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Autore: PinkyRosie    25/03/2014    4 recensioni
Lei, Susan, non avrebbe dovuto innamorarsi di lui, Julian. E lui non avrebbe dovuto ricambiarla... perchè loro sono fratello e sorella. Il loro è un amore vietato dalla legge, turpe, immorale. Ma al loro cuore non importa nulla della legge.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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DISCLAIMER

Attenzione: questo racconto tratta una tematica molto delicata: l'incesto, nella specifica, tra fratello e sorella. Come dettato dal regolamento di EFP, non ho descritto scene di sesso, tanto meno scabrose, solamente accennate in modo vago. Ho descritto un paio di baci, ma nulla che potrebbe turbare anche i lettori/lettrici più restii. C'è solo lo scoprire e il crescere dei sentimenti che i due protagonisti provano l'uno verso l'altra, il racconto si basa su questo. Anche le idee espresse dalla protagonista sulla vigente legislazione, che , come sapete, proibisce le relazioni incestuose, NON RISPECCHIANO IL MIO PENSIERO ma sono solo un suo pensiero che si inserisce in maniera logica e coerente nella vicenda. Confido che questo mio scritto non violi il regolamento di questo sito (ho letto cose molto , ma molto più esplicite qui, sullo stesso argomento...), né la sensibilità di alcun lettore/lettrice. Ovviamente, se l'argomento vi turba, evitate di leggere, anche se, come ripeto, non ho assolutamente inserito lemon. Metto il rating arancione esclusivamente a motivo del tema trattato, ma sarebbe stato solo giallo.

Se invece non avete problemi, spero proprio che questa storia delicata vi prenda il cuore, vi faccia sognare... perchè quello sarebbe il suo scopo.

A chi vuole, buona lettura, e se, ve la sentite, lasciatemi un'opinione,

Vi ringrazio! <3<3<3

 

 

AMORE IMMORALE

 

 

Julian mi passa accanto veloce, mentre prende la sua tazza di caffè che beve velocemente mentre si infila la giacca, allaccia le scarpe a mio figlio Tommy, e parla al cellulare. Davvero, non capisco come faccia a fare diecimila cose contemporaneamente, ma ce la fa. Ci riesce sempre, ogni mattina, mentre si appresta ad andare al lavoro, ma prima mi aiuta a preparare Tommy, che ha sei anni e ha cominciato la scuola, quest'anno.

-Topo, lavati i denti dopo aver finito i cereali!- Gli dice dandogli un buffetto sotto il mento. Appoggia la tazzina vuota, afferra al volo una barretta energetica che sgranocchierà in metro, e si appresta ad uscire.

-Fai il bravo a scuola!- Gli raccomanda.

-E se lo faccio?-

-Ti porto in sala giochi, nel pomeriggio tardi, quando rientro! Ciao, piccolo!- Julian esce.

-Ciao, zio!- Gli urla dietro il piccolo terremoto.

Io sono Susy, la mamma di Tommy, e Julian è mio fratello, e, giustamente, il bambino lo ha chiamato zio.

Avrebbe dovuto chiamarlo “papà”.

Si, perchè il mio bambino è il frutto dell'amore sbagliato, immorale e punito dalla legge di due fratelli, io e Julian, per l'appunto.

Fortunatamente, non lo sa e non lo sospetta nessuno.Per tutti, io sono rimasta incinta molto giovane del classico uomo sbagliato che se l'è data a gambe non appena saputo del figlio in arrivo e Julian, fratello affettuoso e responsabile, si è fatto carico di noi due, e mi sta aiutando ad allevarlo.

Così tutti sono felici e contenti: papà e mamma, che possono vantare la bontà e la generosità di quel figlio eccezionale che sta aiutando la sorella in un momento difficile;

io, che sono passata per una ragazza sfortunata e un po' ingenua, che ha dato il suo amore ad un ragazzo sbagliato, (ma in ogni caso non è una cosa illegale)

e Tommy che, comunque, ha vicino a sé una figura paterna.

Naturalmente solo io ho riconosciuto Tommy, per tutti Julian è solo suo zio.

Uno zio molto buono e gentile, ammirato da tutti per essersi fatto carico di una creatura non sua.

Vorremo gridare a tutti il nostro amore, io e mio fratello.

Vorremo poter dire a tutti che Tommy è nostro, e non di un fantomatico mascalzone che si è

sottratto alle sue responsabilità.

Ma non si può.

Sarebbe il disastro totale, la fine di una famiglia perfettamente felice.

Julian va al cinema con suo nipote/figlio, va a vederlo quando va agli allenamenti di judo, lo porta a camminare in collina, in cerca di funghi e farfalle.

Non molti padri legittimati fanno queste cose. Quando i figli stanno ore e ore davanti ai videogiochi, va tutto benissimo, purchè non li disturbino.

Julian è un padre stupendo per suo figlio.

Ma non può essere suo padre, al massimo può essere suo zio.

Ruolo di tutto rispetto, ma non è la stessa cosa.

Tommy non è nato dalla mia dimenticanza della pillola, o dalla rottura di un preservativo: è nato perchè lo volevamo entrambi. Siamo stati folli, lo so, ma volevamo una testimonianza vivente del nostro amore, e avevamo già in mente l'escamotage a cui poi siamo ricorsi.

Finora ha funzionato.

Una volta, dire il vero, ce la siamo fatta un po' sotto quando la nostra vicina di casa, la signora Margulies, faceva osservazioni un po' troppo insistenti su quanto Tommy somigliasse a suo zio.

Vero: Il bambino è il ritratto di suo padre, ma d'altra parte anche io e Julian ci somigliamo molto, per cui la cosa era più che giustificata.

Non sono del tutto sicura, però, che la vecchia impicciona non abbia mai avuto un pensiero sospettoso, su noi due. Quella è la malignità fatta persona.

Però la cosa, grazie a Dio, finì lì.

 

Julian, come succede spesso nelle famiglie in cui il figlio più grande ha qualche anno in più dei più piccoli, mi faceva spesso da baby-sitter, quando mamma e papà erano entrambi al lavoro.

Riceveva generose mancette, per questo favore fatto ai miei, e all'inizio lo faceva esclusivamente per quello: era infatti una noia mortale, per un ragazzino di quindici anni dover badare ad una sorellina di sette, quando i suoi coetanei erano in sala giochi o a corteggiare le ragazze in spiaggia.

Poi cominciò a rendersi conto che la mia compagnia non gli dispiaceva affatto, che non ero noiosa e petulante come la maggior parte delle sorelle e che anzi, mano a mano che crescevo, mi dimostravo una ragazzina arguta, intelligente, che non disdegnava i videogiochi e il baseball e soprattutto, che non faceva la spia ai genitori se in casa circolava un po' d'erba.

Veniva il suo amico Markus, ogni tanto, a portargli qualche spinello, e non si andava mai oltre quello... Io sapevo che era una cosa comunque sbagliata, ma mi guardavo bene dal dire qualcosa ai miei.

In cambio, Julian mi costruì una deliziosa casetta di legno sulla vecchia quercia del nostro giardino,e insieme, d'estate ci passavamo delle ore a leggere, poi andavamo a raccogliere dei funghi e delle bacche e , allestita una piccola “cucina da campo” (in realtà un piccolo fornellino a spirito da campeggio), facevamo il tè, che bevevamo poi intingendoci i biscotti che ci dava la mamma. Avevamo, insomma, lo spirito dei veri boy-scout, e papà e mamma erano più che felici che andassimo così d'accordo.

 

Un pomeriggio d'estate -io avevo compiuto quattordici anni, e avevo cominciato a stare per brevi periodi anche da sola- Julian tornò a casa con una ragazza molto carina appesa al braccio.

Mio fratello è sempre stato bello: alto, fisico snello e curato, capelli castani chiari tenuti un po' lunghi fino alle spalle, morbidi e setosi come quelli di una ragazza, e due incantevoli occhi verdi. Un piccolo vezzo: una barbetta incolta di un paio di giorni che gli conferivano l'aria del bel tenebroso.

Le ragazze gli ronzavano attorno come api sul miele: non se ne salvava una.

Lui andava a letto con parecchie, ma nessuna gli era finora entrata nel cuore e io, non capivo perchè, ma ne ero contenta.

Covavo già, inconsciamente, nella mia testolina l'idea che lui appartenesse a me e a me soltanto.

Lui mi aveva accompagnato e venuto a prendere da scuola.

Lui mi aveva fatto da mangiare quando la mamma non poteva perchè doveva fare gli straordinari al lavoro.

Lui passava ore a farmi imparare le poesie a memoria.

A lui avevo detto quando mi erano venute le mestruazioni la prima volta.

Julian era molto più che mio fratello, era il mio confidente, il mio migliore amico, la mia spalla su cui piangere quando qualcosa non andava e papà e mamma erano troppo stanchi e stressati dal lavoro per darmi udienza.

E adesso si presentava con quella sgualdrinella con le tette in fuori e le labbra e le unghie viola.

L'avevo già catalogata malevolmente solo perchè aveva osato presentarsi in casa nostra con mio fratello.

-Ciao, Susy...Questa è Nikki.-

Ci presentò, con un sorriso smagliante.

Sollevai appena lo sguardo dal fumetto che stavo leggendo.

-...Ciao.- Risposi in tono piatto, senza degnarla d'una seconda occhiata. Ero allungata sul divano del salotto e lo stavo occupando tutto, e non mi preoccupai di far posto all'ospite, nel caso avesse voluto sedersi.

La squinzia in questione mi salutò con un gesto della mano, e mi accorsi che le si era dipinta una smorfia sul viso. Quella smorfia recitava più o meno così:

Le sorelline minori rompiscatole sono spesso l'effetto collaterale che si subisce rimorchiando i bei fratelli maggiori...”

Bene: così, a pelle, ci eravamo già antipatiche a vicenda.

-Mamma e papà non sono ancora rientrati?- Mi chiese Julian, per spezzare il silenzio imbarazzante che c'era.

-Li vedi, forse, in giro?- Risposi acida io. Non lo ero mai con lui, ma il motivo era lì, appeso al suo braccio e aveva gambe più lunghe e ben fatte di quanto mi piacesse ammettere.

-Beh, no...Ti hanno telefonato o lasciato detto qualcosa?-

Io non lo guardavo in faccia, mi aveva fatto troppo arrabbiare presentandosi con quella.

-Credo che faranno tardi. Hanno detto che stanno facendo i bilanci, o qualcosa del genere.- Borbottai, senza alzare la testa dal fumetto.

Poi li sentii rintanarsi di sopra, nella camera di Julian, e questo mi fece infuriare a bestia.

Salii di sopra pure io. La mia cameretta era confinante con quella di mio fratello: solo una sottile parete ci separava, e io mi misi d'impegno per cercare di disturbarli. Misi lo stereo a palla, accesi anche la tele su MTV e, infine mi misi a urlare sopra al pezzo che stavano suonando: Money for nothing dei Dire Straits . C'era un frastuono del diavolo, e Julian non tardò a bussare in camera mia.

-Che c'è!- Risposi seccata.

Mio fratello entrò, ed era nero.

-Non c'è modo di abbassare un po' la musica? Sembra di stare in discoteca!-

-Perchè, adesso per scopare c'è bisogno del silenzio assoluto? Anzi, mi dovresti essere grato! Almeno non vi metto in imbarazzo ascoltando le vostre porcherie!-

Ero stata di una cattiveria e di una villania assolutamente odiose.

Julian era furente, i suoi occhi mi lanciavano fulmini.

-Sei una stronzetta del cavolo! Di là non stiamo facendo proprio niente di quello che dici, e comunque non sarebbero affari tuoi. Abbassa quel cazzo di stereo!-

-...E se non violessi?- lo sfidai, giusto per provocarlo.

Lui si avvicinò ad esso e lo spense.

Io lo riaccesi.

Julian lo prese e lo tirò a terra, rompendolo.

Io stentavo a credere che mi avesse fatto una cosa del genre, ma evidentemente avevo tirato troppo la corda.

-Stasera lo dirò a mamma e papà. Non saranno contenti di sapere ciò che mi hai fatto!- urlai in lacrime io.

-No, e nemmeno di sapere che hai fatto l'isterica senza motivo!- urlò altrettanto forte lui.

Nel frattempo, richiamata dal nostro baccano, Nikki fece capolino in camera mia.

-...Ehm... scusate... Jul, io credo che sarebbe una buona idea se me ne tornassi a casa...- disse la ragazza, alquanto imbarazzata.

-Sì, ottima!- aggiunsi , perfida.

-Cazzo, Susy, mi sai dire che ti prende?- Julian era sconvolto dalla mia maleducazione, e furioso come non lo avevo mai visto: gli avevo appena rovinato il pomeriggio con la sua bella.

-Non mi prende niente! Intando mi dovrai ripagare lo stereo!-

-Te lo scordi, vipera!- Mi urlò dietro, sbattendo la porta di camera mia, e lo sentii che diceva alla ragazza che l'avrebbe riaccompagnata a casa.

Un'amara soddisfazione accompagnava la mia misera vittoria sulla povera Nikki.

Solo adesso, a distanza di tempo e a mente fredda mi rendo conto di quanto fossi stata stronza con lei, che aveva l'unica colpa di essersi presa una cotta per mio fratello.

 

La sera, c'era un'atmosfera pesante, a tavola.

Mangiavamo tutti in silenzio, si sentiva solo il ronzare del frigorifero. Nemmeno la tv era accesa.

-E' morto il gatto?-Chiese la mamma, notando l'assenza del solito battibeccare allegro tra me e Julian.

-Ma che, avete litigato? Voi due? Che è successo?- Chiese nostro padre.

-Julian ha preso il mio stereo portatile e lo ha scaraventato per terra, rompendolo!- spiegai, in tono risentito.

-...Jul...- cominciò la mamma, guardandolo sbigottita. Pure papà fissava suo figlio come fosse stato un marziano: non aveva mai assistito a vere frizioni tra di noi, al massimo qualche scambio di battute senza alcuna importanza.

-Sì, è così! Ma fatevi spiegare da quella strega perchè l'ho fatto!- Si difese mio fratello.

Ora gli occhi di mamma e papà erano fissi su di me, in attesa di una spiegazione sensata, perchè non potevano credere che Julian, che con me era stato quasi un padre, mi avesse fatto quel grave sgarbo per motivi futili.

-Susan... che è successo?- Quando mi parlavano seriamente, ero Susan, non Susy.

Arrossii violentemente. Come facevo a spiegare che ero stizzita da morire con lui perchè s'era portato a casa una ragazza? Che ero gelosa di lei?

-Ni...niente. Avevo messo su un po' di musica, ma Julian era in camera sua con quella tipa così spocchiosa, ed è venuto a dirmi di spegnerla, e...- Scoppiai in lacrime e corsi in camera mia.

 

Non so cosa si dissero, giù di sotto, mentre erano ancora a tavola, e non lo seppi mai. Sapevo solo che dovevo scusarmi con mio fratello, perchè davvero ero stata poco carina con la sua ragazza. Non avevo diritto di essere gelosa di lui, non in quel senso. Julian era mio fratello, poteva baciare tutte le ragazze che voleva, se a loro stava bene!

E invece mi accorsi che se pensavo a lui con le labbra di una tizia qualsiasi incollate alle sue, mi veniva di spaccare mezzo mondo per la rabbia.

Avevo solo quattordici anni, ma ero ben consapevole che non erano sentimenti sani quelli che stavo cominciando a covare nei suoi confronti.

“Forse devo frequentare qualche ragazzo pure io...” Mi dissi.

C'era Stephen Hayes di prima superiore che non mancava mai di dirmi che ero molto carina e che sarebbe uscito volentieri con me.

La prossima volta che si fosse fatto avanti, gli avrei risposto di sì.

Nel frattempo, dovevo riappacificarmi con Julian.

Mi feci coraggio, uscii dalla mia camera e andai a bussare alla sua.

-Che vuoi!- Rispose secco: aveva capito che ero io.

-Jul, posso entrare?- Dissi con voce tremante.

-No! Torna a letto e non rompere!-

Io entrai ugualmente.

-Ti avevo detto di non....- cominciò mio fratello, ma io lo interruppi, fiondandomi tra le sue braccia

e scoppiando in lacrime. Non era una commedia da femminucce, la mia, mi dispiaceva davvero essermi comportata male con lui.

-Scusami...scusami! Non dovevo farti quella piazzata mentre c'era la tua ragazza...- Balbettai tra i singhiozzi, sperando che non respingesse il mio abbraccio.

Julian non lo fece. Sentii che sospirando, aveva cominciato ad accarezzare i miei lunghi capelli biondi. Erano sempre stati la sua passione, i miei capelli, ne andava davvero orgoglioso, e più di una volta me li aveva intrecciati con una destrezza pari a quella della mamma.

-A parte che Nikki non è la mia ragazza...- cominciò (e a quelle parole, il mio cuore fece una capriola)

-Mi spieghi che accidente ti ha fatto quella poveretta? Era venuta solo per studiare... sì, non nego che ci sia un po' di simpatia tra di noi...ma non avevamo certo in mente di scopare mentre c'eri tu di là!...-

-Io... non lo so. Forse ero solo un po' gelosa...- confessai candidamente, senza rendermi conto appieno del significato delle mie parole.

-Gelosa? Gelosa di me? Susy... ma io sono tuo fratello!- disse Julian rimanendoci di sasso.

Fortuna che era buio e lui non potè vedermi, perchè avvampai.

-Ma no, sciocco, che pensi... volevo solo dire...mi hai fatto sempre così tanta compagnia, mentre papà e mamma erano impegnati col lavoro... ti sei spesso sostituito a loro... sei il mio punto di riferimento, insomma... e adesso arriva questa tizia e...non è che poi ti dimentichi di avere una sorella?- Cercavo, annaspando, le parole per confezionargli un discorso plausibile, perchè quello che Julian aveva pensato sulla mia gelosia... era vero.

Lo strinsi ancora più forte. Sapeva di buono. Ed era così bello.

-Ehm... ok, ok, ci siamo chiariti. Domani vado a comprarti uno stereo nuovo, ma... te lo darò solo quando ti sarai scusata con Nikki!- Mi sussurrò Julian, cercando invano di scrollarmi di dosso da lui.

Uffa, ancora questa oca giuliva! Ma non l'avevamo archiviata? No, evidentemente no.

-Adesso vai a letto, sorellina. Dormi, domani c'è scuola!-

-E va bene. Volevo rimanere un po' a chiacchierare, ma se mi cacci via..- Dissi in tono piagnucoloso, per farlo sentire in colpa.

-Fila subito a letto!- Mi congedò lui.

-Una volta mi avevi lasciato dormire nel letto con te...-

-Quella volta avevi sei anni, non quattordici. Cos'è, hai ancora paura del buio?- Disse, risoluto, e mi costrinse ad alzarmi.

Mi staccai da lui molto malvolentieri.

 

GRAZIE A TOMOCCHAN CHE HA BETATO IL CAPITOLO!!!

Dal prossimo capitolo la storia comincerà ad essere più nel "vivo", si entrerà più nell'intimo dei protagonisti, che si accorgeranno in modo più consapevole di questo sentimento "sbagliato" che sta nascendo in loro. Si renderanno conto che la cosa non va affatto bene, ma, come si dice, al cuore non si comanda....e ci sarà la prima svolta della vicenda.

Ringrazio col cuore chi ha messo la storia tra le seguite o preferite! thank you!<3<3<3

  
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