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Autore: Zakarya    25/03/2014    1 recensioni
Ma tu non sei Venere, e questo non è l'Ade, perché l'Ade è nel mio cuore e nella mia carne, l'Ade è il mio regno, il mio presente, passato e futuro. E tu, qual è il tuo nome, dolce creatura, che vaghi per questo cieco mondo d'odio e rabbia e depravazione?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
- Questa storia fa parte della serie 'Racconti dall'Olimpo'
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Dov'eri quando le Sue truppe erano in marcia? Dov'era il tuo candore, la tua pura bellezza, quando il mio mondo è stato pervaso d'odio? Dov'eri, mio angelo, quando l'abisso si spalancava attorno a me, inghiottendomi e rendendomi prigioniero, in questo regno d'agonia?

Ti vedo: una coltre d'oro che spezza il gelo delle mie terre, un onda color del miele avvolta in vesti di nuda bellezza. Dietro di te, solo il germogliar della terra, il fiorire d'ogni cosa, la vita che risorge dalle ceneri di ciò che ti si frappone davanti: il mio gelo, la mia coltre di ghiaccio, il mio regno d'infamia che avvolge la natura e la rende schiava, succube della mia ira, della tetra ombra della mia anima.

Dov'eri quando il Suo fuoco ha bruciato il mio volto? Dov'era il tuo calore, quando il gelido inverno si è impossessato del mio cuore?

Oh, cosa avrei dato in quei nefasti giorni per poter vedere il tuo dolce sorriso, cosa avrei fatto per poterti stringere tra le mie canute braccia quando la Sua lancia trafisse il mio petto!

Ma tu ora sei qui, come eterea ninfa, Venere avvolta dall'Ade, luce avvolta dalla mia tenebra eterna. Come sei venuta a conoscenza di questi luoghi? Cosa ti spinge ad usare il tuo potere per metter fine al mio gelo? O forse non è un potere, ma è la tua aurea bellezza a far sciogliere il mio ghiaccio?

Ma tu non sei Venere, e questo non è l'Ade, perché l'Ade è nel mio cuore e nella mia carne, l'Ade è il mio regno, il mio presente, passato e futuro. E tu, qual è il tuo nome, dolce creatura, che vaghi per questo cieco mondo d'odio e rabbia e depravazione?


<< Persefone è il mio nome, signore, vengo per portar la gioia anche in questo freddo terreno, così che ogni cosa risplenda di vera luce, e che la vita ritorni anche in questo regno di morte. E voi chi siete, se posso? Con tanto odio sul volto quando vi vidi la prima volta, forse ho tramutato anche il vostro inverno in primavera? >>


Quale gioia, il tuo nome! Persefone, non è forse il suono più dolce di questo mondo? Di questo mondo rigoglioso, che risplendere di vita nel solo udirlo!


<< La vostra eterea bontà mi stupisce, oh dea di Primavera, Persefone è il vostro nome, ed Ade è il mio: regno nel mondo che non conosce la vostra luce, ma solo gelido odio e pura agonia, come li conosceva il mio cuore prima di vedervi. Chiamatemi dunque Inverno, se voi siete la Primavera, o con un nome che più vi aggrada. >>


Dov'eri quando Cerbero ha dilaniato le mie carni? Il mio cuore si è rotto vedendoti fuggire dal mio castello. Dov'eri quando le Arpie hanno attaccato la mia casa? Dov'eri, mia amata, quando il mio mondo si è di nuovo riempito di gelo?

Un patto dovetti fare, dopo averti sposato in gran segreto: per non far morire il Mondo, avrei dovuto riportarti sulla Terra, e lasciarti andare per lunghi mesi, prima di poterti di nuovo stringere a me, e riportarti nel gelido mondo scaldato soltanto dalla tua celestiale aura.

Le braccia di tua madre ti cinsero, ed il suo bieco sguardo mi trafisse come immortale lancia pregna di vile veleno. Ma lei non sa, mia dolce Regina: lei non sa cos'abbiamo condiviso; lei non conosce le nostre dolci parole, sussurrate nella fioca luce che solo il tuo bianco candore emanava.

Ed ancora adesso che mi sei lontana, posso udire quel familiare profumo. Quel nostro patto, che ci unisce anche quando siamo distanti. Ed ad ogni tuo passo, sboccia il melograno: segno del nostro amore, e della tua perdizione.
  
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