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Autore: ChibiKagura    04/07/2008    4 recensioni
Collezione di drabbles e one shots con protagonisti Akira e Takumi, serviti con ironia e romanticismo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Kunoichi in cucina


C’era qualcosa che non andava.

Takumi lanciò un veloce sguardo in giro per l’appartamento, controllando se ci fosse qualcosa fuori posto, ma niente colse la sua attenzione.
Riprese quindi a sfogliare le pagine del voluminoso libro di cucina che sua sorella aveva regalato a lui ed ad Akira per il loro matrimonio, anche se la sensazione di irrequietezza non se ne andò minimamente.
L’attenzione fu difficile da mantenere, mentre i suoi occhi scorrevano le pagine dinanzi a lui, quando, improvvisamente, l’acre odore di bacon bruciato gli riempì le narici. Chiuse il libro con violenza, precipitandosi in cucina dove una confusa Akira stava, tossendo e borbottando, davanti ai resti carbonizzati della loro colazione.
“Merda!” lui urlò, con gli occhi che bruciavano per il fumo che si alzava dalla padella posta sui fornelli.
Azionò la ventola della cucina e, silenziosamente, pregò che il fumo svanisse prima che il sistema antincendio entrasse in funzione.
Come poteva una ragazza così fantastica e talentuosa come Akira fallire tanto miseramente in semplici lavori di casa? Era un ninja, per Dio!
Mordicchiandosi il labbro inferiore, buttò il bacon bruciacchiato nella spazzatura, e cercò di sopprimere la rabbia montate dentro di lui. I dottori gli avevano costantemente detto che non avrebbe dovuto arrabbiarsi e affaticare il suo cuore con troppo stress, e siccome la sua natura era quella di un ragazzo amichevole e rilassato, quello non era stato un problema. Velocemente come era insorta, l’irritazione decrebbe e le sue pulsazioni decelerarono.
Guardò Akira che fissava, con occhi che mandavano lampi, il secchio della spazzatura, brandendo una spatola nella mano destra come se fosse un kunai. Era assolutamente ridicola, e gli strappò un sorriso. “Ti assicuro che quel maiale è piuttosto morto, e non ti attaccherà nell’immediato futuro.” “Pensavo che questo l’avrebbe cotto più in fretta” Akira mormorò seccata incrociando le braccia. “Non prendermi in giro. Avevo ragione.”
“Ma è stato troppo veloce. Ti avevo detto di usare la temperatura media” gemette Takumi. “Ma non ti preoccupare. Non è colpa tua se diventerai un’orribile casalinga.”
“Bastardo!” sibilò la ninja, battendogli sulla schiena la spatola sporca di grasso. “Perché dovrei, quando ho te?”
Takumi sghignazzò. “Ti verrà fame una volta che avrò cominciato la specialità, soprattutto durante le lunghe notti quando sarò di turno in ospedale. Chi si prenderà cura di te?”
“Non sai neppure se sarai ammesso alla scuola di medicina, idiota” sbuffò la ninja.
“Ma tu dovresti imparare nel caso lo fossi!”
Akira prese un lungo respiro, cercando di non pensare, in quel momento, alla sua vita senza di lui. Il suo stomaco borbottante era già un problema. “Bene, insegnami a cucinare, allora. Cominceremo con la colazione” annunciò, arrotolandosi le maniche.
Prendendo il suo grembiule, rosa e ornato di trine, dal gancio sulla porta, Takumi aprì il frigorifero. Stavano ancora vivendo con il budget da studenti, quindi i ripiani erano più vuoti di quello che lui avrebbe voluto. Durante la loro permanenza in America Takumi aveva sviluppato il gusto per le stravaganti colazioni occidentali, e fortunatamente avevano abbastanza ingredienti per preparare una delle ricette dal gigantesco libro di cucina che aveva attratto la sua attenzione. Sperò che sua moglie, più legata alle tradizioni, questa volta non avrebbe protestato. “Pancake alle mele ti sembra possano andare bene, Akira?”
“Sicuro. Cosa devo fare?” chiese la ninja, afferrando il libro di ricette che Takumi aveva incurantemente gettato da parte in preda alla furia.
Lui fece una pausa, ricordando tutti i passaggi implicati nella preparazione dei pancake. “Uhm, sei brava con i coltelli, quindi puoi affettare le mele! Io lavorerò gli ingredienti.”
Akira annuì, e schizzò per la cucina in cerca di un coltello e di un tagliere. Takumi cominciò a misurare la quantità degli ingredienti, casualmente osservando la performance di sua moglie. Sembrava si stesse abituando in fretta, nonostante la disavventura di prima, e la sua velocità e precisione con il coltello erano così intriganti che quasi si versò il latte sulla mano, invece che nel dosatore. Tuttavia, c’era qualcosa in quella situazione che ancora non gli sembrava giusto.
Poi, la consapevolezza lo colpì. Sogghignando, si tolse il grembiule rosa e disse: “Vuoi metterlo, Akira?”
“NEANCHE MORTA!” ringhiò lei, scagliando un pezzo di mela verso la testa del marito. La sua mira era senza pecche, e il frutto gettato via rimbalzò sul bersaglio prima di finire sulle piastrelle del pavimento. Con un sonoro “hmph”, la ragazza riprese il lavoro al tagliere.

Massaggiandosi la tempia sinistra, Takumi decise che, forse, ogni cosa era perfetta.

  
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