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Autore: Lineadiconfine    04/07/2008    0 recensioni
Una rissa e una forte tensione fra Bo e Luke rischiano di sfociare in un vero incubo. Rivisitata con licenza poetica ambito medicina..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Cooter Davenport, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 - RITORNO A CASA

Capitolo 6

RITORNO A CASA

 

Lo zio Jesse aiuta Bo a distendersi sul letto non appena lo sente più tranquillo.

Uno sguardo ai medici.

"Zio Jesse"

"Sono qui".

Bo apre gli occhi si guarda intorno cerca qualcosa, forse qualcuno e lo trova.

"Credevo che..." 

"Sono qui ragazzo, sono qui." Prende le mani di Bo fra le sue." Hai le mani ghiacciate, senti freddo?"

"Un po'.." 

"Vado a prenderti qualcosa per coprirti" 

Jesse accenna ad alzarsi dal fianco di Bo. 

"No, aspetta!"

Bo afferra e stringe più forte la mano dello zio Jesse trattenendolo a e come un flashback improvviso la mente di entrambi torna a quella sera vicino alla finestra quando Bo aveva trattenuto  per un braccio lo zio Jesse nel tentativo di non farlo andar via. 

Si guardano.

Bo lascia immediatamente la presa,  ma questa volta è lo zio a riprendere e stringere forte a la mano di Bo nuovamente fra le sue.

"Vado io a prendere una coperta" interviene puntuale Margaret.

Zio Jesse siede di nuovo al fianco del nipote più piccolo, con una mano gli sfiora il viso 

"Sono qui, resto qui.."

Bo inspira a fatica con una smorfia di dolore.

Il Prof. Brown è pronto in piedi vicino a lui, un'iniezione pronta in mano.

"Non preoccuparti Bo, immediatamente dopo questa ti farai una bella dormita ed il dolore che senti passerà, stai tranquillo".

Bo volta lo sguardo verso il medico.

Un respiro profondo.

"Solo un attimo.." Chiede.

"Bo, senza questa il dolore non  passerà". Insiste il Professore.

Bo fa cenno di aver capito e si volta di nuovo verso lo zio Jesse.

"Zio Jesse.."

"Bo, perchè non pensi a riposare, non c'è bisogno di parlare ora". Cerca di convincerlo Jesse.

"Invece si.." sussurra deciso Bo.

Una mano sulla spalla dello zio Jesse, è Daisy, rimasta lì in silenzio tutto quel tempo.

"Lascialo fare, zio Jesse.."

Daisy sa, da quando tutta questa brutta storia è iniziata, quanto ci tenga Bo a chiarire le cose con lo zio e quanto bisogno abbia di parlargli finalmente. Guarda suo cugino, un sorriso ed un cenno del capo.

Un altro respiro profondo, un dolore lancinante.

"Mi dispiace, zio Jesse,  mi dispiace davvero" Bo guarda lo zio.

"Bo.." cerca di interromperlo Jesse.

"Io...hai ragione, non avrei mai dovuto fare niente di tutto quello che ho fatto."

"Bo..." cerca inutilmente di intervenire ancora lo zio

 "Mi sono comportato da stupido" fa una pausa, un respiro " più del solito."

Una nuova fitta di dolore, Bo si porta d'istinto  una mano sulla ferita alla testa.

"Ora basta!" Interviene il Prof. Brown e si avvicina pronto per fare l'iniezione.

"No, un momento!" Lo blocca Bo, un filo di voce decisa.

"..per favore..." aggiunge.

Il Professore si ferma senza credere ancora di averlo fatto davvero..

Bo si rivolge di nuovo allo zio Jesse, guardandolo in viso, cercandone gli occhi.

"So bene di averti deluso zio Jesse. Non me lo perdonerò mai"

"Bo..."

"Non accadrà  più, credimi"

"Bo" stavolta lo zio Jesse interviene deciso

"Tu non mi hai deluso, nessuno di voi tre potrà mai deludermi, sono così fiero di voi, di ognuno di voi"

Va avanti lo zio Jesse.

"Siamo tutti esseri imperfetti. Capita a tutti di inciampare in momenti di stupidità. Questa volta Bo è capitato a me".

"zio Jesse tu non..."

"Io avrei dovuto tenervi più stretti a me in questo momento di difficoltà, e invece, non so cosa mi sia preso. Ho perso di vista ciò che di più importante il buon Dio mi ha donato in questa vita. Tu, Luke e Daisy. La fattoria sarebbe soltanto un contenitore vuoto e sterile se mancasse anche solo uno di voi."

"Potrai  perdonarmi?" Chiede Bo.

"Solo se tu perdonerai me, Bo". 

Bo guarda lo zio che gli sorride e finalmente si sente di nuovo a casa, riesce a sorridergli.

"Ti voglio bene, zio Jesse"

"Ti voglio bene anche io Bo. Ti voglio bene non scordarlo"

Il Prof. Brown somministra il calmante nella flebo. Quasi immediatamente Bo chide gli occhi, si sente così stanco che dormirebbe e dormirà presto molto volentieri.

Lo zio Jesse si alza, fa un passo indietro.

Bo chiude gli occhi.

"Zio Jesse"

"Si, Bo."

Bo riapre gli occhi per una frazione di secondo, guarda lo zio vicino a lui. Li richiude sorridendo a un ricordo.

"Ti ricordi quando eravamo piccoli e di notte fuori si sentiva il temporale?"

"Come non lo ricordo Bo?"

"Avevamo tutti e tre una gran paura" . Prosegue Bo.

"Già. Io lo sapevo fin troppo bene." Continua lo zio Jesse. "Ed ogni volta vi venivo a cercare e vi trovavo sempre nello stesso posto: rannicchiati uno aggrappato all'altro nel letto di Luke.
Ricordo che mi sedevo accanto a voi, tenevo unite nella mia mano le vostre mani e vi accarezzavo il viso finchè non ero certo che vi foste addormentati  tutti  e tre".

Sposta lo sguardo, Bo, socchiude appena gli occhi, guarda lo zio Jesse, il sonno sta per avere la meglio su di lui.

Lo zio Jesse ricambia lo sguardo.

Si avvicina di nuovo al letto di Bo, prende la sua mano sinistra, la nasconde fra le sue mani. Bo accenna un sorriso, gli occhi chiusi. Lo zio Jesse lascia una mano sulla mano del nipote e con l'altra gli sfiora i capelli, poi il viso e di nuovo i capelli. Come allora, come se fuori ci fosse quel temporale di cui non bisogna più aver paura.

 
    "Luke, ancora sveglio?"

"Non riuscivo a dormire, sarà il caldo, non ci sono  più abituato".

Luke mente allo zio Jesse per non raccontargli che ha fatto di nuovo quel sogno ma stavolta le ombre hanno volti e le voci hanno nomi. Era la rissa al Boars Nest, quella di alcuni giorni prima, quella nella quale Bo per avvertire lui non era riuscito a schivare il colpo all'addome, quel colpo  che probabilmente aveva causato la lesione allo stomaco.

"Non è tardi per rientrare a casa zio Jesse?" accenna un sorriso Luke.

"Sono stato da Bo."

Luke non dice nulla, volta lo sguardo altrove.

"Luke"

Una mano dello zio Jesse sulla spalla del nipote più grande 

"Voltati e guardami Luke". 

Come sempre Luke ubbidisce.

"Vi devo delle scuse"

"Ma che dici zio Jesse?"

"In questi giorni ho trascurato le cose più importanti, non ho visto ciò che avrei dovuto vedere."

"Zio Jesse, stai rischiando di perdere la fattoria che è la cosa più importante per te!"

"No Luke, non lo è. Voi, voi si che siete la cosa più importante. E lo sarete sempre"

Lo zio Jesse allarga le braccia ed accoglie il nipote più grande stringendolo forte a come se rischiasse di perderlo da un momento all'altro. 

Apre gli occhi e si guarda intorno. Vede subito suo cugino Luke di spalle, in piedi vicino alla finestra. Lo conosce molto bene talmente bene da capire che quella non è una visita di piacere.

"Bensvegliato cuginetto!". Il saluto di Luke a conferma del sospetto di Bo.

"Luke, ti prego, non ho  voglia di discutere ora". Il tono della voce basso. La mano sinistra passata tra i capelli.

"Non ha voglia  di litigare il piccolo..." continua con sarcasmo  Luke.

"Che ci fai qui, Luke?" il tono di Bo diventa meno paziente.

"Sono venuto per vedere come stai.."  Risponde Luke con un sorriso ironico.

Bo lo guarda. 

    Luke ricambia lo sguardo  del cugino,  ma è come se non lo vedesse, quasi impazzisce dalla rabbia, è furibondo.

"Non te ne importa niente, non è vero?"

Bo distoglie lo sguardo.

"Di che parli?" quasi senza voce.

"Appunto. Sai a che ora è rincasato ieri sera lo zio? Hai idea di quanto fosse stanco e del fatto che oggi ha dovuto alzarsi all'alba per lavorare?"

"Continuo a non capire..."

"Sei più stupido di quanto abbia sempre pensato" . Infierisce Luke.

"Perchè non ti spieghi meglio, allora?"  Bo sembra cercare qualcosa con lo sguardo.

"E' rimasto qui con te, o sbaglio?"

"Si. Ricordo di averlo visto ieri. Abbiamo parlato un po', chiarito un po' di cose e...si è rimasto un po', non so quanto, credo di essermi addormentato."

"Avete chiarito un po' di cose?" Interrompe Luke. " Andiamo cuginetto, non dirmi che ci credi davvero?"

"Che vuoi dire?". Bo torna a guardare il cugino maggiore.

Sorride quasi sornione Luke.

"Non crederai sul serio che lo zio Jesse ti abbia davvero perdonato per tutto quello che hai fatto?"

"Non ti seguo"

"Sai che novità!" Sorride Luke scuotendo la testa.

Bo lo guarda soltanto.

"Che altro avrebbe dovuto dirti lo zio Jesse in questa situazione? Ovvio che abbia preferito mentire e dire di averti perdonato. Tu lo sai  quanto me che non accadrà mai"

"Te lo ha detto lui?" 

"Non ce ne è stato bisogno, lo  conosciamo molto bene entrambi"

Bo abbassa il viso, distogliendo lo sguardo da quello del cugino per poi sollevarlo di nuovo.

Un respiro. "Che cosa vuoi da me Luke?"

"Te lo dico subito" risponde il cugino più grande prendendo fiato una sola volta :

"Vorrei che tu non fossi mai arrivato alla fattoria, vorrei non aver mai perso tutto il tempo che invece ho perso con te, vorrei che alla fattoria tu non ci tornassi mai più perchè finalmente ora siamo tutti più sereni."

Chissà se Luke si è reso conto di quello che ha appena detto. Bo sicuramente si, ogni parola, ogni singola parola urlata dal cugino, ognuna un altro pugno che fa cento volte più male di quelli ricevuti. Solleva il busto dal cuscino, si appoggia sull'avambraccio sinistro, la mano destra sull'addome.

Prende fiato.

"Farò il possibile per accontentarti. Ora esci da questa stanza, cugino"

La risposta di Luke non si fa attendere.

"Non chiamarmi cugino. Mi disgusta solo l'idea che in noi scorra in parte lo stesso sangue."

   Lo sguardo di Bo cambia d'improvviso ora è diretto negli occhi del cugino è la rabbia che nasconde il dolore. Poi tutto d'un fiato per non lasciar tradire alcuna emozione 

"E va bene vuoi che ti dica la verità? Hai ragione non me ne importa niente della fattoria, dello zio Jesse, di Daisy e di te. Ed ora vattene!"

"Mi fai schifo!"

"Va all'inferno Luke!". 

"Volentieri Bo, ma a giudicare da quello che vedo, non sarò io il primo ad arrivarci"

 Bo solleva lo sguardo, affida agli occhi quello che spera di aver sentito male. Guarda il cugino come per chiedere come possa fargli questo. Si guardano negli occhi. Luke è furioso. Bo è  ferito.

"Vattene Luke, esci da questa stanza!"

"Ma certo. Me ne vado più che volentieri"

Luke volta le spalle al cugino, fa un passo verso la porta.

"Luke!" . 

La voce di Bo lo richiama, Luke la ignora. Fa un altro passo nella medesima direzione.

"Luke!" 

Stavolta la voce di Bo e un grido seguito dal rumore di oggetti che cadono a terra. 

Luke si volta verso il cugino. Bo è appoggiato sul fianco, sull'avambraccio sinistro,  la testa bassa, una mano stretta sullo stomaco l'altra appoggiata sul comodino di fianco probabilmente a cercare il campanello per chiamare l'infermiera caduto insieme agli altri oggetti fino a poco tempo prima appoggiati sul mobiletto. 

Luke si avvicina al cugino che non alza neanche il viso.

"Chiama qualcuno per favore". Il tono della voce quasi impercettibile.

Luke si piega sul cugino per cercare di capire

"Ma che diavolo...mio Dio" sussurra.

Luke sposta il lenzuolo che ancora copre il cugino. Si accorge che Bo perde sangue dalla ferita all'addome, la mano sopra a tenersi dal dolore. 

Bo sposta la mano dalla ferita, uno sguardo alla stessa mano sporca del suo sangue, chiude gli occhi stretti in una smorfia di dolore e la spinge di nuovo sulla ferita.

Luke gli appoggia una mano sulla spalla. E' terrorizzato quanto non ricorda di essere mai stato. Cerca di non lasciarlo vedere.

"Ehi, stai tranquillo,  tranquillo Bo, non è niente. Vado a chiamare qualcuno" 

Fa per allontanarsi ma si sente trattenere. Bo lo ha afferrato con la mano sinistra per un polso, lo stringe forte, lo sguardo basso, non lo guarda ma non lo lascia andare. 

Luke si ferma.

"Sono qui, Bo, sono qui". 

Luke si guarda intorno. Cerca di recuperare il campanello per chiamare qualcuno, lo trova, lo suona ripetutamente. Arriva subito un'infermiera che vista la situazione corre immediatamente fuori a cercare aiuto.

Di fronte alla macchinetta del caffè Karen, il Prof. Brown ed il suo ex allievo oggi eccellente medico chirurgo Dott. Colly, sorseggiano quello che è rimasto di un buon caffè di plastica. Di fianco a loro in un altro gruppo, Cooter, Daisy e lo zio Jesse seguono il medesimo rituale.

Un'infermiera si fa spazio correndo tra i colleghi, chiamando il Professore a gran voce. Soltanto quando si accorge che la famiglia Duke, quasi al completo è lì rallenta il passo e finge tranquillità.

"Prof. Brown...il signor Duke..." il fiatone ed il pallore sul viso la tradiscono. Si guarda intorno, sa che non è facile ma deve andare avanti il più rapidamente possibile. "Perde sangue dalla ferita all'addome", si guarda intorno "...molto sangue".

Il Prof. Brown non le fa neanche terminare la frase, la mano destra sulla spalla del Dott. Colly: "Vieni con me per favore", Karen ed i due medici iniziano una corsa che sembra interminabile verso la stanza di Bo, seguiti da Cooter, Jesse e Daisy.

In un baleno sono tutti intorno a Bo.

Luke è ancora lì, al fianco del cugino che ha convinto a stendersi.

Cerca di calmarlo  "Tranquillo, non è nulla, tranquillo".

Gli tiene stretta la mano, Bo lo tiene dal polso, dell'altra mano, così come lo aveva afferrato, non lo aveva mai lasciato. 

Bo continua a perdere sangue, grida talmente forte per il dolore che per farsi sentire anche Luke deve alzare la voce. 

"Passa, tranquillo devi solo star calmo, tranquillo".

Luke lascia la mano del cugino, gliela passa tra i capelli bagnati. Bo sta sudando freddo,  grida più forte, inarca e  solleva la schiena per il dolore, ricade giu buttando la testa sul cuscino, la mano attaccata alla flebo che Luke gli ha lasciato inizia a tremare.

 Il cuore di Bo è a mille e quello di Luke fa lo stesso.

I medici intorno cercano di tenerlo calmo ma senza alcun successo.

"Ti prego Bo cerca di star calmo, non è nulla, non è nulla". Ci prova il Prof. Brown.

"Non riusciamo a far niente così ed i battiti sono troppo accelerati" . Interviene il Dott. Colly che ha preso prontamente posto al fianco del suo Professore incrociandolo in uno sguardo. 

"E' troppo agitato, fate uscire tutti...subito."  E' l'ordine inappellabile del prof. Brown.

"Per favore, uscite." 

Karen accompagna Daisy e lo zio Jesse alla porta. 

"E state tranquilli...".

Margaret chiude loro la porta alle spalle mentre Karen si avvicina a Luke che è ancora lì e non si muove. Bo lo tiene stretto, talmente stretto da fargli quasi male, ma a Luke non importa, non sente nulla.

Il Prof. Brown guarda Karen.

Karen si avvicina  a Luke appoggiandogli una mano sulla spalla.

"Luke, devi uscire"

"No, resto, non posso...non voglio..." Luke non sposta neanche lo sguardo verso Karen che insiste.

"Luke, devi farlo per lui, non possiamo fare niente così".

Luke guarda il cugino, è sudato, continua ad agitarsi, a gridare, gli sembra di sentire lo stesso dolore o forse è un altro dolore. Stacca a forza la mano di Bo che continua a stringergli il polso. La mano di Bo cade sul letto a stringere le lenzuola. Luke si allontana, non con lo sguardo. Esce dalla stanza la porta si chiude alle sue spalle ed è il crollo di Luke.

 

  
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