Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: gunpowder_tea    24/03/2014    1 recensioni
"Levi si svegliò con un terribile mal di testa. Girandosi nel letto, vide Hanji nuda stesa al suo fianco e si maledì per averle offerto il suo vino la sera prima per farla ubriacare insieme a lui.
Non sarebbe mai dovuto accadere, non con l'unica amica che le restava, non quando il cadavere di Petra era ancora caldo.
Non avrebbero mai dovuto passare la notte insieme, non avrebbero mai dovuto legarsi fino a quel punto. Ma la vita non aveva l'abitudine di seguire dei piani. Oh, no. La vita vita operava in modo del tutto casuale senza mai lasciare una maledetta risposta"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe, Irvin, Smith, Petra, Ral
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hanji camminava lentamente per il corridoio, i suoi piedi erano  intorpiditi e insolitamente silenziosi mentre sorpassava le stanze nelle quali i soldati erano rannicchiati, intenti a crogiolarsi nel dolore dell'ultima spedizione.
Sentì la gola stringersi, gli occhi inumidirsi di lacrime che non avrebbe mai lasciato scendere.

Erano la sua famiglia, le persone che trovava al mattino insieme a lei e che ritrovava al tramonto, quelle con cui parlava fino a notte tarda sorseggiando té davanti al fuoco.
Le sarebbero mancati, le sarebbero mancati tanto.


Alla fine del corridoio c'era una stanza non diversa dalle altre, se non per il fatto che una luce stesse filtrando attraverso le assi della porta. Una testimonianza di vita. 
Hanji guardò il suo riflesso sulla maniglia di ottone e fu disgustata dal suo aspetto: i suoi occhi erano vuoti, i capelli spettinati, le labbra screpolate e del sangue le si era incrostato sul viso.
Si chiese per un attimo dove fosse sparita la donna piena di vita, di energia e grandi speranze per l'umanità. Quando era stata sostituita da quel guscio vuoto riflesso sul metallo?
La guerra l'aveva cambiata. La guerra cambiava tutti, non importava quanto alte e solide fossero le mura costruite intorno al suo cuore; una volta crollate non sarebbe mai stata più la stessa.

Sentì un debole fruscio di fogli da dietro la porta e si chiese se stesse davvero accadendo ciò che pensava. Si chiese se anche lui fosse straziato dal dolore o se si fosse seduto alla scrivania firmando carte su carte, mantenendo privati i suoi sentimenti per i suoi compagni, per la sua squadra, per Petra.

Fu sorpresa di non trovarlo alla scrivania, sepolto nella burocrazia con accanto una tazza di tè. Era invece seduto sul letto, con la testa china e con i gomiti sulle ginocchia, il mantello verde accanto a lui. La sua manovra tridimensionale era abbandonata sul pavimento, accanto a due bottiglie vuote.

Fu a quel punto che Hanji si rese conto che anche lui era umano, che anche lui poteva sentire il dolore, proprio come chiunque altro.

- Levi? -

Lui non rispose, sembrava non aver notato nemmeno la sua presenza nella stanza. Hanji aveva pensato di dirgli scherzosamente di finire di sbrigare la burcrazia in modo da non scaricarla addosso a lei, ma era così raro vederlo abbattuto e vulnerabile che Zoe non poteva sopportare di aggiungere sale a una ferita così fresca.
Forse avrebbe dovuto lasciarlo solo, dopotutto il lutto era privato per tutti.

Così decise di rimanere in silenzio, goffamente, aspettando che lui parlasse, urlasse, piangesse... Qualsiasi cosa.

- Posso aiutarti? Vuoi qualcosa? -

Levi rise amaramente, e Hanji si ritrasse.

- Vorrei un sacco di cose, ma cambierebbe qualcosa? -

Lei si morse il labbro. Sì, avrebbe dovuto stare zitta.

- Non cambierà niente -

- Lo so -

- E tu non puoi fare niente -

E Hanji sapeva che aveva ragione, il suo tentativo di essere empatica era stato gettato via con poche e scarne parole.

- Lo so - Rispose con un mormorio.

Levi non alzò il suo sguardo, si limitò a spingere via il suo mantello dal letto, rivelando una lettera.

- Visto che sei così intelligente - Disse lui, scuotendosi dai suoi pensieri - dimmi, Hanji, perché? - Per la prima volta la cercò nella stanza, i loro occhi si incontrarono - Abbiamo già perso così tanto, perché dobbiamo perdere ancora di più? -

Zoe rimase lì, scervellandosi per una risposta ragionevole, per qualcosa che potesse placare le loro anime vuote. Ma non riuscì a trovare nulla.
Credeva sempre che ci fosse una risposta per ogni domanda, bastava solo fare il possibile per cercarla, cercare in profondità, scavare negli angoli più scuri della mente e trovarla. Non c'era mai stata una domanda senza risposta per lei, ma in quel momento, quasi per scherzo, si rese conto di non poterne avere una, e non voleva nemmeno saperla.

- Io non lo so, Levi. Non lo so. E francamente - Disse balbettando mentre si sedeva accanto a lui sul letto - Non voglio saperlo - Calde lacrime iniziarono a colarle lungo il viso.

Levi in qualche modo si ritrovò con la testa appoggiata sul suo grembo. I suoi occhi erano atoni e senza lacrime. Alzò lo sguardo; i suoi occhiali erano leggermente storti, i capelli stopposi e disordinati come sempre.
Gli occhi di Hanji erano annebbiati dalle lacrime quando la mano di Levi si avvicinò con le dita callose ai suoi capelli bruni, muovendosi tra i fili come un pettine e sistemandoli intorno al suo viso.

- Perché cazzo stai piangendo? - Riuscì a borbottare.

- E tu perché non lo fai? - Mormorò sottovoce - Ogni tanto fa bene -

Il caporale distolse lo sguardo, poi ordinò.

- Dì qualcosa, questo silenzio mi fa venire troppi pensieri -

Levi fu quasi sicuro di poter sentire il sorriso nella voce di lei.

- Questa è la prima volta che ti sento dire una cosa del genere, caporale -

- E sarà anche l'ultima - Sentenziò burbero. Si chiese perché lo stesse facendo, ma decise di non soffermarsi troppo su quel pensiero.

- Se proprio insisti... - Per una volta, la sua voce non lo infastidì - Hmmm... Io e Petra- -

- Perché non parli dei titani? - La interruppe bruscamente, non voleva mai più sentire quel nome.

- Mi hai ordinato di parlare, e io parlo di ciò che voglio - Rispose lei con voce morbida e nostalgica.

- Mpf - Sbuffò Levi, facendo finta di non curarsene. Dopotutto, era così che affrontava tutto, no? Fingendo di non proccuparsi troppo mentre guardava i vitrei occhi senza vita, i capelli ramati intrisi di sangue e il corpo spezzato di Petra abbandonato in quella foresta buia, dove nessuno l'avrebbe mai più rivista o ricordata dopo la sua morte.
Le ali di Petra erano volate su di lui per un momento, per poi scomparire per sempre nelle grinfie dei titani.

- Come dicevo, io e Petra per un po' abbiamo diviso i letti nel dormitorio - Cominciò - Lei dormiva nel letto di sotto mentre io in quello di sopra. Di notte, a volte cadevo giù durante il sonno, e lei si svegliava sempre per farmi alzare e mi aiutava a rimettermi a dormire. Mi rimboccava le coperte e mi parlava nella sua lingua madre per farmi addormentare. Io non ho mai capito una parola di russo ma... Dannazione, erano le parole più belle che avessi mai sentito in vita mia -

Hanji si fermò, notando che Levi la stava guardando con un'espressione sconvolta.

- E' davvero triste il mondo in cui viviamo, sai? - Aggiunse infine.

Levi si limitò ad annuire. Lo sapeva fin troppo bene.

- Andare avanti, rispettare gli ordini, essere forti, fare sacrifici... - Hanji fece di nuovo una pausa, prima di addolcire un po' la voce - Che muccchio di stronzate, eh? -

Dopo un lungo momento di silenzio, Levi ordinò di nuovo.

- Ripetimi quello che ti diceva -

- Sì, caporale. Ma ti avverto: il mio accento è pessimo - Hanji pronunciò con voce tremante, prima di iniziare a recitare quella che sembrava una filastrocca.

Quelle parole straniere lambirono le orecchie di Levi come gli occhi colpiti dai raggi del sole, ricordandogli un paradiso irraggiungibile, dandogli un senso confuso di speranza e di accettazione.





Il giorno dopo, Levi si svegliò con un terribile mal di testa. Girandosi nel letto, vide Hanji nuda stesa al suo fianco e si maledì per averle offerto il suo vino la sera prima per farla ubriacare insieme a lui.
Non sarebbe mai dovuto accadere, non con l'unica amica che le restava, non quando il cadavere di Petra era ancora caldo.
Non avrebbero mai dovuto passare la notte insieme, non avrebbero mai dovuto legarsi fino a quel punto. Ma la vita non aveva l'abitudine di seguire dei piani. Oh, no. La vita vita operava in modo del tutto casuale senza mai lasciare una maledetta risposta.







Nota ^^
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, mi è venuta un'idea  insolita con questa fic rispetto ai miei normali standard e sono un po' confusa anche io sul come continuarla. 
Ho anche una fantastica incapacità fotonica nell'attribuire i titoli a storie e capitoli, perciò molto probabilmente li cambierò presto XD
Spero di poter postare un nuovo capitolo il prima possibile ;)
  
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