HeartBreakers
Vizio
di famiglia
Prologo
– Matrimoni e divorzi
“Lo
voglio”, disse la ragazza riccia con semplicità.
Non
era difficile, ormai per lei era una frase di routine.
Il
matrimonio terminò, rapido, e lei si
preparò al seguito del suo piano.
“Miroku, amore?”, domandò avvicinandosi seducente all’uomo.
Il moro, vestito con lo smoking ma con il suo solito codino, si voltò raggiante
verso la moglie.
“Haruna, sei bellissima”, disse abbracciandola. Lei gli
schioccò un rapido bacio sulle labbra, facendosi desiderare.
Eh
già, era stato un gran problema farsi sposare da Miroku,
il donnaiolo più famoso del Giappone. Ma, essendo un donnaiolo, la seconda fase
sarebbe stata semplice da eseguire.
“Miro,
ho sonno, andiamo in camera?”, domandò suadente. L’uomo non se lo fece ripetere
sue volte. Si congedò con tutti gli ospiti e portò via la sua sposa.
Lei
era estremamente difficile, e non si era mai concessa a lui, dicendogli che
sarebbe andata a letto solo con suo marito.
Miroku,
dopo numerosissimi tentativi per dissuaderla da quel proposito, si era arreso.
Quella donna era unica, e l’avrebbe spostata! Tutto pur di averla.
Aprì
la porta della camera con lei in braccio, sdraiata sul suo petto. La distese
delicatamente sul letto e la baciò.
Lei
gli slacciò la camicia, passando le braccia sulla sua schiena e sul suo petto
muscoloso. Doveva ammettere che stavolta si era scelta un marito veramente
bello.
Peccato
sarebbe durato poco.
Bussarono
alla porta: perfetto, così non doveva inventarsi qualche scusa.
“Vado
e torno”, disse lui, alzandosi e avviandosi alla porta.
La
ragazza sorrise, soddisfatta.
“Ecco
lo champagne”, disse il cameriere, facendo entrare il carrello nella stanza. Miroku gli diede una lauta mancia per farlo andare via in
fretta, e quasi gli sbatté la porta in faccia.
Tornò
nella camera della moglie, ma…
“Haruna?”, chiamò confuso. Lei non rispose. Stava sdraiata
con gli occhi chiusi, e il petto si muoveva ritmico ad ogni respiro.
Si
era addormentata?
Miroku
fissò il portaghiaccio, con la seria intenzione di rovesciarglielo addosso per
svegliarla. Ma poi, vedendo quel volto angelico, con una smorfia, decise di
lasciar perdere.
La
donna aprì lentamente gli occhi, e la luce delicata del mattino non la infastidì
per nulla.
Si
alzò di scatto.
“Miroku?”, chiamò, fingendosi preoccupata. Lui era lì,
seduto accanto al letto.
“‘Giorno
amore”, disse sorridendogli. In realtà, stava rosicando come non mai.
“Oddio,
non ci credo!”, disperò lei, osservandolo dispiaciuta.
“Non
ti preoccupare, eri stanca…”, cercò di giustificarla
lui.
“No
no, è imperdonabile! Vieni, mi faccio perdonare”, disse, gattonando sul letto.
“No,
davvero! E poi ora devo andare al lavoro”, disse lui, alzandosi.
“Allora”,
mormorò lei provocante, “vorrà dire che aspetterò il tuo ritorno”.
Lui
sorrise, stavolta raggiante. Baciò la donna, per poi uscire dalla stanza tutto
felice.
Arrivò
al lavoro, deciso a far passare rapido quelle ore, aprì la porta del suo studio
e…
“Buongiorno
signor Houshi”, disse allegra la sua segretaria,
rossa e con dei bellissimi occhi color cioccolata. Come suo solito era vestita
al minimo.
“Ciao
Rei”, la salutò lui, osservandola. Quel giorno sembrava ancora più provocante
del solito.
La
ragazza si incamminò verso la scrivania con dei fogli, inciampò e caddero tutti
a terra.
“Oh,
che disastro!”, si lamentò, chinandosi per raccoglierli. Gli occhi di Miroku si piantarono sul suo fondoschiena.
‘No,
sei un uomo sposato adesso!’, pensò lui, accorrendo per aiutare la segretaria a
raccoglierli.
Solo
che i loro volti si trovarono così vicini e…
Lei
lo baciò.
Miroku
rimase interdetto, senza capire subito cosa era successo.
In
quel momento, la porta si aprì.
“Tesoro,
hai dimenticato a casa il telefo…”. La donna fissò la
scena incredula.
Miroku
si staccò dalla ragazza, osservando la moglie incredulo.
“Haruna, non è come sembra!”, si affrettò a dire. La donna
boccheggiò, osservando ora la rossa ora l’uomo.
“Dopo… dopo solo un giorno, ma che dico, una notte di
matrimonio!”, urlò lei, togliendosi la fede e scagliandola a terra, “Miroku, mi fai schifo!”.
Detto
ciò, si dileguò oltre la porta.
Una
ragazza con i capelli neri e gli occhi color cioccolata aspettava in macchina.
Sui sedili posteriori c’era una parrucca rossa.
“Uffa,
quanto ci mette Sango?”, mormorò tra sé e sé,
tamburellando sul volante della berlina.
Poi,
si riscosse, osservando una donna riccia scendere le scale del tribunale.
“Era
ora, ci hai messo ore!”, disse la ragazza, mettendo in moto e partendo subito.
“Scusa
sorellina, Miroku non voleva proprio cedere! Ce n’é voluto
prima di ottenere i soldi”, disse l’altra, sfilandosi la parrucca e rivelando
del lisci capelli scuri, che si affrettò a legare in una coda di cavallo.
“Uff, odio queste truffe, lo sai!”, si lamentò la ragazza
alla guida.
“Dai
Kagome! O forse dovrei dire Rei?”, la stuzzicò la
sorella maggiore.
“E
va bene! Ma adesso direi che abbiamo abbastanza soldi no? Possiamo andare in
California, giusto?”, domandò osservandola.
“Non
camperemmo a lungo con i soldi che abbiamo, dobbiamo fare un altro colpo”.
Kagome
sbuffò, premendo l’acceleratore.
“Stavolta
mi sposo io! Devo sempre fare il terzo incomodo, mi sono stufata”, si lamentò,
frenando bruscamente ad un semaforo.
“Facciamo
allo stesso modo?”, domandò Sango.
Kagome
deglutì: dovevano fare a gara alla prima a cui avrebbero offerto al bar. E
vinceva sempre la sorella.
Incrociò
le dita, osservando un bar poco lontano e un posto libero di fronte.
Incredibilmente,
vinse.
Salve,
siamo Roro e Aryuna!
Questa
storia è ispirata all’omonimo film, il prologo è quasi identico, ma da ora in
poi cambierà, promesso! >.>
E,
dato che ho poco tempo e non riesco a scrivere di più di questo, lascio la
storia a Roro-chan!
Aryuna