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Autore: CeliaStardust99    25/03/2014    1 recensioni
Dopo una dose troppo pesante, Sick Boy, Renton, Spud e Madre superiora si svegliano con una brutta sorpresa. Viaggio dentro l'anima di Sick Boy, nei suoi pernsieri più profondi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grida. Urli atroci. Solo questi intorno a me. Rimbombano nella mia mente, nelle mie orecchie, feriscono, come trapani che lacerano i timpani. Non riesco ancora a comprendere la situazione. Cosa accade intorno a me? Perchè, perchè, queste grida? Sarà forse successo qualcosa? Oddio no non ancora... non riesco più a sopportarle. L'istinto, la voglia di alzarsi per vedere cosa è accaduto vengono soffocati dal mal di testa sempre più potente e lancinante che picchia le tempie. Nebbia. Solo nebbia dentro di me. Da quanto sono steso qui? Chi può ricordarselo. L'ultima cosa che mi ricordo è l'eroina che entra nel mio corpo, la salsa segreta di Madre Superiora. Le urla continuano. Sembrano quelle di una donna. Sono quelle... si... sembrano le grida di una madre disperata quasi. Stanno implorando aiuto.





Alison.




Di scatto il mio istinto ha la meglio sul mio corpo distrutto dall'eroina, mi alzo e vedo Alison piegata in due, che urla piange disperatamente.

-!!!Daaaaaaaaaaawn!!! Noooooooooooooo!!! Oddio!!! La mia bambinaaaaa!!!

Non riesco a capire bene cosa dice. I singhiozzi coprono le sue parole. La strattono, cerco di comprendere il motivo della sua disperazione. Intanto Rent e Spud si sono svegliati, Swan è ancora a terra.

-Stai calma Ali, tutto si aggiusterà.

Borbotta Spud non ancora nel pieno delle sue capacità cognitive. Da quanto eravamo strafatti? Ore? Giorni? Oso pensare settimane?

Mentre vedo Alison distesa per terra con le mani nei capelli capisco subito cosa è successo. Mi dirigo di corsa in camera da letto. Cazzo se ho capito. Finalmente le grida torturate di Ali hanno un senso. Un nome. Dawn. Entro nella camera, e avverto già la presenza della morte. Non c'è bisogno di capire nulla, in questi momenti. Quali momenti a dire il vero?! La bambina è distesa nella culla, fredda, rigida, con gli occhi contornati di viola e la pelle bianca, o violacea. Emana un sentore di carne putrida. Oddio. Dawn. Dio com'è piccola. La piccola Dawn. La mia piccola Dawn. Nella stanza entrano pure Spud, Matty e Rent. Si bolccano inorriditi e spaventati davanti alla culla.

-Cazzo.

Non può essere vero.

I miei occhi paralizzati sul fagottino freddo. Le gambe che tremano. Il cuore che scoppia. No, non è l'eroina. La testa che esplode. Le lacrime che vanno giù a fiumi. Alison che singhiozza. Per la prima volta, nella mia vita, non ho una teoria per spiegare cosa sta succedendo. Per spiegarlo anche solo a me stesso. Ma la mia mente è bloccata, bloccata sul pensiero di Dawn. Mia figlia. Nessuno lo sapeva, solo io e Ali. Mia figlia, queste due parole che rimbombano nella mia mente, come le urla di sua madre. Non posso farcela.

-Renton dì qualcosa cazzo!

Urlo, affogando la voce nelle lacrime. Renton bisbiglia prontamente.

-Vado a cucinare.

Ottima idea, Rent boy. Proprio quello che ci vuole. Uno schizzo, per cancellare via il dolore. Raccogliere un batuffolo di speranza, scioglierlo in un cucchiaio e spararlo in una schifo di vena infetta. E adesso, desidero, più di ogni altra cosa, ciò che ha ucciso mia figlia, anche se in modo indiretto. Pulcino indifeso. Per la prima volta, da quando Dawn è nata, mi sento vicino a lei. Ora che è morta, morta della stessa morte che ucciderà anche me. Ora che è troppo tardi per tutto, un bacio una carezza, un'attenzione.

Oh you got green eyes

oh you got blue eyes

oh you got gray eyes

Intono a voce bassa la canzone che Ali le cantava per farla addormentare.

And I've never seen anyone quite like you before...

Non posso farcela. Qualcosa dentro di me sta morendo. Lentamente. Dolorosamente insieme alla bimba. Alison implora Matty per una dose. Posso capirla. Per eliminare il dolore. Abbandono la stanza, abbandono la piccola. Rent sta già cucinando. Mi lego il braccio, prendo una siringa, mi sparo la roba, accumulando miseria su miseria, andando impaziente verso il giorno in cui tutto sarebbe andato storto, a come sarei potuto essere io, padre, lavoratore, scegliendo la vita. Addormentandomi. Immaginandomi Dawn che cresce sulle braccia di sua madre. Io che la rincorro giocando. Lei con l'uniforme da scolaretta. Il fidanzatino, la casa, la macchina, il mutuo, la scuola, la Domenica mattina, la TV, una vita felice, una vita di famiglia. Mentre la roba divora anche gli ultimi pensieri della vita che non avrò mai, lasciando solo nebbia.  

  
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