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Autore: RubyChubb    03/07/2008    8 recensioni
Inserì cinquanta centesimi di euro nella macchinetta e, dopo aver capito come quel coso funzionasse, premette alcuni pulsanti e la canzone da lui scelta ‘Little Joanna’, suonò a basso volume nel locale. “Hai scelto una bella canzone!”, gli disse poi lei, “Mi piacciono molto i McFly!” Rise sornione. Sì, la sua vita stava nettamente migliorando! Aveva davanti a sé una loro fan, che stava sicuramente per chiedergli un autografo e… “Piacciono anche a te vero? Sono dei grandi!”, gli chiese lei, sorridendogli. No… La sua vita stava lentamente peggiorando. Lei non lo stava riconoscendo… --- Una città come le altre, una sosta dal lavoro. Quattro spigliati ragazzi inglese ed una cameriera timida... --- RubyChubb & McFly!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Four Guys in Her Hair & And That's How I Realize...' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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21. I Can’t Stop Diggin’ The Way You Make Me Feel

 

 Joanna riconobbe la voce agitata e acuta di una Arianna in piena crisi isterica. La trovarono in un corridoio insieme a Tom che, data la sua innata pazienza, stava cercando di calmarla dicendole che l’avrebbero ritrovata presto e che Miki non l’avrebbe spedita in Giamaica a suon di calci, sebbene lei fosse il suo capo e staccasse ogni mese il suo assegno.
Le si avvicinò e le chiese se potevano parlarle tranquillamente -in altre parole, in italiano- e, distanziate le orecchie altrui, venne il loro momento.
Tom, approfittando della benedetta liberazione da quella donna paranoica, non fece altro che allontanarsi lentamente, senza fare gesti inconsulti che avrebbero potuto riaccendere di nuovo la frenesia di Arianna.
“Arianna, sto bene, ero con Danny.”, le spiegò poi.
“Ed io ero con un piede nella fossa!”, sbuffò subito la donna, “Grazie per aver fatto aumentare in modo esponenziale la mia spesa in creme contro le rughe!”
Danny, in disparte a braccia incrociate ed appoggiato al muro, stava trattenendo le risate, cercando di sorvolare sullo stato ansioso della donna.
“Senti...”, fece Joanna,iniziando a trastullarsi le dita, “Non è che... insomma... potrei...”
“Rimanere con Danny stanotte?”, la anticipò lei, “Dio, Joanna, mi venisse un colpo se ti dicessi di no! Morissi all’istante se non te lo permettessi, mi prendessi una malattia venerea se non te lo lasciassi fare...”
“Ok, ho capito.”, la bloccò Joanna ridendo.
Arianna la abbracciò, accarezzandole la testa.
“E pensare che quando ti ho assunta avrei voluto licenziarti dopo il ventitreesimo bicchiere fracassato.”, le fece la donna, “Adesso, invece, mi sembra quasi di aver allargato la mia misera famiglia a te.”
Joanna arrossì per quella concessione d’affetto inaspettata.
“Da quando sono arrivati quei McFly”, continuò Arianna, “sono cambiate così tante cose.”
“E quali?”, le domandò, incuriosita.
Sciolse l’abbraccio e la squadrò da capo a piedi.
“Sei la solita di una settimana fa.”, le disse Arianna, “Non sei dimagrita, nè ingrassata, nè ti sono cresciute le tette.”
“Oh, grazie.”, sbuffò Joanna, incrociando le braccia sul petto.
“Sei cambiata qui dentro.”, continuò la donna, toccandole la fronte con la punta dell’indice, “Adesso sei veramente Joanna, non semplicemente la sorella di Michele. Hai preso il controllo di te stessa, hai iniziato a vivere la tua vita e a prendere le tue decisioni, giuste o sbagliate che siano. E Miki lo ha capito.”
Joanna si fece perplessa.

“Ho chiamato Miki e mi ha a dir poco stupito.”, fece Arianna, ristabilita la calma, “E’ incazzato a morte con te per essere venuta al concerto... ma l’ha presa bene.”
“L’ha presa bene? Cosa vuol dire?”, esclamò Joanna, “Che mi proibirà  per sempre di mettere la testa fuori di casa? Che comprerà un guinzaglio per la sorella troppo libertina?”
“Diciamo che ti costringerà ad indossarne uno a corda molto lunga.", e ridacchiarono insieme.
Arianna sospirò e si toccò la testa, pensierosa.
“Devo andare in San Pietro ad esporre lo striscione ‘McFly santi subito’... altro che papi morti e beatificati tre giorni dopo.”,  borbottò in modo decisamente anticlericale, “Ma penso che andrò semplicemente a letto...”, concluse.
Le accarezzò con dolcezza una guancia rossa.
“Mi raccomando, fate sesso sicuro.”
“Arianna!”, esclamò Joanna, avvampando fino all’ultimo centimetro della sua pelle.
“Scusa, mi sono davvero sentita in obbligo di dirtelo!”, sbuffò Arianna ridendo.

 

  

“Non ci riuscirò mai!”, continuava a dirgli da un pezzo.
“Almeno provaci!”, insistette lui.
“Non lo faccio, non ne sono capace!”, ribadì lei, stringendo i pugni e battendoli contro il materasso.
“Non ci sono cose impossibili da fare, finchè non si prova a farle.”, tornò a ripeterle, seduto a gambe incrociate di fronte a lei, che era nella medesima posizione.
Lei sbuffò vistosamente, incrociando le braccia come una bambina viziata.
“Eh no, Little Joanna, adesso lo fai.”, le fece Danny, sventolandole un dito sotto il naso, “Adesso ti alzi, ti metti in piedi sopra il mio cuscino e fai una capriola.”
“Ma se cado giù dal letto e sbatto la testa?”, si oppose lei, “E se muoio?”
“L’ho già fatto mille volte, e sono sempre vivo e vegeto.”, ribattè Danny, dandosi un pizzico sul braccio per dimostrarglielo, “Ora lo fai tu.”
“No!”
“E cosa sarà mai!”, esclamò l’altro.
Danny si alzò e, in un attimo, rotolò sul letto.
“Facile, no?”
Joanna roteò gli occhi e stronfiò di nuovo.
“Va bene!”
La ragazza si alzò e, insicura, si posizionò alla testa del letto.
“Ora ti accucci e ti butti in avanti.”, la consigliò Danny.
Joanna fletté le ginocchia e allungò le mani davanti a sè.
“Così sembri una rana con un bastone in culo.”, la prese in giro Danny.
“Ok, non lo faccio più!”, esclamò Joanna, offesa, distraendosi dalla sua posizione.
“No, per carità!”, si riprese subito lui, “Posso almeno fare il giudice di gara?”
“Fai ciò che vuoi, ma stai zitto!”
“Sono pronto.”, le fece, invitandola a partire con la sua esibizione ginnica.
“Se mi rompo il collo, mi avrai sempre sulla coscienza.”, borbottò Joanna.
“Con molto piacere.”, scherzò Danny, che si mise le mani davanti alla bocca per amplificare la sua voce, “E sul trampolino di lancio, la spettacolare atleta Little Joanna, che cercherà di eseguire un triplo salto mortale. Rullo di tamburi.”
“Stai zitto un secondo? Mi deconcentri!”, lo brontolò la ragazza, già pronta per partire.
Cavolo, da piccola non aveva fatto altro che fare capriole: alcune consapevoli, altre meno, causate dalla sua goffa presenza fisica. Doveva essere semplice farle ancora, bastava solo buttarsi, mandare il sedere in aria e poi le gambe sarebbero atterrate automaticamente da sole, facendola cadere seduta. Facile, no?
Prese un profondo respiro e piegò ancora le gambe.
“Sto per morire di vecchiaia.”, fece Danny, sbadigliando.
“Zitto!”, gli ripetè Joanna.
Ci doveva solo provare.
Lasciò il suo peso cadere in avanti e, piegandosi su se stessa, sentì le gambe passarle sopra la testa e allungarsi sul letto. Ce l’aveva fatta... Ma le molle del materasso le restituirono lo slancio e, premendole contro il sedere, la sbalzarono fuori dal letto. Atterrò sulla moquette rossastra.
“Joanna!”, esclamò Danny, affacciandosi sul bordo del letto, “Va tutto bene? Ti sei fatta male?”
“Secondo te?”, borbottò Joanna, cercando di voltarsi e tirarsi su.
Danny scese dal letto e l’aiutò ad alzarsi, continuando a ridere così tanto che gli occhi lacrimavano copiosamente. Joanna ignorò il dolorino al ginocchio e il pulsare alla tempia: le proprie mani nelle sue aveva fatto aumentare esponenzialmente lo sfarfallio allo stomaco.
“Comunque... ti sei fatta male davvero?”, le fece, osservandole la tempia, una volta tolti via gli ultimi ciuffi dei suoi capelli biondi.
“Solo un po’...”, rispose Joanna, alzando le spalle.
Lui le sorrise e le dette un piccolo bacio sul bernoccolo, che le stava già nascendo sulla testa. La abbracciò.
“Credo che sia meglio”, disse Danny, “smettere di fare questi giochi idioti. Non voglio restituirti tutta piena di lividi.”

Che vuoi che sia... pensò Joanna in un triste flash, causato da un’incontrollata tempesta di pensieri legata a quella parola. In quegli istanti passati a rivivere le grosse macchie violacee, poi giallastre, che avevano segnato le sue braccia, le sue gambe ma soprattutto la schiena, Danny si era seduto sul letto, allungando le sue già telescopiche gambe sul materasso ed attendendo che lei facesse altrettanto.
Eppure Joanna esitò.
“Little Joanna... cosa c’è?”, le domandò lui, notando la sua incertezza.
“Oh no... niente.”, negò subito lei, avvicinandosi a lui con pochi movimenti.


Prima di salire si erano presi qualcosa da bere al bar dell’hotel e, una volta finite le loro bibite, avevano preso posto nella stanza. Erano già un paio d’ore che se ne stavano lì dentro a divertirsi, a parlare del concerto e delle scenette stupide a cui lei non aveva assistito. Joanna gli era sembrata abbastanza a suo agio, benchè titubante ogni volta che le si era avvicinato un po’ troppo. Non si stupiva di questo, in fondo era sempre Little Joanna. Nonostante i baci, l’essere rimasti ripetutamente soli, all’aperto o dentro alle quattro mura di una stanza, lei era sempre un buffo esserino fragile e timido, che nascondeva però qualcosa di molto più profondo e complicato da districare.
Avevano preso un taxi, lasciando che gli altri membri della band si fermassero per una birra in un locale, assieme a parte della truppa. Anche se stava accadendo tutto con il benestare di Dougie, era comunque il caso di agire con discrezione e senza platealismi. Non aveva alcuna intenzione nei confronti di lei, avrebbe accettato quello che sarebbe venuto, né di più, né di meno. 
Se avesse veramente voluto qualcuno da portarsi a letto, sarebbe bastato semplicemente affacciarsi sul pubblico del concerto e scegliere...
“Sicura che non ci sia niente che non vada?”, le domandò ancora.
Era certo che fosse stata sempre lì con lui, ma per un attimo la sua mente era volata da tutt’altra parte.
“Sì.”, disse lei, con tono poco convincente.
Era più o meno la terza volta che la coglieva in momenti come quello e che lei negava. Le passò un braccio sopra le spalle, facendola avvicinare a sè più che poteva. Le sorrise e lei ricambiò, accomodandosi accanto a lui.
“Guardiamo un po’ di tv?”, le domandò, allungando la mano verso il comodino per prendere il telecomando.
“Perchè no?”, rispose lei.

Si impose di rimanere calma, di non iperventilare. In fondo si erano già baciati, non voleva altro che ripetere di nuovo mille altre volte ancora quella bellissima esperienza. L’unica cosa a bloccarla era il posto in cui si stavano trovando.
Stanza da letto. Letto. Materasso. Lenzuola. Cuscini. E cosa si faceva su un letto? A dire il vero si poteva farlo anche in qualsiasi altra superficie orizzontale e verticale del mondo.
Arrossì fino a scoppiare.
“Ti fa caldo?”, le domandò Danny, “In questa stanza ci deve essere il riscaldamento bloccato su duemila gradi Fahreneit.”
La lasciò ed andò a controllare la rotella del termostato, grattandosi la testa, pensieroso.
E se lui l’avesse voluta portare in camera solo per... In fondo tutti i ragazzi del mondo volevano una sola cosa dalle ragazze. Doveva solo rimanere calma, tranquilla. 
Ti sembra facile!
Respirò profondamente per l’ennesima volta, in cerca del suo karma fuggito alle Bahamas con il malloppo.
“Eppure sembra vada bene.”, fece Danny, dopo qualche tempo in osservazione, “Sembra funzioni.”
“Hai... controllato tutto?”, gli domandò, con voce tremante.
“Penso di sì, non ci capisco un cavolo ma dovrebbe funzionare.”, disse lui, alzando le spalle.  
“Chiamiamo quelli dell’albergo.”, insistette Joanna, “Forse c’è davvero un guasto.”
“All’una di notte?”, obiettò lui, “Sveglieremo il portiere addormentato!”
Danny si sedette di nuovo sul letto e lei, come una molla, schizzò via con la scusa di controllare la valvola del termosifone.
“Ah, guarda!”, esclamò poi, “E’ rotta! Si è bloccata sul massimo della temperatura, chiamiamo la reception.”
Doveva trovare un diversivo, uno qualsiasi, piuttosto che trovarsi nel mezzo di una situazione che non era pronta a vivere. Non che avesse mai pensato molto a quel momento e, a dirla tutta, spesso si era convinta che sarebbe rimasta vergine per tutta la vita.
“Little Joanna”, la chiamò lui, sospirando, “ho capito che ti stai sentendo a disagio, non importa che inventi altre scuse.”
Colta in pieno fallo, non potè altro che sedersi sul bordo del materasso, sconfitta.
“Vuoi dirmi che cosa c’è che non va?”, le fece, con tono calmo, “Guarda che puoi fidarti di me.”
Sospirò.
“Non è che non mi fido di te, Danny.”, disse lei, “E’ che...”
“Scommetto che stai pensando che io ti abbia portata qui solo per fare sesso, non è così?”, le domandò lui, diretto.
Un movimento convulso delle sue gambe, forse un tremito, le scombussolò la posizione: il fondoschiena scivolò sulla coperta liscia e si trovò a sedere per terra. Sconfitta, rannicchiò le gambe al petto e le abbracciò, appoggiandovi il mento sopra.
Era capace di mettersi in ridicolo anche nei momenti più seri. Qual era la sua utilità nel mondo?
“Scusami.”, spuntò dopo qualche attimo la voce di Danny, vicinissima al suo orecchio destro, che la face sussultare dallo spavento, “E scusami ancora.”, ridacchiò.
“Dai, smettila.”, protestò Joanna, “Non devi scherzare su questo.”
“Hai ragione.”, fece lui.
“Pensi che tutto questo sia facile per me?”, disse Joanna, “Non ho la più pallida idea di come... di come si faccia!”
“Come si faccia cosa?”, domandò Danny, ironico, sedendosi accanto a lei.
“Cosa... Cosa! Quello lì!”, fece lei, imbarazzatissima.
“Quello lì cosa?”
“Jones!”
“E dillo!”
“Il sesso!”, sputò Joanna.
“Finalmente! Hai vinto le duemila sterline in palio!”, si congratulò con lei. 
“Danny smettila, davvero.”, fece lei, con la voce che suonava come un mugolio stanco, “Non è facile per me parlarne... §E sicuramente avrai capito che tu... Che tu...”
Si bloccò. La vergogna che stava provando era così grande che si sarebbe voluta nascondere sotto al letto, insieme alla polvere e agli scarafaggi.
“Che io?”, la esortò Danny, con sorriso sornione.
Lo guardò per un attimo. Domanda: si sarebbe ricordata di lei come la stupida che non aveva baciato nessuno prima di lui? Certamente sì.
“Che tu...”, esitò ancora.
“Che io sono il primo ragazzo che tu abbia mai veramente baciato?”, concluse lui.


Era diventata come un libriccino di campioni di stoffe da tappezzerie: gradazioni del viola. L’aver capito come farla sprofondare di nuovo in quel dolce disagio lo riempiva di soddisfazione.
“Per me è una bella soddisfazione.”, continuò Danny, “E’ da quando avevo diciassette anni che non sento dirmi più una cosa del genere.”
“Ma per me è una tortura!”, esclamò Joanna, in pieno sfogo, “Ho vent’anni e non ho mai baciato nessuno! Ti rendi conto?”
“E cosa c’è di male?”, fece lui, “Ti senti per questo menomata? Ti assicuro che sei perfettamente normale, anzi, migliore della media delle ragazze della tua età.”
“Le ragazze della mia età sono già tutte fidanzate!”, continuò lei, “Oppure la danno via per niente!”
“Visto che allora sei meglio di loro?”, ribattè Danny, “Nel primo caso non ti avrei nemmeno filata, nel secondo già ci saremmo profondamente conosciuti su questo letto!”
“Danny!”, lo brontolò Joanna, dandogli una pacca vigorosa sul ginocchio.
“Mi sei mancata, Bitchy Joanna!”, le fece, abbracciandola.
Rimasero così per qualche tempo, seduti per terra, l’uno accanto all’altro.
“Stai tranquilla.”, le disse poi Danny, “Non voglio fare niente del genere.”
Joanna deglutì il boccone e tornò a respirare con regolarità.
“Voglio solo che ci divertiamo.”, continuò lui.
“Non risulti retorico perfino a te stesso?”, gli fece lei.
“Abbastanza!”, esclamò Danny, “Ma ho detto la verità.”
Non poteva portarle via una cosa così preziosa, sapendo che poi non avrebbe avuto il tempo per poter far nascere qualcosa di bello. E comunque non voleva farlo, non era uno stupido, aveva abbastanza esperienza in campo per comprendere quando era o non era il caso... Quello non era il caso. Anche se, in fondo, gli sarebbe piaciuto molto.

 

 

La tv nazionale non trasmetteva niente di comprensibile per Danny, decisero così di buttarsi su quella a pagamento, dove davano almeno la possibilità di vedere film in lingua originale. Joanna era accanto a lui, racchiusa tra le sue braccia. La sua testolina bionda si appoggiava sulla spalla di Danny, il respiro di entrambi calmo e rilassato. La visione di ‘What Women Want’, celebre film con un Mel Gibson telepatico, era già iniziata da un pezzo.
“Posso chiamarti Little?”, proruppe Danny, disturbando inaspettatamente un’esilarante scena tra Gibson e Helen Hunt, la co-protagonista femminile.
“Come scusa?”, fece Joanna, colta impreparata.
“Dicevo... posso chiamarti Little?”, le ripetè, “E’ che il tuo nome è troppo lungo.”
Sulle labbra di Joanna affiorò un sorriso.
“Quel tuo Little Joanna mi ha sempre messo in soggezione.”, gli disse.
“Davvero?”, disse Danny, stupito.
“Sì... Sarà che è il titolo di una vostra canzone...”, si giustificò Joanna.
“Beh... ti piace essere chiamata Little?”, le domandò lui.
“Decisamente meglio.”
“Allora, da oggi sarai la mia Little.”, le disse, prima di darle un colpetto col suo indice sulla punta del naso.
“Almeno fino a domani.”, si sentì in dovere di aggiungere Joanna.
Sospirò: non ce la faceva proprio a lasciarsi andare. Era più forte di lei, non resisteva, non voleva volare via come un palloncino sospinto dal vento, perchè poi si sarebbe persa e non ci sarebbe stato nessuno per farla tornare a terra. Danny sembrò capire quello che le stava passando per la testa e non se la sentì di dirle ancora che avrebbero affrontato il domani nel momento in cui fosse arrivato. Il continuare a rimandare quel momento, come se fosse ancora lontano ed irraggiungibile, era un’ipocrisia bella e buona che avrebbe solo drasticamente peggiorato le cose.
“Ascoltami, Little...”, le disse.
 Si accomodò per poterla guardare negli occhi.
“Sappiamo entrambi quello che succederà domani. Tu mi piaci, ed anche molto, ma non credo che sia sufficiente e questo lo sai benissimo da sola.”
“Certo che lo so. Lo penso anche io.”, rispose lei.
“E mi piace passare il mio tempo con te.”, continuò lui, “Perchè con te mi sento libero da ogni pensiero, da ogni stereotipo che mi riguarda...”
Joanna abbassò gli occhi sorridendo.
“Sei talmente spontanea che anche io, alla fine, non posso fare altro che essere me stesso.”, le disse, “Però so come funzionano i miei rapporti, so cosa succede quando si sta con me...”
“E cosa succede?”, domandò Joanna.
“Troppe cose entrano in ballo...”, le fece. Lei avrebbe capito, ne aveva tutta l’intelligenza per farlo e aveva già certamente valutato quegli aspetti. “E non voglio farti entrare in questi giochetti stupidi...”
“Non lo voglio nemmeno io.”, disse lei, scuotendo piano la testa.
Stavolta era Danny a sospirare. Aveva agito troppo di impulso, senza riflettere... Non avrebbe dovuto baciarla ancora, non avrebbe dovuto farla venire nella sua stanza. Non se ne stava assolutamente pentendo, ma sarebbe stato molto meglio non aver fatto niente di tutto quello.
“Ascoltami, Danny”, disse Joanna, interrompendo quel breve silenzio nato tra loro due, “forse è meglio ripetere le stesse cose che ci siamo detti qualche sera fa, sul ponte.”

Per caso vuoi stringermi la mano e dirmi: meglio amici?
Non c’erano cose sbagliate o giuste da fare. C’erano decisioni da prendere, e conseguenze da sopportare.
“Sì, lo penso anche io.”, disse Danny, “Non me la sento di trascinarti dentro la mia vita. Ne soffriresti per niente.”
Joanna annuì.
“Però allo stesso tempo”, riprese Danny, “non voglio lasciarti perdere... Non voglio e basta.”
Non lo voleva affatto. C’erano troppe poche persone vere nella sua vita ed ogni perdita era inestimabile per lui.
"E cosa facciamo allora?”, domandò lecitamente Joanna.
“Voglio tenermi in contatto con te in ogni modo possibile.”, le disse lui, “E poi si vedrà.”

Gli pareva una soluzione accettabile.
Le pareva una soluzione accettabile.
Si sorrisero e si dissero che era una soluzione accettabile.
“Torniamo a guardare il film?”, propose allora Joanna, felice di aver raggiunto un qualche compromesso verosimile, piuttosto che rimanere appesa ad un filo in attesa di un qualcosa che la facesse cadere, o che la salvasse.
Prima di risponderle, Danny la strinse a sé, dandole un ultimo piccolo  bacio sulle labbra. Sarebbe stato l’ultimo tra di loro, seguito solo da piccoli schiocchi sulle guance, dati solo alla mattina successiva.

Si addormentarono insieme, davanti alla tv, e furono svegliati dal suono del telefono della stanza. Lievemente imbarazzati, ma tutto sommato felici, fecero colazione con quello che l’hotel portò loro in camera, prima di prepararsi per salutarsi. Non ci furono momenti tristi, né malinconici, li vollero lasciare al dopo e continuarono a scherzare ed a prendersi in giro come piaceva loro fare. Si guardarono un po’ di cartoni animati del sabato mattina: Joanna cercava di tradurre in tempo quello che i piccoli personaggi di fantasia dicevano, provando a trattenere le risate che scatenava ogni volta Danny ad ogni sua battuta.
Dettero il tempo l’uno all’altra di rinfrescarsi e di prepararsi per la partenza, continuando a parlare tra di loro, chiacchierando tranquillamente di ogni cosa passasse per la testa.
Come due amici.
Lo aiutò a portare nella hall tutti i suoi bagagli, decisamente pochi per qualcuno di famoso come lui, ed attesero insieme che gli altri li raggiungessero. Nel frattempo, tutta la troupe era già partita con un’ora di anticipo sul gruppo, come disse il ragazzo dietro al bancone. Erano rimasti solo loro e qualche altro membro dello staff, che avrebbe preso il loro stesso volo.
Il primo di tutti i McFly a comparire nella sala d’aspetto fu Tom il quale, con molto tatto, riuscì a strappare loro particolari su quello che era successo quella stessa notte, curioso come una ragazzina, ma rimase alquanto deluso nel sapere che la verità non corrispondeva al film nella sua mente.
Dopo di lui Harry, con la sua solita faccia seriosa ed impassibile, nascosta dietro ad un paio di occhiali scurissimi, che salutò i due con un breve cenno di testa, prima di sedersi accanto a Tom e appisolarsi quasi istantaneamente. Il chitarrista, una volta concluse le risate sotto i baffi, rivelò loro che si era preso una bella botta alcolica la serata precedente, alla festa del dopo concerto.
Dougie arrivò insieme al solito tipo che aveva scortato Joanna sul palco: chiacchieravano tra di loro, fermandosi sull’ultimo scalino della lunga rampa che collegava tutti i piani dell’albergo. I due si separarono dandosi appuntamento a più tardi e Dougie si incamminò verso di loro con tranquillità.

Mani in tasca, alzò lo sguardo e si bloccò.
Sapeva che l’avrebbe trovata lì, seduta accanto a Danny, con le gambe raccolte al petto e la faccia sorridente. E sapeva anche che, quando lei lo avrebbe visto di nuovo, si sarebbe scurita.
“Dobbiamo andare.”, disse, in tono apatico.
Aveva sempre odiato portare notizie sgradevoli. Tom dette una gomitata al suo batterista, che si svegliò annaspando.
“Bevessi meno...”, gli borbottò ridendo.
“Rompessi meno.”, rispose l’altro, prontamente.
Ecco il momento dell’addio, come nei film, arrivava sempre all’ultimo capitolo della storia.
“La vacanza è finita...”, disse Tom, giocherellando con le dita, “Dobbiamo tornare in carreggiata.”
“Attenti a non forare le gomme.”, scherzò sopra Joanna.
“E quindi... ti saluto, Jo.”, le fece Tom, abbracciandola, “Spero di sentirti presto. Mi sono veramente divertito con te, sia nel bello che nel cattivo tempo.”
“Anche io.”, rispose lei, “Fai buon viaggio e salutami Giovanna.”
E venne il turno di Harry.
I due si squadrarono, aspettando la mossa dell’altro.
“Prima tu o prima io?”, fece così Harry.
“Prima tu.”, scaricò subito Joanna.
“Eh no, prima tu!”, si oppose il ragazzo.
“Salutatevi e fatela finita!”, irruppe Danny, ridendo.
Un piccolo abbraccio sembrò loro sufficiente.
“Stammi bene, Jojo.”, le disse lui.
“Anche tu.”
“E non far dannare quello scemo di Jones, non ne ha bisogno.”, aggiunse, sempre nel suo stile da perfetta suocera.
“Ok.”, rispose lei, avvampando.
Lasciò il batterista e, ancora imbarazzata, si voltò verso di lui. Era lontano,  alzò una mano e la aprì, in un cenno di saluto. Sorrise, ma non era un sorriso semplice, e lei corrispose con altrettanta difficoltà.
"Vogliamo farci una foto tutti insieme?", propose Tom, mettendosi a frugare nel borsone che indossava a tracolla, "Non ne abbiamo mai fatte in quest giorni!"
"Buona idea!", la accolse trionfante Danny, davanti ad uno scocciato Harry.
"Perfetto!", riprese Tom, "Mettetevi lì e sorridete!"
Impartì quelle semplicissime istruzioni, ma fu alquanto difficile attuarle con coordinazione. Per evitare momenti tesi, preferì avvicinarsi con cautela. Joanna, tra Harry e Dougie, sembrava tenerlo sotto controllo con la coda dell'occhio. Si accostò a Danny, al quale riservò un sorriso a metà tra l'imbarazzato e il rassegnato, che lui recepì e ricambiò con una pacca sulla spalla. Era il loro modo per dire 'in fondo, siamo sempre Jones, Poynter, Judd e Fletcher' e, anche se faceva male, non avrebbe mai cambiato quel quartetto con nient'altro al mondo.
"Ce l'abbiamo fatta!", esclamò Tom, avvicinando la fotocamera al viso.
"Signore, posso scattare al posto suo, se lo desidera.", si propose con gentilezza il tizio della reception. 
Tom non se lo fece dire due volte e, in mezzo secondo, fu accanto ad Harry, dall'altra parte di Joanna.
"Sorridete!", esclamò il portiere.
Un paio di flash, e la camera venne riconsegnata al legittimo proprietario.
“Little.”, la chiamò Danny, togliendola dal disagio.
Non ci furono ulteriori parole e si abbracciarono sorridendo.
“Noi andiamo.”, disse Harry, prendendo per un braccio Fletcher che, da dolce qual era, se ne stava a fissare quei due imbambolato, con gli occhietti lucidi.
Al duetto si aggiunse anche lui,  dopo essersi sistemato sulla testa il suo solito cappello. 
Era contento per loro, qualunque cosa fosse successa. Era contento per Danny, per uno dei suoi migliori amici. Era contento per Joanna, una delle ragazze più deliziose che avesse mai conosciuto.
Ma non era contento per se stesso, perchè se non avesse seguito quel suo cervello troppo razionale, in quel momento avrebbe potuto essere lui ad abbracciare Joanna. Quello che era stato era stato e non si biasimava per più di quel poco.

“Ti scrivo come  puoi contattarmi senza dover passare tra mille altre bocche.”, le fece, lasciandola.
Andarono verso il bancone della reception e, con penna e foglio, scrisse quello che lei doveva sapere: il suo indirizzo, il suo numero privato ed anche la sua mail.
“Ora sta a te.”, le fece, porgendole l’annotazione.
Con mano tremante, Joanna scambiò le proprie informazioni con le sue.
“Perfetto!”, esclamò Danny, prima di abbracciarla ancora, “Ti chiamerò o ti scriverò appena posso.”
“Ok...”, disse Joanna, con tono non tanto convinto.
Lui se ne accorse e ridacchiò.
“Guarda che ieri dicevo sul serio.”, le disse, “E sono di parola.”
“Voglio fidarmi...”, rispose lei, lasciandosi andare ad un sorriso.
Si chinò su di lei e le dette un sonoro bacio sulla guancia, trattenendole il viso tra le mani lentigginose. Poi la guardò dritta negli occhi.
My Little Joanna’s got big green eyes...”, le canticchiò per l’ultima volta.
“Dai, avevi promesso che non mi avresti chiamato più in quel modo!”, disse lei, sorridendo ancora.
“Hai ragione...
My Little Little’s got big green eyes...”, la accontentò, ma rimase dubbioso “Così non suona bene!”
“E che Little Joanna sia, ma solo per quella canzone!”, disse lei, sventolando un dito con decisione sul viso dell’altro, che rise.
“Ci sentiamo presto, Little.”, le fece Danny.
“A presto.”, rispose lei, sentendosi sopraffare da tutta la tristezza che aveva scacciato via fino a quel momento.
Le si ruppe la voce.
“Non piangere.”, disse lui.
“E’ che mi mancherete...”, disse, “E non mi piacciono gli addii.”
“Mi mancherai anche tu.”, rispose Danny, abbracciandola ancora, “Adesso devo proprio andare.”
“Ok... fai buon viaggio, mi raccomando.”, disse Joanna, trattenendo a stento le lacrime.
“Aspetta un attimo...”, fece l’altro, frugandosi nelle tasche.
Joanna lo guardava perplessa, poi lo vide tirar fuori un fazzoletto bianco e mettersi a sventolarlo.
“A presto!”, si mise a dire, con voce stridula e occhi fintamente commossi, “Ora fai come me.”
Le prese con prepotenza una mano e le dette il fazzoletto.
“Piantala scemo!”, lo rimproverò lei ridendo.
“Scusami, ma odio anche io i saluti.”, si giustificò lui, “Dovevo solo sdrammatizzare.”
“Jones, andiamo!”, protestò un Harry altamente nervoso, spuntato sulla soglia dell’albergo, “Faremo tardi!”
“Promettimi che starai bene, che non ti drogherai e che non ti metterai a fumare.”, le disse Danny.
“Prometto.”, rispose lei, mettendosi una mano sul petto, con aria fintamente rassegnata.
Un ultimo bacio sulle guance, un’ultima stretta, e poi tornarono alla propria vita, consapevoli che, prima o poi, avrebbero trovato nella propria casella elettronica un messaggio lampeggiante per loro.
Solo per loro.

 

 

 I took a little time
Scripting all the things that I tell you.
I'll send them through the mail,
And if all goes well,
It'd be a day or two.
Although it might be wrong,
My light is always on...

 

-FINE-



E sono arrivata alla fine... Alla fine di nuovo... Li odio anche io gli addii, e molto! XD Spero che questa storia vi sia piaciuta davvero, almeno tanto quanto io mi sia divertita scrivendola, o anche un po' meno, fa' lo stesso. Per chi non lo sapesse, o per chi non volesse sentirlo, ho già pronti una valanga di capitoli del seguito di questa storia, perchè vi tartasserò la vita, sappiatelo XD Vi anticipo subito il titolo: 'And this is how I realize, You have me hynpnotized'.


Ma non credo che la pubblicherò dopo la stessa storia madre, sarebbe un controsenso, vorrei almeno postarne un'altra che si intitolerà: Would you be my superheroe? ed avrà sempre i soliti quattro deficienti come protagonisti... Beh, non proprio tutti, si concentra su uno di loro in particolare... E non è Danny XD Comunque non vi dico altro in merito, solo che questa storia era stata studiata con tutt'altri personaggi, cioè i Tokio Hotel, ed il primo capitolo l'ho buttato giù a novembre/dicembre dell'anno passato, o forse anche prima... Insomma, visto che posso affermare con assoluta certezza che ormai il quadrio tedesco è uscito fuori dalle mie grazie, ed appurato il fatto che l'idea mi era sempre particolarmente piaciuta, ho deciso di riadattarla e...
Decisamente meglio, soprattutto con un determinato personaggio al centro della questione! XD Chi sa di cosa io stia parlando, è pregato di tacere, pliz.
Spero di avere il tempo per concentrarmi davvero sulla sua stesura, dato che ormai sono al settimo capitolo ed ho in previsione di concluderla sul serio. Ma purtroppo il lavoro e la tesi in preparazione, il caldo e la stanchezza, mi fanno procedere a passo stentato, perchè mi dedico un po' al seguito di 4 guys e un po' a questa nuova creazione... Insomma, mi ci devo mette' di buzzo bono, come si direbbe qua a Firenze. Spero soprattutto di non dovermi ritrovare a ritrattare e mettere on line la nuova Joanna... Via, terrò duro e cercherò di fare del mio meglio XD
Ah, dovrei anche finire There are no genies inside Martini Bottles... -.-' con mio grande rammarico, vi dico che l'idea c'è in testa, ragazze... Ve l'assicuro, c'è... Ma mancano le giuste parole per scriverla, davvero, chi ne ha prodotta qualcuna del genere sa a cosa mi riferisco. Parlare di determinate cose è difficile, ma non nel senso del pregiudizio mentale, tutt'altro. E' che mi piacerebbe essere realistica e, a meno che non paghi due ragazzi per fare determinate cose... Insomma, avete capito XD


Finite le comunicazioni di servizio, le anticipazioni e la richiesta di continuare a seguirmi se potete e se volete perchè siete il cinquanta per cento delle cause di tutte queste mie storie, il resto riguarda la mia mente perversa, passo ai ringraziamenti, che saranno più lunghi del solito, per motivi personali che qualcuna di voi potrà comprendere.

Picchia: ogni tanto le tue recensioni, anche se brevi e concisissime, mi hanno fatto morire dal ridere. Davvero! XD Spero che presto metterai in linea il tuo nuovo lavoro, sono curiosa di leggerlo, dico sul serio perchè dalle anticipazioni sembra tutt'altro che scadente. Quindi ti ringrazio per esserti affezionata alle mie storie, per avere continuato a leggerle nonostante siano spesso state sconclusionate e ridondanti... Grazie ancora Laura!

CowgirlSara: Un pensiero che ho avuto l'altro giorno, e che non vuole essere assolutamente una critica, ma solo una semplice constatazione dei fatti. Abbiamo iniziato a pubblicare insieme Autumn Song e Another Neverending Story, ci corrono pochi giorni tra i primi capitoli. E ora, io ho finito anche 4 Guys e tu... Nada XD Tranquilla, non volevo dire nient'altro che questo: cavolo, il tempo passa veloce e di acqua sotto i ponti ne scorre! A gennaio il cervello era posizionato sulla modalità Georg. Ora è a intermittenza tra Danny e Dougie XD Che dire, per questa prima storia su un gruppo totalmente e radicalmente diverso dai Tokio non mi sembra di aver fatto un lavoraccio... Come mi hai anche detto tu è stata spesso lenta e ripetitiva, ma per dei motivi per me validi che non sto qua a ripetere. Via, ti ringrazio infinitamente per l'ennesima volta e prego che non ti stancherai con le evoluzioni future di questa e delle prossime storie! Prometto che mi sto impegnando per essere meno logorroica!!!! XD

Saracanfly: Ma ciao! Ti sei aggiunta da poco ma non posso ringraziarti meno delle altre, perchè le nuove lettrici fanno piacere sempre ed incondizionatamente. Non è stata una storia strappalacrime, affatto, perchè non è stata progettata per esserlo, fin dall'inizio. Addirittura, quando presi a scriverla avevo in mente tutt'altro svolgimento e conclusione ma, chi mi conosce da tempo può dirtelo, io so sempre come parto, ma non so mai se/dove/come/quando arrivo. Non avrei mai pensato di fare un seguito di 4 Guys ma, evidentemente, mi sbagliavo io stessa. C'è chi mi ha detto che mi innamoro troppo dei personaggi che creo, ma lo faccio sempre con molto piacere, soprattutto se ogni volta acquisto sempre nuove lettrici. Spero di leggerti tra le commentatrici dei miei prossimi lavori e, se non ti vedrò, sappi comunque che mi ha fatto molto piacere conoscerti ^^ Grazie ancora e ciao!!!

Kit2007:  Quando mi dite che vi immedesimate nella storia, mi fate uno tra i complimenti più belli che possa ricevere, davvero. Colpi di scena non ce ne sono stati, meglio così, già la scena del basso è stata eclatante di suo. Ci mancava solo che Dougie si vendicasse con una lupara sotto braccio, poi mi dicevate di andare a darmi all'ippica e festa fatta XD Quindi, il triangolo Dougie-Joanna-Danny si è [apparentemente] risolto... Lo metto tra parentesi quadra tanto per innestare nel tuo cervellino (ino non per grandezza, ma per dialettale modo di dire XD) il seme della discordia XD Eheheh, sennò che seguito era, eh! Grazie per le recensioni, grazie per le chiacchierate stupidissime su msn, spero (sono sicura) che ti troverò ancora in futuro! Grazie ancora Martina!!!

Giuly Weasley: Eccomi arrivata qua, alla Dario Argento delle recensitrici, a colei a cui piace letteralmente sviscerare trama e personaggi per carpirne i segreti più nascosti, i significati occulti, e la psicologia delle relazioni che si instaurano tra di loro. Se tutte avessero te, si sentirebbero realizzate, ma fortunatamente in sezione siamo in poche a godere delle tue opinioni. E quindi, io mi sento realizzata, sì, perchè come ti ho già detto infinite volte adoro leggere i tuoi commenti. Da quando hai iniziato a recensire, in ogni maledetto paragrafo le tue parole svelavano ogni particolare che io avevo volutamente lasciato occultato, per vedere se qualcuno lo cogliesse veramente. Ultimamente, il tuo parteggiare per Dougie (e so in che senso tifi per lui, non solo per Dougie Poynter, ma per il personaggio che ho fatto d lui) ti ha fatto cadere più volte in trappole da me tese, ma negli scambi di opinioni avuti su msn alla fine mi hai fatto capire che, per l'ennesima volta, non ti sbagliavi affatto XD Che avevi capito tutto, maledetta tu sia XD Voglio sperare che anche il seguito accoglierà i tuoi gusti, partendo dal presupposto che lo leggerai :P e se non lo farai, va bene lo stesso, ho già avuto il piacere di farti piacere (perdona la ripetizione) questa mia storia, è già più che sufficiente. Quindi, grazie veramente di tutto Giuly, anche del tempo passato insieme di persona e su msn! Ciao!


Lady Vibeke: Toh! Guarda chi si ripresenta! *.* Da quanto tempo Pao! Mamma mia, sembrano passati anni/secoli/ere geologiche! Ti sarai dinosaurata a forza di studiare, quando è che torni un po' su msn per raccontarci cosa ti succede di bello? Spero presto! Non ti preoccupare per l'assenza, so che è stata ampiamente giustificata da una serie di impegni molto più importanti, figurati se sto qua a battere cassa XD Spero che sarai meno impegnata però, in futuro, perchè io voglio sapere che fine hai fatto fare a Tari e a Gustav! Insomma, alla fine non è stato il matrimonio che non si è fatto, ma la storia stessa! XD No, sono ottimista, presuppongo che almeno ad agosto ti vedrò comparire qualche volta, anche per trenta secondi ^^ Se non ti fossero arrivati, ti rinnovo gli auguri per il tuo compleanno, anche se è già passato un mese! A presto Paola e grazie davvero di tutto!!!



Ora passo a tre persone abbastanza speciali per me, in un modo o in un altro. Spero di non fare torto a nessuno con questa particolare specificazione, e comunque non quello che segue non è un gesto di presunzione né di leccaculismo. Non ho dedicato un intero capitolo ai ringraziamenti, come ho visto fare da altre persone, trovandola una cosa abbastanza squallida. Spero che il mio gesto non venga frainteso da nessuno, lo sto facendo con sana e sincera intenzione. Tutte siete molto speciali per me, tutti i vostri pareri sono oro ai miei occhi. Ma, citando Orwell: Tutti gli animali sono uguali, ma c'è qualcuno più uguale dell'altro. Detta in tutt'altro contesto, questa frase è comunque efficace per capire il mio gesto.


La mia Pazza!
Silvietta, che dirti? Dopo averti passato la mcflyte (che ti ha colpito in maniera lieve, beata te XD) ed aver creato un nostro piccolo mondo fatto di idiozie, non posso fare a meno di ringraziarti, inginocchiarmi e chiederti di fare sesso con me XDDDD Viaaaaa... Modero i termini. Recupero le mie facoltà, annientate del caldo e dalla stanchezza, per ripeterti di nuovo grazie, all'infinito, perchè ho passato dei momenti spettacolarmente esilaranti con te, a partire dalle infamate reciproche su msn e per concludere con le cazzate in Piazza dei Miracoli (e ancora un tu m'hai visto in assetto da guerra, vedrai quando vengo da te... che robe). So per certo che seguirai anche il seguito, anche solo per vedere che cosa farò combinare al tuo odiato Dougie.
Grazie Pazza, lo sai che ti voglio bene anche se non te l'ho mai detto, e che spesso le tue parole sono state molto più confortanti di molte pacche sulle spalle e di molti 'non ti preoccupare, passerà'. Sei stata in  grado di stupirmi, come pochissime altre persone; mi hai lasciato a bocca aperta (sai di cosa parlo) e sono stata incapace di dire qualsiasi cosa di fronte alla tua pazzia, quel giorno... E lasciare senza parole me è un bell'affare! XD Ma sappi che il tuo pensierino è dove merita, nascosto da occhi indiscreti ma dove io so trovarlo quando mi sento un po' giù e sto male.
Perchè fa strano dirlo, però ho trovato molte più persone vere e intelligenti su questo sito che intorno a me. E tu sei una di quelle! La tua spontaneità mi ha veramente fatto scompisciare dalle risate, la tua pisanità è fautrice di tante di quelle battute che farebbero rimorire i morti.
Spero che il giorno della nostra Giornata di Ordinaria Follia si avvicini, perchè voglio vedere come si dispererà il tuo amico, di fronte a un'ugola come la mia! Magari se lui è bravo farà come fecero con Paris Hilton, mi farà sembrare brava! XD E poi, diciamocelo, una zingarata è una zingarata, e se venisse male, rimane comunque una cosa che ci ricorderemo.
E che non racconteremo tanto in giro XD
Via, non ho altro da aggiungere. Salutami tutta la combriccola, Michael J., Maicol, Brendonne e Lungarno Tom. Dimentico nessuno?


Princess.

E ho detto tutto.
 Ma, visto che sono qua a ringraziare davvero, non sarò così breve. Mugliera, Liebe, Pao.
Nel modo più teatrale e shakesperiano che possa conoscere, prendo un coltello e mi apro il petto in due per tirare fuori il cuore e darlo a te, mugliera mia. Noi due siamo troppo sfortunatamente simili per non capirci. Ancora voglio sperare di non dirlo con presunzione, ma per reale constatazione dei fatti. Le tue storie mi hanno insegnato tante cose, ci ho letto tanti particolari criptati ed importanti, che potevano riguardare te oppure i personaggi.
Parlare ore e ore senza dirsi niente di importante, oppure parlando di quello che avevamo dentro... E' una cosa che un po' mi manca XD Ma siamo donne impegnate, noi, non è che abbiamo da menare la fanfiction per l'aia e basta, c'abbiamo da fare tutt'altre cose! A proposito, non è che hai un po' di quelle pasticchine che mi passasti? Sai, Danny si trova un po' in difficoltà in questi giorni, il caldo lo spossa e non ce la fa. Come va con l'olio che ti detti? Buono eh? Ci si fa dei massaggi spettacolari. Via, fine dello spazio privato, ora possiamo tornare a me e a te *.* Se mai prenderai un treno o un bus e sbarcherai in terra toscana, voglio vedere cosa siamo capaci di combinare insieme XD Cacchiarola, faremo strage di cuori.
Non so cosa altro dirti, sinceramente, avrei milioni di parole ma non sono sempre troppo adatte per questa occasione. Prego il cielo che non te ne avrai a male, non sono breve perchè non ho niente da riferirti, ma perchè avrei troppe cose da scrivere XD E spero anche che non reputerai
inadatto questo mio gesto di ringraziare così per un'occasione del genere. Tu SAI benissimo quanto io tenga a questa storia, non solo perchè sono i Mcfly, non solo perchè è la prima che faccio su di loro, ma per una lunga serie di motivi personali, che ho riversato e nascosto nelle parole di questa 4 Guys e del suo seguito. Soprattutto nel seguito. Non voglio immaginarmi il fiume di parole di ringraziamento quando lo posertò XD
Quindi ti ringrazio davvero, Liebe, perchè voglio un po' di bene anche a te XD Non l'ho esaurito tutto tra Danny, Dougie, Desmond e tutte le altre D o G che popolano la nostra piccola grande famiglia. 


Silvia, questo spazio è per a te.
Questa persona non si è fatta molto presente, è qualcuno il cui nickname è passato inosservato, ma che io conosco benissimo. E non è ultima perchè è meno importante, tutt'altro.
A
ll'inizio, questa storia ti arrivava in pillole (capitoli) anticipati su msn in cambio di foto sbavose di Danny, ed anche di Dougie. Bel compromesso, non credi? Beh, non ara proprio un contratto stabilito alla luce del sole: passavamo ore a sbavare sulle foto che mi mandavi, ed io in automatico ti ringraziavo con uno o due capitoli di 4 Guys, ricordi? XD Quanti pensieracci, se riportassi una delle nostre conversazioni del tempo ci sarebbe da tapparsi le orecchie, e so che potresti fare di peggio XD
Poi, con il passare del tempo, il tuo parere è diventato per me fondamentale. Sebbene questa cosa te l'abbia già detta un paio di volte,
conoscendoti ti starai subito sottovalutando, e stai sicuremente pensando 'ma chi, il mio parere importante per te? ma dai, smettila di dire cazzate'. Spero di riuscire, anzi, so che hai capito  che non sto davvero scherzando quando ti dico questa cosa.
Il parere che mi dai è ogni volta sempre più importante, soprattutto quando vado a toccare argomenti particolari e difficili, perchè so che non mi menti.
Come ti ho già detto, gran parte del seguito è stato scritto in seguito al tuo riscontro positivo, altrimenti lo avrei lasciato perdere, purtroppo ^^ Non so quanto tu possa tenerci a questa storia, ma io tengo molto alle tue opinioni e dico sul serio. Sia per 4 Guys, che per Hypnotized, Superheroe e Martini Bottles, ogni volta che passavo qualcosa per l'emo-betaggio (voglio chiamarlo stupidamente così, dato che riguarda le emozioni che vorrei trasmettere) stavo con le dita incrociate, sperando che andasse tutto bene. E credimi se te lo dico, è proprio vero... Spesso pecco un po' di presunzione, ritenendo il mio lavoro migliore di molti quelli che leggo in merito, tranne che di pochissime e rare eccezioni, ma quando poi si tratta di arrivare dritta al punto, mi sento insicurissima e mi affido a te. Ti potrà sembrare strano, impossibile, pazzesco, ma è veramente così. Se un giorni mi dicessi 'sta storia non mi convince', credo che mi farei in mille per migliorarla, o per gettarla via e dedicarmi ad altro XD
E io spero vivamente che, un giorno, vorrai allietare la magra sezione mcflyana di EFP con la tua Cuppy Cake, storia che mi ha fatto piangere tanto e che adoro. Non dire che non te la senti, che è una fanfiction stupida e di cui non sei convinta
, lo so che lo pensi. Ne sono convinta io e, siccome sono abbastanza battagliera, la sosterrò a spada tratta finchè non morirò XD Merita davvero attenzione quello che hai scritto, sono sicura che ad un paio di persone piacerà almeno tanto quanto me, e saranno in grado di capire quello che in molti non hanno afferrato (e che io, modestia a parte, ho percepito sulla pelle fin dalla prima riga del primo capitolo).
Penso che questo sia il ringraziamento più lungo che abbia mai fatto, controlla pure nelle altre storie, di solito non sono [stranamente] così logorroica, ma ci tenevo a dirti thank you come si deve, ed a farlo anche qua, davanti a tutte le altre.
Perchè te lo meriti, Silvietta.

Infine, ringrazio anche le ragazze del forum McFly Italian Forum, in particolare McKaren, CinderNella, LelaJones, Mr.Brightside e Giuly B. (XD). Grazie davvero anche a voi, siete poche ma buone e mi accontento tranquillamente ^^ Spero continuerete a seguirmi tutte!
Aggiungo anche chi ha messo la storia tra i preferiti: alice94, alyssaS91, Anna94_17, CAMiL92, erda, gamba di legno, K94, kiki91, miychan, Schauder, vega e Zizzy94
.

Ps: le frasi finali sono prese dalla canzone che dà il titolo al capitolo... 'The way you make me feel', ovviamente dei McFly. Tutte le canzoni citate, adesso e prima, sono state usate senza scopo di lucro, ma solo di divertimento.


Alla prossima, ragazze *sigh*


-RubyChubb-
   
 
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