Capitolo
1
ISTERIA
Era così assurdo pensare di ricominciare?
Erano passati
ormai mesi dalla rottura con Brittany, non
aveva più senso pensarla, eppure la ritrovava in ogni cosa,
in ogni secondo. Le
era difficile pensare di fare persino cose banali, come andare a
correre o
uscire con gli amici. Lei viveva in funzione di quel ricordo e non si
stava accorgendo
che la stava consumando, quel fatidico errore la stava uccidendo. -Come
ho potuto … - ripeteva a bassa voce
bevendo il suo caffè, assaporando
ogni parola amara che pronunciava. A quel punto si illuminò
la schermata del
cellulare.
Era una
chiamata.
Non una
qualsiasi.
Era Quinn.
Indugiò
a rispondere. Avrebbe voluto fermarsi ancora a
pensare a tutti gli errori che aveva commesso in passato prima di
provare a
fare qualcosa di alternativo, come rispondere a quella chiamata.
Avrebbe voluto
che in quel momento qualcuno le dicesse: Santana, non puoi proseguire.
Marcisci
qui, con i tuoi ricordi.
Ma alla fine per
non litigare con Quinn, per non
peggiorare ulteriormente la sua situazione, rispose.
-Quinn-
disse, pensando di
pronunciare il nome della ragazza con chiarezza. In realtà
quello che ne uscì
fu un filo di voce, quasi impercettibile.
-Non
dirmi che stai bevendo l’ennesimo litro di caffè.
Avanti, cerca consolazione
nella tua migliore amica e non in una stupida tazza di caffè.
-
Santana sorrise.
Quinn la conosceva meglio di chiunque
altro. Anche se non era fisicamente con lei, era come se sapesse ogni
movimento
che faceva, ogni pensiero che le passava per la testa.
-Troppo
tardi
- disse Santana,
e rise all’improvviso.
-Ridi.
Oh, Dio mio, Santana Lopez sta ridendo. L’ultima volta che ti
ho sentita ridere
risale a millenni fa, è
un miracolo.
Scherzi a parte, Santana … Io sono preoccupata. -
Il sorriso di
Santana mutò in un’espressione seria e
quasi spaventata. Amava che si parlasse di lei a scuola, ma odiava
quando
qualcuno si accorgeva che qualcosa in lei non andava.
- Quinn -
,
disse. -
Se ho passato
io l’esame, ce la puoi fare benissimo anche tu. Per qualsiasi
cosa, sempre nei
limiti della mia bravura, chiedi p … -
-
Non
fare finta di non capire
-
la interruppe bruscamente la bionda. -
E’ da un po’ di tempo che non vieni al
Glee Club, Mr. Schuester è
preoccupato e mi ha chiesto di te. Non riesco mai a dargli una risposta
soddisfacente,
neanche io so più cosa ti sta succedendo Santana. Nessuno lo
sa -
. Quel “nessuno lo sa”
suscitò ancora più solitudine nel cuore di
Santana. Da una parte, però, quel
sentimento le piaceva: non voleva essere aiutata e ascoltata. Le
piaceva quel
senso di abbandono.
-
Quinn
… Ti richiamo
più tardi.
- E riattaccò. Non ebbe modo
di riflettere su quello che stava accadendo, fu come se qualcuno avesse
pronunciato quelle parole al posto suo, come se qualcuno volesse
lasciarla
libera di stare male e così fu. All’improvviso le
lacrime iniziarono a scendere
e le rigarono il volto, gli occhi si fissarono su un punto vuoto, il trucco nero si
sbavò e le labbra cercarono
di trattenere l’Urlo, tremando. Per quanto volesse stare sola
inevitabilmente
le faceva male e in quel momento non avrebbe negato neanche per un
istante che
le serviva un aiuto disperato. Fu inevitabile: scoppiò in un
pianto liberatorio
che si teneva dentro da troppo tempo, le labbra lasciarono passare
quell’Urlo
che non poteva più stare nel corpo della ragazza.
Non
era più in lei.
Sapeva che stava
facendo star male molte persone tra cui
Quinn, sapeva inoltre che stava rinunciando a tutti i suoi sogni, ancor
di più
alla sua vita. Il suo completo panico la portò a strappare
tutte le foto di lei
e Brittany che si trovavano ancora appese al muro e lasciò
cadere i resti sul
pavimento. Non si rendeva conto di quello che stava facendo, sapeva
solo che
doveva farlo per sopravvivere a quel momento, in attesa della calma.
Trovò
sulla scrivania, nascosta tra i libri, la catenina
che le aveva regalato Brittany in segno del suo amore. Le vennero in
mente le
parole che le aveva detto al ballo dell’anno prima: “Un
giorno sostituirò questa catenina con un anello.
Quell’anello sarà tutto quello
che saremo.”
Quell’anello
non era mai
stato indossato da nessuno, non era mai esistito. E se era davvero come
diceva
Brittany, la meraviglia dagli occhi color ghiaccio, allora Santana non
era
davvero più nulla. Era un essere che doveva cercare di
sopravvivere solamente
per vedere le sue grandi aspettative sparire, andare a pezzi, come
delle
vecchie foto strappate dalla furia di pochi attimi, per poi posarsi sul
suolo e
lasciare spazio al silenzio.
Il
silenzio.
Santana aveva solo bisogno di quello.
Si
posò dolcemente sul letto
disfatto, pareva un guerriero sfinito dalla battaglia. Si
sdraiò, strinse il
cuscino a sé, chiuse gli occhi e
… silenzio.
Si addormentò, in tutta la sua bellezza, con
l’espressione serena di un neonato
che ha smesso di piangere.
-SANTANA!-
gridò Quinn, e nel suo grido già si capiva
tutto quello che le doveva dire, tutta la rabbia che doveva sfogare.
Correva
come una forsennata verso di lei. - Santana, adesso non mi scappi!-
Santana era
seduta a mensa. Indossava la divisa da
cheerleader e aveva i capelli raccolti nella sua classica, alta coda.
Benché
fosse la bellissima ragazza di sempre, era sola, con lo sguardo perso
nel vuoto.
Soprattutto non aveva il vassoio davanti a sé.
Quinn
afferrò bruscamente una sedia del tavolo a fianco e
si sedette accanto alla mora.
-Non mangi? Non
parli? Non ascolti? Diamine Santana,
sembri una bambina. Il mondo non sta facendo caso al tuo improvviso
cambiamento,
oppure il massimo che succede è Jacob che vuole
assolutamente intervistarti?
Quinn Fabray non si lascia sfuggire nulla. Soprattutto se riguarda la
sua
migliore amica.
-Beh-
esclamò Santana – adeguati al mondo.-
- Io non sono il
mondo, io non sono gli altri, io sono la
tua migliore amica. Ed essere trattata così sappi che non mi
piace per niente.-
Santana tolse lo
sguardo incantato e si volse verso
Quinn. Dalla sua espressione poteva chiaramente vedere tutta la sua
preoccupazione, tutta la sua rabbia. Poteva vedere tutto quello che le
stava
causando.
- Santana,
Santana ascoltami. Non parlare se vuoi ma ti
prego ascoltami. Non sopporto vederti così, è
più forte di me. E’ da tempo che
non riconosco più Miss Lopez, una delle più belle
ragazze della scuola, la mia
forza. Esatto, la mia forza, perché è questo che
sei per me. Se non sei più tu
mi manca la forza per andare avanti. Non sei forte tu, non sono forte
io. Dio
mio, come posso minimamente pensare di ignorarti? Sarei una vera amica?
Santana
non è questo che vuoi,
non
vuoi essere lasciata sola.
Ci fu qualche
secondo di pausa, secondi che sembravano
interminabili per entrambe. Quinn, dopo aver pronunciato quelle parole,
iniziò
a piangere silenziosamente fissando Santana. Santana fissava Quinn
negli occhi
come per chiederle scusa per tutto quello che stava succedendo e aveva
una
forte voglia di abbracciarla, ma non lo fece per il suo solito
orgoglio. In
quegli istanti era come se si stessero dicendo tutto, il silenzio
stava comunicando tutto.
-Io …
Ti voglio bene.- singhiozzò Quinn – ti voglio bene
e basta. Questo è tutto ciò che mi tiene in piedi
quando ho paura di cadere. La
nostra amicizia, Santana. Vedere la cosa più bella della mia
vita in questo
stato mi sta uccidendo. Rifletti non tanto per me, ma per te. Cerca di
capire
dove ti sta portando tutto questo malessere. Dove
vuoi andare a finire?
Si
alzò e si avviò all’uscita. Santana
continuava a
fissarla vedendola allontanarsi sempre di più. Dove voleva
andare a finire?
Santana non voleva saperlo, però sapeva che se non avesse
fatto qualcosa al più
presto, molte cose sarebbero andate perdute. Quinn, il suo futuro,
tutto.
Fu in
quell’attimo che qualcosa in lei si accese.
E non era furia.