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Autore: shutupjames    24/03/2014    10 recensioni
"Caro Fred,
sono io, Ginny. Non so esattamente perchè ti sto scrivendo questa lettera, forse spero possa darmi l'illusione di poter ancora parlare con te.
Ormai è passato quasi un anno, ma nessuno si è ancora ripreso. E tutti noi sappiamo che non ci riusciremo mai, anche se continuiamo stupidamente a cercare di andare avanti."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Dedicato a Gaia e Giulia, che hanno letto per prime questa storia.

Grazie a Gaia per aver corretto i miei errori e aver definito questa lettera "come l'aroma dell'erba tagliata".

Grazie a Giulia per aver dato a questa storia un titolo così dolce.

Vi voglio bene Moony e Pafoot.

 

 

 

Buona Lettura

 

 

 

Caro Fred,

sono io, Ginny. Non so esattamente perchè ti sto scrivendo questa lettera, forse spero possa darmi l'illusione di poter ancora parlare con te.

Ormai è passato quasi un anno, ma nessuno si è ancora ripreso. E tutti noi sappiamo che non ci riusciremo mai, anche se continuiamo stupidamente a cercare di andare avanti.

Sai, a volte Bill e Charlie provano a fare qualche battuta, e per qualche momento tutti ridiamo, ma poi le risate vengono associate a te, a quando scherzavi sempre e facevi ridere tutti, anche la mamma, e tornano il silenzio e la tristezza. La maggior parte delle volte finisce con qualcuno che scappa via, in lacrime.

George è quello che sta peggio. Non ride più. E come biasimarlo? Quando te ne sei andato, quella notte, ti sei portato via un pezzo della sua anima, lasciandolo solo con fiumi di lacrime.

Non riesce più ad evocare un Patronus. Si sta impegnando molto per riuscirci di nuovo, ma anche lui sa che non ne sarà mai più in grado.

Ora esce con Angelina; ieri erano qui a casa sul divano, e dopo quasi un anno gli ho visto in volto un sorriso sincero.

Lo so che avrei dovuto essere felice, perchè ha finalmente trovato qualcuno che lo faccia stare meglio, ma non ce l'ho fatta, e sono corsa via, piangendo.

Io non piango quasi mai, tu lo sai bene, ma vedere il suo sorriso mi ha illusa per un attimo di poter rivedere anche il tuo, come una volta.

Sai che cosa mi fa stare peggio, Fred? Che avendo tanti fratelli vi ho sempre dati tutti per scontati. Non ho mai pensato che un giorno non troppo lontano uno di voi avrebbe potuto non esseci più.

Non ti ho mai detto quanto ti voglio bene, quanto mi facesse bene parlare con te e con George. Non ti ho mai ringraziato per tutte le volte che mi hai conscolata.

E mi sento malissimo.

In casa non ci sono più specchi, sai? George li ha rotti tutti.

Ogni volta che ci si vedeva riflesso scoppiava in lacrime e distruggeva tutto quello che gli capitava a tiro. Ha rotto anche qualche finestra, colpevole solo di avergli mostrato la sua immagine riflessa.

Di avergli mostrato il suo volto.

Di avergli mostrato il tuo volto.

È rimasto un solo specchio; uno grande che mamma non voleva andasse distrutto, e che così ha messo in soffitta. Ogni tanto sento George che sale le scale e se ne sta rintanato lassù per ore ed ore, la notte.

Hai lasciato un grande vuoto, Fred. Un vuoto che non si colmerà mai.

Quando qualcuno a noi caro muore, si prova a superare la cosa, o, almeno, a metterla da parte e ad andare avanti. Ma non si può andare avanti, Fred. Non quando a morire è qualcuno come te.

Non chiedermi il motivo, perchè non ne ho idea; so solo che non si può, Fred. Non si può e basta.

Mi manchi da morire. Mi stupisco da sola di quanto intensamente io senta la tua mancanza.

Mi manca la tua risata, e quella di George che, lo so, non sentirò mai più. Mi mancano i tuoi scherzi idioti, il rumore di un'esplosione che esce dalla vostra camera, le tue battute pessime, il tuo costante buon umore, e, più di tutto, mi mancano i tuoi abbracci e quel tuo stupido sorriso sghembo.

Sai, nessuno ha il permesso di entrare nella vostra stanza, nemmeno la mamma. Però, un pomeriggio in cui George era al lavoro, ci sono entrata di nascosto. Sul tuo letto ci sono valanghe di lettere che George ti ha scritto. Ti racconta le sue giornate e tutte le sere ti augura la buona notte.

Mi sono sempre chiesta come mai sussulti ogni volta che arriva un gufo indirizzato a lui. Ora lo so.

Vedere che si illude sperando in una tua risposta è dolce e struggente allo stesso tempo.

Non so che senso abbia dirti tutto questo. Probabilmente, semplicemente non ne ha uno.

Mi manchi Fred. Mi manchi tantissimo. Manchi a tutti noi.

So che tu non ci vorresti vedere così, che vorresti andassimo avanti e superassimo la tua morte; ma come si può?

Come si può ridere se tu non ridi con noi?

Come si può essere felici se tu non ci sei più?

Come si può anche solo pensare di sorridere se tu te ne sei andato e non tornerai più indietro?

Semplicemente non si può.

Sai, qualche volta la mamma si sbaglia e apparecchia la tavola per nove. Quando se ne accorge, scoppia in lacrime e ci chiede scusa.

Anche se nemmeno lei se ne rende conto, io so per certo che ancora spera di vederti varcare la soglia chiedendo "che si mangia, gente?".

Lo speriamo ancora tutti.

Ogni mattina spero che quando scenderò in sala ti vedrò sul divano e capirò che era tutto solo un terribile incubo.

Ma le mie speranze non sono sempre vane.

Perchè tu, Fred?

Perchè tu e non un uomo più vecchio che avesse già dato al mondo ciò che poteva?

Perchè proprio tu, così giovane e così pieno di vita?

Non mi so dare una risposta, e per questo non mi so dare pace.

Tutto quello che posso fare è sperare che, ovunque tu sia, possa leggere queste mie parole e quelle che George ti scrive tutti i giorni, dirti grazie, per tutto quello che mi hai donato quando eri qui, a me e a tutti noi. Grazie per le risate, per i pomeriggi di gioco, per avermi insegnato a volare, per essermi stato sempre vicino. Spero solo che, da lassù, tu possa aiutare George a sorridere di nuovo. Perchè vedo il tuo sorriso nel suo.

Ti voglio bene, Freddie.

Un abbraccio,

 

 

La tua sorellina.

  
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