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Autore: Giuls_18    23/03/2014    0 recensioni
Una ragazza si risveglia in un posto mai visto ricordandosi solo un nome, Damon Salvatore, e che per poter uscire da quel luogo deve trovare otto cartelli che riportano degli oscuri presagi di morte.
Ma man mano che inizia a trovarli scorge l'ombra di un uomo misterioso che cerca di catturarla.
Chi è quell'uomo e che cosa vuole da lei?
Storia ispirata al videogioco Slender Man: The Eight Pages.
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Your blood will be mine

Era notteTutto quello che ricordavo era che dovevo trovare quegli otto cartelli e sarei stata salva.

Cominciai a correre. Dov’ero? Una lapide, un nome inciso: Damon Salvatore.

Chi era? Non mi sembrava di aver mai sentito quel nome, così proseguii come se nulla fosse.

Ero in un cimitero, con un grosso livido sul collo. Cosa mi era successo? Chi mi aveva fatto quel livido?

Tirai fuori il cellulare ma non c’era campo. Come avrei fatto a tornare a casa?

Entrai nel panico e quasi mi venne voglia di piangere, quando lo vidi: il primo cartello.

Era di pergamena vecchia e ingiallita e riportava una scritta: ‘’i will find you’’.

Cosa significava? Chi mi stava cercando e perché? Non sapevo più che cosa pensare.

Continuai a camminare senza una meta quando ad un certo punto mi trovai di fronte ad un alto cancello nero. Provai ad aprirlo ma niente. Era chiuso a chiave. Così gridai: ‘’C’è qualcuno?’’. Nessuna risposta, solo l’eco della mia voce tremante ed impaurita.

Percorsi per una decina di metri un sentierino circondato da grandi massi e su uno di essi vidi il secondo foglio: ‘’your blood will be mine’’.

Chi poteva mai volere il mio sangue?

La mia mente era colma di quesiti apparentemente irrisolvibili.

Poco dopo mi trovai in un ampio giardino di frassini. Girovagando fra gli alberi che trovai il terzo cartello: ‘’you can’t hide’’.

Man mano che andavo avanti nella mia ricerca non ero molto sicura di voler trovare quei fogli che riportavano degli inquietanti presagi di morte, la mia morte.

In fondo al giardino c’era una vecchia chiesetta con intorno un recinto di legno ormai marcio. Aprii il piccolo cancelletto scricchiolante ed entrai.

Mi guardai un po’ intorno e nel momento in cui mi girai vidi un’ombra sul muretto che si trovava al di fuori del cancello di legno.

Rabbrividii e mi senti il sangue raggelare nelle vene.  Era lui il misterioso essere che mi aveva portata qui?

Pensai ad un  modo per scappare o ad un posto in cui avrei potuto nascondermi, ed istintivamente corsi nella chiesetta abbandonata.

C’era molta umidità ed il pavimento era in alcuni punti ricoperto di muschio.

Mi girai per vedere se l’uomo mi aveva seguita, ma non lo aveva fatto, quindi mi fermai per fare mente locale sul da farsi. Uscire o rimanere chiusa lì dentro?

Rimasi seduta contro una parete per quelle che mi sembravano ore e alla fine capii che stando lì non avrei comunque risolto nulla. Quindi decisi. Sarei uscita e avrei comunque cercato una via di fuga.

Ricordai cosa mi aveva sempre detto mia madre “Mai cedere senza prima non aver lottato”, così presi coraggio, mi alzai e mi avviai verso l’uscita.

La mia attenzione fu però attirata da un pezzo di carta che sporgeva da una panca, lo presi e lessi you can’t escape”. Piegai il foglio, me lo misi in tasca insieme agli altri e uscii.

Doveva essere ormai pomeriggio inoltrato, perché cominciava ad esserci meno luce, quindi decisi che avrei dovuto sbrigarmi a trovare velocemente un modo di scappare perché di notte sarebbe stato tuttomolto più complicato, considerando anche che non avevo nemmeno una torcia.

Girai senza meta per una buona mezz’ora fino a quando scorsi un altro degli scoraggianti fogli ingialliti, che questa volta riportava un disegno abbozzato di una donna a terra ormai senza vita.

Fu in quel momento che andai in panico e capii che probabilmente quella sarebbe stata la mia fine.

Mi girai e vidi di nuovo quell’ombra, quindi senza pensare cominciai a correre affannosamente fino ad un altro recinto di legno, formato da assi marce e piene di muschio, che racchiudeva un piccolo boschetto, molto più folto e tetro di quello che avevo incontrato all’inizio.

Tirai fuori il cellulare per guardare l’orario: erano ormai le diciannove.

Entrai e camminando per il bosco vidi di nuovo quell’ombra. Chi era?

Questa volta, a causa della mia iniziale esitazione vidi l’uomo correre verso di me, così mi girai per scappare.

Non ero ancora riuscita a scorgere il volto del mio persecutore, avevo solo notato la presenza di un rigagnolo di sangue che scendeva dalla sua bocca e due grossi canini sporgenti.

La paura si stava impossessando di me, trasformandosi in terrore, e le forze iniziavano a mancarmi insieme alla speranza. Arrivai così in un vicolo cieco e capii che l’errore di imboccare quella stradina mi sarebbe stato fatale, così mi girai e lo vidi.

Aveva gli occhi rossi e i capelli castano scuro ma non feci in tempo ad osservarlo completamente perché mi saltò al collo, iniziando a succhiare via tutto il mio sangue. Perché non mi aveva finito prima? Perché mi aveva lasciato girovagare in preda al terrore per quel posto?

Sentii la vita abbandonarmi e il mio ultimo ricordo fu il mostro che mi porgeva il suo polso e mi diceva di bere il suo sangue.

Contrariamente a ciò che pensavo mi risvegliai dopo non so quanto tempo, in preda ad una voglia matta di sangue. Che mi aveva fatto?

L’uomo era ancora seduto di fianco a me e disse: “Ti ho trasformato, ora sei come me, e se vorrai sopravvivere, dovrai bere del sangue umano. Ma ricorda, hai solo cinque ore, finito quel tempo morirai.”

“Non capisco!” risposi terrorizzata.

“Sono un vampiro. Tu sei ancora in transizione e per completarla dovrai bere del sangue umano, per questo dovrai fare quello che ho fatto io.”

“Ma perché io?”

“Questo non lo so, non sono io che detto le regole.”

In quel momento mi ricordai della lapide che avevo visto all’inizio, appena mi risvegliai la prima volta.

“Sei tu Damon Salvatore?”

 “Si.” Rispose lui cupo.

Non volevo passare da vittima a carnefice, ma la fame che sentivo era più forte di qualsiasi altra cosa.

Così mi alzai ed iniziai quella che sarebbe stata la mia nuova, triste vita.

 

Angolo Autrice

Salve a tutti, girovagando fra i documenti word del mio computer ho trovato questa storia scritta a metà e ho deciso di finirla. Non credo avrà un seguito perché mi sto già occupando di un’altra ff e non so nemmeno quando riuscirò a finire quella :(

Come al solito mi tocca ringraziare quella capra di Gageta che mi mette ansia con le sue correzioni (scherzo, sai che ti voglio tanto bene) e che mi incoraggia sempre a buttarmi nel mondo della scrittura, pur non essendo esattamente il mio campo.

Aspetto di sapere qualche vostro parere e niente.. spero vi piaccia J

Alla prossima, Giuls.

 

  
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