Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Fuuma    22/03/2014    2 recensioni
Ricordare il sorriso di Aomine, era stata la parte più dolorosa.
Ricordarlo. Perderlo. E venire ignorato, come quel pugno sospeso a mezz'aria...
{ AoKuro }
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Character: Testuya Kuroko; Daiki Aomine;
Pairing: DaikixTestuya {Aokuro};
Rating: PG
Genre: Fluff
Words: 984
Prompt: A035 [KUROKO NO BASKET] Aomine Daiki/Kuroko Tetsuya, qualunque cosa fluff andrà bene.
Warning: Shounen-ai
Disclaimers: I personaggi di Kuroko no basket appartengono a chi di diritto.
Scritta per il Gransorpresa Challenge @ maridichallenge

 




Ricordare il sorriso di Aomine, era stata la parte più dolorosa.
Ricordarlo come se fosse ancora tatuato sulle sue labbra scure, luminoso, infantile e felice, come se facesse parte di lui - di loro - e poi non ritrovarlo. Perderlo non solo nella realtà, ma anche nel ricordo.
E Kuroko lo aveva cercato a lungo, scavando nella propria memoria, richiamandolo ad ogni suo «Aomine-kun.» { Aomine-kun. Aomine-kun… Aomine-kun! Ao–min… } solo per vederlo dissolversi nella polvere di giorni ormai passati, sospeso in un tempo che non sarebbe più tornato, come quel pugno sollevato a fine partita che Daiki non gli aveva più battuto.
Guardarsi indietro e ricordare di essersi lasciato alle spalle quel sorriso, era stata la parte più dolorosa…

«Ohi, Testu!» raschiante, la voce di Daiki si fece largo nel buio della stanza. C'era una smorfia sul suo volto, le labbra arricciate, il naso storto e gli occhi affilati; Testuya poteva immaginarla, anche senza vederla.
«Mi dispiace, non volevo svegliarti.»
Le sue scuse mancarono di convinzione e la mano di Daiki vagò nell'aria, cercandolo, grande, calda { fatta apposta per stringere un pallone e lasciarlo andare solo una volta raggiunto il canestro }, anche quando si aprì sul volto del più piccolo, raccogliendolo tra le dita, proprio come avrebbe fatto con un pallone da basket. Non c'era stata violenza, Testuya aveva chiuso gli occhi, ma era rimasto immobile e l'impatto era stato lieve, sostituito subito da una carezza ruvida, che partiva sempre un po' impacciata, ma che poco alla volta si faceva più sicura.
«Tsk.» se ci fosse una frase dietro a quel verso che pretendeva di apparire seccato, si era persa tra le parole non dette di Daiki. Ce n'erano così tante, Kuroko stava ancora imparando a scoprirle. Era così diverso dai tempi delle medie, Kuroko stava ancora cercando di conoscerlo – di recuperare il tempo che avevano perso.
Sentì le dita del ragazzo arpionarlo dietro al collo e spingerlo verso il basso, obbligandolo a tornare sdraiato nel letto che condividevano. Una piazza e mezzo, non troppo grande, non troppo piccolo. Giusto. Come il suo finire tra le braccia di Daiki e venir circondato dal suo odore, sentire il suo cuore battergli contro la guancia e la sua bocca avventarsi alla propria spalla nuda, in un morso provocatorio. Giusto. Perfetto.
«Invece di scusarti, perché non inizi a dirmi che ti prende, Tetsu?»
C'erano farfalle nello stomaco ogni volta che Aomine si rigirava il suo nome in bocca, dandogli quella sfumatura maliziosa, ruvida e sensuale che usava quando erano da soli o quando voleva marcare il territorio – Testuya, lui era il suo territorio.
«Testu?» la bocca di Daiki si riempì della sua spalla, mordendolo ancora per assicurarsi che lo avesse sentito.
Kuroko chiuse gli occhi, stringendoglisi addosso, sdraiato sul corpo più alto del ragazzo.
«Scusami.» mormorò, non trovando nulla di meglio da aggiungere, nessuna spiegazione, solo scuse, cordiali. Inutili agli occhi di Daiki. Non aveva mai avuto bisogno di scuse e Testuya era l'ultima persona che avrebbe dovuto porgergliele.
«E che palle.»
«Scu–»
«Se lo dici ancora ti butto giù dal letto.»
La bocca del più piccolo si piegò contro il petto dell'altro, una curva che premeva contro la sua pelle nuda e definiva un sorriso che gli occhi di Aomine non riuscivano a vedere. Ma poterlo sentire aveva tutto un altro sapore.
«Alle volte ho ancora paura.»
Era stato un sussurro appena udibile, mescolato al respiro di entrambi e al frusciare delle lenzuola quando le mani di Daiki scorsero sulla schiena sottile di Kuroko in una carezza dolce – come tutti gli animali feroci, quella bestia del basket era capace di ferire, di abbattere e di atterrire, ma c'era dell'altro, riservato solo a chi sapeva come prenderlo. Tetsuya si lasciò circondare dalla sua dolcezza, trovando in essa il coraggio di parlare.
«Ho paura di dimenticare com'eri.»
Sentì i muscoli del ragazzo farsi più rigidi, il volto sollevarsi e reclinarsi per guardare il suo profilo e le dita fermarsi in mezzo alla sua schiena, spalancate a coprirla.
«Di che diavolo parli?»
«Non– non fraintendere, Aomine-kun, non voglio dire che mi piacessi di più di ora. Non è assolutamente così.» aveva cercato i suoi occhi, alzando la testa e riempiendo lo sguardo di sicurezza così come la bocca si era riempita della sua solita sincerità. Mentire non era nel DNA di Testuya. «È che voglio ricordare tutto di te, ogni cosa che mi abbia fatto innamorare di te.»
Daiki rigettò il capo sul cuscino, in un verso disgustato che aveva dato voce al suo imbarazzo.
«Se avessi saputo che avresti cercato di farmi cariare i denti, avrei continuato a dormire.» il commento era giunto con uno sguardo al soffitto e un battito del cuore che si era perso, trafitto da una stilla e poi scaldato dalle stupide parole di un ragazzino innamorato.
Avevano taciuto entrambi e avevano capito che c'era dell'altro, avrebbe solo dovuto trovare le parole giuste per esprimersi. Accidenti a Tetsu.
Sbuffò, gonfiando le guance e lasciandole gonfie a lungo, in un'espressione buffa che attirò l'indice di Testuya e il bisogno di pungolarle, svuotandole dell'ossigeno raccolto insieme alle parole.
«Chi se ne frega di quello che ti ha fatto innamorare.» l'aveva detto tutto d'un fiato, senza rimpianto, senza dubbi, con la forza fiera che rappresentava Daiki Aomine. Cercò gli occhi di Kuroko nel buio della stanza, ritrovandoli già specchiati nei propri «Vorrà dire che, se te ne dimenticherai, troverò il modo per ricordartelo ancora, per darti altro da amare.»
«Aomine-kun…»
«E.» riprese, in un soffiare indignato «Non lo ripeterò una seconda volta, quindi mettitelo bene in testa e torna a dormire.»
Testuya sorrise, annuì e posò le labbra sulle sue, in un bacio casto, troppo diverso da quelli avidi e possessivi di Aomine, eppure così perfetto. Daiki rilassò i muscoli, tornando ad abbracciarlo e la sua bocca trovò ancora quella di Tetsuya e poi ancora e poi ancora.
 

Ricordare il sorriso di Aomine, era stata la parte più dolorosa.
Ricordarlo. Perderlo. E venire ignorato, come quel pugno sospeso a mezz'aria.
Fino a quando le nocche di Daiki non si erano unite di nuovo alle sue.

   
 
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