo convinta, i capelli che le schiaffeggiano le guance come orecchie di volpe. È così carina.

«E pensare che nutrivo la segreta speranza di usarlo su di voi. Oh, be’.»

Clair indulge in un sorriso più malizioso, già aspettandosi la riconferma di un giudizio già espresso, o anche solo l’ennesimo oltraggiato friggere di guance. Non può farne a meno – le piace troppo, giocare con lei, portarla al limite della pazienza, solo per sorprenderla poi, nei momenti più casuali, a voltarle le spalle e rovesciare qualcosa su un qualsiasi tappeto con colpevole goffaggine... Ma stavolta l’attenzione della principessa per lei non reca tracce di rifiuto: la sua espressione si distende in un’aria di quieta riflessione, i gomiti si puntano sul tavolo – il busto, le spalle, il volto avanzano circospetti verso i suoi.

«Mah» mormora Monica, e il suo respiro è un soffio fin sulle labbra che, inconsapevolmente, aspettano. «A questo punto, io una prova a pendere dalla tua parte la farei.»

 

 

 

soon after the Date Thing: step three ~

 

«C’è una cosa, Altezza, che mi piacerebbe sapere.»

«Mmm?» Inebriata dalle stelle e dalla brezza profumata venuta a chiudere la più piacevole delle serate, Monica si volta e cerca di concentrarsi sulla figura di Clair, china accanto a lei sullo steccato che segna il confine tra il castello e i campi, il sogno e la realtà. «Che cosa?»

I lunghi capelli biondi di Clair – raccolti solo in parte da una treccia, sciolti e liberi tutt’attorno ai suoi occhi – si muovono nel vento. Monica sa di essere leggermente ubriaca, dopo la tappa finale alla taverna del villaggio, ma non è sicura che siano i fumi della birra a darle la voglia di toccare quelle ciocche e intrecciarsele tra le dita e portarsele alle labbra. Ma poi vede l’espressione di Clair, e si costringe a pensare con lucidità.

«Mi avete concesso l’onore della vostra compagnia solo perché... solo perché delusa dal genere maschile?»

Monica singhiozza, si raddrizza e incrocia le braccia sul petto. «Chiariamo un paio di cose, Clair. È ora che la smetti di essere così formale con me.  Tanto per cominciare puoi chiamarmi Mona – le persone importanti per me fanno così. E poi, dannazione, smettila di commiserarti in quel modo e approfitta della sbronza che mi sono presa, perché non sono sicura che domani ammetterò tanto candidamente di aver cominciato a pendere dalla tua parte qualcosa come una vita fa...»

Le ultime parole si perdono in un borbottio farfugliato, ma un sorriso consapevole viene a sollevare la sua bocca impastata dalla seccante incombenza di proseguire su quella strada.

«Oh, ma questo lo so, Mona» è l’ultimo suono che Monica distingue, mentre mani e braccia e seni morbidi la incontrano e la circondano, «volevo solo averne la conferma definitiva. Sono una scienziata, sapete com’è.»

La principessa barcolla sui piedi, e per un attimo si sente raggirata, ma le sfugge un risolino – un risolino che suona proprio bene , tra le labbra di Clair, labbra di donna e non certo di girino – al pensare che dopotutto il suo equilibrio sta benissimo così come sta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Una spiegazione è d’obbligo. XD

Di recente sono finita nel vortice degli otome. Avete presente quei videogiochi, di stampo prettamente giapponese, in cui dovete scegliere un certo percorso, attraverso certe scelte, per individuare un certo finale romantico – in genere in mezzo a una più o meno vasta gamma di partner opzionali? Ebbene, Castle Chase è questo ma è anche di più: è una vera e propria quest!adventure in cui l’obiettivo della protagonista, la principessa Monica Logelin, è quello di trovare nei confini del suo castello un uomo con cui sperimentare l’esperienza del primo appuntamento. (Detta così può sembrare una cosa stupida, ma vi assicuro che è geniale. Quella parte della consegna dei pesci e dei gatti e IL MITICO GIRINO e compagnia bella non me la sono mica inventata. Dateci un’occhiata, vi assicuro che ne vale la pena.)

Comunque, ad essere sincera questo mio vergognoso atto di fangirling nasce da quella che giudico l’unica pecca del gioco: la route di Clair. Clair è, in CC, un uomo, che Monica scambia inizialmente per una donna. È lo studioso del castello e si offre di realizzare per la principessa un certo amuleto (in cambio della consegna di alcuni ‘ingredienti’ quali i sopracitati catena d’oro e piattino dorato) che la renderà irresistibile agli occhi di chi la circonda, così da assicurarle il tanto agognato appuntamento. Alla fine (SPOILER!ALERT), se la vostra scelta cadrà proprio su Clair, vedrete che questi si dichiarerà a Monica per mezzo di quello stesso amuleto, e capendo di aver visto lucciole per lanterne lei non incapperà più nella sua solita scusa “I don’t swing your way!” (Questo è il gioco di parole su cui ho basato il punto d’origine della mia storia – la mancanza di equilibrio di Monica – partendo però dal presupposto che Clair fosse veramente una donna, l’unica ad esercitare su Mona un certo inequivocabile fascino. Yay, è la mia prima volta con il gender bender! XD) Unica pecca, appunto, come dicevo, perché penso che sarebbe stato molto più interessante se uno dei SETTE diversi percorsi fosse finito con una partner femminile. Senza contare che Mona che decide di uscire con Clair così, solo perché effettivamente è un uomo, mi sa di ship a prescindere. u__ù

Niente, insomma, tutto qui. Mi rendo conto che è una sciocchezza, ma ci tenevo tanto a portare questo mondo anche qui in EFP. Per inciso, sto progettando tutta una serie di storielle basate su certe ship tratte da otome, perché – oh, nel mio essere ancora nel mezzo del vortice sarò pure poco obiettiva, ma a me sembra proprio che certi otome e certe coppie abbiano delle trame molto ma molto più interessanti di ciò che siamo abituati a vedere in un qualsiasi anime sentimentale... Quindi chissà, potrei tornare a farvi facepalmare molto presto. ^^’

Aya ~

   
 
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