Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: itsmeWallflower    24/03/2014    2 recensioni
AU!Klaine Teacher!Blaine, Student!Kurt__
Kurt Hummel è un nuovo studente dell'ultimo anno del liceo Mckinley, Blaine Anderson il nuovo insegnante di letteratura inglese.
Kurt però è anche il ragazzo della metà degli anni di Blaine, conosciuto ad un caffè letterario..
e Blaine è l'uomo che di ragazzo ha ben poco che Kurt ha conosciuto una sera tra l'asteroide 325 e 330.
*Il fatto era che si erano trovati nel momento e nel luogo sbagliati.
Blaine aveva ancora troppe cicatrici da disinfettare e la sua anima da scoprire.
Kurt aveva ancora troppe poche cicatrici da sanare e la sua anima ancora da formare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dedico questo capitolo a te.
Perché sei in piedi più forte, mai sola.
Perché la vita a volte è una bulla.. e ferisce.
Perché ciò che non uccide fortifica.
Sempre.

Capitolo 02.

 
Dopo una chiacchierata cuore a cuore con Rachel e Sebastian e una notte insonne, Blaine aveva finalmente assimilato che Kurt era un suo studente e in quanto tale non avrebbe più pensato a lui sotto forme diverse. Aveva capito che il destino o chi per esso, aveva deciso per lui e aveva detto che quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio caldi però come un giorno d'estate non era la persona giusta per lui. Aveva convenuto, quando il suono della sveglia aveva avvisato che erano le sei e mezzo del mattino, che si era attaccato all'idea di Kurt e non di lui in carne e ossa e che aveva soltanto lasciato che quelle sensazioni chiuse nel cassetto per troppo tempo, prima e dopo Jeremiah, uscissero fuori senza controllo. Ma lui era un uomo organizzato, questo lo sapevano tutti e con tutti i suoi buoni propositi, aveva riaperto quel cassetto, immagazzinato ogni profumo e sapore di quelle poche volte con Kurt ed era passato oltre. Semplice.
Semplice come bere un bicchiere d'acqua.                               
Professore e studente, nulla più.
Quindi, quando mise piede a scuola e si ritrovò a cercare proprio quegli occhi si era detto che era solo per assicurarsi che non ci fosse nessuno che con attività poco consone, lo trattenesse per la sua prima ora di lezione. Quando invece non lo trovò, finse di non accorgersi del suo stesso disappunto e corse a chiudersi nella sua classe.
Blaine Anderson era un caso perso in partenza e fingeva di non saperlo.
Kurt invece dopo un caffè da Santana e un pomeriggio di studio con Nick e Jeff aveva appurato che Blaine Anderson era il suo professore di letteratura e in quanto tale era off limits. "Porcellana, te l'avevo detto di non fidarti dei piccoli principi che incontri." Gli aveva detto l'ispanica offrendogli un biscotto ancora caldo.
Aveva capito poi, che il Karma o chi per esso era davvero un gran bastardo e continuava a metterlo alla prova. Prova che Kurt Hummel non avrebbe perso. Si era deciso, a notte fonda quando proprio il sonno non arrivava, che ora più che mai, doveva concentrare tutte le sue energie in un unico obiettivo, che era quello di andare via da Lima. Una volta lontano dall'Ohio avrebbe potuto dedicarsi alla storia della sua vita, col lavoro che avrebbe amato, una casa-magari un loft- che gli avrebbero invidiato e una famiglia da cartolina. Ma prima di allora, doveva avere testa e cuore solo per sé stesso e lo studio. Niente uomini dagli occhi color dell'ambra caldi come un sole in estate. Semplice. Semplice come bere un bicchiere d'acqua.
Quindi, anche lui quando mise piede nei corridoi della scuola, dopo aver ricevuto uno spintone come buongiorno dallo stesso energumeno che il giorno prima lo aveva bagnato con la granita, si congratulò con sé stesso per aver cambiato strada quando vide arrivare Blaine. E si diede un batti cinque da solo per averlo fatto con tutta la nonchalance che possedeva, convinto che sei ore la settimana di letteratura le avrebbe superate senza troppi problemi. Si era auto-convinto, senza pensarci troppo, che Blaine Anderson era già una piccola piacevole parentesi del passato e che sarebbe riuscito a dividere quel desiderabile uomo dal suo professore, come se fossero due persone diverse.
Sia Blaine che Kurt riuscirono nel loro intento: evitare ed evitarsi. Lo avevano fatto per una settimana intera buttandosi a capofitto in qualsiasi cosa tenesse le loro menti occupate.
Blaine aveva la sua corsa dopo la scuola e i suoi libri da leggere e i compiti da correggere, aveva una madre a cui fare compagnia e amici di cui prendersi cura.
Kurt invece aveva dei compiti da fare, lividi per gli spintoni da nascondere, granite da evitare, una vita sociale da non trascurare e una miriade di corsi extrascolastici cui si era iscritto per i punti di credito, tra cui il glee club.
Il glee era stata una scelta difficile ma presa davvero col cuore. Per quanto quel club era l'ultimo anello della catena, Kurt era più che consapevole che gli spintoni, le offese e le granite ci sarebbero state con o senza iscrizione al glee, con l'unica differenza che con quella dozzina di pazzi ragazzi non avrebbe dovuto affrontare quei fastidi da solo. Aveva capito dopo solo mezz'ora in quella aula canto che nonostante i vari battibecchi per gli assolo e le coreografie, quei ragazzi si sostenevano come una vera famiglia, senza giudicare e criticare ed era proprio quello di cui aveva bisogno Kurt. Il canto era comunque ancora un suo punto debole e a parte un minuto a cappella di Born this way, che aveva cantato come prova per poter entrare nel club, non aveva più cantato.. di solito si limitava ad ondeggiare sullo sfondo e se a lui stava bene così, andava bene anche agli altri. "Un nemico in meno cui combattere" gli aveva detto Mercedes dandogli una pacca sulla spalla prima di continuare a gestire quella banda di scalmanati.
 
Per una settimana intera Blaine, non aveva più fermato Kurt dopo le lezioni, aveva finto di non accorgersi dei suoi ritardi e non gli aveva rivolto parola se non per motivi di studio.. proprio come faceva con tutti gli altri.
Però si era accorto dei continui cambi d'abito di lui, dei suoi continui saltelli se qualcuno chiudeva un po' più forte l'armadietto e del suo stare sempre sulla difensiva. Eppure Blaine aveva continuato con la sua politica dell'evitare contatti fino a quando quel lunedì due giocatori di football avevano deciso di prendersela con Hummel proprio quando lui era nei paraggi.
"Ehi che succede qui?" Aveva chiesto Blaine intromettendosi tra Kurt e un energumeno alto almeno il doppio di lui,
"oh a quanto pare la fatina ha un cavaliere dall'armatura scintillante?" Bofonchiò il giocatore dedicando un occhiata omicida a Kurt che ere rimasto dietro Blaine impassibile, come se lui non c'entrasse niente con la situazione.
"In presidenza ora." Disse Anderson a denti stretti.
"Cosa? Ma chi ti credi di essere?"
"Sono un insegnante, uno di quelli che potrebbero passare l'intero anno a trovare nuovi modi per farti espellere. Forza seguimi!" Kurt a quel punto si era intromesso, non solo perché odiava che Blaine potesse credere che fosse uno stupido ragazzino che non sa badare a sé stesso, ma anche perché sperava che togliendo Karofsky dai guai, poi lui avrebbe ricambiato il favore lasciandolo in pace almeno per un po'.
"N-no professor Anderson, non stava succedendo niente. Karofsky qui, stava solo spiegandomi come la sua squadra preferita di rugby ha placcato una palla difficile. E fatina é solo un nomignolo affettivo con cui mi chiama spesso, come io chiamo Bradipo lui. Siamo amici, non si preoccupi" lo disse recitando alla perfezione la sua parte.
"Che cosa? Kurt!?" Blaine stava quasi per prendersi a schiaffi da solo ma una volta scavato negli occhi pieni di determinazione, sfida e forse anche un po' di speranza di Kurt, lui annuì e sospirò prima di tornare di nuovo da quello che aveva chiamato Karofsky.
"Parlami di nuovo con quel tono e fatti trovare di nuovo in atteggiamenti discutibili nei corridoi e diventerai la mia lista nera Karofsky. Ci siamo capiti?" Il ragazzone per tutta risposta grugnì come fosse un animale e con un ultima occhiata gelida e piena di disprezzo verso Kurt, se ne andò trascinandosi dietro quell'idiota del suo amico.
"Kurt credo che devi parlarne con qualcuno di questa situazione. Se non vuoi farlo con me, puoi farlo con tuo padre o con la consulente scolastica. Parlane, così che potremmo trovare una soluzione." Blaine non si era neanche accorto di essersi avvicinato un po' troppo e di avergli messo le mani sulle spalle per trattenerlo. "Non c'é niente di cui parlare. Ora però, dovresti lasciarmi andare, qualcuno potrebbe credere davvero che io mi sia trovato un cavaliere. Cavaliere di cui, tra l’altro, io non ho bisogno, so badare a me stesso" Kurt fece dietro front massaggiandosi la parte del braccio lesa dal colpo all' armadietto,
"Kurt!" Lo chiamò Blaine, "Hummel!" Urlò trafiggendo la sua schiena con uno sguardo che non ammetteva repliche, peccato però che Kurt non potesse vederlo.
Voleva comportarsi da immaturo? Bene, Blaine lo avrebbe trattato come tale.
"Nella mia classe, subito.. o un'altra nota di demerito non te la toglie nessuno!" continuò e l’altro si fermò per un momento poi fece spallucce e si allontanò a passo svelto lasciando Blaine allibito.
 
Kurt aveva persino pensato di non presentarsi a lezione, ma non poteva permettersi un’assenza, non se Blaine gli aveva messo sul serio un’altra nota e non se voleva avere una A a quel corso.
Quindi non restò sorpreso quando Blaine alla fine dell’ora pretese che restasse in classe.
“non gli stai proprio simpatico eh?” mormorò Mercedes facendogli un cenno con la testa prima di andarsene,
 
“Blai-“ cominciò Kurt quando l’aula fu vuota,
“Professor Anderson, Hummel” disse brusco Blaine, invitandolo a sedersi di nuovo al suo banco con un gesto della mano, mentre lui si posizionava davanti la sua scrivania,
“sono un tuo insegnante Kurt e il comportamento che hai avuto oggi non è stato per niente rispettoso, ma so che tu ne sei cosciente per questo non ti ho messo nessuna nota e non ho nemmeno preso altri provvedimenti. Quello che ho cercato di fare questa mattina era soltanto aiutarti e non c’è niente di.. personale in questo. È un mio dovere d’insegnante assicurarmi che ogni mio studente non abbia nessun tipo di problema. Quel Karofsky ti stava oggettivamente spingendo contro gli armadietti questa mattina, come ti ha colpito con la granita la settimana scorsa. E posso capire se tu non ne voglia parlare con me, ma perché non dirlo alla preside?”
“non c’è niente da dire, so badare a me stesso”
“non fai che ripeterlo, ma chiedere aiuto a qualcuno non significa non saperlo fare, Kurt”
“proprio non capisci vero? io non sono l’unico a cui viene riservato un certo tipo di trattamento.. c’è un intero glee club ad esempio.. e credi che quei ragazzi non abbiano provato a parlarne con la preside? L’hanno fatto, come io ho provato a farlo nel mio vecchio liceo.. ma lo sai come è andata a finire? Sono dovuto fuggire alla Dalton e non voglio farlo anche ora. Quindi professor Anderson io non lo so che scuola hai frequentato prima di venire qui, però posso assicurarti che questa non è New York.”
“la mia idea non cambia, devi parlarne con qualcuno” disse sicuro Blaine, come se avesse letto negli occhi Kurt ogni sua omissione.
Era sicuro Blaine, che per ogni spinta data ad un ragazzo del glee ne erano riservate due per Hummel.
“questa mattina c’erano altri professori nel corridoio, non te ne sei accorto? Hai visto qualcuno intervenire prima di te? no. Quei giocatori di football sono quelli che portano i soldi per i loro caffè nell’aula insegnanti e la carta igienica nei loro bagni è ovvio che non metterebbero mai a rischio la squadra per qualcuno come me” Kurt si alzò rimettendosi la sua tracolla in spalla,
“mi dispiace per il comportamento di questa mattina” disse poi mettendo su un sorriso di scuse e facendo per allontanarsi,
“questa mattina avrei potuto fare qualcosa Kurt, perché l’hai coperto?” domandò invece Blaine, ancora convinto a non demordere,
“avresti potuto fare ben poco invece.. al massimo la Sylvester gli avrebbe dato qualche ora di punizione che non avrebbe fatto altro che accrescere la sua rabbia nei miei confronti. Ho semplicemente sperato che facendo un favore a lui, lui poi lo avrebbe fatto a me lasciandomi in pace” Kurt fece spallucce e Blaine gli sorrise complice, perché –sinceramente- lui non ci avrebbe mai pensato,
“e ha funzionato?” domandò curioso,
“non lo so ancora” fece lui avviandosi alla porta,
 
“Kurt? puoi promettermi che me ne parlerai se la situazione dovesse farsi ingestibile?” lo fermò ancora Blaine, cercando i suoi occhi per trovarci ancora una volta tutte quelle verità che Kurt aveva taciuto e tanta determinazione.
“non succederà”
“ma se succedesse?”
“chiederò aiuto” disse sicuro Kurt e per il momento Blaine avrebbe dovuto farselo bastare.
 
 
Avrebbe dovuto, ma non lo fece.
Non gli bastò quella piccola promessa, perché aveva analizzato ogni singola parola di Kurt e aveva capito che lui era semplicemente stufo di porre fiducia in persone che se ne lavavano le mani e semplicemente non ci credeva più.
Aveva capito che Kurt aveva chiesto aiuto prima, perché –cavolo- c’era anche stato un prima.. un prima di Karofsky ed un prima del Mckinley e tutto quello che aveva ottenuto era stato, forse, un’alzata di spalle e qualche brutta esperienza che Blaine non sapeva se era curioso di conoscerla.
Quindi prese una decisione.. prima di educare gli studenti, c’era da educare un intero corpo insegnanti e non sarebbe stato facile, non da solo.
Per questo alla fine della giornata si ritrovò a bussare alla porta dell’ufficio di Sue Sylvester.
 
"Sono qui da una sola settimana e ho visto più marcio tra questi corridoi che in un quartiere malfamato di New York. Sarò chiaro Sylvester, la squadra di football di cui vai tanto fiera, per stupida ignoranza, sta perseguitando un mio studente, Kurt Hummel. Ora, se lei non trova un modo per far smettere quei ragazzi, giuro che mi assicurerò che la sua amata squadra non vinca neanche un match."
"É una minaccia signor Anderson?" chiese la donna senza scomporsi,
"É solo il modo con cui bisogna parlare per farsi capire, Sue."
"La stai prendendo troppo sul personale Blaine e non ti conviene esporti così tanto per l'unico ragazzo gay della scuola" Blaine digrignò i denti e sbatté i pugni sulla cattedra non riuscendo a contenere la sua frustrazione,
"oh Sue, qui le mie preferenze sessuali non c'entrano niente. Si sta parlando di etica, cosa di cui lei per prima non dispone" Sue alzò un sopracciglio curiosa per poi sorridere maliziosa,
"Anderson faccio questo lavoro da molto tempo ormai, so cosa succede tra i miei corridoi, so quando la situazione diventa pericolosa e ho avuto modo di osservare Hummel.. quando avrà bisogno di aiuto, sarà lui a venire da me." Sue aveva letto più volte il fascicolo di Kurt, sapeva cosa fosse successo al suo primo anno di liceo, sapeva della sua terapia e dei due anni alla Dalton,
"Quando lo fará, sarà già troppo tardi" Mormorò Blaine e il ghigno di Sue fece inviperire ancora di più l’altro, come se quello che le avesse detto era esattamente quello che voleva sentirsi dire.
E non era per niente logico.
"okay Anderson. Io mi assicurerò che Hummel sia tutelato.. e tu mi assicurerai la tua completa disposizione per la guida del glee club."
"Cosa?" Domandò lui spiazzato.
"Io tutelerò Hummel, tu guiderai quel gruppo di disagiati, per tutto l'anno, senza ricompensa" lo ripeté lei con nonchalance giocando tranquilla con i suoi occhiali,
"Non mi paga per le mie ore extra? Io non sono capace di dirigere un coro!" sbottò Blaine guardandola come se le fosse comparso un terzo occhio in fronte,
 "Ci sono stati dei tagli, Anderson. Prendere o lasciare"
"Per tutto l'anno?" domandò dopo un attimo di riflessione,
"Anche solo fino alle regionali. É il massimo che quel club sia riuscito mai ad arrivare, da anni ormai."
"Altrimenti?"
"Altrimenti il glee viene chiuso e Hummel lasciato a sé stesso fino a quando non sarà lui a chiedere aiuto"disse lei facendo spallucce
"Non saprei come gestire un glee club"
"Sei stato il leader del tuo club alle superiori, Blaine.. saprai cavartela"
"Bene, okay.. ma tenga a bada la sua squadra Sue”
 
Non era quello che aveva in mente Blaine.
La sua idea, quando era entrato nell’ufficio della preside era tutt’altra, ma a quanto pareva la Sylvester sapeva il fatto suo.
E lui ci era caduto con tutte le scarpe nel suo gioco ed ora doveva solo sperare che dirigere quei ragazzi sarebbe servito a qualcosa.
 
*
 
Le ore al glee club erano per Kurt importanti quanto leggere un buon libro prima di andare a letto.
Erano quelli gli unici momenti in cui poteva essere sé stesso senza sentirsi stretto.
Erano gli unici momenti in cui poteva gettare la maschera di compostezza che metteva su tutte le mattine prima di entrare a scuola e poteva semplicemente perdersi.
Si perdeva nei battibecchi insensati ed esilaranti di Sugar e Unique o negli sproloqui di Mercedes per spronare gli altri a dare il massimo.. o più semplicemente poteva e voleva perdersi nella musica, magari mentre suonava i tasti del piano o scriveva qualche suo pensiero su di un quaderno.
E di pensieri i quei giorni ne aveva fin troppi, erano sempre gli stessi e riguardanti una sola persona.. ma erano comunque logoranti e doveva scriverli per metterli in ordine e dimenticarli in qualche anfratto della sua testa.
 
Blaine Anderson era il suo rompicapo, il suo cubo di Rubrick.
Lo aveva evitato per tutta la settimana, era sopravvissuto alle sue lezioni cercando di focalizzarsi sulle parole e non sulla bocca da cui venivano pronunciate, non si era mai concesso un solo sguardo alla sua schiena quando era voltato di spalle e soprattutto era riuscito a non usare quel numero che bruciava in quella maledetta rubrica, per poi far cadere ogni sua piccola vittoria quella mattina in corridoio.
 
Perché Blaine si comportava come se gli importasse?
Almeno un paio di risposte logiche c’erano e Blaine gliele aveva pure date il giorno prima quando lo aveva trattenuto in classe.
Gli aveva parlato di etica d’insegnante e di rispetto per ogni studente.. e allora perché Kurt vedeva di più che del semplice interesse di un professore per un suo alunno?
Semplice, perché era quello che voleva vedere, si diceva.
Ed era proprio quello il problema.
Kurt alla fine dei conti, aveva passato una settimana intera ad evitarlo fisicamente senza riuscirci però nel modo platonico ed era bastato uno solo sguardo sinceramente preoccupato verso di lui e un tocco delle mani di lui sulla sue spalle per far venire a galla tutti quei pensieri nascosti neanche troppo bene dentro di lui.
 
Ed era un casino, ma almeno aveva un posto nel mondo in cui non si sentiva inadeguato e non doveva nascondere quello che sentiva in quel momento, perché sapeva che non sarebbe stato giudicato.
Forse.
O forse no.
 
No, certamente no.
Come poteva sentirsi adeguato e a suo agio quando il nuovo direttore era proprio Blaine?
 
Blaine che aveva fatto la sua entrata trionfale con un sorriso genuinamente rassicurante ed in mano una pila di fogli che avevano tutta l’aria di essere testi e spartiti.
 
Il glee club per Blaine era sempre stato uno dei migliori ricordi del liceo.
Far parte dei Warblers, diventarne il leader e vincere le Nazionali era stato un toccasana al liceo.
E proprio perché aveva vissuto l’esperienza del glee sulla sua pelle sapeva che non era mai solo un club in un’aula coro.
Sapeva che era un insieme di storie e sentimenti e sapeva che c’era cuore e passione e tanto altro ancora.
Sapeva che quelli che avrebbe dovuto dirigere non sarebbero stati semplicemente dei suoi studenti e che quelle che avrebbe dovuto impartire non sarebbero state delle semplici lezioni del giorno, no.. era consapevole del fatto che quei ragazzi volevano semplicemente un posto nel mondo dove poter costruire i propri sogni e dove poter credere di valere qualcosa.
 
Per questo non era convinto di essere in grado di aiutarli e di essere il loro mentore.
Per questo mentre percorreva i corridoi del Mckinley per arrivare alla classe, ancora non sapeva cosa dire o fare, però il bello era che, nonostante il fatto che si era ritrovato con quell’impegno solo per un patto stretto con la preside, lui voleva davvero farlo – aiutarli ed essere il loro mentore-.
Voleva davvero trovare, anche lui, un posto nel mondo dove aiutare gli altri a costruire i loro sogni ed il loro futuro.. infondo era proprio quello il motivo per cui aveva scelto di diventare un insegnante.
 
Quindi dopo un ultimo forte sospiro e un’occhiata scettica ai suoi vecchi spartiti entrò in aula con un sorriso rincuorante e una confusione di pensieri in testa che triplicò quando il suo sguardo incrociò quello di Kurt.
 
 Kurt che lo guardava disorientato e Blaine che annegava in quegli occhi disarmanti e disarmati. E avrebbe dovuto saperlo, in fondo, che ci sarebbe stato.
Kurt, al loro primo incontro, gli aveva detto di saper suonare il piano e poi soltanto il giorno prima nella sua classe, gli aveva parlato dei ragazzi del glee.
 
E contro ogni prospettiva, non c'era niente che inducesse Blaine a fuggire da quell'aula. Avrebbe dovuto abbandonare il club, dire alla preside che ritirava il patto e trovare un'altro modo per aiutare Kurt, se non voleva complicarsi le giornate.
Ma per quanto Blaine potesse essere una persona organizzata, voleva che Kurt non fosse semplicemente un suo studente, voleva conoscere la sua storia e il suo cuore e voleva aiutarlo a trovare un posto nel mondo, e il glee club era l'occasione perfetta, senza creare sotterfugi o situazioni ambigue che avrebbero portato a troppe problematiche.
Il glee club sembrava la terra neutrale, la Svizzera, dove era possibile accantonare i ruoli insegnante-studente senza farlo sul serio.
Era come la terra di mezzo, per di più legale, tra quello che potevano essere a scuola e quello che Blaine aveva sperato avere prima che l'anno scolastico iniziasse, con Kurt.
 
Kurt era davvero, completamente confuso. Quello che aveva davanti, che si stava profondendo in mille belle parole, che neanche riusciva a carpire in pieno, era un maschio che di ragazzo aveva ben poco e di uomo tanto, anche troppo. Ed era come riavere davanti quel Blaine incontrato settimane prima da Books&coffe, che gli faceva perdere anche l'unica piccola vittoria che Kurt era convinto avere ancora in pugno: riuscire a dividere quel Blaine dal professore Anderson come se fossero due persone diverse. Quella piccola vittoria era stata la sua più grande soddisfazione, fino a quando l'altro non aveva iniziato a parlare della sua esperienza al liceo con i Warblres come se stesse parlando insieme a Kurt di uno dei tanti libri di cui era appassionato.
"..E quindi proprio perché so cosa significa l'esperienza del glee, non voglio dirvi quanto io sia qualificato nel dirigervi, ma voglio che siate voi a dirlo a me se ne sarò in grado. E soprattutto voglio che vi fidiate di me, che insieme troveremo conforto e forza nella musica. Voglio cercare per voi, canzoni che facciano per voi, ma non solo per elogiare la vostra voce, ma anche per darvene una. Una voce importante, la vostra."
Era un discorso abbastanza plateale e se Kurt non fosse stato del tutto preso da quella bocca che continuava a muoversi veloce e imbarazzata e dalle mani nascoste in tasche troppo strette e dai piedi che dondolavano sulle punte per cercare di seguire chissà quale tempo, forse avrebbe storto il naso e interrotto il discorso con un applauso ironico e qualche sua battuta acida sui bei discorsi e pochi fatti. Ma quello di fronte era la via di mezzo tra l'insegnate Blaine e l'uomo Blaine e Kurt era sicuro- senza neanche sapere il perché- che tutto quello che stava dicendo, era vero. Era convinto che ogni parola sarebbe stata accompagnata da altrettanti fatti.
Forse Kurt avrebbe dovuto fuggire, prendere la sua tracolla inventare qualche scusa e non farsi più vedere in quell'aula..ma quegli occhi d'ambra che erano una metà strada tra quello che non avrebbe neanche dovuto pensare di poter avere e quello che potevano essere a scuola erano troppo allettanti per farne a meno.
Quindi restarono. Entrambi con un peso in meno da sopportare sulle loro spalle e senza saperlo anche sul loro cuore.
"Beh, dovremmo prima conoscerci no? E non parlo di nomi, cognomi, classe che frequentate e cosa volete fare dopo il liceo. Io intendo conoscervi sul serio, per essere davvero una squadra. Quindi che ne dite se ognuno di voi preparasse una canzone con la quale riesce a rispecchiarsi?" Domandò voltandosi di spalle al gruppo per scrivere a caratteri cubitali alla lavagna il tema della settimana: CONOSCERSI.
"Lo fará anche lei Mr. Anderson?" Chiese Mercedes,
"Se lo riterrete necessario, sì. Posso farlo anche io"
"Dovrebbe farlo, sì" disse Artie sicuro,
"E così sia allora.. c'é qualcuno che vorrebbe iniziare ora?"
 
Kurt stava cercando di farsi il più piccolo possibile sulla sua sedia, mentre lo sguardo di Blaine passava in rassegna tutti loro, soffermandosi su di lui, per poi proseguire e tornare di nuovo lì da lui, quando una voce metallica all'altoparlante chiamò proprio il suo nome.
"Kurt Hummel é atteso nell'ufficio del preside. E so che ci sei Hummel, quindi non farmi aspettare" aveva detto la voce e nonostante il fatto che Kurt non avesse ancora avuto modo di conoscere per bene la preside, aveva capito che si trattava proprio di lei in quegli altoparlanti, per questo prese le sue cose, si scusò, un po' in ansia perché proprio non sapeva quale fosse il motivo di quella inaspettata chiamata e se ne andò, senza notare lo sguardo consapevole e quasi colpevole di Blaine.
 
Blaine non sapeva cosa aveva deciso di fare Sue, però era convinto che almeno non avrebbe avuto la faccia tosta di dire a Kurt della loro discussione. Ovviamente volere un atto di "rieducazione" dell'intero corpo insegnanti ad avere una buona etica e ad installare una politica antibullismo era chiedere troppo, però almeno sperava in un piano di sopravvivenza almeno decente.
 
Kurt si era accomodato nell'ufficio della preside senza nemmeno guardarsi intorno. Era entrato, aveva salutato, si era accomodato quando glielo era stato chiesto e senza battere ciglio aveva domandato il motivo della sua presenza lì, convinto di aver mantenuto sempre un comportamento appropriato,  a meno che non si considerasse quello che era avvenuto ieri tra lui e Blai- il professor Anderson. Ma no, Blai- il professore, gli aveva assicurato di non aver preso provvedimenti.
 
 
“Vedi Hummel, conosco tutti i miei studenti, li osservo, li ascolto quando vogliono e li proteggo se ne hanno bisogno. Solo che, devi capire, ho comunque bisogno di tutelare i miei interessi" Kurt sinceramente proprio non sapeva dove volesse andare a parare la Sylvester, per questo annuì e aspettò che continuasse,
"Ho letto la tua scheda e ti ho osservato Hummel.. posso aiutarti, ovviamente a modo mio e alle mie condizioni. C'é un corso di educazione sessuale, che si occupa di parlare anche della condizione degli omosessuali, ma non viene mai preso sul serio e l'educazione su questo argomento viene fortemente a mancare, mandando l'emancipazione a farsi benedire. Credimi, lo so.. ma c'é ben poco che posso fare io per questo e so anche che l'ignoranza che vige in questa scuola, come in quella che hai dovuto lasciare due anni fa, ti sta portando problemi" in effetti a quelle parole Kurt, se fosse stato un personaggio di un fumetto si sarebbe ritrovato con la mascella a terra, per lo stupore.
E il tutto gli fece pensare che la preside non solo era al corrente di quello che succedeva tra i suoi corridoi e non faceva niente al riguardo, ma aveva anche la faccia tosta di venirglielo a dire. Se non fosse stato tanto basito, si sarebbe complimentato per il tanto coraggio.
"Ora, come ti ho già detto: io posso aiutarti. Ci sarebbero due modi. Il primo é quello di assicurarti un impegno da parte mia di dare la giusta punizione a chiunque tu denunci, ogni qualvolta che lo fai, senza però poterti assicurare protezione quando non ci saranno prove contro il colpevole e quando questo agisce di nascosto e fuori le mura della scuola. E tu sai quanto possano essere vendicativi alcuni ragazzi arrabbiati. Oppure tu puoi entrare a far parte della mia squadra dei Cheerios, avendo la completa protezione ad ogni ora, grazie alla divisa. Ti ho visto durante le ore di ginnastica. Sei aggraziato, ti muovi bene e sembri avere resistenza fisica. A te la scelta" disse Sue togliendosi gli occhiali e guardando paziente il suo studente,
"E crede davvero che ci sia da scegliere? Io non mi vendo. Io non voglio uniformarmi alla massa per scappare da quello che sono e che non tutti capiscono.. é un problema loro, non mio." Disse sicuro Kurt, ma la Sylvester non sembrò per niente impressionata, era una donna tutto d'un pezzo lei.
"Non ti sto chiedendo di venderti Hummel. Ti sto dando la possibilità di farti finire l'anno alla grande. Ti sto dicendo di sfoggiare quello che sei davanti agli occhi impotenti di quelli che non capiscono. Ti sto dicendo di portarti a casa coppe di gare Nazionali e punti extra che ti serviranno per il college, ti sto dicendo Hummel, di viverti il tuo ultimo anno di liceo invece che di sopportarlo e basta. E sì, ovviamente dovrai farlo alle mie condizioni perché come ti ho già detto devo tutelare i miei interessi.. e se non l'hai ancora capito la squadra di football insieme a quella di baseball e i cheerios sono quelle che fanno fruttare di più i miei soldi e dare prestigio alla scuola. Ogni partita persa per un giocatore lasciato in panchina o per mancati allenamenti causati da punizioni quantomeno giuste, porta ad una perdita del budget scolastico e lo sai che senza quei soldi non potrebbe esserci il glee club ad esempio, lo capisci? Ti chiedo solo di provarci.. tu pensaci, okay?" Finì il discorso lei con un alzata di spalle e una mano aperta verso Kurt come per salutarlo,
"Dovrò indossare la divisa tutti i giorni?" Domandò stringendo la mano della preside e facendo per alzarsi,
"Solo se lo vuoi, altrimenti basta metterla nei giorni degli allenamenti" Kurt annuì,
"io-io ci penserò."
 
 
Ci pensò sul serio Kurt, per tutto il resto della giornata, una volta tornato a casa, mentre faceva i compiti, quando lo chiamò Nick, durante la cena e poi fino a notte fonda.
Avrebbe potuto fare un elenco di persone che lo infastidivano, sarebbe potuto andare tutte le volte necessarie dalla preside per denunciare ragazzi stupidi e bifolchi.. ma alla fine cosa gli sarebbe rimasto di quell'anno?
Non poteva di certo cambiare le cose da solo, era consapevole del fatto che la Sylvester avesse ragione quando diceva che poteva far ben poco contro l'ignoranza quando nessuno voleva ascoltare, ed aveva ragione quando diceva che denunciare sempre e punire anche se giusto, era un modo per far arrabbiare chiunque ne venisse preso di mira.
Kurt ricordava ancora il ballo di due anni prima. Lo ricordava, nonostante il fatto non ci si soffermasse mai a pensarci. Ricordava l'euforia nell'aver passato una serata piacevole con il suo migliore amico del tempo.
 
Chandler.
Quel nome ancora gli causava una fitta al cuore, anche se, ormai, se n'era fatto una ragione.
Anche Chandler era gay, l'unico oltre lui ad essere dichiarato in quella scuola.
Si erano sempre sostenuti a vicenda e si erano voluti bene sin da subito. Date le circostanze, essere "uniti contro il mondo" era quasi una necessità, ma a loro faceva bene sapere di non essere soli. Lui era stato per Kurt il suo amico, il suo porto sicuro, le sue prime esperienze.
Insieme si erano dati il loro primo bacio, avevano avuto il loro primo appuntamento, le passeggiate e gli approcci a qualcosa di troppo intimo quando ancora non erano pronti.
Erano stati loro, in tutti i sensi, senza mai rompere quel legame che avevano creato per stare bene.. almeno fino alla sera del ballo.
Si erano divertiti, avevano bevuto il punch corretto da chissà chi, avevano spettegolato sui vestiti inguardabili di alcuni ragazzi, avevano riso di coppie improponibili e avevano ballato. Mai un lento, quello no, avevano la guardia abbassata ma non erano stupidi.
Non volevano attirare di più l'attenzione di quanto già due ragazzi al ballo non facesse.
 
Alla fine erano riusciti a passare una bella serata sul serio, a parte qualche bisbiglio e occhiatine infastidite non c'era stato niente che avrebbe potuto far pensare a quello che poi era successo alla fine della serata, fuori al parcheggio, mentre aspettavano i genitori di Chandler che li venissero a prendere.
 
Erano in quattro, forse cinque, Kurt non aveva avuto la lucidità di contarli prima né di ricordarli dopo.
Li accerchiarono, cominciarono a spingerli e deriderli e offenderli con parole troppo forti e troppo crudeli per riuscire a dimenticarle.
Kurt e Chandler si tennero per mano e si difesero per quanto avevano potuto.
Chandler mentre veniva pestato con una mazza da baseball nello stomaco, guardava Kurt negli occhi e non piangeva, urlava e si dimenava e chiedeva di lasciarli in pace, ma non versava una lacrima.
Kurt invece quando veniva colpito con calci e bottiglie di qualche spumante scadente trovate nei dintorni, chiudeva gli occhi, stringeva forte la mano dell'altro e canticchiava Hey Jude dei Beatles, la preferita di sua madre.
E contavano loro, i minuti che trascorrevano e quelli che dovevano passare per non sentire più dolore.
"Non lasciarmi Kurt" erano state le ultime parole che Chandler aveva detto e che lui aveva sentito.
 
Poi Kurt si risvegliò in un letto d'ospedale con un trauma cranico, un braccio slogato, una costola rotta e cicatrici che non sarebbero mai andate via.
E Chandler non lo aveva più visto.. i genitori di lui non vollero che si avvicinasse al figlio durante il periodo di convalescenza e poi un giorno seppe che era andato via.
Si era trasferito, senza un saluto, senza una parola. Alla fine era stato lui a lasciar andare Kurt.
E andava bene così, si era detto dopo settimane di terapia e l'aiuto del padre. Va bene così, si era ripetuto più volte quando scappò da quella scuola per iscriversi alla Dalton e andava bene così quando in quel rifugio aveva trovato persone che non solo lo capivano perché erano come lui o perché erano dovuti a farlo per un regolamento scolastico rigido, ma perché volevano farlo.. perché avevano capito che da capire in verità non c'era niente.
 
Aveva deciso, Kurt.
Aveva deciso quando alla fine di quella notte insonne e di lacrime che aveva versato senza neanche accorgersene, aveva il sorriso di chi non era stato sconfitto.
A modo suo, con le condizioni della Sylvester, si sarebbe preso la sua rivincita. Sarebbe stato sempre lui, fiero e caparbio, con una divisa che non gli piaceva, ma che non lo faceva sentire fuori luogo.
Avrebbe dato uno schiaffo morale a quel Karofsky e Azimio, ogni volta che avrebbe esultato per loro, mettendo in mostra quello che era senza paura.
Era stupido? Forse.
Ma almeno vincevano tutti, tranne gli impotenti e stupidi giocatori di football che dovevano accettare un ragazzo con i pon pon che faceva il tifo per loro senza battere ciglio.
Ovviamente Kurt, quando si presentò dalla preside con la sua decisione definitiva, ritirando così la sua nuova divisa, non aveva messo in conto che il Karma é un bastardo e continuava ad avercela con lui.
 

 
Angolo Wallflower_
 
Ecco il regalo che mi son fatta da sola: L’aggiornamento del secondo capitolo di questa assurda storia.
Chiedo scusa per gli errori che son sicura avete trovato leggendo, non l’ho riletto per bene e quindi non ho neanche corretto quello che andava corretto.. solo che se non aggiornavo ora, non so quando avrei potuto farlo e farvi aspettare ancora non sarebbe stato umano.
Spero che il capitolo sia stato comunque di vostro gradimento e che la storia vi stia interessando.
Ringrazio le persone (più di quante io potessi credere) hanno messo “sta roba” tra le preferite\ricordate\seguite e voglio ringraziare di cuore chi ha speso un minuto per recensire lo scorso capitolo.
Quindi un grazie di cuore a DARKAEONIFRIT, ishuttheworldoutside, klauge84 e wislava. Siete Amazing!!
Grazie anche a chi legge in silenzio.
Ditemi cosa ne pensate, vi prego.
Alla prossima, che spero non sia troppo tardi! 

la mia pagina autore --> https://www.facebook.com/Wallflowerefp
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: itsmeWallflower