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Autore: Fiamma Erin Gaunt    24/03/2014    1 recensioni
[Bitten (http://en.wikipedia.org/wiki/Bitten_(TV_series))]
Il cuore di Nick Sorrentino appartiene a una ragazza, una di quelle sfuggenti come il vento che per lungo tempo ha sognato di riuscire a conquistare.
Cosa accadrà quando il suo Branco deciderà di chiedere aiuto e unire le forze con quello di lei per fronteggiare la minaccia dei Solitari?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Little Wolf

 

 

 

 

- Quando si tratta dei Solitari c’è solo una persona a cui possiamo rivolgerci. –

Jeremy aveva pronunciato quella frase con incuranza, come se l’idea di chiedere l’aiuto di un altro branco non lo impensierisse affatto, ma Nick sapeva che non era così. Era il loro Alfa e detestava l’idea di non essere in grado di proteggerli da solo.

- Il Clan dei Bellin. – concluse Antonio.

Jeremy annuì mestamente, dando voce al primo segnale della sua insofferenza nei confronti di quella situazione.

A Nick però in quel momento non importava, non ora che aveva sentito quel cognome. Doveva esserci, non poteva correre il rischio che lo tagliassero fuori da quella missione. Era l’unica occasione per rivederla senza dare l’impressione che fosse lì solo per lei, non poteva lasciarsela scappare.

- Chi ci va? – domandò Peter.

Drizzò le orecchie, pronto a offrirsi volontario.

Sorprendentemente non ce ne fu bisogno.

- Andate tu, Clay, Elena e Nick. –

Jeremy incrociò lo sguardo con il suo e abbozzò uno di quei suoi sorrisi che lasciavano intendere che sapeva perfettamente cosa gli stesse passando per la testa.

- Soddisfatto, lupacchiotto? –

Annuì.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Ci vollero circa due ore per organizzarsi e arrivare davanti al Moonshine, il locale di proprietà del Clan Bellin che in quella zona gestiva il traffico di armi, il gioco d’azzardo e l’intera rete dei locali della vita notturna riservati sia a sole donne che a soli uomini. I danzatori e le danzatrici esotiche del Moonshine avevano qualcosa che attraeva inesorabilmente i clienti, anche se costoro non avevano la minima idea che la sensualità e l’agilità che tanto li attraevano fosse inumana e potenzialmente mortale. Recentemente i Bellin avevano esteso la loro rete anche a un altro tipo di clientela, quella licantropa sia dei clan che dei Solitari, che da loro si riforniva di una sostanza devastante, rara e incredibilmente cara: il laudano.

- Hanno messo su un gran bel locale. – commentò Elena, che da più di due anni non metteva piede in quella zona e ricordava vagamente i figli gemelli dell’Alfa e la loro bellezza devastante.

- E non hai ancora visto dentro, è incredibile. –

L’architetto che aveva curato i lavori, un uomo di fiducia del Clan, aveva gestito l’affare con la professionalità e la freddezza che ci si era aspettata da lui, ottenendo favori e gestendo mazzette a destra e manca per ottenere tutti i permessi necessari e ultimare i lavori nell’arco di soli sei mesi. Un lavoro di proporzioni bibliche, una faticaccia immane, ma per la cifra astronomica che gli era stata versata sarebbe sicuramente stato pronto a ripetere immediatamente l’impresa.

Si avviarono all’ingresso, venendo fermati immediatamente da due giganteschi buttafuori il cui odore urlava a gran voce licantropo. Licantropo incazzoso, aggiunse mentalmente Nick lanciando un’occhiata al moro alla sua sinistra che li squadrava con aria truce.

- Non vi conosco. –

Era stato l’incazzoso a parlare, mentre il biondo sembrava più tranquillo e si limitava a stare sulla soglia con le braccia incrociate e a ostacolare il loro passaggio.

- Bè, neanche noi conosciamo te. – replicò Clay a brutto muso.

Magnifico, ci mancava solo che quei due attaccassero rissa proprio lì fuori, davanti a tutti.

- Clay, smettila. –

Elena gli strinse gentilmente il braccio, fissandolo con espressione seria, per poi rivolgersi al buttafuori con un sorriso tutto zucchero, - Siamo qui per parlare con l’Alfa del Clan. –

- Spiacente, bellezza, ma come ho detto non vi conosco. Ho ordini molto chiari: non posso fare entrare lupi che non conosco, indipendentemente da quanto il loro corpicino sia sexy. – aggiunse con un sogghigno malizioso.

- Graham, certe volte penso che tu sia più porco che lupo. –

La voce femminile che interruppe la loro conversazione e impedì a Clay di saltare alla gola del lupo era bassa e vibrante, il genere di voce che sarebbe stata perfetta per il telefono erotico tanto era eccitante. Una voce familiare … La sua voce.

Nick non potè impedire alla mano destra di correre a scompigliargli automaticamente i capelli e di dipingersi un sorriso smagliante e malizioso sul bel volto. Era sempre stato molto cosciente e fiero del suo bell’aspetto, ma in quel momento non poteva fare a meno di pensare a come apparisse gracile se comparato al fisico muscoloso di Clay o a quello d’armadio dei buttafuori, e persino a quello corpulento di Peter che di attraente non aveva certo molto. Si rese conto con orrore che solo Elena e Fiamma erano più esili di lui, tra i presenti.

- Mia lupa. –

Le parole erano giuste, anche le ginocchia piegate e la gola scoperta in segno di sottomissione, ma lo sguardo cupido che le rivolgeva non lasciava spazio a fraintendimenti: se lo sarebbe fatto volentieri un giro con lei.

Fiamma gli passò accanto, spintonandolo leggermente e facendolo rotolare a terra.

- Il bastardo di Jeremy, la licantropa bionda, il musicista … E, ciao, Nick. – concluse, abbagliandolo con quei suoi occhi castano scuro che risultavano incredibilmente profondi e ammalianti, al punto che sembravano quasi carboni ardenti capaci di incenerirti. Gli occhi erano lo specchio dell’anima e nel suo caso era proprio così: il suo sguardo lasciava chiaramente intravedere la personalità di fuoco che possedeva.

- Ciao, Fiamma. – replicò, rivolgendole il suo migliore sorriso ammiccante.

Peter gli lanciò un’occhiata divertita, ma si trattenne dal commentare con qualcosa che sarebbe stata certamente molto imbarazzante. Comunque non aveva alcun dubbio che non avrebbe mancato di farlo nero con le sue insinuazioni e battutine una volta che fossero tornati a casa.

- Cosa vi porta qui, lontani da Stonehaven? –

 Nick avrebbe voluto rispondere, ma sapeva che la gerarchia imponeva che a farlo fosse Clay o magari Peter; però nessuno dei due aveva aperto bocca e, anzi, Clay gli aveva lanciato una strana occhiata, come per ordinargli di aprire quella dannata bocca e gestire la cosa da sé. Lo ringrazio silenziosamente con un cenno del capo e dalla scintilla nel suo sguardo capì che aveva afferrato il messaggio.

- Abbiamo alcuni problemi con i Solitari, pensavamo che magari voi ne sapeste qualcosa o foste disposti a una collaborazione. –

Fiamma soppesò le sue parole con attenzione, poi annuì, - D’accordo, seguitemi, non possiamo certo parlarne qui fuori. –

La seguirono dentro il locale, affollato come non mai considerando il fatto che fosse venerdì sera, salendo una lunga rampa di scale di marmo in direzione di quello che doveva essere il privè riservato ai proprietari e alla loro cerchia interna.

Seduti al tavolino più appartato, su cui capeggiava una vasta scelta di sushi e aragosta accompagnati da un paio di bottiglie di champagne ghiacciato, c’erano un ragazzo dai tratti cesellati, i capelli scuri e lucidi come le ali di un corvo e gli stessi occhi brucianti di Fiamma, una ragazza bionda dalla bellezza eterea e un paio di gambe chilometrali che erano lasciate scoperte da un succinto mini abito dello stesso grigio perla dei suoi occhi, e un altro biondo con gli occhi grigio verdi che sarebbero stati più adatti a un leopardo che a un lupo mannaro. Alle loro spalle, appoggiati con finta noncuranza al muro, stavano altri due energumeni: un tizio afro americano con i rasta e un giapponese coperto di tatuaggi; entrambi avevano assicurate ai fianchi una fondina e un sistema ascellare dietro alla schiena.

Nick non aveva visto spesso licantropi che giravano con armi da fuoco, ma del resto non aveva mai visto nemmeno molte guardie del corpo licantrope.

- Nick Sorrentino e Clay Danvers, è un piacere. – esordì il moro, districandosi agilmente dalla presa della bionda al suo fianco e scambiando un paio di virili pacche con entrambi.

- Jeremy non lo avete portato? – aggiunse il biondo, salutandoli a sua volta e soffermandosi in particolare su Elena.

- No, aveva da fare. – replicò bruscamente Clay. Che tra lui e George Malakian i rapporti non fossero proprio dei migliori non era un segreto per nessuno.

- Georgie, rimetti gli occhi a posto. – lo rimproverò Rico, per poi accennare ai divanetti vicini, - Bè, non state lì impalati, sedetevi. –

 Nick fu il primo a sedersi, sforzandosi di trattenere un sorriso compiaciuto quando Fiamma scivolò accanto a lui e ignorò Georgie che le aveva fatto posto accanto a sé.

- Tesoro, passami una bottiglia. –

La bionda obbedì all’istante, per poi tornare a giocherellare distrattamente con la mano del suo Alfa, disegnando cerchi e ghirigori con le unghie sul dorso e spingendosi fino all’avambraccio. Un lieve brivido tradì il piacere che Rico sembrava trarre da quel lieve contatto.

Fu solo in quel momento che Nick capì di chi si trattava; per quanto ne sapeva lui c’era solo una ragazza a cui Rico permettesse di toccarlo in pubblico senza la sua specifica autorizzazione, oltre a sua sorella ovviamente: Dominique Malakian.

Faticò a mettere a confronto il volto lievemente fanciullesco della ragazzina sedicenne che aveva conosciuto due anni prima con quello dell’affascinante e sensuale giovane donna che lanciava sorrisi adoranti all’Alfa al suo fianco.

- Dominique, non ti avevo riconosciuta. – ammise, accettando il vassoio con il sushi che Georgie gli stava porgendo e servendosene una generosa porzione. Poi, con fare galante, servì anche Fiamma; la ragazza lo ricompensò con un sorriso di apprezzamento che gli fece ribollire il sangue nelle vene.

- Lo so, sono cambiata parecchio. – sorrise, con quell’espressione tipica delle donne che era un misto di orgoglio e modestia insieme e che veniva sfoggiata ogni volta in cui qualcuno faceva loro un complimento.

Finirono la cena in silenzio, intervallando ogni tanto con qualche notizia blanda e frivola, perché Rico condivideva la visione di Jeremy secondo cui non si potesse parlare di affari senza prima avere la pancia piena. Quando ogni briciola di cibo venne spazzolata via e anche la quarta bottiglia di champagne venne accantonata in un angolo, l’Alfa si schiarì la gola, come a voler comunicare che adesso era pronto per gli affari.

- Allora, questi Solitari? –

Nick non si mostrò particolarmente sorpreso; la notizia delle aggressioni era arrivata al tg nazionale e nella comunità licantropa certe notizie correvano velocemente.

- Non abbiamo idea di chi siano né di chi li abbia trasformati, ma sono nuovi. –

- E non rispettano la legge. – concluse Elena.

- Non la rispettano o non la conoscono? – domandò Dominique.

Questa volta Nick fu sorpreso. Di solito l’Alfa non permetteva a nessuno di parlare se non dopo aver chiesto il permesso e di certo non a una ragazza che non era neanche particolarmente in alto nella gerarchia del Clan, appena al quarto o quinto posto.

- Allora, coraggio, rispondi alla sua domanda; ha chiesto una cosa molto intelligente. – osservò Rico.

- La conoscono, su questo non abbiamo dubbi, ma non gli importa. –

- Quindi bisogna punirli. –

Nick e il resto del suo Branco annuirono all’unisono. Su questo non c’era alcun dubbio e dagli sguardi dei Bellin e dei Malakian anche loro sembravano d’accordo.

- Non abbiamo bisogno di un Solitario che minacci gli affari, perciò vi aiuteremo a far fuori il bastardo … E tutti quelli che sono coinvolti. –

- E perché uccidere un bambino è un crimine su cui non è possibile passare sopra, mai e per nessuna ragione. – aggiunse Fiamma.

Nick sapeva perché la ragazza si era scaldata tanto e aveva preso a cuore la questione; il fratellino, Nathaniel, era stato ucciso quando aveva solo otto anni da un Solitario che era impazzito dopo la trasformazione. La testa di quel licantropo, adeguatamente impagliata e ben nascosta alle autorità dal momento che dopo la morte tornavano ad assumere forma umana, era stata appesa nel salotto di una delle tante case sicure del Clan; Nick non aveva alcuna idea di che fine avesse fatto il resto del corpo, ma sospettava che fosse stato fatto in mille piccoli pezzi e bruciato.

Avrebbe voluto dire qualcosa di intelligente e profondo, attirarla a sé e far scomparire quell’ombra triste dal suo sguardo a suon di baci, ma si limitò a due parole: - Lo apprezziamo. –

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Erano passati tre giorni da quando avevano fatto visita al Moonshine e da quando Rico aveva garantito che avrebbe usato tutti i suoi canali per cercare di capirci qualcosa, ma ancora non si avevano notizie.

Jeremy era nervoso più che mai, Clay continuava a litigare con Elena circa il suo disperato desiderio di tornare a Toronto da quel Phillip, e Nick sospettava seriamente che tra i due fosse accaduto qualcosa. Non sapeva dire se la cosa gli facesse piacere o meno, perché l’ultima volta che la ragazza se ne era andata aveva spezzato il cuore di Clay e a lui era toccato rimettere i pezzi insieme. E non era stato un lavoro semplice, proprio per niente, soprattutto perché anche lui aveva per la testa una ragazza e di conseguenza non era proprio la persona adatta a convincerlo a lasciar perdere.

Era sdraiato sul suo letto quando un rumore lo spinse a voltarsi verso il balcone della sua stanza. Appoggiata al muro, completamente vestita di nero, con i capelli tinti di rosso che erano l’unico tocco di colore, stava Fiamma.

La raggiunse, aprendo la porta e facendosi di lato per permetterle di entrare.

- Ti fa proprio schifo il pigiama, lupacchiotto? – ironizzò, occhieggiando al torso nudo e ai boxer che costituivano interamente il suo abbigliamento da notte.

- Sai, non mi aspetto certo di ricevere visite nel cuore della notte. –

Si morse la lingua, maledicendosi per quello che si era lasciato scappare. Adesso avrebbe pensato che da quando l’aveva conosciuta non aveva frequentato nessun’altra ragazza. Era la verità, certo, ma lei non doveva saperlo.

- Meglio così. – fu l’enigmatica risposta, poi lo oltrepassò e si accomodò tranquillamente sul suo letto matrimoniale, calciando via gli stivali dal tacco alto e incrociando le gambe.

- Ma prego, mettiti comoda. – ironizzò a sua volta, raggiungendola e sedendole accanto.

- Come mai se qui? –

- Porto notizie sui vostri Solitari. –

Se portava notizie, perché non era arrivata di giorno o quantomeno era entrata dall’ingresso principale e ne aveva parlato con Jeremy e il resto del Branco?

- Cioè? –

- Marsten e Santos, ci sono loro dietro a tutto questo, è una sfida alla vostra autorità e un tentativo di conquistare un proprio territorio. Sembra che siano stanchi della vita da Solitari. – replicò.

Santos. L’immagine di un ragazzo intorno ai venticinque anni, capelli corvini e occhi grigi, e una faccia da schiaffi gli balenò nella mente. Stefan, il fratello maggiore di Daniel, il licantropo traditore che Clay aveva ucciso, l’ex ragazzo di Fiamma.

- Come l’hai scoperto? – domandò con improvvisa freddezza.

Non gli piaceva l’idea che si stava facendo rapidamente strada nella sua mente e la conosceva abbastanza bene per sapere che quell’incosciente si era sicuramente comportata proprio come non avrebbe mai dovuto fare.

- Ho incontrato Daniel, è stato facile spingerlo a confidarsi, credo che mi consideri ancora come una specie di sorella acquisita. Sai, per Stefan e tutto il resto. –

Sì, lo sapeva, era praticamente impossibile rimuovere dal cervello il pensiero che lei e Stefan fossero stati insieme. Era irrazionale, in quegli anni anche lui aveva frequentato parecchie ragazze, ma l’idea che qualcun altro avesse messo le mani su di lei lo mandava in bestia.

- Perché non sei passata domani mattina a parlarne con Jeremy? –

Si sentì trafiggere da quegli occhi ardenti.

- Perché non volevo attirare troppo l’attenzione sulla mia presenza qui, sarebbe stato difficile spiegare che avevo bisogno di raggiungerti nella tua stanza. O meglio, non sarebbe stato difficile, ma sicuramente avrebbe scatenato le battutine imbarazzanti di Peter e ho preferito evitare. – si corresse.

Quelle parole gli fecero correre un brivido caldo lungo la schiena. Significavano davvero ciò che pensava o si stava solo illudendo?

- Spiegati meglio. – replicò, sforzandosi di far suonare la sua voce dura e impassibile.

Fiamma strisciò sinuosamente verso di lui, cingendogli il collo con le braccia e coprendogli le labbra con le sue. Lo stava baciando, lo stava davvero baciando, realizzò con sorpresa, per poi rispondere al bacio con entusiasmo.

Si separarono poco dopo, leggermente a corto di fiato.

- Allora, mi sono spiegata abbastanza bene? – domandò ironicamente, con una scintilla maliziosa nello sguardo.

Per tutta risposta Nick le strattonò via il top, con uno strano rumore liquido che era tipico della seta che veniva squarciata.

- Ehy, era di Dolce e Gabbana. – protestò debolmente, artigliandogli per ripicca una spalla nuda.

- Mandami il conto. – borbottò, con voce roca, per poi gemere quando le unghie lo ferirono a sangue.

Le sfilò i pantaloni di pelle con molta più gentilezza, ma arrivato davanti alla biancheria di pizzo nera, che metteva ancora più in risalto il naturale colorito alabastrino della ragazza, la smania di vederla completamente nuda sotto di sé gli fece spegnere l’ultimo barlume di lucidità e lo portò a strappare via mutandine e reggiseno con un repentino colpo di artigli.

- Sei bellissima. – brontolò, ormai al colmo dell’eccitazione, sorridendo lievemente quando notò che le guance chiare di Fiamma avevano assunto un colorito rosato. Gli piaceva il fatto di essere capace di farla arrossire con un commento innocente come quello.

- Basta parlare, lupacchiotto, fammi vedere cosa sai fare. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 La mattina successiva, quando l’alba cominciava a farsi largo nel cielo, Nick venne svegliato da un fruscio al suo fianco. Fiamma era sveglia e stava infilando nuovamente gli stivali.

- Te ne stai andando? –

Si odiò per il tono deluso che gli era uscito.

Fiamma abbassò lo sguardo, imbarazzata, poi lasciò perdere le scarpe e si concentrò su di lui.

- Non sapevo se volessi che gli altri mi vedessero qui, in fin dei conti faccio parte di un altro Branco. – ammise.

La raggiunse, afferrandole il polso e attirandola gentilmente sul letto accanto a sé.

- Certo che voglio che tu rimanga. Hai la più pallida idea di quanto abbia desiderato e aspettato che accadesse una cosa del genere? E poi, detto tra noi, questa mattina cucina mio padre e baggle, bacon e frittelle sono assicurati. –

- Se la metti così potrei anche restare qui per sempre. –

Non seppe dire se la sua fosse solo un’affermazione ironica o se ci fosse anche un fondo di verità, ma sospettava che la seconda opzione fosse quella giusta.

- Bè, io ci spero. –

Fiamma rise, chinandosi a baciarlo, - Oh, lupacchiotto, te l’hanno mai detto che sei assolutamente adorabile? –

Abbozzò un sorriso, imbarazzato ed euforico al contempo.

- Vado a farmi una doccia, hai qualcosa da prestarmi? –

Annuì, passandole una delle sue magliette a mezze maniche e ringraziando il fatto di essere decisamente alto e che la sua maglia le facesse praticamente da vestito, convincendola a non indossare altro oltre a quella e il perizoma che era misteriosamente rimasto intatto dopo la loro nottata selvaggia.

Attese una decina di minuti, dandosi una lavata veloce al lavandino, e indossando una vecchia tuta, poi scese ad aspettarla al piano di sotto.

- Nick, non vieni a tavola? – gli chiese Logan, passandogli accanto in compagnia di Peter.

- Già, ragazzino, di solito sei il primo a fiondarti sul cibo. – convenne il corpulento musicista.

- Questa mattina arrivo più tardi. – replicò enigmatico.

Le sue parole vennero spiegate dall’apparizione di Fiamma, che scendeva le scale a piedi nudi. Il trucco leggermente sbavato, l’odore di pulito della doccia appena fatta, i capelli rossi acconciati in uno sbarazzino chignon e la maglia enorme di Nick non lasciavano spazio a dubbi: era evidente che avesse passato la notte lì.

Gli sguardi dei due ragazzi passarono rapidamente da lei all’espressione adorante di Nick.

Incuranti della loro sorpresa, la neo coppia entrò in cucina.

Jeremy aveva un’espressione che poteva essere descritta come una specie di orgoglio paterno e che era la stessa che aveva anche Antonio, affaccendato ai fornelli.

- Come lo vuoi il bacon, Fiamma? –

Questa fu l’unica domanda che le venne fatta dall’anziano Sorrentino, come se fosse perfettamente normale il suo status di fidanzata di Nick e fosse una presenza fissa alle loro colazioni di famiglia.

- Ben croccante, grazie, Antonio. –

Mangiarono in silenzio finchè Nick non si chinò a sussurrarle all’orecchio, conscio che comunque la conversazione sarebbe stata udita anche dal resto del gruppo, - Ce ne andiamo? –

Annuì, vuotando il bicchiere di spremuta d’arancia e ridendo mentre il ragazzo la prendeva per mano e la trascinava via.

Antonio e Jeremy si scambiarono un’occhiata.

- Il nostro lupacchiotto è cresciuto. – commentarono all’unisono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[3.358 parole]

Spazio autrice:

Okay, come sempre io vedo serie televisive fantastiche come questa (sì, dovrò anche leggere il libro lo so) e me ne innamoro. Nicholas Sorrentino è qualcosa di … OMG! Insomma, Nick è sia maledettamente malizioso e provocante che dolce e fanciullesco, un mix irresistibile. Insomma, spero di essere riuscita a renderlo bene e che questa mia prima OS non faccia troppo schifo. Ce ne saranno delle altre, non temete, moooolte altre (È una minaccia? Sì, o una promessa, fate voi.) visto che in queste sere avrò sicuramente un sacco di tempo per stare al pc e scrivere. Ergo, vi bombarderò e stomacherò con le mie OS finchè morte non ci separi (No, scherzo, solo fin quando non mi sarà passata questa Nick mania). Bene, concludo dicendo che spero che vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate (Sì, anche solo per dirmi che vi ha fatto schifo). Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

  
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