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Autore: Margaritas_    25/03/2014    1 recensioni
Dannazione.
L’ennesima storta alla caviglia. Lei che perde l’equilibrio, il bicchiere che perde contenuto alcolico, le persone intorno che la guardano male.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il soffitto lo conosceva ormai bene. Da giorni si trovava chiuso in camera a fissare il muro sopra di lui, aspettando che qualcosa accadesse, ma niente.
Una serata in qualche vecchio locale della sua adolescenza gli avrebbe fatto pensare ad altro per qualche ora.
 
 
Dannazione.
L’ennesima storta alla caviglia. Lei che perde l’equilibrio, il bicchiere che perde contenuto alcolico, le persone intorno che la guardano male.
Valentina, ormai sbronza marcia, girava da ore per la pista da ballo di quel pacchiano locale chiamato ‘Candy Pants’.
La sua amica Olga, il pomeriggio stesso, le confessò che le era giunta voce che nel locale, quella notte, avrebbe fatto capolino un certo Alex Turner.
“Sciocchezze!” Affermò Valentina, sedendosi al tavolino del bar dell’università.
“Ti dico che è così Val.” Ribatté l’amica, sedendosi anch’ella e accendendo una sigaretta.
Valentina ruotò il capo verso Olga, e in volto un’espressione contrariata.
“Ma ti pare che uno come lui vada in locali del genere? Candy Pants? Con quel nome non può essere altro che un posto per sfigati.”
La rossa si legò poi i capelli, mentre l’altra, osservando altrove, finì di fumare.
“Tu fidati. Al massino avrai passato una serata in mia compagnia senza aver visto Alex.” Concluse Olga.
 
Tacchi vertiginosi, vestitini provocanti. Non era di certo quello il look che si addiceva alle due, ma per un’occasione così importante, per una sola sera, ne sarebbe valsa la pena.
Valentina, a suo malgrado, si era fatta convincere e ora si ritrovava all’ingresso di quello squallido locale.
Candy Pants.” Disse ad alta voce. Olga annuì.
“Bel nome di merda.” Affermò e, con nonchalance, entrarono dentro.
La musica era assordante e, di certo, non rientravano nei gusti musicali delle due ragazze. Le luci erano mobili e riscaldavano troppo l’ambiente. A confronto delle altre ragazze, il loro abbigliamento poteva essere definito casto. Si guardarono attorno disgustate.
Olga, però, si occupò subito, ritrovando qualche sua conoscenza nella sala.
Valentina, rimasta sola, decise di nascondersi dagli occhi altrui al bancone del bar e spillare qualche drink per passatempo.
“Un Invisibile.” Disse al barman che, qualche secondo dopo, lanciò il bicchiere pieno di alcol, facendolo scivolare sulla superficie di marmo.
Iniziò a sorseggiare il liquido impuro; trasparente com’era, poteva essere scambiato per dell’acqua e, forse, era proprio quello che stava facendo Valentina.
Il primo bicchiere rimase vuoto dopo neanche tre minuti. La ragazza si voltò, scrutando distrattamente tra le persone che affollavano la pista da ballo.
“Un antro Invisibile.” Fece un cenno con la mano al ragazzo dietro al bancone per ordinare. Non era da lei bere, ma proprio detestava le uscite in discoteca, tanto più essere scaricata da un’amica a inizio serata. Definiva il tutto – stare seduta dietro a un bicchiere - un passatempo.
La sua schiena venne sfiorata ed ella si irrigidì. Il cuore le saltò in gola. Si girò lentamente sperando che fosse qualcuno di famigliare ma… No.
“Ehi, che ci fai tutta sola?” Domandò l’uomo. Valentina lo squadrò inorridita: muscoloso, pelle abbronzata, viso curato, sopracciglia pulite, barba da sfigato. No, non rientrava proprio nei suoi standard.
Gli sorrise per cortesia, un sorriso stentato e sforzato. Riprese a sorseggiare il drink.
“Posso offrirti qualcosa?” Disse l’uomo un istante più tardi, non staccandole gli occhi di dosso.
Valentina ruotò gli occhi.
“Un Invisibile.” Ordinò nuovamente. Si ritrovò così con due bicchieri pieni di superalcolici e accollato un ragazzo affianco.
“Scusa, devo andare.” La rossa prese il secondo bicchiere – dopo essersi scolata quello precedente -, scese dallo sgabello ruotando di 180 gradi e, con un sorriso palesemente falso, evaporò.
Si confuse tra la folla troppo accalcata. L’alcol le cadde bagnandole la mano.
“Cazzo.”
I piedi le facevano male, quei tacchi non erano fatti per camminare. E, così andando, tra uno spintone e l’altro, si stortò la caviglia.
“Merda.” Imprecò, per poi tornare zoppicante al bancone del bar. Si chiedeva perché si fosse alzata per fare quel giro inutile, poi, ripensandoci, si ricordò la causa.
“Scusa, l’avresti del ghiaccio?” Domandò al barista che subito le diede una sacca piena di cubetti ghiacciati.
“Grazie. E mi porteresti un drink?” Sorrise cordialmente afferrando la sacchetta e posandosela sul punto dolente.
Un liquido rosso, poi, fu appoggiato davanti ai suoi occhi.  Valentina fece un sorso, poi tossì. Non le piaceva per niente quel cocktail, puro concentrato di alcool – non che l’Invisibile non lo fosse.
Riuscì a stento a finire la bevanda quando venne interrotta nuovamente.
“Che bevi?” Domandò Olga rubandole il bicchiere e succhiandone con la cannuccia il fondo. La rossa alzò le spalle.
“Vieni con me.” L’amica, mora e corta di capelli, la prese per un braccio e la fece scendere dallo sgabello.
“No, aspetta Olga, mi fa male la caviglia!” Le urlò, ma lei non sentì.
Zoppicante, raggiunsero altre persone – tutte sconosciute a Valentina – sedute su dei divanetti in pelle rossi. Valentina si presentò, ma non diede importanza a nessuno dei presenti lì con lei. Si sedette addolorata e perse il suo sguardo nel vuoto. Si era completamente scordata del perché fosse là, in quel locale ridicolo con gente stupida e musica assordante. La testa iniziava a farle vedere ogni cosa in movimento e non perfettamente nitida. Le risate dei vicini la fecero tornare però alla realtà. Scosse la testa e si alzò d’improvviso.
“Vado a prendere qualcosa da bere.” E, allungando il passo, si allontanò.
Allungò il giro nuovamente per la pista da ballo, fattasi ancora più piena e si maledì quando la sua caviglia cedette nuovamente.
Zoppicante più di prima, torno al posto d’inizio. Il barista, vedendola, le preparò un’altra sacca con allegato un altro cocktail. Valentina ringraziò gentilente per quel gesto cordiale.
Mentre il bicchiere si svuotava, il grado alcolico nelle sue vene aumentava drasticamente.
“Ciao.”
“Ancora?!” Si voltò scocciata verso la voce. No, non era il ragazzo di prima e no, non era Alex Turner. Era un semplice ragazzotto, carino all’apparenza, che cercava di socializzare. Valentina sorrise anche a lui, non riuscendo a mettere bene a fuoco la sua figura.
Iniziò a parlarle del più e del meno, mentre lei si faceva offrire qualche shortino, mentre con la mente vagava in pianeti paralleli.
Ingerì il terzo short, e il gusto amaro della vodka le risalì su.
“Puoi scusarmi un istante?” Domandò Valentina indicando al ragazzo il bagno.
Sempre zoppicante, si recò alla toilette che, stranamente, era vuota. Si chiuse in uno di quei disgustosi bagni. Guardò dentro il water che emanava un odore quasi tossico e, gonfiando prima il petto, espulse facilmente tutto l’alcol non ancora assorbito dal metabolismo.
Si scostò dalla tavoletta, e, barcollante, cercò di tornare in piedi aggrappandosi alla maniglia della porta. Uscì, cercando qualcosa su cui far affidamento per reggersi in piedi fino al lavandino.
Si specchiò e le condizioni erano delle peggiori: i capelli erano diventati un rovo per gli uccelli, il trucco sbavato, il rossetto aveva marchiato tutti i bicchieri. Non si reggeva con le proprie gambe e il vestito che le aveva prestato l’amica l’aveva sporcato con alcol e vomito.
Fece scorrere l’acqua fredda dal rubinetto, si riempì le mani e affondò il volto in esse, sciacquandosi il più possibile per non sembrare una pessima alcolizzata.
Col viso gocciolante scrutò nuovamente la sua figura riflessa nel vetro.
Era schifata, o forse vergognata per quello che le stava accadendo. Strappò un pezzo di carta, si asciugò e uscì dal bagno.
La sua mente la condusse per l’ennesima volta sulla pista da ballo. Non riusciva realmente a reggersi sulle esili gambe, perciò si aggrappava ad ogni individuo che le stava accanto. Afferrò il bicchiere di una ragazza, portandoglielo via e cercando di nascondersi tra la folla senza farsi trovare. Altra storta. Si guardò intorno perplessa, non riusciva a distinguere i volti delle persone che la circondavano.
“Alex?” Domandò afferrando il ragazzo che stava ballando per il braccio. Il giovane le diede uno strattone facendole lasciare la presa dal suo braccio, per poi guardarla male.
“Scusa.” Disse lei imbarazzata.
La musica le impediva di sentire le voci altrui, ma quella della sua amica Olga, che si sbracciava fra mille ragazzi, sembrava essere più alta.
“Vale!” La chiamò agitando ampiamente le braccia per farsi notare.
“Oh merda.” Sussurrò Valentina voltandosi per darle le spalle. Fece un grosso respiro, raccolse velocemente i capelli arruffati in una coda alta e si girò nuovamente, in direzione dell’amica.
Con i nervi saldi, le caviglie dolenti e tanto autocontrollo, Valentina cercò di raggiungere la mora.
Olga, appena la vide, le sorride e la abbracciò calorosamente.
“Ma dove ti eri cacciata?! Ti sto cercando da ore!” La rimproverò preoccupata, per poi afferrarle la mano e portarla in direzione opposta alla pista.
Valentina ebbe un’esplosione all’interno del suo corpo non appena l’amica la fece fermare. Alex Turner era davanti a lei. Una persona umana che scambiava qualche parola con altri individui comuni.
“Val.” Olga la scosse, sembrava come pietrificata. E così com’era, le tenebre la rapirono, e Valentina cadde per terra.

Si svegliò, ancora assopita dal sonno. Una guerra si stava combattendo nella sua testa mentre mille lame argentee trafissero le sue pupille. Si adagiò un braccio sul volto, cercando di riprendere coscienza di sé e del suo corpo.
La vista l’era ancora appannata, ma, strofinandosi gli occhi per qualche secondo, cercò di visualizzare quello che la stava circondando, ovvero il suo appartamento.
Si grattò la testa, i suoi capelli facevano schifo da quanto erano nodosi e spettinati. Non osava immaginare quello che era il suo volto davanti ad uno specchio.
Non si ricordava niente della notte trascorsa, si ritrovo solamente con le caviglie gonfie, un forte mal di testa e puzza di alcol e vomito.
Ancora instabile, cercò di alzarsi per raggiungere la cucina. Prese dell’acqua dal frigorifero e ne bevve un po’ per inumidirsi la gola secca. Un profumino le stuzzicò però le narici. Sul tavolo delle brioches dall’aspetto invitante aspettavano di essere mangiate. Ne addentò una, mentre prese il biglietto che si trovava affianco al piatto. Diceva:
Ti ho preso delle brioches e il caffè è nella moka. Fai colazione per farti passare il dopo-sbronza.”

Valentina non riconobbe la scrittura. Di certo non era quella dell’amica Olga, e nemmeno di qualcuno che lei poteva conoscere. Analizzò il foglio, corrugando la fronte in un’espressione indagatoria e seria.
Lesse più in basso, in un angolo. Il suo stomaco si strinse, rilasciando sensazioni che solo vedendo le sue foto poteva provare.
Cercò di sforzare la mente per ricordare, ma niente. Rilesse il nome più volte, pensando di sbagliarsi o di avere un’allucinazione, ma quei tratti indelebili erano proprio suoi.
Alex Turner.”
 
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Dedicata alla più pazza e disagiata ragazza, Valentina.
L'idea mi venne quando la mia cara amica mi mandò delle foto assolutamente imbarazzanti di Alex paparazzato in questo locale, appunto Candy Pants.
Sapendo quanto sia forte l'amore di Val nei confronti di Alex, ho deciso di "usarla" come protagonista di questa sempliciotta OS.
Fatemi sapere che ne pensate,
Grazie in anticipo,
Olga.
   
 
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