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Autore: Sixteen16    23/03/2014    8 recensioni
"..Mi sembrò giusto. Decisi di presentarmi. ‘Sono Babù, piacere!’ dopo avergli passato l’ormai stropicciato foglietto aspettai la fatidica domanda, ma ciò che ritornò indietro fu questo ‘Sono Alex, il piacere è tutto mio!’ con uno smile vicino. Quando alzai la testa con la faccia un po’ da rimbambita lo trovai a fissarmi e non appena incrociò i miei occhi sorrise. Che sorriso stupendo, il suo.."
Pronti per degli Arctic Monkeys adolescenti?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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See the stone set in your eyes
See the thorn twist in your side
I wait for you
Sleight of hand and twist of fate
On a bed of nails she makes me wait
And I wait without you

 
 
CAPITOLO 13
“Babù che vuoi fare? Babù fermati!” il bassista dapprima perplesso e poi visibilmente allarmato mi vedeva allontanarmi.
“Babù non fare cazzate! Cosa hai intenzione di fare?!”
Non lo ascoltavo.
Sinceramente nemmeno io sapevo cosa volessi fare.
In realtà volevo fare ‘qualcosa’ ed avrei improvvisato.
Nemmeno le braccia di Andy mi impedirono di arrivare da Alex.
“Ciao Sarah! Da quanto tempo!” le dissi sputando veleno a destra e a manca.
“E tu saresti..?”
“Io sono..”
“Babù, lei è semplicemente Babù.. è una mia amica” aveva risposto Alex.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene.
“Esatto, sono semplicemente un’amica. Peccato che gli amici non facciano questo” avevo risposto prima di farlo.
Lo afferrai per il collo della maglietta, tra tutti che trattenevano il fiato pronti ad intervenire.
Ebbene si, lo avevo proprio fatto.
E datemi pure della stronza se lo avevo baciato!
Dicevano ‘fate l’amore, non fate le guerra’, ma il mio bacio era proprio una dichiarazione di morte.
Tutt’al più significava: che la guerra abbia inizio!
Alex mi aveva messo un braccio sui fianchi, preso dalla foga di ciò che stava succedendo.
No, questo è terribilmente sbagliato.
No, no, no.
Guerra, Babù. Guerra, ricordi?
Guerra!
Allora perché non riuscivo a staccarmi?
Ero più furiosa che mai e tentavo in tutti i modi di fargli del male mordendogli le labbra.
Ma era una contraddizione bella e buona.
Le sue mani scorrevano sulla mia nuca, tra i miei capelli ed io mi incazzavo sempre più, senza comunque riuscirmi a staccare.
Alex è un maledetto seduttore ed io lo odio anche per questo.
Per fortuna intervennero due braccia a sollevarmi di peso e a trascinarmi via prima che la furia di Sarah la facile s’imbattesse su Alex.
“Mettimi giù!” dicevo, ma lui non mi ascoltava.
Ormai ero troppo lontana per sentire il loro discorso ma riuscii ugualmente a gustarmi la scena di Alex che si prendeva un sonoro cinque in faccia, mentre io ero di pancia sulla spalla del bassista a mo’ di sacco di patate.
Mi portò in cucina e chiuse di scatto la porta.
 “Cosa cazzo ti è saltato in mente?”
“Nulla, assolutamente nulla!” avevo risposto un po’ intontita.
“Beh.. in ogni caso bel colpo”
“Andy..” era sbucata dalla porta della cucina Dana.
Andy mi fissò.
“Arrivo, arrivo! Ho bisogno di una boccata d’aria, ci vediamo dopo” avevo detto dileguandomi nuovamente in una stanza vicina, alla ricerca di una porta per evadere.
Ero finita in una stanza molto buia che identificai come sala da pranzo e..
..non c’era una porta d’uscita, fantastico.
Feci per tornare in soggiorno quando, dal buio in cui ero nascosta, vidi Alex che cercava qualcuno.
“Babù?” si era poi affacciato mentre io, cautamente, ero diventata un tutt’uno con la tenda.
‘Come mimetizzarsi parte 1’ di Babù Evans, prossimamente in vendita nelle migliori librerie!
“La stai veramente cercando?!” un’altra voce, femminile, si era intromessa.
“Oh Sarah, avanti, finiscila!”
“No, Alex! Credevo che io e te.. insomma, lei cosa centra?”
“Credevi un bel niente!”
Oh signor Turner, non si trattano così le giovani pulzelle! Soprattutto dopo averle abbindolate.
E il ché mi ricorda qualcuno di mia conoscenza.
Tipo?
Me!
“Scusami tanto se m’incazzo vedendo il mio ragazzo baciare un’altra!”
No, questo era proprio ciò che non avrei voluto sentire.
Il suo ragazzo?
Bene, quella che non aveva capito un cazzo ero proprio io a quanto pare!
Il fatto che stessero insieme l’avevo solo ipotizzato, non pensavo potesse essere effettivamente così.
“Senti, dimentica la storia del bacio tra me e..”
Giusto.
Dimentichiamo il bacio di stasera e ritorniamo al nostro obbiettivo: evadere.
Non volevo sentire una parola di più.
Ero intrappolata dietro una tenda, con una gigantesca finestra di fronte.
Cosa fare?
Improvvisare!
Ero al piano terra dopotutto, no?
 

Through the storm we reach the shore
You give it all but I want more
And I’m waiting for you

 
“Oh merda!” urlò.
“Ehi Matt, calmati! Sono io!” dissi sbucando dai cespugli.
“Ma che cazz..!” disse mettendosi una mano sul cuore.
“Tu, cespugli.. non dirmi che avevi qualche bisogno fisiologico da sbrigare! Voglio dire, non credo che Dana viva nel mesozoico, un bagno deve pur averlo li dentro..” aggiunse poi.
“Come sei spiritoso.. hai mangiato pane e simpatia prima di venire qui?”
“Come ogni pomeriggio, da bravo lupetto”
Alzai le sopracciglia.
“E tu che ci facevi qui fuori?” chiesi.
“Ero andata a parcheggiare la macchina”
“Oh..”
“Insomma, che ci facevi nei cespugli? A parte voler farmi prendere uno spavento”
“Fuggivo dalla finestra”
“COSA?! Ti sei lanciata dalla finestra?!”
“Ero al piano terra, cretino!”
“Ah, ecco” rispose perplesso. “E da cosa scappavi?”
“Da una festa terribilmente noiosa”
Mi guardò.
Forse pensava fossi rimbambita.
Non avrebbe dovuto pensarlo, alla fine la mia cretinaggine era un dato di fatto appurato ormai!
“Che c’è?” chiesi.
“Ho una proposta da farti”
“Non inginocchiarti, ti prego”
“Se dovessi farti una proposta di matrimonio ti porterei in riva al mare e ti farei trovare l’anello in un grissino”
“Da manuale e oltretutto direi scontato!”
“Perché, tu che faresti?”
“Legherei l’anello alla bacchetta della batteria e la lancerei durante un concerto”
“Ma non è detto che arrivi al destinatario poi!”
“E’ questo il bello!”
“Come sei poco romantica”
“Qual’era la sua proposta, signor Helders?” deviai il discorso.
“Che ne dici di abbandonare la festa, prendere la macchina e viaggiare all’avventura per una sera?”
“Solo se prometti di riportarmi a mezzanotte a casa di Alex”
“Come desidera, Cenerentola”
“Son troppo sfaticata per essere Cenerentola e non sono nemmeno bionda!” dissi poi, mentre ci incamminavamo.
“Io invece sarei una Cenerentola perfetta!” rispose, atteggiandosi da gaio.
“L’ho sempre sospettato! Del resto.. sei una mezza bionda stupida”
Mi arrivò un finto pugno sulla spalla ed io finsi una smorfia di dolore.
 “E tu chi saresti?”
“Sicuramente la matrigna cattiva, è il ruolo che più mi si addice”
“Beh, questo è scontato!”
Entrammo in macchina ridendo come non mai.
“Allora, dove mi porti?” chiesi, dopo che ci fummo seduti.
“Beh, pensavo che qualche idea ce l’avessi!”
“Stupiscimi”
“Ti stupirò, fidati”
 

My hands are tied
My body bruised she got me with
Nothing to win and
Nothing left to lose!

 

“A scuola?!” chiesi stupefatta ed un po’ delusa.
“Ti ho detto di fidarti. Ti fidi allora?”
“Ho alternative?”
“Penso di no”
“Bene, allora che si fa?”
“Tu cosa proponi?” mi chiese.
“Si scavalca!”
“Allora prego” mi disse porgendomi la mano.
Sorrisi.
“Dubiti di me? So fare da sola”
“A te la precedenza” mi disse, sorridendomi beffardo mentre mi indicava il percorso di salita.
Misi un piede sulla parte più bassa del cancello.
Avanti ce la posso fare.
Mi sollevai.
Un altro piede e mi sollevai ancora.
E nel frattempo mi ripetevo di non guardare giù, a causa della mie vertigini.
Poi voltandomi dissi “Non mi starai di certo guardando il fondoschien..”
E feci la cosa sbagliata.
Sono o non sono la ragazza più idiota del mondo?
Il cancello era troppo alto per i miei gusti e le vertigini si stavano facendo sentire.
Perché avevo guardato giù? Perdio..
“Babù! Ti senti bene?” mi urlò Matt.
“Io.. si, penso di si” risposi mentre la vista mi si annebbiava.
Mi fissò ed io fissavo lui.
Non potevo far altro, ero li pietrificata abbracciata alle sbarre del cancello, sulla parte più alta.
“Pensi di rimanere li tutta la serata?”
Non risposi, cominciavo a sentirmi davvero male.
E se fossi caduta?
Il pavimento le vedevo sempre più distante.
Alzai lo sguardo e mi concentrai sul cielo.
“Babù, non posso venirti a prendere li sopra. Ne sei consapevole, vero?”
Cercai di riprendermi.
Ho i piedi sul marciapiede, ho i piedi sul marciapiede.
“C’è una bella vista, non credi?”
Sentii il cancello muoversi.
No, no! Non è una bella sensazione! Il marciapiede non si muove di certo!
Qualcosa mi sfiorò il braccio.
Sobbalzai, tenendomi più stretta alle sbarre.
“Sono io, sciocca”
Annuì, guardando sempre sopra di me.
“Babù guardami” disse ed aspettò che abbassassi lo sguardo.
Lo fissai negli occhi, concentrandomi su di lui alla mia altezza.
E ciò mi rassicurava perché non lo vedevo più a tre metri da me.
Mi sfiorò il viso con la mano.
“Mi risulta un po’ difficile prenderti e riportarti a terra di peso, se io scendo tu ti lanci, ok?”
Sgranai gli occhi e rabbrividì.
Non se ne parlava proprio e se non fosse riuscito a prendermi?
Scese con un salto e mi incitò a saltare.
“Matt, se non mi prendi giuro che ti ammazzo”
“Correrò il rischio, tranquilla”
Abbassai nuovamente lo sguardo: non avevo scelta.
Presi un profondo respiro e mi lasciai andare.
Atterrai tra le sue braccia, fortunatamente.
Tutto ciò mi riportò alla mente un deja-vù.
 I ragazzi di Sheffield erano tutti eroi che salvano donzelle che si buttano da muri e cancelli della scuola?
“Hai visto?” mi chiese vittorioso.
Scesi dalle sue braccia e presi un profondo respiro per riprendermi.
“Ed ora che si fa?” domandai.
“Si entra!”
“Tu sei pazzo! Non tenterò mai più di scavalcare un cancello in vita mia!”
“Ma infatti non lo scavalcheremo”
Lo guardai come se fosse ammattito, aggrottando le sopracciglia.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans un paio di chiavi e si avviò verso il cancello, aprendolo.
“TU! Tu, avevi le chiavi e mi hai fatta arrivare fin lassù?!”
“E che saranno mai tre metri?”
Tentai di placare la mia ira per non strozzarlo.
“Ehi, guarda che hai proposto tu di scavalcare”
“Non sapevo avessi le chiavi!”
“Dovevo privarmi di una scenetta così divertente?”
“Come facevi a sapere che soffro di vertigini?”
Chiudemmo il cancello e ci avviammo.
“Anzi no, prima voglio sapere come fai ad avere le chiavi”
“Le ho prese dal custode l’altra mattina e.. beh, so che soffri di vertigini perché me lo ha raccontato Alex”
Ah. Alex.
Quindi ognuno sapeva dell’altro sin dall’inizio.
Mi sentii a disagio e fuori luogo.
Inoltre i miei sensi di colpa cominciarono a mangiarmi viva.
“Vieni, andiamo di qua” disse poi, cambiando discorso.
Ed io gliene fui grata.
Effettivamente il giardino della scuola, di notte, era particolarmente bello.
Qualche luce di lampione qua e la, alberi e i campi da corsa e da calcio illuminati ed innevati, che rendevano tutto misterioso e.. si, in un certo qual senso, romantico.
Eravamo da soli, nessuno intorno, e il buio metteva a nudo le mie insicurezze e le sue sicurezze a quanto pare.
Non volevo fare nulla di sbagliato, perché il mio tenerci a lui era in proporzione ai i miei sensi di colpa.
“Ehi” disse posizionandosi davanti a me.
“Dimmi”
“Perché sei cosi silenziosa? Forse è il posto che non ti piace..?”
“No, anzi! È davvero stupendo!”
“E allora perché sei a disagio?”
Abbassai lo sguardo e lui mi prese per mano.
“Vieni”
Mi portò nel campo da calcio e ci sedemmo sulla panchina dei giocatori.
“Allora, cosa ti turba?”
“Io..”
Il mio telefono vibrò all’improvviso.
“Scusa”
“No tranquilla, fai pure”
Lo presi e lessi il messaggio che mi era appena arrivato.
Babù è più di un’ora che ti cerco, ho bisogno di parlarti. Dimmi che non te ne sei andata
Il mittente?
Ormai era salvato nella rubrica come ‘indesiderabile n. 1’.
Riposi il cellulare nella tasca.
“E’ Alex, non è vero?”
Annuì.
“Come è rimasta la situazione tra di voi?”
“Diciamo che non c’è una situazione tra di noi” sorrisi in imbarazzo.
“Credevo aveste risolto, insomma.. con me è tutto a posto, no?”
Annuì ancora.
“E allora perché non chiarire anche con lui?”
“Mi fa incazzare, ecco perché”
“E’ perché ci tieni a lui”
“Ma io tengo anche a te!” sentenziai sbuffando.
Perché era cosi difficile?
“Questo è ovvio, sennò non saresti qui, adesso.”
Alzò lo sguardo sorridendo a guardare le stelle.
Come faceva ad essere cosi sicuro di sé? Io non lo ero per niente.
Avrei solo voluto abbracciarlo e dimenticarmi di tutto.
Ogni azione aveva una conseguenza ed io non avevo idea di cosa avrebbe potuto scatenare quella.
Mi sistemai anche io più comoda a fissare il cielo.
“Babù, ci hai mai pensato a me e te?”
Certo che ci avevo pensato! Mentirei se dicessi il contrario.
“Me e te?” chiesi per prendere tempo.
“Si, me e te insieme”
Non mi guardava.
Ora anche le sue insicurezze si facevano sentire.
“Si” dissi flebilmente.
Più tenti di non ferire una persona e più lei si schianta contro i tuoi muri.
“Sarebbe fantastico, non pensi anche tu? Ti porterei ogni settimana a cena e potremmo anche andare in vacanza insieme, da soli”
“Matt stai correndo un po’ troppo”
“Lo so, ma sono felice. Ecco svelato l’incredibile arcano di tutta questa storia. Sono felice perché non penso di aver mai incontrato nessuna come te, siamo così simili”
Presi un bel sospiro.
Dovevo togliere il muro che io stessa avevo eretto ed essere più chiara possibile, non avevo alternativa e non mi sarebbe più capitata un’occasione simile.
“Matt, è difficile per me. E’ difficile non sentirmi felice quando sono con te, mi fai sentire speciale. Ogni parola non è lasciata al caso e.. si, penso in continuazione a come potrebbe essere tra me e te, ma c’è un però”
“Quel però è un chitarrista con gli occhi marroni, che ha il ruolo di prima donna in una band chiamata Arctic Monkeys?”
Descrizione accurata e perfetta!
“Esatto. Matt, io non posso ignorare che come tra me e te c’è qualcosa, anche tra me e lui qualcosa c’è”
“Basta prendere una decisione”
“Ed invece no! Non è così facile! Io non mi sono mai ritrovata in una situazione del genere, non ho mai avuto un ragazzo che si fosse interessato a me fino a questo punto, figuriamoci due allo stesso tempo! L’aggravante di tutto ciò è che siete amici, migliori amici, ed io sto rovinando il vostro rapporto”
SI girò di scatto a fissarmi.
“Non hai mai avuto un ragazzo?!”
“Dai, Matt, non fare lo stupido!”
Mi lisciai le sopracciglia, come mio solito quando sono in imbarazzo.
“Neanche io ho mai avuto un ragazza”
Lo fissai, ancora più in imbarazzo di prima, se possibile.
Il cellulare vibrò di nuovo, questa volta era una chiamata.
Ma ignorai il cellulare.
“Alex ha avuto un sacco di ragazze, è lui quello che tutti preferiscono”
“Non dire così, non è vero”
“E tu?”
“Io cosa?”
“Anche tu preferisci lui?”
Non risposi, non sapevo cosa dire, non sapevo cosa fare!
Mi stava aprendo il suo cuore ed io non riuscivo ad aprire il mio.
Abbassai lo sguardo e gli presi una mano.
“Non è così, io non preferisco nessuno dei due. Vi voglio bene alla stessa maniera ed è questo che mi frega”
Mi strinse la mano, intrecciando le sue dita con le mie.
“Ho una domanda da farti”
Il cuore mi si fermò per un attimo.
Mi alzò la testa con l’altra mano.
“Se Alex non ci fosse, io avrei qualche possibilità con te?”
Oh, Matt!
Tu hai sempre avuto una possibilità con me, è questo il problema!
È questo che mi frena dal buttarmi tra le braccia di Alex e lui è il problema che non mi fa buttare, adesso, in questo momento, tra le tue!
Non avevo il coraggio neanche di respirare e dovetti appellarmi a tutta me stessa per trovare le parole giuste per rispondere.
Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a trovarle.
“Babù, tu mi piaci davvero ed io non so come fare con te. Ogni volta che ti guardo mi mandi i sensi allo sbaraglio”
“Vedi? Il problema son sempre stata io, fin dall’inizio”
“Non sei tu il problema, è il tuo modo di essere che conquista tutti purtroppo”
Un’altra telefonata.
Questa volta presi il telefono e lo spensi.
“Non rispondi a lui per parlare con me, potrei sentirmi importante, lo sai?”
“Ma tu lo sei è che non te ne accorgi, cretino che non sei altro”
“Allora mi è lecito chiederle un bacio, signorina?” chiese con gentilezza, portandomi i capelli dietro le orecchie.
Dirgli di no sarebbe stato troppo stupido, pendevo già dalle sue labbra e lui l’aveva capito. Ma non volevo fare comunque la prima mossa.
Sorrise, scuotendo la testa e mi stampò un bacio sulla fronte.
Rimasi stupefatta.
“Ah, allora te lo aspettavi davvero un bacio da me!”
Scoppiò a ridere ed io, pur sentendomi presa in giro fino al limite, lo seguii a ruota.
“Non ti bacerò finché non sarai tu a chiedermelo, Babù”
Sorrisi, meglio così del resto.
“Si? Allora hai perso la tua occasione Matt!” dissi poi, alzandomi e cominciando a correre.
“Dove pensi di andare?!”
“Lontano da te e dalle tue labbra approfittatrici!” lo salutai da lontano.
Poi lo vidi, mentre rideva, che cominciava a rincorrermi fino al cancello.
 

And you give yourself away
And you give
And you give yourself away

 
Tornammo a casa di Dana sul tardi.
Vedemmo Andy che si destreggiava nell’arte del limonamento in luogo pubblico.
Scoppiammo a ridere entrambi, poi Matt suonò il clacson e il bassista fece un balzo all’indietro.
“Ma siete impazziti?!” disse mettendosi una mano sul cuore mentre Dana rimaneva pietrificata dall’imbarazzo.
Feci l’occhiolino ad entrambi, mentre si avvicinavano alla macchina.
“Che fine avete fatto voi due?!”
“Un giro” rispose Matt, alzando le spalle.
“Vi vado a prendere Alex, è in uno stato pietoso. Dubito riuscirebbe a fare un solo passo da solo”
Andy entrò, mentre Dana ci salutava e ci faceva promettere che un giorno saremmo usciti tutti insieme.
Certo, magari anche a quattro!
Rabbrividii.
Ero davvero troppo stitica, sentimentalmente parlando.
Andy ci portò Alex e lo aiutò a salire in macchina sul sedile posteriore, e dopo averci salutato, mi fece il gesto della cornetta.
Fremeva per sapere tutto, lo so.
Come per l’andata anche il ritorno fu piuttosto silenzioso.
“Ce la fai a portarlo dentro casa?” mi chiese il batterista.
“Si, tranquillo. Grazie per il passaggio”
“Ci vediamo domani, ti chiamo io”
Annuii ed uscii dalla macchina aiutando, poi, Alex.
Mentre Matt andava via guardai quella sottospecie di straccio che mi ritrovavo di fianco.
Era ridotto davvero male.
Ma quanto aveva bevuto?!
“Dai su, appoggiati a me” feci per sfiorarlo ma si allontanò, rischiando di cadere.
“Perché non hai risposto al cellulare?”
“Era spento” mentii.
“Non dire cazzate Babù”
Sospirai.
La notte si prospettava mooolto più lunga del previsto.
“Perché eri con lui?”
“Era una festa noiosa, abbiamo deciso di andare a fare un giro”
“Non mentire, sai che mi racconterà tutto domani”
“Non sto mentendo, è la verità. Senti che ne dici se continuiamo a parlarne dentro, al caldo?”
Mi fissò.
Tentai di nuovo di sorreggerlo, ma si scansò.
“Ce la faccio da solo”
Entrammo a fatica nella casa che dormiva.
Le luci erano tutte spente io speravo di accompagnarlo a letto e rimandare il discorso al giorno seguente, ma me lo impedì, fiondandosi in cucina e chiudendo la porta.
Si buttò sulla sedia e nascose il viso tra le sue braccia, come un bambino.
Sospirai e misi l’acqua a bollire per un the, forse l’avrebbe calmato.
“Babù..”
Lo fissai senza dire una parola.
Mi faceva pena, ma ero ancora incazzata con lui.
“Ti ha bac.. voi due insomma vi siete..?” disse alzando la testa di scatto.
“Io e lui cosa?”
Avevo capito benissimo, ma la rabbia che avevo represso nell’ora precedente si faceva nuovamente sentire.
“Le tue labbra.. sono così belle. Vorrei che fossero solo mie”
Arrossì di botto.
Alex non era un tipo da parole, ma da fatti!
“Appena finisco di preparare il the ti portò a letto, sei stanco”
“Babù non essere insensibile” disse strascicando le parole.
Era troppo ubriaco per capire cosa stesse dicendo.
“Io.. io.. sono geloso di Matt, ecco. Lui ha sempre tutto” sentenziò, sprofondando di nuovo nelle sue braccia.
Mi venne improvvisamente da ridere.
Matt era invidioso di come era Alex e Alex di come era Matt.
Erano due bambini infondo.
Gli posizionai la tazza vicino alla mano e mi sedetti di fronte a lui.
Tanto ormai, non mi avrebbe ascoltata mica.
“Sei sempre gentile con me, ed io sono un vero stronzo”
Ma buongiorno signor Turner!
Era sbagliato che mi dicesse tutte quelle cose da ubriaco, avrebbe dovuto avere il coraggio di dirmele anche da sobrio.
“Andiamo a dormire?” gli chiesi.
“Dormi con me stanotte?”
Era assolutamente fuori questione.
“Non penso che tua madre ne sarebbe felice”
“E allora possiamo restare qui, ho bisogno di te stanotte Babù. Ti prego”
Mi stava implorando.
Sospirai ancora e ancora.
“Andiamo su, avanti”
Era talmente fuori di sé che non si ricordava nemmeno quale fosse camera sua, in più andava sbattendo dappertutto rischiando di far svegliare i suoi.
“Shh” gli feci e poi lo presi per mano, conducendolo finalmente in camera sua.
Accesi la luce e lo vidi combattere con il suo giubbotto, tentando di toglierlo.
Scoppiai a ridere, lo avrei preso in giro fino alla morte per questo!
Si fermò un attimo
“Mi aiuti?” mi chiese con la faccia da cane bastonato.
Lo aiutai a svestirsi.
Non appena gli tolsi la maglia, mi tornò in mente quando, in piscina, vidi le sue spalle perfette.
Mi arrivò una ventata di calore ed avvampai.
Per fortuna lui era troppo ubriaco per accorgersene.
Si bloccò.
E mi bloccai anch’io.
“Che c’è?” chiesi, con la coda di paglia.
“Tu.. i pantaloni” disse indicando i suoi jeans.
“No, scordatelo. Ce la fai a toglierteli da solo”
Abbassò lo sguardo per guardarsi la punta dei piedi.
Oh avanti Babù, non lo stai mica spogliando per secondi fini!
Mi avvicinai e, facendo attenzione e dove mettevo le mani, gli sbottonai i pantaloni.
Strascicò un ‘grazie’ impastato dal sonno.
“Dai su, ora puoi metterti a letto”
“No, ora tocca a me spogliarti”
Avvampai di nuovo, quando lui, solo in boxer e con una sporgenza ben visibile, mi si fiondò addosso.
“No, Alex, no!” lo spinsi via e cercai di riprendere fiato.
Presi il primo paio di pantaloni, che identificai come quelli del pigiama, e glieli lanciai.
Se li infilò, sempre con molta difficoltà, ma io non avevo comunque il coraggio di avvicinarmi.
“Ora che si fa?” disse, perdendo l’equilibrio e cadendo sul letto.
“Si va a dormire”
Lo aiutai a mettersi sotto le coperte.
“Tu non resti con me?”
“No Alex”
“Ma lo avevi promesso”
“Tu hai detto di non meritartelo ed effettivamente è proprio così” forse avevo esagerato ma stavo perdendo davvero la pazienza.
“Ed il bacio della buonanotte almeno, me lo dai?” chiese con gli occhi che ormai gli si chiudevano.
Non meriteresti neanche quello, razza di deficiente!
Lo fissai.
Mi faceva una gran pena in quello stato.
Mi avvicinai e gli stampai un bacio sulla fronte, ma a quanto pare lui ormai dormiva.
Meglio così!
Aprii la porta e mi girai per fissarlo ancora una volta.
Sembrava un angelo quando dormiva.
“Babù..” lo sentii chiamarmi.
Scossi la testa e me ne andai, arrabbiata e frustrata.
 

I can’t live,
With or without you.

 
 
 
Salve a tutti!
Siete autorizzati a mandarmi a quel paese o presentarvi con i forconi sotto casa mia. Questa volta ho davvero esagerato, non so neanche quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho postato, lo ammetto. Shame on me! Mi sento in colpa ma la colpa è del tempo, ve lo assicuro. Per farmi perdonare ho deciso di scrivere un capitolo un po’ più lungo così, nel caso, forse deciderete di non mandarmi a quel paese (ci conto dai).
Ci vediamo alla prossima (vi adoro tutti quanti, dal primo all’ultimo sappiatelo),

Sixteen
 
La canzone scelta per il capitolo è proprio With Or Without You degli U2 (http://www.youtube.com/watch?v=XmSdTa9kaiQ ). Il motivo? Mia mamma è fissatissima con gli U2 e questa canzone mi mette un po’ di malinconia. Ma non quella triste, è più una malinconia felice :)

  
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