Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Marikan    04/07/2008    0 recensioni
Può una vita di tenebre aspirare ad un bagliore di luce?
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1
PROLOGO

I suoi brillanti occhi verdi mi perseguitano.
Sono dappertutto: vedo la loro intensa tonalità nel colore delle foglie scintillanti al sole, la spensieratezza negli sguardi dei bambini ed il loro scintillio nei riflessi del sole sulle superfici d'acqua.
ma soprattutto sono nei miei sogni. Lì li posso vedere bene, in tutta la loro completezza, talmente dettagliati da sembrare reali e lasciarmi una sensazione d'angoscia al mio risveglio. Perché nei miei sogni quegli occhi sono tristi, imploranti, quasi sull'orlo delle lacrime; mi fissano, sono piantai nei miei occhi, quasi a volerli sondare, quasi a voler passare al radar la mia anima, che però io nascondo poiché non è una visione adatta a degli occhi dolci ed innocenti come quelli.

1.

Mi svegliai, mi vestì ed uscì di casa. La routine di ogni mattina.
Fuori il sole delle 06.50 intiepidiva l'aria ed elargiva i suoi primi timidi raggi alla città che si stava lentamente svegliando. camminavo lenta, assaporando la calma surreale che precedeva il quotidiano tram-tram frenetico tipico di una metropoli. nelle strade che percorrevo i negozi cominciavano ad alzare le serrande ed a predisporsi per l'imminente giornata lavorativa. Lentamente le strade presero vita, animandosi di strilli, fischi, chiacchiere e qualche sporadico stridore di pneumatici mentre io mi lasciavo trasportare di miei piedi, senza una meta precisa.
Guardavo gli esseri umani affannarsi su questa terra per riempire, completare, trovare un senso a questa vita, ignari del fatto che esistevano alcune creature per cui il tempo era una cosa relativa, per cui la vita non urgeva di un motivo per cui essere vissuta. Creature che avevano dietro e davanti a sé ere di noia mortale in cui trovare qualcosa di davvero stimolante ed appagante. Creature che sarebbero vissute ancora quando i loro tris-nipoti sarebbero diventai cenere ormai da molto. Creature come me.
Creature come lei.

2.

Non sono ancora sicura di come poté accadere, ma ad un certo punto il chiasso provocato dai pneumatici di un'auto che inchiodava e la scontata clacsonata che ne seguì mi distolsero bruscamente dalle mie riflessioni mattutine, facendomi dirigere lo sguardo all'incrocio che avevo appena superato dove, nel bel mezzo della confluenza. era apparsa dal nulla una ragazza. Era apparsa lei. Lei, in mezzo alla strada, con la testa china e le braccia raccolte sopra di essa, a proteggersi da quel mondo alieno, sconosciuto e cattivo popolato da strani esseri che la prendevano a male parole.
non so perché lo feci, se fu un qualche istinto a spingermi o un semplice atto di eroismo, ma mi buttai in mezzo alla mischia di automobili e altrettanti automobilisti inferociti e la salvai.
Il suo corpo esile e fragile rischiò di farsi più male in quell'atto di salvataggio che restando in mezzo a quella strada, ma arrivò sul marciapiede opposto san e salve, senza niente di rotto.
Sentì il suo cuore battere all'impazzata e vidi il sudore imperlarle le fronte candida, ma quello che mi rivolse non fu un viso pieno di terrore e sbigottimento, no; quello che mi rivolse fu un sorriso smagliante.
E li vidi. Quegli immensi e profondi occhi verdi che mi perseguitavano. Quegli occhi verdi che finalmente mi avevano trovata.
"Grazie"
una sola, singola parola. Una sola singola parola che richiudeva tutta la gentilezza e la gratitudine del mondo.
Rimasi interdetta, confusa quasi e lei scoppiò a ridere vedendo la mia espressione.
"Bhe, mi hai appena salvato la vita. Ringraziarti è il minimo che possa fare, non credi?" disse divertita, mentre dava alcuni colpetti alla lunga gonna, rassettandola.
"Comunque io sono Eleanor; e tu, mia salvatrice..." mi guardò, sorridendo. Credo di non averle mai visto nemmeno un velo di tristezza passarle sul volto da quando la conobbi, almeno fino al momento della fuga.
"Eh?...ah, Artemis" dissi, quasi farfugliando.
"Bene Artemis! Direi che, vista l'or, sia il momento di fare una buona colazione! Ti va?"
E senza aspettare la mia risposta mi prese per mano e, canticchiando, mi condusse nel primo bar.

3.

Le brioches erano state appena sfornate ed il cappuccino preparato secondo la migliore tradizione italiana e fu la miglior colazione che ebbi mai fatto da... Niente. La miglior colazione che ebbi mai fatto.
Eleanor aveva una parlantina molto vivace ed anche se alla fine non mi raccontò nulla di davvero personale, mi trattenne ore ed ore in quel caffè parlando e ridendo. Metà dei suoi discorsi mi sfuggirono, non perché mi annoiassero ma perché, mentre la guardavo, cercavo di capire da dove diavolo fosse piombata quella ragazzina così allegra e piena di vita, quella ragazzina così completamente diversa da me.
...

Dopo aver fatto colazione girammo a zonzo per la città e mentre la giovane e vivace fanciulla rimaneva estasiata e meravigliata dalle luci, dai colori e dalla vita della città io mi arrovellavo ancora il cervello sul mistero della sua comparsa.
Camminammo per quasi tutta la mattinata ed infine arrivammo ai giardini pubblici. Eleanor fu subito estasiata dal posto e si avvicinò ai bambini che stavano scorazzando tra le altalene inserendosi subito tra i loro giochi e divertimenti, quasi fosse stata una bambina lei stessa; io mi sedetti su di una panchina ad osservarli. Rimasi però da sola per poco tempo: accanto a me venne a sedersi qualcuno.
Non mi servì girarmi per sapere chi fosse. tra esponenti della stessa razzia ci si riconosce.
Restammo entrambi in silenzio per un pò, osservando i bambini che andavano avanti ed indietro da un gioco all'altro; poi mi decisi a parlare: "Chi è?"
"Che domanda inutile. Sono sicuro che se fai funzionare il cervellino ci arriverai da sola."
"Bhe, di sicuro non una di noi."
L'uomo di fianco a me sorrise : "è un buon inizio."
A giudicare dal suo comportamento...-sospirai- ...dal suo comportamento deduco che sia una degli altri."
Il suo sorriso si allargò: "Tombola! Prego ritirare il premio al bancone principale."
"Poche cavolate- continuai, seria- Cosa dovrei fare io?"
L'uomo estrasse un paio di occhiali da sole dalla tasca interna della sua giacca elegante e li inforcò, sempre sorridendo: "Tu? Proprio niente, tesoro."
Feci per ribattere, ma lui si alzò ed io richiusi la bocca. Diede uno sguardo al cielo, ammirando la bella giornata, poi si girò vero di me, si chinò e mi baciò sulla fronte.
"Non tutti i mali vengono per nuocere." bisbigliò.
Mi scompigliò i capelli e se ne andò.
Eleanor non si accorse di nulla, tropo persa com'era nel dolce ed innocente mondo della Fantasia con i suoi nuovi amici, e fu meglio così.
Poco più tardi i bambini dovettero seguire le loro madri e tornare a casa ed Eleanor tornò da me saltellando, felice come una pasqua.
"Mi sono divertita tantissimo!" proruppe, sedendosi accanto a me.
Un concerto partì all'unisono dai nostri stomaci. La ragazza scoppiò in una risata cristallina ed anche sul mio viso si distese un sorriso. Mi prese per mano e mi alzò dalla panchina: "Forza Artemis, troviamo qualcosa da mettere sotto i denti!"
Ci inoltrammo per il sentiero che conduce all'area pic-nic ed arrivammo ai piedi di un enorme ciliegio, carico di grossi e rossi frutti maturi.
"Oh, è meraviglioso!" esclamò Eleanor, con le mani giunte e gli occhi che le brillavano; così mi venne un'idea. mi arrampicai sull'albero e usando come cesta la mia giacchetta, mi caricai finché non rischiai di cadere dal troppo peso.
Mangiammo ciliegie fino a scoppiarne, parlando e ridendo, tirandoci i semini e finendo col spruzzarci con l'acqua della fontanella. Infine ci sdraiammo sul prato, esauste ed ancora ridacchiando, testa contro testa.
Solo allora mi accorsi del tempo che era passato: il sole stava già percorrendo la via dell'Ovest mentre l'altra estremità del cielo cominciava a tingersi di viola. La sera scese su di noi ancora sdraiate nell'erba e quasi stavamo per addormentarci quando degli schiamazzi che venivano nella nostra direzione ci ridestarono. Mi alzai a sedere, volgendo lo sguardo verso la fonte di quel rumore e vedendo nulla di buono. Guai in vista, come si dice in questi casi.
"Ma guarda un pò che abbiamo qui..." disse il capo-branco.
Il resto della banda lo seguiva, con dei ghigni poco raccomandabili sulle loro brutte facce; e nel riflesso dei loro occhi vidi qualcosa di cattivo, di malvagio, di sinistro. Avevamo avuto la fortuna di imbatterci nella peggior feccia degli Inferi.
Mi alzai di scatto e mi parai davanti ad Eleanor, la quale si alzò a sua volta e mi si aggrappò alla schiena "Ho paura" bisbigliò.
"Tranquilla, ci sono io." le dissi
Il capo mi piantò addosso i suoi occhi rossi pieni solo di odio "Fatti da parte. uno zuccherino come lei non è di queste parti e deve capire cosa può accadere a chi invade il territorio altrui." mi intimò
"Scordatelo." risposi, prendendo per una mano Eleanor, girandomi e cominciando a correre.
uno degli scagnozzi mi si parò davanti ma lo tolsi di mezzo con una spallata e continuammo la nostra fuga.
"Prendetele!"
Corremmo per non so quanto, corremmo per strade, vie e vicoli della città, continuando a cambiare direzione per seminarli, correndo fino a non avere più fiato, fino a sentire i muscoli doloranti, per aver salva la vita.
Infine ci fermammo ai margini della piazza principale, al centro della città, piena di gente per l'appena iniziato happy hour.
Mi appoggiai ad un muro, ansimante.
"G-grazie Artemis- disse una vocina flebile accanto a me- è la seconda volta che mi salvi, devi essere il mio angelo custode."
Un sorriso amaro si disegnò sul mio volto. un angelo custode, certo.
Notai che i suoi occhioni erano lucidi ed una lacrima le era rotolata lungo la guancia, con la manica gliela asciugai e le sorrisi.
"Ti va un gelato?"
Il sorriso le brillò di nuovo sul volto "Oh, siii!!" disse con ritrovato entusiasmo.
"Bene! Allora aspettami qui che vado a prenderli" dissi
"Ok!"
Eleanor si sedette su di una panchina di fianco ad un'aiola e si erse sognante a guardare la gente che girava, ballava, beveva..
Andai a prendere i gelati, ma quando tornai Eleanor non c'era più.

4.

Non la rividi mai più da quella sera, ne i suoi grandi occhi verdi vennero più a trovarmi nei miei sogni.
Così com'era entrata nella mia vita ne era uscita.
Chi ti mandò Eleanor? E per quale scopo?
Non lo so e penso che non lo saprò mai, ma non dimenticherò mai quella giornata.
Grazie piccola Eleanor, grazie per aver portato un pò di sole nella grigia vita di una povera mezzo-sangue.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Marikan