Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: _Frency_    24/03/2014    3 recensioni
Ci sono momenti in cui bisogna fare delle scelte, e non ci si può più tirare indietro. Bill è più deciso che mai a vivere a fondo la sua storia con Kerli, e il primo passo è presentarla ufficialmente alla famiglia. Tom desidera rimediare ad un errore commesso in passato, e tornare in Germania sembra l'occasione perfetta. Georg e Gustav si trovano coinvolti, una volta ancora, nelle balzane idee dei compagni, che sembrano pronti a tutto pur di non lasciarsi sfuggire le ragazze che hanno rubato loro il cuore. Proprio queste ultime, anime femminili coinvolte in una storia che le vede protagoniste, si trovano per la prima volta faccia a faccia. E sono due mondi agli antipodi che si scontrano, non solo due donne che all'apparenza non hanno nulla in comune. Incomincia così una rocambolesca storia che racchiude al suo interno sia giornate luminose che tempestose, proprio come gli animi mutevoli dei suoi personaggi. Perché ognuno di due cela in sé luci e ombre. Cosa succede, quando il confine tra l'una e l'altra si assottiglia, fino a diventare una mera illusione?
[Seguito di: "No Woman No Cry" e "Wonderland"; ultima parte della serie "Ricami sul Cuore".]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ricami sul Cuore.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6: Delicate Balances.

 
-Marley, dov’è Tom?-

La vocina di Denise accolse Nesta non appena rimise piede nell’appartamento, riscuotendola dai suoi pensieri.

-Non c’è, è andato via- sbottò senza degnarla del minimo sguardo, passandosi una mano sul volto stanco e sperando vivamente che non si notassero troppo i suoi occhi ancora lucidi.

-Perché?- insisté la bambina, inginocchiandosi difronte alla sorella, accasciatasi contro il legno della porta.

-Perché sì-

-Non puoi rispondere così! Lo dici sempre a me e a Daphne!- la rimproverò la piccolina con aria saccente.

Nesta alzò gli occhi al cielo, esasperata: non era decisamente in vena per giochi come quello.

-Io sono grande, e so quando si può rispondere o meno in questo modo- ribatté.

-Ma…-

-No, niente ma- l’interruppe bruscamente Nesta, rialzandosi in piedi e porgendole la mano, invitandola a fare altrettanto.

-Adesso torni da Daphne e ti dimentichi di tutta questa storia, ok? Su, da brava- le diede una leggera spintarella in direzione della sua cameretta.

-Sì, però…-

-Denise!- scoppiò Nesta, alzando la voce e incrociando le braccia al petto.

La sorellina sgranò gli occhi scuri davanti a quell’eccesso di rabbia, prima di voltarsi rapidamente e lasciarla sola. La ragazza prese un profondo respiro, cercando di calmarsi.
Era infuriata, e avrebbe solo voluto sfogare tutta la propria delusione e tutta l’amarezza. Avrebbe voluto urlare fino a perdere la voce, e invece doveva ricacciare indietro le lacrime che prepotenti le bruciavano gli occhi. Tirò un pugno violento contro la porta, reprimendo un gemito di dolore e di rabbia.

Perché mi hai fatto questo?

Lo aveva sempre temuto. Sapeva che, se mai Tom fosse tornato, lei avrebbe avuto poche possibilità di superare indenne quell’incontro. E l’acceso litigio di pochi minuti prima ne era la prova concreta. Si morse le labbra, stringendo forte le dita sulla stoffa della maglietta.

Ti odio.

Sì, lo in quel momento lo detestava. E si odiava con tutta sé stessa per non aver potuto fare a meno che il suo cuore battesse all’impazzata non appena l’aveva rivisto. Perché quando aveva scorto quel sorriso luminoso incorniciargli il viso, quando aveva capito che quel sorriso era per lei, che quel sorriso era lei, tutto il resto aveva perso importanza. C’era solo Tom, con la felicità dipinta sul volto, e il suo cuore che batteva troppo veloce per permetterle di pensare chiaramente a qualunque altra cosa che non fosse lui. E proprio mentre la tentazione di gettarsi tra le sue braccia stava per sopraffarla, in un lampo aveva rammentato tutto ciò che l’aveva portata a cercare di dimenticarlo, tutto ciò che l’aveva spinta a farlo rimanere solo un prezioso ricordo custodito gelosamente nel cuore. Non poteva permettersi un nuovo passo falso, e urlargli contro di andarsene era stato il modo migliore per dimostrarlo sia a lui che a sé stessa. Perché, dopotutto, se lui l’avesse odiata sarebbe stato ancor più facile cercare di andare avanti. Anche se faceva male.
 


Kerli si diresse a passo svelto in direzione della camera che condivideva con Bill, armeggiando con la borsa alla ricerca della chiave. Lei e il cantante avevano deciso di andare a ballare in una delle tante discoteche di Amburgo, della quale Kerli non ricordava nemmeno il nome a dir la verità. Il ragazzo le aveva assicurato essere un posto fantastico, e a lei bastava quello come garanzia. Dopo la discussione di quella mattina sembrava che lui volesse farsi perdonare, perciò, quando nel pomeriggio le aveva fatto quella proposta, lei si era mostrata entusiasta. Ripensò con un dolce sorriso sulle labbra a quanto fosse stato carino da parte sua, e persa com’era nei suoi pensieri per poco non si scontrò con Tom, altrettanto soprappensiero.

-Tom!- esclamò, mentre cercava di riprendere l’equilibrio.

-Oh, Kerli, perdonami- bofonchiò il chitarrista, senza guardarla negli occhi e superandola velocemente senza una parola. La cantante gli rivolse un’occhiata allibita, prima di proseguire lungo il corridoio scuotendo la testa.

Quando finalmente riuscì a mettere piede nella sua stanza si stupì di vedere Bill steso sul divano del salottino, con espressione corrucciata sul volto. Indossava ancora i pantaloni fin troppo larghi della tuta e una felpa tutta stropicciata. Kerli era sempre più sbalordita.

-Scusami, ma che ci fai ancora così?- domandò, indicando con un cenno della mano il suo abbigliamento.

-Umm? Così come?- ribatté Bill con tono distratto, come se stesse pensando a tutt’altro.

-Mi prendi in giro? Sei ancora in tuta! Io speravo che fossi già pronto, anche perché adesso serve a me il bagno per prepararmi- spiegò,
alzando gli occhi al cielo esasperata.

Bill a quel punto si alzò, passandosi una mano tra i capelli e affiancandosi alla ragazza. La prese dolcemente per un polso, impedendole di cadere mentre in equilibrio su un piede solo si sfilava i tacchi alti.

-Bill, ma che cosa…?- balbettò, rimettendosi in piedi completamente scalza.

-Io…- incominciò lui, prima di scuotere la testa e limitandosi ad abbracciarla. Kerli sorrise teneramente contro il suo collo, ricambiando quella stretta così rassicurante.

-Bill, stai bene?- domandò la ragazza, ancora sorridente, sciogliendosi leggermente dal suo abbraccio.

-Sì, sì non preoccuparti- la rassicurò lui -Avevo solo voglia di un abbraccio- aggiunse poi con dolcezza, nascondendo una volta ancora il viso nell’incavo del collo della ragazza.

Kerli ridacchiò, mentre il respiro caldo di Bill le solleticava la pelle.

-Dai, Reginetta, vai a vestirti, che io così trasandato non ti lascio uscire!-

Bill mugugnò qualcosa di incomprensibile, prima di stiracchiarsi e ancheggiare fino al bagno.

-Ehi, sai che ho incrociato tuo fratello prima?-

La voce della ragazza giunse affievolita al cantante, intento a sistemarsi i capelli con gesti sicuri, che però si interruppero non appena udì quelle parole. Deglutì, improvvisamente a disagio, e ringraziò che lei non potesse vederlo guardarsi disperatamente intorno alla ricerca di qualcosa di sensato da dire.

Qualsiasi cosa che non fosse la verità.

-Ah, davvero?- balbettò, mentre la sua fidanzata si affacciava alla porta del bagno, con l’elegante vestito che aveva indossato ancora semislacciato su un fianco.

-Già- annuì lei -Sembrava piuttosto strano…- aggiunse poi, squadrandolo con aria improvvisamente indagatoria.

-C’è qualcosa che dovrei sapere?- chiese, incrociando le braccia al petto.

Tom non sta bene, e io mi devo prendere cura di lui.

-Sei troppo apprensiva- sbottò Bill, scuotendo la testa.

Kerli sgranò gli occhi sorpresa, incrociando le braccia al petto.

-Oh, scusa tanto se mi preoccupo per voi!- ribatté lei, indispettita.

-Non ti diamo nessun motivo per cui preoccuparti…-

Kerli scoppiò a ridere nervosamente, rifiutandosi di credere che il ragazzo che aveva difronte potesse essere serio.

-Scherzi, vero? Perché è da quando siamo ad Amburgo che non faccio che essere in pensiero per te e per tuo fratello!-

-Non ne capisco il motivo, sinceramente- insisté lui.

Kerli sospirò pesantemente, lasciando cadere le mani lungo i fianchi, sconsolata.

-Allora va bene, Bill: hai ragione tu- disse amareggiata, senza guardarlo negli occhi. Terminò di allacciarsi con gesti bruschi i bottoncini che chiudevano il vestito sul fianco, soffocando le parole che avrebbe voluto gridare contro il ragazzo ancora fermo accanto a lei.

-Bambolina…-

-Non chiamarmi così- lo interruppe freddamente lei -Io sono pronta, ti aspetto nella hall. Vedi di non impiegarci troppo- mormorò, uscendo a passi svelti dalla stanza e lasciando il ragazzo in piedi al centro della stanza, un’espressione smarrita sul volto e la netta sensazione di continuare a sbagliare qualcosa.



Gustav sapeva bene che quel mattino qualcosa non andava, non andava per nulla. Nonostante fosse una splendida giornata di sole e l’aria fosse tiepida e profumata, nonostante non ci fosse una gran folla di persone per strada e si riuscisse a passeggiare tranquillamente senza smarrirsi nella calca; nonostante tutto, qualcosa non andava. Era la prima uscita che facevano tutti e cinque al gran completo da quando erano ad Amburgo, e lo avevano fatto solo per assecondare il desiderio del bassista di mostrare a Kerli alcuni dei posti dove avevano trascorso l’infanzia. La ragazza aveva accettato entusiasta, anche perché così aveva avuto la possibilità di perdersi in chiacchiere con Georg, senza dover pensare troppo alle discussioni avute il giorno prima con Bill. Quest’ultimo non aveva praticamente aperto bocca da quando erano usciti dall’albergo, e la cosa aveva insospettito non poco il batterista.

-Avresti dovuto vederli, erano completamente sconvolti. E Bill che per poco non vomitava per strada mentre tentavamo di riportarli a casa!- raccontò il bassista e Kerli rise, immaginandosi i due gemelli adolescenti che venivano riportati a casa dagli amici dopo la prima sbronza.

-Hagen, è inutile che parli male solo di loro due, anche tu eri fuori come un balcone quella sera!- sbottò Gustav.

La ragazza lo soppesò con lo sguardo. Aveva indossato gli occhiali scuri, perciò le era impossibile guardarlo negli occhi, ma avrebbe giurato che per una frazione di secondi i loro sguardi si fossero incrociati e lui le avesse accennato un sorrisetto d’intesa. Solo poco dopo però, quando lui e Kerli rimasero un poco più indietro rispetto al gruppo, si decise a parlare.

-Bill è taciturno oggi- constatò il ragazzo, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Kerli gli lanciò un’occhiata interrogativa, come se gli stesse silenziosamente domandando dove volesse andare a parare.

-Sai, quando litigavamo, da piccoli, capitava che non mi rivolgesse la parola per delle ore. E se consideri quanto sia logorroico Bill, era il massimo…-

-Non so dove tu voglia arrivare- lo interruppe lei -Avete litigato?-

Gustav scosse la testa, sorridendo appena.

-Avanti, ha passato con te quasi tutta la giornata. Dove avrebbe potuto trovare il tempo per discutere con me?-

-Non lo so, magari avevate…-

-Dai, Kerli, smettila di fingere. Hai capito cosa intendevo poco fa-

La ragazza sospirò, affranta.

-È così palese che abbiamo discusso?- domandò allora, rassegnata.

-Abbastanza- rispose francamente lui.

-Non è un gran periodo questo, per me e Bill intendo- chiarì la ragazza.

-Spesso discutiamo, sai? È una situazione che andava avanti già da un mese, credo. Poco prima della partenza le cose sembravano essersi sistemate, ed entrambi abbiamo pensato che fosse solo un po’ di stress. Poi, dopo aver conosciuto i genitori dei ragazzi, la situazione si è incrinata nuovamente- ammise lei, torcendosi nervosamente le mani, e a Gustav fece tanta tenerezza in quel momento.

-Non preoccuparti, vedrai che è davvero solo un momento no per entrambi. Si sistemerà tutto- la rassicurò.

Kerli sorrise, anche se non molto convinta.

-Sei un grande amico, Gus- fece lei con franchezza, stringendogli una mano tra le sue per qualche istante, come per farsi forza. Poi sciolse dolcemente quella stretta e lo invitò a raggiunse gli altri ragazzi.

Georg stava chiacchierando con Bill, che pareva aver ritrovato il dono della parola, per lo meno con i suoi amici. Tom, intanto, si guardava intorno con aria assente, come se non vedesse realmente nulla degno della sua attenzione. Non riusciva a concentrarsi su nulla, perché la sua mente non faceva che divagare e tornare su un unico, doloroso punto fisso: Nesta.
Quella mattina non si sarebbe neanche voluto alzare, avrebbe preferito rimanere solo, chiuso nella sua stanza ad assimilare quel brutto colpo inferto al suo cuore e al suo orgoglio. E invece si era ritrovato nuovamente sballottato per le vie di quella città che stava cominciando ad odiare. In più, come se non bastasse, si era accorto benissimo della tensione tra suo fratello e la sua compagna, e di come tentassero entrambi di ignorarsi per evitare di infrangere il precario equilibrio della loro relazione. Avrebbe voluto volentieri urlare loro che si stavano complicando inutilmente la vita, che avevano la fortuna di amarsi e di essere insieme e che non avrebbero dovuto desiderare altro. Invece non poteva. Non poteva perché era una situazione attraverso cui era passato anche lui, e sapeva bene che era difficile da gestire. Perché è facile fino a che tutto procede per il verso giusto. È facile fin quando ci si asseconda l’un l’altro, fino a quando si resta uniti e sembra tutto rose e fiori. È quando cominciano i problemi che bisogna impegnarsi per superarli insieme. E Tom sapeva che il silenzio tra suo fratello e Kerli non era affatto il modo giusto per provare ad andare avanti. Ripensò con un sorriso alle diverse volte in cui lui e Nesta si erano urlati contro durante alcuni accesi litigi, tra cui anche la sera precedente. Non erano mai riusciti a ignorarsi, perché entrambi erano sempre stati troppo impetuosi e impulsivi per prendere anche solo in considerazione l’idea di rimanere in silenzio. E adesso, invece, si ritrovava per la prima volta a doverle starle lontano.

-Come fai?-

La voce di suo fratello lo distolse dai suoi pensieri. Lo aveva affiancato silenziosamente, e lui nemmeno se ne era accorto. Notò poco distante Kerli, Georg e Gustav che si erano seduti a chiacchierare su una panchina.

-Come faccio a fare cosa?- ribatté, lanciandogli un’occhiata in tralice.

-Come fai ad andare avanti?- si spiegò meglio il cantante.

-Stringo i denti e cerco di non pensarci- mormorò Tom.

Bella cazzata, complimenti Tom.

-E funziona?-

Tom ci rifletté un momento.

Funziona?

Si umettò le labbra prima di rispondere, cercando le parole adatte.

-Ci sono momenti in cui no, non funziona, e ce ne sono altri in cui invece sì, sembra poter andare. A volte ti senti soffocare, e ti sembra di non poter andare avanti nemmeno un singolo giorno così: poi però il peggio passa, e allora sì, sai che potresti affrontare qualsiasi cosa-

-Mi sembra di essere caduto in un tremendo circolo vizioso da cui non riesco a liberarmi- gli confidò Bill, osservando demoralizzato la figura poco distante della compagna.

Tom inarcò un sopracciglio, invitandolo silenziosamente a continuare.

-Ho quasi paura di aprir bocca a volte, perché ho paura di dire qualcosa di sbagliato che potrebbe farla arrabbiare con me nuovamente- il cantante ridacchiò nervosamente, passandosi una mano dietro alla nuca, come se si sentisse in imbarazzo per quella confessione.

-Non dovresti essere così ansioso-

-Sì, ma tu mi conosci: è più forte di me a volte-

-Allora dovresti parlarle-

-Lo so, ma cosa dovrei dirle? Le voglio bene e non voglio ferirla -

-Bill, non potete continuare così, nella vostra relazione un giorno c’è il sole e quello dopo una tempesta! È…-

-…Snervante-

I due si scambiarono un’occhiata, cercando di farsi forza vicendevolmente. Insieme, avrebbero potuto superare qualsiasi ostacolo.

E, in fondo, lo sapevano.










My Space:


Care ragazze, eccomi qua!

Come state? Avete passato bene la settimana?

Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento; come avrete notate la relazione tra Bill e Kerli procede tra alti e bassi, mentre Tom e Nesta cercano di fare i conti il vuoto creatosi tra loro. Non vogliatemi male ragazze, ma era impensabile fare procedere tutto liscio, soprattutto considerando le personalità forti di Bill e Kerli. In questo capitolo ho dovuto dare più spazio a loro, ma nel prossimo mi dedicherò più alla nostra Marley e a Tom.

E adesso, passiamo ai ringraziamenti!

Grazie a
Billina_Pazza, auroramyth e Heilig__ per aver recensito il precedente capitolo: siete state gentilissime, mi ha fatto davvero tantissimo piacere leggere le vostre parole.


Come sempre vi ringrazio tutte ragazze mie, perché rendete possibile questa meravigliosa, nuova avventura, ancora tutta da scrivere e scoprire.

Alla prossima,
Frency.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _Frency_