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Autore: cjnnamon    22/03/2014    4 recensioni
Sorridono e ritornano ad ammirare lo spettacolo che si stende davanti a loro.
Non hanno più bisogno di parole, perché non ce ne sarebbero abbastanza per descrivere il loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cjnnamon's pov:
in realtà non ho molto da dire, ma alleluiaaa sono -siamo- riuscita a mettere il testo centrato quindi...boh, hope you like it [:







 
grazie a matilde -unconditionallyme- per il banner molto carino e per avermi aiutata con il codice HTML
 
chocolate
 
Calum apre gli occhi e si ritrova a fissare il soffitto illuminato da qualche raggio lunare. Sposta lo sguardo verso sinistra e sospira quando vede che, accanto a lui, non c’è proprio nessuno. Tasta la parte vuota e sospira nuovamente sentendo che le lenzuola sono fredde, segno che la ragazza ha abbandonato il letto da tanto. Si alza strabuzzando gli occhi, ha un po’ freddo perché sono a maggio ma a Glasgow tira sempre un’aria frizzante e lui è a petto nudo e in boxer. Si mette una maglia verde scuro e dei jeans al ginocchio, si passa una mano tra i capelli arruffati e svelto s’infila le vans a scacchi bianche e nere. Prende un pacchetto di sigarette e il cellulare con lo schermo rotto ed esce di casa chiudendo rumorosamente la porta d’ingresso. Entra in ascensore e preme il tasto per l’ultimo piano, quello che ha le scale che conducono sul tetto. Guarda la sua immagine riflessa nello specchio specchio dello squallido abitacolo: gli occhi a mandorla sono stanchi e lucidi, la pelle leggermente olivastra ha i segni del passato e un accenno di barba che lo fa sorridere.


Arya ha davvero tante fobie. Soffre di vertigini ma le piace salire sul tetto del condominio la notte e osservare la Glasgow silenziosa che la affascina veramente; ha paura delle api, vespe e calabroni; ha anche paura dell’oscurità, del buio, e ogni volta che ci pensa si sente infantile. Ed è atelofobica. La perseguitano la paura di non essere abbastanza e di essere imperfetta. Lo dimostrano le cicatrici che ha sui polsi. Ed è lì, seduta su uno dei tanti blocchi di cemento, sul tetto, gambe incrociate, che si stringe nella sua felpa con la testa china sulle braccia. Si passa il dito su una cicatrice e le vengono i brividi al ricordo di quei momenti. Ricorda i tagli profondi che si faceva in lacrime, il dolore quasi non lo sentiva più, il sangue, le promesse fatte e mai mantenute e i sorrisi falsi, «è stato il gatto». È da tanti mesi che Arya non tocca le lamette, e ne è molto fiera. Ed è tutto merito di Calum, con le carezze e le parole dolci e i baci rubati, che Arya fa finta di non apprezzare ma che in realtà desidera più di tutto.


Calum sale le scale a chiocciola che conducono sul tetto e sorride quando la vede, rannicchiata nella sua fragilità. I capelli color miele le ricadono ordinati sulla schiena e tiene la testa bassa. Una folata di vento lo investe in pieno scompigliandogli i capelli neri e facendolo stringere nella semplice maglietta.
«Arya» la chiama dolcemente. La ragazza si gira con fare preoccupato e con un gesto svelto delle mani si tira giù le maniche, coprendo le cicatrici. Perché si, nessuno sa che Arya si tagliava. Non l’ha mai confidato a nessuno, tantomeno a Calum. Non l’ha fatto un po’ per vergogna e un po’ per non farsi vedere debole, perché va avanti nonostante tutto con un sorriso sul viso, perché Arya è forte, o almeno questo si fa credere.
«Arya che hai sulle braccia?» chiede lui preoccupato.
«Niente» risponde lei, lavativa.
«Fammi vedere i polsi Arya, avanti» Calum cerca di non pensare a quello che sospetta.
«No. Non ho niente sui polsi»
Calum si siede accanto a lei sospirando.
Guarda il paesaggio di case e qualche grattacielo illuminato e poi gira la testa verso Arya. Gli occhi verdi della ragazza si scontrano contro quelli scuri e profondi di Calum. Per qualche secondo sostengono lo sguardo, dopo lei capisce, abbassa nuovamente lo sguardo sui polsi e si scopre le maniche. Affonda la testa nell’incavo del collo del suo ragazzo, non volendo assistere alla sua reazione, in lacrime.


«Perché?»
Calum rompe il silenzio che sembra durato un’eternità ma che in realtà è durato solo circa cinque minuti. Il suo tono è spento ma tranquillo.
Arya tira su col naso, la testa ancora poggiata sulla spalla del ragazzo
«Mi sentivo come se il mondo ce l’avesse con me. Come se tutta la mia vita dovesse essere un errore, come se io dovessi essere un errore. Ero sola e non venivo capita da nessuno. Mi sentivo…invisibile e stavo morendo dentro. Poi sei arrivato te. Mi dispiace davvero Cal, avrei voluto dirtelo, ma non sono mai stata una persona particolarmente coraggiosa. Mi sentivo in colpa ogni volta che ero sul punto di confessarlo e poi ci rinunciavo, vedendo quanto tu eri felice quando stavi con me. Era come se non volessi rovinare il momento».
Un’altra lunga pausa.
«Non mi lasci vero?» la ragazza alza il capo velocemente al solo pensiero. Ha le guance umide e il trucco le è un po’ colato ai lati degli occhi.
«Cosa? No, questo mai Arya. Anzi, io mi sento davvero troppo in colpa per non essermene accorto prima, i sorrisi quasi forzati e gli occhi spenti. Solo adesso capisco quanto dolore hai dentro. Per questo, sono ancora più deciso a stare con te finché posso.»
Calum la fissa, gli occhi lucidi e lo sguardo serio e comprensivo
«Voglio sostenerti, aiutarti, coccolarti. Voglio fare l’amore con te Arya, voglio farti il solletico, baciarti sotto le lenzuola che sanno di pulito, abbracciarti, voglio accompagnarti a farti fare il tuo primo tatuaggio, voglio venire con te dal parrucchiere e voglio vedere quando ti tingerai le punte di qualche colore strano, voglio vederti in uno stravagante abito da sposa, voglio vedere dei bambini girare allegri per la casa. Tutto questo solo con te. Nessun altro. E via quelle lamette inutili e stupide, via i sorrisi falsi, via le lacrime dal cuscino, va bene? Da ora in poi voglio vedere la felicità sul tuo viso».
Adesso Calum e Arya hanno le labbra unite, ma solo per poco, perché i baci lunghi non fanno per loro.
«Hai una sigaretta?»
Calum infila la mano nella tasca sinistra, estrae il pacchetto di Camel Blue e sfila due sigarette. Una la porge ad Arya, una la tiene per se.
Se le accendono, sorridono e ritornano ad ammirare lo spettacolo che si stende davanti a loro.
Non hanno più bisogno di parole, perché non ce ne sarebbero abbastanza per descrivere il loro amore. La loro relazione è fatta di sguardi, silenzi, sigarette fumate la notte e baci a fior di labbra.


In fin dei conti, loro due sono come la cioccolata fondente e quella al latte: con caratteri diversi, ma pur sempre con lo stesso cuore.*




*frase non mia.


 
  
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