Little
Wolf
-
Quando si tratta dei Solitari c’è solo una persona
a cui possiamo rivolgerci. –
Jeremy
aveva pronunciato quella frase con incuranza,
come se l’idea di chiedere l’aiuto di un altro
branco non lo impensierisse
affatto, ma Nick sapeva che non era così. Era il loro Alfa e
detestava l’idea
di non essere in grado di proteggerli da solo.
-
Il Clan dei Bellin. – concluse Antonio.
Jeremy
annuì mestamente, dando voce al primo segnale
della sua insofferenza nei confronti di quella situazione.
A
Nick però in quel momento non importava, non ora
che aveva sentito quel cognome. Doveva esserci, non poteva correre il
rischio
che lo tagliassero fuori da quella missione. Era l’unica
occasione per
rivederla senza dare l’impressione che fosse lì
solo per lei, non poteva
lasciarsela scappare.
-
Chi ci va? – domandò Peter.
Drizzò
le orecchie, pronto a offrirsi volontario.
Sorprendentemente
non ce ne fu bisogno.
-
Andate tu, Clay, Elena e Nick. –
Jeremy
incrociò lo sguardo con il suo e abbozzò uno
di quei suoi sorrisi che lasciavano intendere che sapeva perfettamente
cosa gli
stesse passando per la testa.
-
Soddisfatto, lupacchiotto? –
Annuì.
*
Ci
vollero circa due ore per organizzarsi e arrivare
davanti al Moonshine, il locale di proprietà del Clan Bellin
che in quella zona
gestiva il traffico di armi, il gioco d’azzardo e
l’intera rete dei locali
della vita notturna riservati sia a sole donne che a soli uomini. I
danzatori e
le danzatrici esotiche del Moonshine avevano qualcosa che attraeva
inesorabilmente i clienti, anche se costoro non avevano la minima idea
che la
sensualità e l’agilità che tanto li
attraevano fosse inumana e potenzialmente
mortale. Recentemente i Bellin avevano esteso la loro rete anche a un
altro
tipo di clientela, quella licantropa sia dei clan che dei Solitari, che
da loro
si riforniva di una sostanza devastante, rara e incredibilmente cara:
il
laudano.
-
Hanno messo su un gran bel locale. – commentò
Elena,
che da più di due anni non metteva piede in quella zona e
ricordava vagamente i
figli gemelli dell’Alfa e la loro bellezza devastante.
-
E non hai ancora visto dentro, è incredibile. –
L’architetto
che aveva curato i lavori, un uomo di
fiducia del Clan, aveva gestito l’affare con la
professionalità e la freddezza
che ci si era aspettata da lui, ottenendo favori e gestendo mazzette a
destra e
manca per ottenere tutti i permessi necessari e ultimare i lavori
nell’arco di
soli sei mesi. Un lavoro di proporzioni bibliche, una faticaccia
immane, ma per
la cifra astronomica che gli era stata versata sarebbe sicuramente
stato pronto
a ripetere immediatamente l’impresa.
Si
avviarono all’ingresso, venendo fermati
immediatamente da due giganteschi buttafuori il cui odore urlava a gran
voce
licantropo. Licantropo incazzoso, aggiunse mentalmente Nick lanciando
un’occhiata
al moro alla sua sinistra che li squadrava con aria truce.
-
Non vi conosco. –
Era
stato l’incazzoso a parlare, mentre il biondo
sembrava più tranquillo e si limitava a stare sulla soglia
con le braccia
incrociate e a ostacolare il loro passaggio.
-
Bè, neanche noi conosciamo te. –
replicò Clay a
brutto muso.
Magnifico,
ci mancava solo che quei due attaccassero
rissa proprio lì fuori, davanti a tutti.
-
Clay, smettila. –
Elena
gli strinse gentilmente il braccio, fissandolo
con espressione seria, per poi rivolgersi al buttafuori con un sorriso
tutto
zucchero, - Siamo qui per parlare con l’Alfa del Clan.
–
-
Spiacente, bellezza, ma come ho detto non vi
conosco. Ho ordini molto chiari: non posso fare entrare lupi che non
conosco, indipendentemente
da quanto il loro corpicino sia sexy. – aggiunse con un
sogghigno malizioso.
-
Graham, certe volte penso che tu sia più porco che
lupo. –
La
voce femminile che interruppe la loro
conversazione e impedì a Clay di saltare alla gola del lupo
era bassa e
vibrante, il genere di voce che sarebbe stata perfetta per il telefono
erotico
tanto era eccitante. Una voce familiare … La sua voce.
Nick
non potè impedire alla mano destra di correre a
scompigliargli automaticamente i capelli e di dipingersi un sorriso
smagliante
e malizioso sul bel volto. Era sempre stato molto cosciente e fiero del
suo
bell’aspetto, ma in quel momento non poteva fare a meno di
pensare a come
apparisse gracile se comparato al fisico muscoloso di Clay o a quello
d’armadio
dei buttafuori, e persino a quello corpulento di Peter che di attraente
non
aveva certo molto. Si rese conto con orrore che solo Elena e Fiamma
erano più
esili di lui, tra i presenti.
-
Mia lupa. –
Le
parole erano giuste, anche le ginocchia piegate e
la gola scoperta in segno di sottomissione, ma lo sguardo cupido che le
rivolgeva non lasciava spazio a fraintendimenti: se lo sarebbe fatto
volentieri
un giro con lei.
Fiamma
gli passò accanto, spintonandolo leggermente
e facendolo rotolare a terra.
-
Il bastardo di Jeremy, la licantropa bionda, il
musicista … E, ciao, Nick. – concluse,
abbagliandolo con quei suoi occhi
castano scuro che risultavano incredibilmente profondi e ammalianti, al
punto
che sembravano quasi carboni ardenti capaci di incenerirti. Gli occhi
erano lo
specchio dell’anima e nel suo caso era proprio
così: il suo sguardo lasciava
chiaramente intravedere la personalità di fuoco che
possedeva.
-
Ciao, Fiamma. – replicò, rivolgendole il suo
migliore sorriso ammiccante.
Peter
gli lanciò un’occhiata divertita, ma si
trattenne dal commentare con qualcosa che sarebbe stata certamente
molto
imbarazzante. Comunque non aveva alcun dubbio che non avrebbe mancato
di farlo
nero con le sue insinuazioni e battutine una volta che fossero tornati
a casa.
-
Cosa vi porta qui, lontani da Stonehaven? –
Nick avrebbe
voluto rispondere, ma sapeva che la gerarchia imponeva che a farlo
fosse Clay o
magari Peter; però nessuno dei due aveva aperto bocca e,
anzi, Clay gli aveva
lanciato una strana occhiata, come per ordinargli di aprire quella
dannata
bocca e gestire la cosa da sé. Lo ringrazio silenziosamente
con un cenno del
capo e dalla scintilla nel suo sguardo capì che aveva
afferrato il messaggio.
-
Abbiamo alcuni problemi con i Solitari, pensavamo
che magari voi ne sapeste qualcosa o foste disposti a una
collaborazione. –
Fiamma
soppesò le sue parole con attenzione, poi
annuì, - D’accordo, seguitemi, non possiamo certo
parlarne qui fuori. –
La
seguirono dentro il locale, affollato come non
mai considerando il fatto che fosse venerdì sera, salendo
una lunga rampa di
scale di marmo in direzione di quello che doveva essere il
privè riservato ai
proprietari e alla loro cerchia interna.
Seduti
al tavolino più appartato, su cui capeggiava
una vasta scelta di sushi e aragosta accompagnati da un paio di
bottiglie di
champagne ghiacciato, c’erano un ragazzo dai tratti
cesellati, i capelli scuri
e lucidi come le ali di un corvo e gli stessi occhi brucianti di
Fiamma, una
ragazza bionda dalla bellezza eterea e un paio di gambe chilometrali
che erano
lasciate scoperte da un succinto mini abito dello stesso grigio perla
dei suoi
occhi, e un altro biondo con gli occhi grigio verdi che sarebbero stati
più
adatti a un leopardo che a un lupo mannaro. Alle loro spalle,
appoggiati con
finta noncuranza al muro, stavano altri due energumeni: un tizio afro
americano
con i rasta e un giapponese coperto di tatuaggi; entrambi avevano
assicurate ai
fianchi una fondina e un sistema ascellare dietro alla schiena.
Nick
non aveva visto spesso licantropi che giravano
con armi da fuoco, ma del resto non aveva mai visto nemmeno molte
guardie del
corpo licantrope.
-
Nick Sorrentino e Clay Danvers, è un piacere. –
esordì il moro, districandosi agilmente dalla presa della
bionda al suo fianco
e scambiando un paio di virili pacche con entrambi.
-
Jeremy non lo avete portato? – aggiunse il biondo,
salutandoli a sua volta e soffermandosi in particolare su Elena.
-
No, aveva da fare. – replicò bruscamente Clay. Che
tra lui e George Malakian i rapporti non fossero proprio dei migliori
non era
un segreto per nessuno.
-
Georgie, rimetti gli occhi a posto. – lo
rimproverò
Rico, per poi accennare ai divanetti vicini, - Bè, non state
lì impalati,
sedetevi. –
Nick fu il
primo a sedersi, sforzandosi di trattenere un sorriso compiaciuto
quando Fiamma
scivolò accanto a lui e ignorò Georgie che le
aveva fatto posto accanto a sé.
-
Tesoro, passami una bottiglia. –
La
bionda obbedì all’istante, per poi tornare a
giocherellare distrattamente con la mano del suo Alfa, disegnando
cerchi e
ghirigori con le unghie sul dorso e spingendosi fino
all’avambraccio. Un lieve
brivido tradì il piacere che Rico sembrava trarre da quel
lieve contatto.
Fu
solo in quel momento che Nick capì di chi si
trattava; per quanto ne sapeva lui c’era solo una ragazza a
cui Rico
permettesse di toccarlo in pubblico senza la sua specifica
autorizzazione, oltre
a sua sorella ovviamente: Dominique Malakian.
Faticò
a mettere a confronto il volto lievemente
fanciullesco della ragazzina sedicenne che aveva conosciuto due anni
prima con
quello dell’affascinante e sensuale giovane donna che
lanciava sorrisi adoranti
all’Alfa al suo fianco.
-
Dominique, non ti avevo riconosciuta. – ammise,
accettando il vassoio con il sushi che Georgie gli stava porgendo e
servendosene una generosa porzione. Poi, con fare galante,
servì anche Fiamma;
la ragazza lo ricompensò con un sorriso di apprezzamento che
gli fece ribollire
il sangue nelle vene.
-
Lo so, sono cambiata parecchio. – sorrise, con
quell’espressione tipica delle donne che era un misto di
orgoglio e modestia
insieme e che veniva sfoggiata ogni volta in cui qualcuno faceva loro
un
complimento.
Finirono
la cena in silenzio, intervallando ogni
tanto con qualche notizia blanda e frivola, perché Rico
condivideva la visione
di Jeremy secondo cui non si potesse parlare di affari senza prima
avere la
pancia piena. Quando ogni briciola di cibo venne spazzolata via e anche
la
quarta bottiglia di champagne venne accantonata in un angolo,
l’Alfa si schiarì
la gola, come a voler comunicare che adesso era pronto per gli affari.
-
Allora, questi Solitari? –
Nick
non si mostrò particolarmente sorpreso; la notizia
delle aggressioni era arrivata al tg nazionale e nella
comunità licantropa
certe notizie correvano velocemente.
-
Non abbiamo idea di chi siano né di chi li abbia
trasformati, ma sono nuovi. –
-
E non rispettano la legge. – concluse Elena.
-
Non la rispettano o non la conoscono? – domandò
Dominique.
Questa
volta Nick fu sorpreso. Di solito l’Alfa non
permetteva a nessuno di parlare se non dopo aver chiesto il permesso e
di certo
non a una ragazza che non era neanche particolarmente in alto nella
gerarchia
del Clan, appena al quarto o quinto posto.
-
Allora, coraggio, rispondi alla sua domanda; ha
chiesto una cosa molto intelligente. – osservò
Rico.
-
La conoscono, su questo non abbiamo dubbi, ma non
gli importa. –
-
Quindi bisogna punirli. –
Nick
e il resto del suo Branco annuirono all’unisono.
Su questo non c’era alcun dubbio e dagli sguardi dei Bellin e
dei Malakian
anche loro sembravano d’accordo.
-
Non abbiamo bisogno di un Solitario che minacci
gli affari, perciò vi aiuteremo a far fuori il bastardo
… E tutti quelli che
sono coinvolti. –
-
E perché uccidere un bambino è un crimine su cui
non è possibile passare sopra, mai e per nessuna ragione.
– aggiunse Fiamma.
Nick
sapeva perché la ragazza si era scaldata tanto
e aveva preso a cuore la questione; il fratellino, Nathaniel, era stato
ucciso
quando aveva solo otto anni da un Solitario che era impazzito dopo la
trasformazione. La testa di quel licantropo, adeguatamente impagliata e
ben
nascosta alle autorità dal momento che dopo la morte
tornavano ad assumere
forma umana, era stata appesa nel salotto di una delle tante case
sicure del
Clan; Nick non aveva alcuna idea di che fine avesse fatto il resto del
corpo,
ma sospettava che fosse stato fatto in mille piccoli pezzi e bruciato.
Avrebbe
voluto dire qualcosa di intelligente e
profondo, attirarla a sé e far scomparire
quell’ombra triste dal suo sguardo a
suon di baci, ma si limitò a due parole: - Lo apprezziamo.
–
*
Erano
passati tre giorni da quando avevano fatto
visita al Moonshine e da quando Rico aveva garantito che avrebbe usato
tutti i
suoi canali per cercare di capirci qualcosa, ma ancora non si avevano
notizie.
Jeremy
era nervoso più che mai, Clay continuava a
litigare con Elena circa il suo disperato desiderio di tornare a
Toronto da
quel Phillip, e Nick sospettava seriamente che tra i due fosse accaduto
qualcosa.
Non sapeva dire se la cosa gli facesse piacere o meno,
perché l’ultima volta
che la ragazza se ne era andata aveva spezzato il cuore di Clay e a lui
era
toccato rimettere i pezzi insieme. E non era stato un lavoro semplice,
proprio
per niente, soprattutto perché anche lui aveva per la testa
una ragazza e di
conseguenza non era proprio la persona adatta a convincerlo a lasciar
perdere.
Era
sdraiato sul suo letto quando un rumore lo
spinse a voltarsi verso il balcone della sua stanza. Appoggiata al
muro,
completamente vestita di nero, con i capelli tinti di rosso che erano
l’unico
tocco di colore, stava Fiamma.
La
raggiunse, aprendo la porta e facendosi di lato
per permetterle di entrare.
-
Ti fa proprio schifo il pigiama, lupacchiotto? –
ironizzò, occhieggiando al torso nudo e ai boxer che
costituivano interamente
il suo abbigliamento da notte.
-
Sai, non mi aspetto certo di ricevere visite nel
cuore della notte. –
Si
morse la lingua, maledicendosi per quello che si
era lasciato scappare. Adesso avrebbe pensato che da quando
l’aveva conosciuta
non aveva frequentato nessun’altra ragazza. Era la
verità, certo, ma lei non
doveva saperlo.
-
Meglio così. – fu l’enigmatica risposta,
poi lo
oltrepassò e si accomodò tranquillamente sul suo
letto matrimoniale, calciando
via gli stivali dal tacco alto e incrociando le gambe.
-
Ma prego, mettiti comoda. – ironizzò a sua volta,
raggiungendola e sedendole accanto.
-
Come mai se qui? –
-
Porto notizie sui vostri Solitari. –
Se
portava notizie, perché non era arrivata di
giorno o quantomeno era entrata dall’ingresso principale e ne
aveva parlato con
Jeremy e il resto del Branco?
-
Cioè? –
-
Marsten e Santos, ci sono loro dietro a tutto
questo, è una sfida alla vostra autorità e un
tentativo di conquistare un
proprio territorio. Sembra che siano stanchi della vita da Solitari.
– replicò.
Santos.
L’immagine di un ragazzo intorno ai
venticinque anni, capelli corvini e occhi grigi, e una faccia da
schiaffi gli
balenò nella mente. Stefan, il fratello maggiore di Daniel,
il licantropo
traditore che Clay aveva ucciso, l’ex ragazzo di Fiamma.
-
Come l’hai scoperto? – domandò con
improvvisa
freddezza.
Non
gli piaceva l’idea che si stava facendo
rapidamente strada nella sua mente e la conosceva abbastanza bene per
sapere
che quell’incosciente si era sicuramente comportata proprio
come non avrebbe
mai dovuto fare.
-
Ho incontrato Daniel, è stato facile spingerlo a
confidarsi, credo che mi consideri ancora come una specie di sorella
acquisita.
Sai, per Stefan e tutto il resto. –
Sì,
lo sapeva, era praticamente impossibile rimuovere
dal cervello il pensiero che lei e Stefan fossero stati insieme. Era
irrazionale, in quegli anni anche lui aveva frequentato parecchie
ragazze, ma l’idea
che qualcun altro avesse messo le mani su di lei lo mandava in bestia.
-
Perché non sei passata domani mattina a parlarne
con Jeremy? –
Si
sentì trafiggere da quegli occhi ardenti.
-
Perché non volevo attirare troppo l’attenzione
sulla mia presenza qui, sarebbe stato difficile spiegare che avevo
bisogno di
raggiungerti nella tua stanza. O meglio, non sarebbe stato difficile,
ma
sicuramente avrebbe scatenato le battutine imbarazzanti di Peter e ho
preferito
evitare. – si corresse.
Quelle
parole gli fecero correre un brivido caldo
lungo la schiena. Significavano davvero ciò che pensava o si
stava solo
illudendo?
-
Spiegati meglio. – replicò, sforzandosi di far
suonare la sua voce dura e impassibile.
Fiamma
strisciò sinuosamente verso di lui, cingendogli
il collo con le braccia e coprendogli le labbra con le sue. Lo stava
baciando,
lo stava davvero baciando, realizzò con sorpresa, per poi
rispondere al bacio
con entusiasmo.
Si
separarono poco dopo, leggermente a corto di
fiato.
-
Allora, mi sono spiegata abbastanza bene? –
domandò ironicamente, con una scintilla maliziosa nello
sguardo.
Per
tutta risposta Nick le strattonò via il top, con
uno strano rumore liquido che era tipico della seta che veniva
squarciata.
-
Ehy, era di Dolce e Gabbana. – protestò
debolmente,
artigliandogli per ripicca una spalla nuda.
-
Mandami il conto. – borbottò, con voce roca, per
poi gemere quando le unghie lo ferirono a sangue.
Le
sfilò i pantaloni di pelle con molta più
gentilezza, ma arrivato davanti alla biancheria di pizzo nera, che
metteva
ancora più in risalto il naturale colorito alabastrino della
ragazza, la smania
di vederla completamente nuda sotto di sé gli fece spegnere
l’ultimo barlume di
lucidità e lo portò a strappare via mutandine e
reggiseno con un repentino colpo
di artigli.
-
Sei bellissima. – brontolò, ormai al colmo
dell’eccitazione,
sorridendo lievemente quando notò che le guance chiare di
Fiamma avevano
assunto un colorito rosato. Gli piaceva il fatto di essere capace di
farla
arrossire con un commento innocente come quello.
-
Basta parlare, lupacchiotto, fammi vedere cosa sai
fare. –
*
La mattina
successiva, quando l’alba cominciava a farsi largo nel cielo,
Nick venne
svegliato da un fruscio al suo fianco. Fiamma era sveglia e stava
infilando
nuovamente gli stivali.
-
Te ne stai andando? –
Si
odiò per il tono deluso che gli era uscito.
Fiamma
abbassò lo sguardo, imbarazzata, poi lasciò
perdere le scarpe e si concentrò su di lui.
-
Non sapevo se volessi che gli altri mi vedessero
qui, in fin dei conti faccio parte di un altro Branco. –
ammise.
La
raggiunse, afferrandole il polso e attirandola
gentilmente sul letto accanto a sé.
-
Certo che voglio che tu rimanga. Hai la più
pallida idea di quanto abbia desiderato e aspettato che accadesse una
cosa del
genere? E poi, detto tra noi, questa mattina cucina mio padre e baggle,
bacon e
frittelle sono assicurati. –
-
Se la metti così potrei anche restare qui per
sempre. –
Non
seppe dire se la sua fosse solo un’affermazione
ironica o se ci fosse anche un fondo di verità, ma
sospettava che la seconda
opzione fosse quella giusta.
-
Bè, io ci spero. –
Fiamma
rise, chinandosi a baciarlo, - Oh,
lupacchiotto, te l’hanno mai detto che sei assolutamente
adorabile? –
Abbozzò
un sorriso, imbarazzato ed euforico al
contempo.
-
Vado a farmi una doccia, hai qualcosa da
prestarmi? –
Annuì,
passandole una delle sue magliette a mezze
maniche e ringraziando il fatto di essere decisamente alto e che la sua
maglia
le facesse praticamente da vestito, convincendola a non indossare altro
oltre a
quella e il perizoma che era misteriosamente rimasto intatto dopo la
loro
nottata selvaggia.
Attese
una decina di minuti, dandosi una lavata
veloce al lavandino, e indossando una vecchia tuta, poi scese ad
aspettarla al
piano di sotto.
-
Nick, non vieni a tavola? – gli chiese Logan,
passandogli accanto in compagnia di Peter.
-
Già, ragazzino, di solito sei il primo a fiondarti
sul cibo. – convenne il corpulento musicista.
-
Questa mattina arrivo più tardi. –
replicò enigmatico.
Le
sue parole vennero spiegate dall’apparizione di
Fiamma, che scendeva le scale a piedi nudi. Il trucco leggermente
sbavato, l’odore
di pulito della doccia appena fatta, i capelli rossi acconciati in uno
sbarazzino chignon e la maglia enorme di Nick non lasciavano spazio a
dubbi:
era evidente che avesse passato la notte lì.
Gli
sguardi dei due ragazzi passarono rapidamente da
lei all’espressione adorante di Nick.
Incuranti
della loro sorpresa, la neo coppia entrò
in cucina.
Jeremy
aveva un’espressione che poteva essere
descritta come una specie di orgoglio paterno e che era la stessa che
aveva
anche Antonio, affaccendato ai fornelli.
-
Come lo vuoi il bacon, Fiamma? –
Questa
fu l’unica domanda che le venne fatta dall’anziano
Sorrentino, come se fosse perfettamente normale il suo status di
fidanzata di
Nick e fosse una presenza fissa alle loro colazioni di famiglia.
-
Ben croccante, grazie, Antonio. –
Mangiarono
in silenzio finchè Nick non si chinò a
sussurrarle all’orecchio, conscio che comunque la
conversazione sarebbe stata
udita anche dal resto del gruppo, - Ce ne andiamo? –
Annuì,
vuotando il bicchiere di spremuta d’arancia e
ridendo mentre il ragazzo la prendeva per mano e la trascinava via.
Antonio
e Jeremy si scambiarono un’occhiata.
-
Il nostro lupacchiotto è cresciuto. – commentarono
all’unisono.
[3.358
parole]
Spazio
autrice:
Okay,
come sempre io vedo serie televisive
fantastiche come questa (sì, dovrò anche leggere
il libro lo so) e me ne
innamoro. Nicholas Sorrentino è qualcosa di …
OMG! Insomma, Nick è sia
maledettamente malizioso e provocante che dolce e fanciullesco, un mix
irresistibile. Insomma, spero di essere riuscita a renderlo bene e che
questa
mia prima OS non faccia troppo schifo. Ce ne saranno delle altre, non
temete,
moooolte altre (È una minaccia? Sì, o una
promessa, fate voi.) visto che in
queste sere avrò sicuramente un sacco di tempo per stare al
pc e scrivere.
Ergo, vi bombarderò e stomacherò con le mie OS
finchè morte non ci separi (No,
scherzo, solo fin quando non mi sarà passata questa Nick
mania). Bene, concludo
dicendo che spero che vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi una
recensioncina per farmi sapere che ne pensate (Sì, anche
solo per dirmi che vi
ha fatto schifo). Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt