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Autore: Roxyz    04/07/2008    3 recensioni
Questa è la mia prima fanfic...è ispirata a Twilight. La storia narrata da un Edward umano che ama una Bella vampira.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio chi ha recensito e messo tra i preferiti..grazie sono stata a saltare per la contentezza un bel pò! In effetti avevo paura che Edward fosse un pò troppo depresso ma non ho potuto evitare di metterci un qualcosa del mio stile...

2

Nuove emozioni

Mi sentii strano. Le occhiate di chiunque mi infastidivano, ma non questa. E non fu la sola cosa ad attirare la mia attenzione. Non riuscivo a percepire le sue emozioni. Era un mio sesto senso, di cui andavo molto fiero, una delle poche cose di cui andavo fiero, per essere precisi. Lei era una pagina bianca, e nello stesso tempo una pagina che mi attirava come mai prima d’allora. Mi stupii di come una perfetta sconosciuta fosse in grado di scatenare in me tante emozioni nuove, diverse dall’odio e dall’indifferenza che mi accompagnavano da ormai troppo tempo, che rivolgevo al mondo intero e a me stesso, e anche di come in realtà perdendomi nel buio dei suoi occhi non mi importava nulla di questi che ero arrivato a considerare dettagli.

Ero pericolosamente incantato dalla sua bellezza. Sentendo gli altri occhi puntati su di me non avevo alzato la testa, ma questo era diverso, i suoi occhi erano una calamita. E non riuscivo ad abbassare lo sguardo. Avvertii inoltre un’istintiva sensazione di pericolo, come quando metti una mano nel fuoco e devi staccarla, e mi chiesi perché. Come potevo essere in pericolo di fronte ad un angelo così bello da mozzare il fiato?

Due occhi grandi e profondi di un nero scuro come la notte, capelli setosi che la luce risaltava in un modo spettacolare, pieni di boccoli candidi, labbra rosse e carnose, pelle chiarissima e lineamenti perfetti. Era una visione paradisiaca, e soprattutto speciale, in qualche modo che non compresi. Diventò ancora più bella ai miei occhi, se possibile, quando mi accorsi della sua tremenda e tremendamente irresistibile goffaggine.

La vidi voltarsi di scatto e sorridere a una ragazza bionda seduta di fronte a lei. Mi sembrò che stesse parlando, ma non ne ero sicuro. Non capii perché fossi dispiaciuto, era una ragazza qualsiasi, del resto. Almeno questo era ciò che mi suggeriva la ragione, ma nel profondo sapevo che non era come le altre. Un solo sguardo durato appena un istante era bastato a cancellare le mie sicurezze, la barriera di ghiaccio intorno al mio cuore era diventata improvvisamente fragile.

La bionda si girò a guardarmi. Era statuaria, impossibile negarlo, una bellezza algida, sovrumana. Ma per me era una qualsiasi. I suoi occhi, dello stesso colore dell’altra, neri come la pece, non mi attraevano. Notai che era infastidita, irritata, ma poiché non mi interessava, tornai alla realtà. Nel frattempo al mio tavolo era arrivato un altro ragazzo, che, distratto com’ero, non avevo avuto il tempo di notare. “Accipicchia, primo giorno e catturi già l’attenzione delle belle della scuola. Grande Edward. Dammi il cinque!” Nonostante sentissi il bisogno impellente di lanciargli un’occhiataccia, gli rivolsi un sorriso. Non mi era mai risultato difficile mentire, perché non c’era niente e nessuno capace di coinvolgermi o intimorirmi, e non lo fu neanche stavolta. Decisi di assecondarlo, per scoprire qualcosa dell’angelo seduto così distante. “E dimmi, cosa sai delle belle della scuola?” domandai nascondendo il tono ironico nella mia voce e fingendo un certo interesse, in parte era vero perché stranamente volevo sapere di quegli occhi dolci e profondi. La risposta non tardò ad arrivare. “Loro sono Emmett, Alice e Bella Cullen e Rosalie e Jasper Hale. Sono tutti figli adottivi del dottor Cullen e di sua moglie Esme. Rosalie Hale è proprio uno schianto, vero?”

“Già. Interessante...e dimmi, chi è quella con i capelli castani?”

“Bella Cullen...sì è una favola anche lei, ma non pensarci nemmeno. E’ già fin troppo strano che ti abbiano rivolto un’occhiata.” Istintivamente la ricercai con lo sguardo, e vidi che cercava di trattenersi dal ridere. Che strano. Non c’è dubbio che la situazione mi apparisse anche un po’ divertente, anche perché mi ero accorto del fatto che il ragazzo, che avevo scoperto chiamarsi Mike, era un po’ irritato, ma era possibile che lei avesse ascoltato tutto? No, probabilmente rideva per fatti suoi.

Comunque, la pausa pranzo era finita, perciò mi alzai e andai a lezione. Biologia. Entrai in classe, il professor Banner mi presentò agli altri alunni e mi disse di prendere posto, dopo aver firmato il modulo. Notai con rammarico che non vi erano posti completamente liberi, ma il dispiacere scomparve, non appena rividi l’angelo dagli occhi dolcissimi. Sentii di nuovo quella strana sensazione, gli occhi che mi attraevano con la stessa forza con cui una calamita attira il ferro. Si stava accomodando con infinita grazia ma anche con la sua caratteristica goffaggine al suo posto, accanto a me. Non riuscivo a captare alcun sentimento sul suo viso paradisiaco, ma notai che stringeva i pugni e che allontanò il suo banco da me ulteriormente. Mi chiesi il motivo. Ero forse stato troppo invadente? Pensai di scusarmi, ma mi trattenni. Cosa mi stava accadendo? Perché m’importava di questa ragazza?

La curiosità occupava tutte le zone del mio cervello, e non capii nulla della lezione, ma comunque mi sforzai di apparire intento a seguire.

Per tutta l’ora rimase impassibile, e mi sembrò che non respirasse, così cercai di non badare a lei, per quanto mi risultasse praticamente impossibile. Al suono della campanella si alzò dal banco a velocità inaudita, quasi stesse scappando.

Prima di riuscire a scappare via evitando di essere travolto da tutta quella gente, la guardai incantato e curioso uscire dalla classe, e così rimasi impalato pochi istanti davanti alla porta. Mossa sbagliata. Mike fece la sua ricomparsa e mi diede una pacca sulla spalla. Avrei voluto prenderlo a pugni, chi diavolo era questo irritante ragazzo che si comportava come se mi conoscesse da una vita? Ma pensai che non era colpa sua se ero così irritabile, perciò alzai gli occhi al cielo e sospirai.

“Ti piace proprio quella Bella.”

Che ragazzo fastidioso. “No, mi è solo sembrata...strana. Volevi qualcosa, Mike?”

“In effetti volevo invitarti a una minigita che sto organizzando. Edward, questo fine settimana andrò a La Push con degli amici. Ti va di unirti a noi?”

Mentalmente risi, pensando che se mi chiedeva qualcosa del genere proprio non mi conosceva. Era palesemente ovvio che avrei rifiutato.“La Push? Uhm...Non saprei...probabilmente dovrò lavorare, sai...”

“Non fare il difficile. Ci sono la spiaggia, il bosco, le ragazze! Ci sarà da divertirsi, te l’assicuro. Allora, ci hai ripensato?”

Ma sì, mi dissi. Forse avrei potuto divertirmi, o almeno avrei potuto provare a rilassarmi un po’. “Ci sto. Sembra una bella idea. Grazie per l’invito, Mike.”

“Ti farò sapere presto i dettagli. Devo scappare adesso.”

‘Scappai’ anch’io, in modo da non incappare in altri spiacevoli inconvenienti. Mi misi in macchina e, con la bruciante sensazione di uno sguardo penetrante, combattendo con il desiderio di sapere chi fosse, irrazionalmente sapendo che era lei, tornai a casa con la massima velocità consentita dal mio rottame.

  
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