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Autore: Mordekai    23/03/2014    1 recensioni
New York. 2003 A.D.
Un serial Killer spietato e senza scrupoli, uccide con il favore del buio reietti della società, come tossicodipendenti, prostitute o pedofili.
L'agente Aidan Tesla dovrà risolvere il caso, ma a quale prezzo?
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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‘’Aidan Tesla, detective di New York, sei arrivato figliolo.’’
 
‘’Fatti vedere, maledetto, esci con le mani alzate.’’- urlò Tesla puntando la pistola in ogni angolo, aspettando che uscisse allo scoperto.
 
Un uomo uscì da uno degli scatoloni, dandogli le spalle, con il bisturi sporco di sangue stretto nella mano destra, la testa abbassata e una capigliatura di un 70enne.
 
‘’Adesso, voltati lentamente e getta l’arma per terra.’’
 
Il Killer dell’Ombra si voltò lentamente, tenendo testa bassa e facendo cadere il bisturi al suolo, che emise un tintinnio di metallo arrugginito, lasciando dei piccoli schizzi di sangue.
 
‘’Adesso, fammi vedere il volto.’’
 
L’uomo iniziò ad alzarlo lentamente, la luce pian piano mostrava le sue rughe, le rughe sulla fronte e sulle guance, occhi rossi per la stanchezza, una barba grigia e enormi borse sotto gli occhi:
 
‘’E’ da tempo che non ci vediamo, vero…figliolo?’’
 
Il volto dell’assassino era finalmente visibile.
 
Il detective era paralizzato, le sue mani tremavano, la bocca semi aperta e gli occhi sbarrati per lo shock e la pistola scivolò dalle sue mani, cadendo rumorosamente.
 
‘’No… non è possibile…’’- disse il detective abbassando le braccia ‘’…Papà?’’
 
Non ci fu risposta da parte di quell’uomo, i suoi occhi erano spenti, vuoti, che osservavano il pavimento, sudicio e maleodorante.
 
‘’Papà? Sei tu?’’
 
‘’…Si, figliolo.’’
 
Il detective divenne pallido, le labbra gli tremavano, così come le mani e le gambe, a stento riusciva a stare in piedi.
 
‘’Dimmi che non sei il Killer dell’Ombra ti prego…’’- disse andandogli incontro, con le lacrime che spingevano per uscire, ma cercava in tutti i modi di trattenerle e, mentre avanzava, suo padre indietreggio.
 
‘’Non avvicinarti figliolo. Per favore.’’
 
‘’Dimmi perché…’’
 
‘’Perché cosa?’’ chiese il padre aprendo le mani sporche di sangue.
 
‘’Dimmi perché sei il Killer dell’Ombra, dimmi perché hai ucciso persone innocenti…’’
 
‘’Innocenti? Pedofili, spacciatori e drogati sono persone innocenti per te? Tutte quelle persone non avevano più umanità, erano solo delle sanguisughe che attanagliavano questa città, questo paese… Ho fatto solo il mio dovere.’’
 
‘’E il tuo dovere era quello di ucciderli?’’

Suo padre si avvicinò al cadavere, alzò la testa e guardò negli occhi vitrei:
 
‘’Sai, l’essere umano è strano a volte, si lascia sopraffare dalle emozioni, come la rabbia, quella strana sensazione che ribolle nelle viscere ed esplode in tutta la sua devastante forza. Perché accade questo, te lo sei mai chiesto Aidan?’’
 
La sua domanda rimase senza risposta, il detective era in combutta con i suoi sentimenti: il desiderio di dirgli ogni singola cosa, di fargli capire che gli era mancato; l’altro era di volerlo sbattere in gatta buia per i suoi misfatti.
 
‘’Perché li hai uccisi?’’
 
‘’Che sciocca domanda, ti ho già detto il perché.’’
 
‘’Perché li hai uccisi? Per colpa tua è morto anche un mio collega.’’
 
‘’Testardo, presuntuoso, irascibile…Proprio come me.’’- rispose guardandolo per qualche secondo per poi ritornare al cadavere.
 
Il padre di Aidan lo tolse dagli uncini, ripulì le ferite con un panno umido e lo posò in un telo.
 
‘’Come hai potuto farlo?’’- domandò Aidan.
 
A quella domanda, il Killer scoppiò a ridere, ma si fermò subito ed espresse:
 
‘’Oh figliolo, ci sono tante cose che devi ancora capire. Io mi pento solo di una cosa.’’
 
‘’Pentirsi? Pentirsi? E sentiamo, di cosa dovresti pentirti?’’
 
L’assassino si avvicinò lentamente, gli occhi fissi sul bisturi sporco e, di colpo, si fermò.
 
‘’Mi pento solo di non essere morto tempo fa, mi pento di aver commesso ogni male su questo pianeta, e io che uccidevo solo per liberarlo dalle piaghe come loro… Eh, mi sbagliavo. Fin da subito.’’
 
Con queste parole, afferrò l’arma, portò la lama alla gola e, prima che la tagliasse, disse:
 
‘’Mi dispiace figliolo. Mi dispiace per tutto.’’
 
Con un singolo e rapido movimento, il bisturi lacerò la giugulare, causando una rapida e incontrollata perdita di sangue.
 
Aidan cercò in tutti i modi di arrestare l’emorragia con le mani, premendo con forza, ma inutilmente, non voleva fermarsi.
 
‘’Papà… ti prego, non andartene di nuovo…’’
 
 
 
Silenzio.
 
Gennaio 2004. Ore: 10:55. NYPD.
 
Mancavano cinque minuti al pranzo e il detective Aidan Tesla era nel suo ufficio, buio, con una finestra coperta da persiane in plastica verde. Osservava, pensava e ricordava.
 
Osservava la frenetica vita dei cittadini, indaffarati e frettolosi.
 
Pensava agli ultimi 5 mesi, passati ad inseguire un criminale spietato.
 
Ricordava con amarezza che quel criminale spietato era suo padre.
 
‘’Aidan, come stai?’’- domandò Gwen appoggiata all’uscio della porta del suo ufficio.

‘’Vuoto. Sono passati cinque mesi e la situazione non è cambiata.’’

La giovane ragazza entrò, si avvicinò a Aidan, intento ad osservare quelle minuscole formiche che correvano avanti e indietro in un formicaio fatto di cemento e ferro, prese la sua mano e la strinse.

‘’La colpa non è di nessuno, Aidan.’’

Il detective le strinse la mano, che equivale ad una risposta.
‘’Gwen…’’
‘’Dimmi Aidan.’’

‘’…Niente, andiamo adesso, ci staranno aspettando.’’- rispose con un flebile sorriso e entrambi uscirono da quella porta, cercando di dimenticare il passato e di guardare avanti.

Ma una cosa non si dimentica.

Le ombre delle strade ingannano.
   
 
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