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Autore: Weightlessness    25/03/2014    1 recensioni
Vivo le mie giornate aspettando la notte.
La notte mi eccita.
Le mie vene pulsano, i brividi di piacere mi pervadono.
La vita mi attende. Sento che mi chiama, laggiù per la strada.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dorian Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre amato l'abilità di Wilde nel descrivere le atmosfere dei suoi libri, in particolare la descrizione dell'alba "con l'aria color di madreperla" nel capitolo VII de "Il ritratto di Dorian Gray". Sublime. Ovviamente non mi ritengo minimamente all'altezza di imitarlo, ma quantomeno voglio rendere un piccolo omaggio alla sua immensa bravura.





Un tempo la sera era il mio momento preferito. Il mio momento. Solo mio.
Amavo il rilassante celeste macchiato di grigio perla che si stendeva nel cielo come un mantello di raso dopo il tramonto.
Amavo il suono aspro e tuttavia musicale delle voci provenienti dalla strada, dove mi sembrava di vedere le vite dei passanti che come fili rossi si intrecciavano e si ingarbugliavano tra di loro in un nodo inestricabile fatto di esistenze a me ignote e sorridevo pensando a quanto fosse meravigliosa l'idea di essere tutti indissolubilmente legati. E tra quella medesima gente cercavo con insistenza un qualche volto familiare.
Amavo attendere i miei ospiti affacciato alla finestra, con gli avambracci sul parapetto e gli occhi che assorbivano l'immensità dell'orizzonte, leggendo l'ora nel colore sempre più cupo delle nuvole. L'aria spumeggiante si insinuava nelle mie narici e mi faceva sentire pieno di vita, mentre pregustavo una serata di buon vino e buona compagnia.
Crepuscolo.
Non è giorno, non è notte.
Un quarto d'ora di tutto e di niente.
Tutto era fatto di serenità. L'atmosfera si caricava di promesse e di speranze.
Il quarto d'ora della dolce e trepidante attesa. Uno spazio senza tempo in cui liberavo i miei pensieri, li vedevo aleggiarmi intorno e fluttuare verso la volta celeste. Nessuno mai si intrometteva nella mia dimensione di pace, perché i domestici erano troppo impegnati nel predisporre la casa ad accogliere decine di amici.
Amici.
Mi suona così strana ora questa parola. Amici. All'epoca mi scivolava sulla lingua così soave e armoniosa e più la pronunciavo più mi riempiva il cuore. Invece, adesso che il mio cuore aspira a ben altro, mi sembra che quella stessa parola abbia assunto un sapore in qualche modo perverso e dolciastro, un po' come un veleno che dal gusto sembra innocuo e poi ti strangola lasciandoti senza fiato.
Senza fiato.
Il cielo si sta tingendo di nero. Alcune stelle cominciano a luccicare.
Rimango senza fiato.
Non è lo stupore.
È l'ansia.
Quell'ansia che mi fa fremere ogni sera, quando inizio a scorgere lo scuro manto della notte ad Oriente. L'ansia insopportabile di un'attesa senza fine.
Ora il crepuscolo, questo breve momento tra il tramonto e l'oscurità nella notte, mi da il voltastomaco. Mi fa stare male. Non è altro che la barriera di minuti che mi separa dal piacere.
L'attesa, da un qualcosa di piacevole e stimolante, è diventata un qualcosa di insopportabile e straziante, come se avessi dentro di me un cane affamato che abbaia e divora brutalmente parte del mio spirito.
Più nessun pensiero lieto nella mia mente, solo un pulsare ossessivo e lacerante.
Vivo le mie giornate aspettando la notte.
La notte mi eccita.
Le mie vene pulsano, i brividi di piacere mi pervadono.
La Vita mi attende. Sento che mi chiama, laggiù per la strada.
Dorian, Dorian.
Ha una voce bellissima e mi urla "Godimi, Dorian!".
Posso forse non assecondare una richiesta così disperata, così romanzesca?
Afferro il bastone ed esco correndo per abbracciarla sotto i lampioni appena accesi.
E mentre l'aria si fa sempre più frizzante io mi sento invadere dall'entusiasmo.
La maggior parte delle volte non so nemmeno cosa mi riserva la Vita, ma di qualunque cosa si tratti, io le vado in contro sempre a braccia aperte.
Al diavolo le convenzioni, al diavolo l'etica, al diavolo la morale, al diavolo le regole.
Mi è stato fatto un grande dono, il dono dell'eterna giovinezza.
Ebbene, io sarò bello e giovane per sempre. Tutti si innamoreranno della mia persona fino a dannarsi l'anima per avere un assaggio di me, della mia freschezza, della mia purezza.
I miei capelli color del grano non ingrigiranno, non cadranno lasciando il cranio roseo e lucido in bella vista. La mia pelle non verrà sfregiata dalle rughe, i miei occhi non perderanno la loro incantevole lucentezza. Le mie mani agili suoneranno amabilmente i tasti d'avorio del pianoforte di Lord Henry mentre lui, anziano e decrepito, disteso sul suo divano mi ascolterà ammirato e con le lacrime agli angoli degli occhi.
Le donne mi desidereranno, si struggeranno per me, ammaliate dal mio fascino, dal mio portamento elegante, dalla mia voce suadente. Si abbandoneranno ai miei baci tra le note di Schumann in un palchetto del teatro e poi si lasceranno condurre inermi da me in un bordello a godere della mia raffinata arte di amare.
Intanto vago da solo nel labirinto delle strade di Londra, oppresso dal desiderio di soddisfare le mie brame, anche se so che non sarò mai sazio.
Mi ci vogliono liquori forti per iniziare al meglio questa notte. Poi magari mi presenterò a casa di Henry e godrò della compagnia del suoi piacevolissimi ospiti.
La notte trascorrerà tra risa e brindate e quando l'alba sorgerà argentea su Londra mi sorprenderà abbracciato a qualche virtuosa dama in una delle sontuose stanze della casa del mio amico.
Sento già tra le mie labbra il fatale sapore del peccato.
Misericordia per la mia anima!
La mia anima... Rinchiusa entro una cornice d'oro e segregata nella stanza più irraggiungibile della mia casa. Il suo ricordo è piacevolmente doloroso. Rappresenta tutto il marcio che ho dentro. È una finestra sulla mia imbrattata coscienza. Ma dopotutto è solo l'apparenza che conta. La bellezza esteriore è sovrana, vero Henry?!
Mi blocco in mezzo al viale e faccio scorrere lo sguardo su ciò che mi circonda.
Il buio ha avvolto tutto, a mala pena la luce ocra dei lampioni aiuta a definire il contorno delle fronde degli alberi.
Ogni cosa sembra aver perso la sua vitalità e il suo colore per donarli a me. 
"Dorian, il mondo é nelle tue mani." Il mondo è in mano a chi possiede la bellezza.
Ma io non la possiedo, semplicemente. Io la incarno!
Quella faccia disgustosa e putrida impressa sulla tela non mi spaventa. Non mi desta nessun rimpianto. Niente può mettere paura a Dorian Gray. Non ho tempo per pensare alla mia dannazione, non ne ho nemmeno voglia. Esigo qualcosa di concreto.
Sfodero dalla tasca della mia giacca una scatoletta dorata e estraggo una sigaretta.
La sigaretta è il prototipo perfetto del piacere perfetto, dice sempre Henry, è squisita e lascia insoddisfatti.
Quanto è vero!
L'accendo e in un istante spazza via dalla mia mente confusa e delirante ogni singolo pensiero molesto.
Aspiro.
Assaporo.
Espiro.
Sospiro.
Sorrido.
È solo l'inizio di una delle mie tante notti di perdizione.
  
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