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Autore: Martyx1988    03/07/2008    0 recensioni
Un giovane elfo mandato a sorvegliare le azioni del sovrintendente, una ragazza allontanata da ciò che amava di più, costretta a mettere le sue doti di guerriera al servizio della Terra di Mezzo, in attesa del ritorno del Re e del suo principe...
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Denethor, Faramir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Peccato, nessuno ha recensito :-( Vabbè non mi arrendo!!
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Nella sala del trono

"Faramir ha fatto del suo meglio, ha combattuto con coraggio, come anche tutti i suoi uomini, ma il nemico che si è trovato di fronte non è uno qualunque. Forse nessun uomo è in grado di affrontare un Nazgul"
Elanor si prodigò a lungo perchè Denethor non rimproverasse il figlio a causa dell'abbandono del fronte di Osgiliath, ma il vecchio era ostinato e testardo, guidato da una misteriosa cecità che gli impediva di vedere i meriti del figlio secondogenito, per troppo tempo rimasto nell'ombra del defunto Boromir, suo fratello maggiore e figlio prediletto del sovrintendente.
"Non ha adempiuto ai suoi doveri di capitano e si è comportato da vigliacco"
"Voi chiamate vigliaccheria evitare un'atroce morte? Voi, che non avete mai mosso un dito per difendere questa città, lasciando tutto il peso delle battaglie nelle mani dei vostri due figli"
Denethor si irrigidì, lo sguardo rivolto verso il grande portone d'ingresso, come se stesse aspettando l'imminente arrivo di qualcuno che però non sarebbe mai arrivato. Una mano scorse veloce verso il corno spezzato in due, sempre a fianco del suo piccolo e rozzo trono.
"Avete già perso Boromir, volete che Sauron si prenda anche Faramir?" incalzò la fanciulla.
"Faramir eseguirà il mio ordine e riprenderà Osgiliath" decretò infine Denethot, lapidario.
"E' una follia!! E questa follia vi farò perdere tutto!"
"Basta! Non voglio sentire altro, elfo! Mi stai solo rubando del tempo prezioso che dovrei dedicare a chi, diversamente da te, desidera essermi fedele"
Lo sguardo corrugato del vecchio si concentrò su un punto dietro la spalla sinistra di Elanor, esattamente dove Pipino attendeva di essere ricevuto. La creatura tremava nella piccola casacca decorata dall'albero bianco di Gondor,
Denethor lo invitò ad avanzare con un gesto della mano e un ghigno soddisfatto sul volto. Lo hobbit sorpassò a piccoli passi l'elfo, che potè sentirlo ripetere freneticamente la formula del giuramento che di lì a poco avrebbe pronunciato ad alta voce.
Altri passi alle sue spalle, e Faramir le fu vicino, con lo sguardo mesto di chi conosce già il suo destino.
"Con l'aiuto di Gandalf potrei riuscire a convencerlo" sussurrò Elanor all'amico, ma questi le fece cenno di lasciar perdere con la mano.
"Grazie, ma sarebbe inutile. Comunque hai già fatto molto. Sei un'amica preziona" rispose l'uomo, senza voltarsi a guardarla negli occhi.
Da quando suo fratello era morto, Elanor era stata l'unica a preoccuparsi di lui, a prendere le sue difese, a elogiare le sue gesta. L'unica ad esserle stato accanto nella sua solitudine. Sapeva quello era il loro ultimo incontro, che non l'avrebbe più rivista, perchè sarebbe morto per fare ciò che più desiderava: compiacere suo padre, tentando di essere almeno in parte come Boromir, il suo beneamato figlio. Faramir non era come il fratello, ma se Denethor voleva questo, allora vrebbe fatto il possibile per accontentarlo, per diventare il guerriero che Boromir era.
Pipino aveva terminato il giuramento, il più grande sbaglio della sua vita, come lo definì nella sua mente Elanor, perchè essere fedeli a Denethor voleva dire dover eseguire ogni suo ordine o capriccio. Per questo motivo lei si era rifiutata di giurare. Era stata mandata per tenere a freno la sua follia, non per assecondarla.
Il sovrintendente si sedette alla piccola tavola imbandita per il pranzo davanti al trono e, mentre si riempiva il piatto di leccornie, prese a criticare l'operato del figlio, ad evidenziare la sua mancanza di coraggio, a pensare che Boromir avrebbe fatto meglio.
"Avresti preferito che io fossi morto e che lui fosse qui ora, al posto mio" azzardò Faramir, sperando che un po' dello spirito paterno del vecchio si risvegliasse a quelle parole.
"Sì, vorrei questo" rispose Denethor, distruggendo per sempre le speranze del giovane uomo nelle cui vene scorreva il suo stesso sangue.
Faramir acconsentì a guidare una spedizione verso Osgiliath che sarebbe partita quello stesso pomeriggio.
La rabbia ribolliva nel corpo di Elanor, avrebbe volentieri trafitto quel vecchio pazzo senz'anima, per salvare il suo Faramir, la sua unica ancora in quella città diffidente. Ma tutta quella rabbia dovette trasformarla in una piccola lacrima cristallina che le rigò il viso pallido di elfo, e che a Pipino non passò inosservata.
Faramir si voltò per uscire dalla sala del trono, lo sguardo rivolto davanti a sè, per non incrociare quello distrutto di Elanor.
"Ti prego, non andare" lo supplicò con voce mozzata quando furono spalla contro spalla. Ma l'uomo si arrestò solo per un secondo, quindi procedette verso il suo destino. Elanor era ormai il passato.
   
 
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