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Autore: Piumadoro    25/03/2014    1 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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“Anne… Forza, in piedi.” La ragazza svegliò dolcemente la bambina il più piano possibile.

“Che c’è?” Chiese la piccola con la voce impastata strofinandosi gli occhietti azzurri.
“Vuoi fare uno scherzo a Sirius e James?” Chiese Star.
“Si!” Esclamò sussurrando Anne tutta esaltata.
“Allora sveglia Remus, sottovoce, che poi ci divertiamo!” Diede comandi la ragazza sorridendo furba nel suo pigiama con le stelle.
La bambina obbedì diligente e in punta di piedi sfruttando la debole luce che entrava dalla finestra avanzò verso il letto di Remus.
Star invece chiuse delicatamente i bauli presenti nella stanza bloccandoli con una magia speciale che nemmeno un Alohomora poteva spezzare.
“Che vuoi fare?” Sussurrò Remus avvicinandosi alla ragazza insieme ad Anne.
“Vedrai!” Rispose lei piano avvicinandosi al balcone. “Vuoi uscite.” Consigliò.
Il ragazzo e la bambina si chiusero la porta alle spalle e dopo qualche secondo Star li raggiunse chiudendo la porta con lo stesso incanto dei bauli.
“Che li hai fatto?” Domandò  Anne impaziente.
“Puoi smettere di sussurrare, comunque ho aperto la finestra. Fra qualche secondo si accorgeranno dell’aria fredda e cercheranno di coprirsi ma ho chiuso tutte le coperte pesanti e tutti i vestiti nei bauli e loro non potranno mai aprirli. Voglio sentirli supplicare di aprire la porta.” Spiegò la ragazza con una scintilla malefica negli occhi.
“E se chiudono la finestra?” Le fece notare Remus.
Lei rise soddisfatta. “Non possono, non ci sono più i vetri!”
Al ché anche gli altri due scoppiarono a ridere come disperati.
Dopo alcuni secondi si udirono dei lamenti provenire dall’interno della stanza.
“Si stanno svegliando!” Sussurrò Star eccitata.
Subito dopo cominciarono i rumori. I due ragazzi rinchiusi cercavano prima di chiudere le finestre o di aprire la porta ma una volta notato che era un’ impresa impossibile tentarono di vestirsi senza risultati, trascinarono, colpirono, incantarono i loro bauli ma quelli non vollero saperne di aprirsi.
Dopo di che i due cominciarono ad inveire contro la porta realizzando che era uno scherzo bello e buono.
“Scusami Anne, ma credo sia giunto il momento per te di indossare questi. Ti dispiace?” Chiese Star porgendo alla bambina un paio di paraorecchi fucsia presi dalle serre durante la loro prima lezione sulle mandragole.
La piccola sorrise indossandoli e Remus le premette bene sulle orecchie in modo da non farle sentire più alcun rumore, o meglio nessuna parolaccia.
“Dannazione voi due la fuori! Star! So che sei stata tu! Apri! Mi si sta congelando il culo e non ti dico cos’altro!” Urlò James.
“Non ti apro!” Gli rispose la ragazza impertinente.
“Star apri, cazzo!” Inveì Sirius.
“Non si dicono quelle parole!” Ribatté lei sorridendo sempre di più.
I prigionieri presi dall’esasperazione cominciarono a battere i pugni contro la porta.
“Remus! Sii buono almeno tu! Aprici! Qui fa freddissimo!” Gridò James.
Remus rise tranquillo e finse di essere un po’ duro d’orecchi.  “COSA HAI DETTO?! CHIUDERVI CHE FA CALDISSIMO? BENE, RIMANETE LI’ ALLORA!”
“No, dannazione Lunastorta non puoi essere anche tu dalla sua parte!” Lo riproverò Sirius.
“Io sono dalla parte dei vincenti!” Si scusò il ragazzo scherzando.
“Uh, questa vi brucerà un po’, non è vero?” Chiese Star soddisfatta.
“Ti prego siamo in ginocchio, vi preghiamo di liberarci!” Si arrese James.
“In ginocchio sul duro e FREDDO pavimento.” Calcò Sirius.
La ragazza sorrise e tolse il paraorecchi alla piccola Anne.
“Puoi aprire Remus.” Lo invitò sussurrando e brandendo la macchina fotografica del fratello.
Il ragazzo le fece un cenno e afferrò la maniglia. Aprì l’uscio di scatto e un ciack sonoro immortalò Sirius e James tremanti con le labbra viola, in ginocchio sul pavimento nei loro pigiami leggeri.
I due si rialzarono quanto più velocemente le loro membra infreddolite gli consentirono.
“Quando vi dico di vestirvi di più dovreste ascoltarmi.” Commentò Star maligna.
“Ah-ah.” Rise sarcastico sua fratello battendo i denti.
“Comperte!” Annunciò Anne aprendo un baule.
“Coperte. Non comperte.” La corresse Sirius sgarbato afferrando brutalmente la calda lana.
La ragazza che aveva appena chiuso le finestre si girò verso di lui facendo come per riaprirle. “Un altro giro?” Domandò minacciosa i due scossero la testa terrorizzati. “Allora vedete di comportarvi bene. E’ la vigilia di Natale.” Ricordò loro.
“Senti chi parla.” Bofonchiò James.
“Come scusa?” Gli chiese Remus pronto a riferire meglio ad alta voce.
“Nulla.” Gli assicurò Sirius tappando la bocca all’amico.
Star si avvicinò ai due ghiaccioli e li abbracciò stretti entrambi.
“Scusate, ma era troppo divertente per rinunciare!” Spiegò loro sorridente.
“Penso che un po’ ce lo meritiamo.” Ammise suo fratello.
“Davvero?” Chiese Sirius fingendosi sconcertato ma poi si corresse subito alla finta occhiataccia di James. “Certo! Ce lo meritavamo! Ovvio!”
Tutti risero e la temperatura nella stanza salì in modo gradevole.
“Non c’è più tanto vento!” Annunciò Anne all’improvviso indicando fuori dalla finestra.
“Vero.” Concordò James poco entusiasta. “VERO!” Realizzò dopo qualche secondo correndo al suo baule.
Anche Star e Sirius scattarono in piedi come se una scarica elettrica li avesse colpiti.
“Che c’è?” Chiese Remus stupito.
“Battaglia a palle di neve!” Esultò la ragazza vestendosi in fretta.
Remus sorrise e afferrò a sua volta il cappotto.
Anne saltellava in giro già pronta mentre Sirius cercava di infilarsi uno scarpone al rovescio.
“Nell’altro piede amico.” Gli consigliò James con il fiatone per l’emozione tentando di mettersi il cappello come guanto.
“Grazie. Sulla testa.” Ricambiò il favore Sirius.
“Giusto.”
Star rise. “Pronti?”
Spiccarono una corsa nello stesso momento, precipitandosi giù per le scale e investendo un ragazzino del primo anno. Incrociarono Lily con delle ragazze del terzo anno che ridevano allegramente indicandoli al loro passaggio.
Oltrepassarono il buco del ritratto e Anne inciampò.
Remus la prese in braccio al volo continuando la sua corsa.
Fortunatamente i corridoi erano quasi deserti anche se Star fu abbastanza convinta d’aver urtato la professoressa McGranitt e sentiva le sue grida lontane.
Spuntarono nel giardino e si tuffarono letteralmente nello spesso strato di neve presto raggiunti da altri studenti tutti felici di potersi godere quel bianco manto.
Giocarono a palle di neve per il resto della mattinata e se ne infischiarono allegramente del pranzo.
Tornarono al castello solo quando la piccola Anne completamente bagnata iniziò a tossire un poco, nel mentre si accorsero che era calata la sera.
“Sembra che siamo rimasti in pochissimi quest’anno ad Hogwarts.” Notò Star sbirciando la Sala Grande che, vuota per tre quarti, non aspettava che loro.
“Anche Peter è tornato a casa?” Domandò Sirius,
“Sono due giorni che è tornato a casa, non ha nemmeno frequentato l’ultimo giorno di lezione.” Gli ricordò Remus.
“Non si notava.” Commentò James.
“Delicato come sempre!” Lo sgridò debolmente sua sorella.
“Che ci vuoi fare? Io sono così! Un fiore gentile.” Scherzò il ragazzo.
“Babbeo. Sentite: io vado a far cambiare Anne voi entrate a mangiare che siamo già in ritardo.” Propose la ragazza.
“Posso mangiare così.” Le assicurò la piccola.
“No, ti ammalerai, e tu non vuoi stare male a Natale, vero?” Le spiegò Star la bambina scosse la testa e afferrò la mano che la sua amica le porgeva seguendola verso i dormitori.
“A dopo.” Le salutarono i ragazzi.
Le due salirono rapide le scale fino al ritratto della Signora Grassa, Star disse la parola d’ordine e attraversarono il passaggio.
Prima che il ritratto si richiudesse alle loro spalle una voce leggermente familiare gridò.
“Hei, Star, aspetta!”
“Qualcuno ti ha chiamato.” Le fece notare Anne.
“Lo so, corri di sopra a cambiarti, io ti aspetto qui fuori, ok?” Le ordinò la ragazza mentre tornava nel corridoio.
Il fratello di Sirius se ne stava fermo in piedi come in attesa.
“Dimmi, Regulus.” Lo incitò lei.
“Sirius… voi lo conoscete veramente? Sapete ogni cosa di lui?” Chiese il ragazzo torturandosi le mani e lanciando brevi e impercettibili sguardi attorno a sé.
“Sappiamo quelle che ci ha detto. Lo conosciamo per ciò che si mostra a noi e anche per ciò che cerca di nascondere.” Rispose Star seria e calma.
“E’ felice?” Sputò fuori Regulus.
“Si, ma questo non vuol dire che non possa esserlo ancora di più.” Replicò la ragazza che provò una brutta sensazione.
“Vai.” Disse solo lui in un sussurro poi annuì e corse via.
“Oooookaaaayyyy.” Mormorò Star girandosi lentamente per ritrovare Anne ma quando fissò il ritratto della Signora Grassa un colpo freddo le attanagliò lo stomaco.
Si mise a correre a sua volta verso il dormitorio maschile, spalancò la porta e vi trovò Anne intenta a cercare di legarsi le scarpe china su se stessa. Infondo alla stanza, accanto alla finestra aperta, due Serpeverde fissarono spaventati la ragazza appena entrata in posizioni assurde come se si fossero pietrificati a metà di un passo.
La bimba alzò lo sguardo vittoriosa notando solo allora le altre persone attorno a lei ancora intente a studiarsi a vicenda.
“Che ci fate qui?” Domandò Star neutra.
“Noi…” Borbottò uno dei due che la ragazza riconobbe come uno del gruppo della biblioteca.
“Volevate farmi male?” Chiese la bambina spaventata tremando tutta.
“Anne vieni qui!” Le ordinò la ragazza accogliendola poi tra le braccia. “Dunque?” Chiese ancora ai due Serpeverde.
“Si, volevamo farvela pagare attraverso quella bimbetta.” Replicò l’altro sfrontato.
“Dimenticate che è una bambina piccola, per giunta Babbana, e come se non bastasse è sotto la mia protezione.” Ricordò loro Star.
“Quindi? Voi ci avete messo in ridicolo.” Esordì il primo dei due.
“Ah, si. Davanti a chi? Ai muri della scuola?” Sbuffò la ragazza.
L’altro fece per replicare ma non trovò nessuna argomentazione allora cambiò discorso.
“Come hai fatto ad arrivare qui? Il ragazzino ha detto che sarebbe riuscito a distrarti per un po’.”
“Sesto senso femminile. Se qualcosa non va non c’è scusa che tenga.” Spiegò Star neutra. “Ora vi do l’ultima possibilità per smetterla. Andate via adesso e non provate a disturbare mai più nessuno o vi assicuro che non tornerete in questa scuola il prossimo anno.”
“Ci sono altre attrattive fuori da qui.” Commentò uno ma prese lo stesso uno dei due manici di scopa appoggiati al muro e uscì dalla finestra seguito dal suo compare.
“E se tornano?” Pigolò Anne piano.
“Li caccio via di nuovo, tranquilla.” La rassicurò Star. Chiudendo la finestra.
Scesero velocemente in Sala Grande sperando di riuscire a mangiare almeno il dolce. Si sedettero tra Sirius e James e cominciarono a riempirsi il piatto in silenzio. Anne si accoccolò subito su James che fissò Star in attesa di una spiegazione.
“Hanno tento di attaccarla ma sono arrivata in tempo. Non lo faranno più. Non a lei.” Lo informò lei facendo passare la faccenda come cosa di poca importanza.
“La bambina sembra sconvolta.” Commentò Remus seduto di fronte a loro.
“Lo so. Stupidi esseri, l’hanno spaventata a morte.” Bofonchiò la ragazza.
“Se mi ronzano ancora intorno io li ammazzo.” Minacciò Sirius.
“Hai detto che non lo faranno più, giusto Star?” Domandò James, sua sorella annuì. “Bene. Allora non succederà più. A lei.” Concluse il ragazzo stringendo forte Anne.
“Lo sapete che dopo le vacanze la McGranitt ci farà una verifica a sorpresa su tutto il programma?” Saltò fuori Sirius cambiando argomento.
“NO, sul serio?!” Chiese conferma Remus agitandosi.
“Oh, si. E’ vero!” Assicurò James.
“E voi come fate a saperlo?” Si insospettì Star.
“Abbiamo dato una sbirciata al programma quando siamo finiti in punizione.” Raccontò Sirius.
“Lei era uscita un attimo perché Lumacorno l’aveva chiamata e noi ne abbiamo approfittato.” Completò James.
“Non si fa!” Li rimproverò Anne.
“Taci tu.” La rimbeccò Sirius.
“Fel, a cuccia!” Lo sgridò Star.
“Io non ho ancora capito come trasformare uno scarafaggio in un bottone! Come farò?” Si preoccupò Remus.
“Prendi ripetizioni da Star.” Gli consigliò Sirius.
“Io non do ripetizioni a nessuno.” Si oppose la ragazza. “Chiedi a James. Ah si, mi ero dimenticata che lui ancora ha la nausea quando si parla di scarafaggi.” Lo prese in giro.
“E’ stata una lezione infinita e ora che ne sono uscito vivo ammazzerò chiunque mi ci faccia pensare di nuovo.” Replicò James.
“In ogni caso io non do ripetizioni, non so fare nulla, io dovrei prenderne, invece.” Si schernì Star.
“Giusto, ma d’amore.” Borbottò Sirius.
“Che dici?!” Chiese lei fingendo di non aver capito.
“Sirius ha ragione. Stai spezzando il cuore di quel povero Dennis.” Continuò James.
“E a te interessa di lui?” Si stupì la ragazza.
“No.” Rispose suo fratello immediato.
“Allora non ti impicciare e poi io non sto spezzando niente. Niente di niente.” Si scaldò lei. “Guarda che belle stelle marine.” Commentò poi fissando il pavimento.
Sirius lanciò un rapido sguardo a terra prima di alzare un sopracciglio in direzione di Star inalberando un espressione preoccupata.
“Inizi a farmi paura, ne sei consapevole?” Le domandò poi.
“Il piccolo Black trema…uhuhu!” Lo prese in giro la ragazza.
“Non paura in quel senso! E non sono un Black!” Esclamò arrabbiandosi.
“Se fai così ti ammalerai di cuore. Dovresti rilassarti un po’ di più.” Consigliò la vocina sottile di Anne.
I Malandrini la fissarono stupiti poi Star, James e Remus crollarono a ridere mentre Sirius scuoteva la testa sconvolto senza però riuscire a trattenere un lieve sorriso sorpreso.
“Brava, piccola.” Commentò Star riemergendo da sotto il tavolo dopo un lungo respiro.
“Ho imparato dalla migliore.” Replicò la bambina emozionata del complimento.
“Si, lo so. Sono troppo brava!” Finse di vantarsi la ragazza facendo ridere la piccola e i suoi amici.
James si passò la mano tra i capelli. “Ed io? Da me non hai imparato nulla?” Chiese poi.
“Si, da te ho imparato che …” Cominciò Anne convinta. “… No, niente, non ho imparato niente.” Concluse poi smontando tutte le aspettative del ragazzo.
I suoi tre amici risero ancora talmente forte che un Prefetto si voltò verso di loro sgridandoli e costringendoli ad abbassare il tono.
Quando si ripresero dai loro silenziosi attacchi di risatine notarono che Silente si era alzato in piedi per tenere un discorso. “…quindi spero che la giornata di domani sia comunque all’altezza delle vostre aspettative.” Concluse il preside tornando a sedere mentre tutti gli studenti cominciavano ad abbandonare i tavoli per sciamare fuori dalla sala.
“Cosa? Che ha detto? Di che stava parlando?” Domandò Remus all’unico gruppetto di ragazze ancora seduto, tutto dispiaciuto di essersi perso il discorso.
Tra loro si voltò Lily sorridendo gentile. “Ha detto che non ci sarà una festa come l’anno scorso domani perché siamo solo in trenta e quindi cercherà di organizzarci una sorpresina, non sarà nulla di che ma spera che ci divertiamo lo stesso.” Ripeté la rossa con calma.
“Grazie. Temevo di essermi perso qualcosa di molto importante.” Spiegò Remus.
“Immagino, succede così quando qualcuno ti distrae in continuazione impedendoti di seguire le lezioni o discorsi importanti.” Replicò Lily lanciando un occhiata ai Malandrini dietro le spalle di Remus.
“Oh, no. Loro non sono una distrazione… beh, lo sono… ma mi va bene… mi stavo divertendo…” Cercò di scusarli il ragazzo.
“Tranquillo, a me puoi dirlo chiaro e tondo che sono fastidiosi. Se vuoi smettere di frequentarli per un po’ io e altri del terzo anno ci troviamo in biblioteca per studiare ogni finesettimana, di mattino presto.” Lo rassicurò lei.
“Ma loro…” Tentò di nuovo Remus ma ormai Lily si era già inviata verso l’uscita in compagnia di alcune ragazze del terzo anno.
“Ma guarda quella Evans!” Borbottò Sirius. “Convinta di aver ragione fino all’ultimo!”

………………

Quella mattina James si svegliò per primo, chiuse gli occhi assaporando il profumo di biscotti fatti in casa che alleggiava nella stanza.
Biscotti fatti in casa? Ok, forse non era il primo.
Si alzò a sedere di scatto guardando verso il letto di sua sorella e della piccola Anne.
Naturalmente la ragazza era sveglia e in silenzio sgranocchiava dei biscotti appena scartati, inviatale forse dalla madre.
Lei si premette l’indice sulle labbra fissandolo di rimando e poi gli indicò i biscotti come a chiedere se voleva favorire. In silenzio il ragazzo annuì e si alzò per raggiungerla sedendosi a gambe incrociate sul fondo del letto.
Mangiarono i biscotti in silenzio finché Star non decise che era ora di svegliare anche gli altri e prese a saltare in giro per la stanza urlando.
“E’ Natale!”
Sirius e Remus scattarono in piedi ma le grida continuarono tanto che un Prefetto e qualche altro studente si affacciarono alla loro porta per controllare.
“TUTTO BENE! E’ SOLO NATALE!” Urlò Star al massimo senza smettere di saltellare in giro come un canguro.
Dennis arrivò in quel momento fissando la ragazza sbalordito.
Un ragazzo molto assonnato fissò James speranzoso. “Non è che puoi farla smettere?” Gli chiese e dovette ripeterlo molte volte per farsi capire. Quando recepì il messaggio James sorrise e si alzò in piedi, prese la sorella per le spalle e la piantò saldamente a terra, quella continuò a gridare finché lui non le tappò la bocca con dei calzini appallottolati.
Star li sputò assumendo un aria di profondo disgusto.
“Sanno di formaggio morto.” Commentò.
“Erano di Remus.” Le fece notare James.
“A me piace il formaggio morto!” Replicò la ragazza sorridendo.
La folla si disperse e la piccola Anne strofinandosi gli occhietti si rimise a letto.
“Eh, no! Pigrona!” Esclamò Star allegramente spostandole le coperte.
“Non vuoi scartare i regali?” Le chiese Remus.
“I regali!” Esclamò la bimba saltando giù dal letto e correndo al piccolo mucchietto tutto per lei.
I Malandrini sorrisero cominciando a loro volta ad aprire i pacchetti.
“Hei, Star ringrazia i tuoi, queste caramelle le adoro!” Gridò Sirius dal suo letto.
“Sono anche i miei genitori!” Gli ricordò James indignato.
“Lo so, ma se lo dico a Star è sicuro che i vostri genitori lo sapranno, se lo dico a te invece non si sa mai…” Spiegò Sirius ridendo.
“Spiritoso.” Commentò James tornando ai suoi regali. “Sorellina anche tu hai ricevuto un maglione infeltrito e bitorzoluto?” Chiese poi dopo aver scartato i regalo dei suoi genitori.
“Ora controllo.” La ragazza afferrò il pacchetto donatole dei signori Potter e lo scartò in fretta. Conteneva un grazioso abitino rosso con la gonna ampia ma morbida, senza spalline e con il corpetto tenuto su da due asticelle rigide nascoste sotto il tessuto che passavano sopra i seni.
“Carino! Il biglietto dice: L’ho trovato quando cercavo i vestiti di James da inviarti, è l’abito che indossavo quando mi sono fidanzata con tuo padre e mi ha sempre portato fortuna e felicità. Dovrai aspettare qualche anno per indossarlo al meglio ma ci tenevo che tu lo avessi il prima possibile.” Lesse Star poi ripose con cura l’abito nel baule come se fosse un tesoro inestimabile.
“Perché solo a me regala i suoi esperimenti di maglia? Non è capace nemmeno di fare una sciarpa ma continua ad insistere. Guarda questo coso, non so nemmeno dove sia il collo.” Brontolò James alzando il nuovo maglione che in effetti somigliava ad un groviglio indistinto di lana.
“Sempre meglio di quello che mi hanno regalato i miei.” Sbuffò tetro Sirius sollevando un abito da mago nero ed elegantissimo, bordato di argento con lo stemma dei Black ricamato sul petto.
“Bello!” Esclamò sarcastico James.
“Vogliono una foto.” Grugnì Sirius dopo aver letto il biglietto.
“Che bello grazie James!” Esclamò Anne sventolando un quadernetto molto carino con una bella copertina a tema stellato.
“Non c’è di che.” Sdrammatizzo lui.
“Cos’è?!” Chiese Sirius strabiliato aprendo il regalo di Remus. Anche James lo aprì e  i due si ritrovarono a fissare due libretti identici.
“Manuale per lo studio tranquillo ed efficiente?!” Lesse il titolo James fissando Remus con tanto d’occhi.
“Ne avete bisogno.” Commentò Star.
“Imparerete molto da quella lettura, spero.” Augurò loro Remus.
“Ci prendi in giro?” Domandò Sirius.
“No.” Replicò il ragazzo. “Gli esami si avvicinano.”
“Ok, allora apri il mio.” Gli ordinò James.
Remus aprì il pacco trovandovi con suo estremo stupore un libro. Poi si accorse con delusione che era un libro sul Quidditch.
“Io non giocherò mai a Quidditch, James!” Gli ricordò con aria sfinita.
“Non si sa mai.” Replicò James testardo.
“Sul serio: non giocherò mai a quel gioco suicida.” Insistette Remus.
“E noi non studieremo mai.” Concluse Sirius.
I tre sbuffarono teatralmente.
“Mi piace questo vestito Star! E’ bellissimo!” Saltò fuori la piccola Anne tenendo tra le braccia un grazioso abito a piccoli fiori bianchi di un delicato verde pastello.
“Mi faceva pensare a te, questa primavera potrai sfoggiarlo.” Rispose Star sorridente.
“Ora tocca a te e Sirius aprire il mio regalo, sorellina.” Esordì James.
Sirius e Star sbirciarono tra i pacchetti non ancora aperti.
“E’ la mazza da Battitore, vero?” Gridarono insieme.
“Si. Come avete fatto ad indovinare?” Chiese James abbattuto mentre i suoi amici toglievano la carta dalle loro nuove attrezzature.
“Sei l’unico che poteva farci un regalo del genere qui dentro. Remus non se ne intende e Anne non poteva comprare nulla.” Spiegò Star maneggiando la sua Mazza nuova.
“Sono di ottima fattura!” Commentò Sirius felice. “Grazie, amico.”
“Ti mancano due regali Anne, non li apri?” Chiese Remus alla bambina che scartò insieme gli ultimi due pacchetti.
“Da Sirius: Le Fiabe di Beda il Bardo.” Cantilenò la piccola. “E Remus invece mi ha regalato un libro di Katharine Briggs. Bellissimi!” Ringraziò con voce sottile e poi si immerse nella lettura.
“Grazie Remus, è un diario davvero grazioso, mi serviva proprio!” Gridò Star sventolando il tomo che più che un diario somigliava ad un enciclopedia.
“I miei dovete a aprirli tutti e tre assieme.” Consigliò loro Sirius.
I tre ragazzi afferrarono i pacchetti e si dettero il via.
All’interno trovarono una giacca di pelle nera di fattura Babbana.
“Wow!” Si sbalordì Star indossandola immediatamente.
“Non è un po’ troppo aggressiva?” Domandò Remus indeciso fissandola preoccupato.
“No, è solo un po’ retrò ma ho sempre desiderato averne una come quella che mio padre sfoggiava nelle foto.” Lo rassicurò James.
Alla fine se le misero tutti, Sirius compreso.
“Sembriamo una banda di strada anni ’50.” Fece loro notare Remus.
“Perfetto allora. Oggi tutti con una bella maglia bianca e dei blue jeans.” Propose James entusiasta.
“Ci sto!” Accettò Star felice. “Questo di chi è?” Chiese poi indicando un pacco rettangolare come una scatola e pieno di timbri e bolli come se fosse stato spedito da lontano, ne avevano uno a ciascuno.
“E’ il pacco di mio zio!” Annunciò Sirius. “Diceva che voleva farci una sorpresa.” Il ragazzo aprì il suo regalo e strabuzzò gli occhi.  “Oh, sacro Quidditch e dei del Rock ‘n Roll!” Sbraitò tremando tutto.
“Che c’è?!” Gridò James preoccupato ma poi vide ciò che il pacco conteneva e ammutolì.
Sirius aprì una scatola marroncina e nera e poi sollevò una scarpa rossa nuova di zecca.
“Ok, persino io so cos’è…” Mormorò Star sconvolta.
“Il mio primo paio di All Star! Amo mio zio!” Esultò Sirius.
James si tuffò verso il suo pacco strappando la carta e riemergendo con un paio di scarpe verde foresta.
“OH MAGNIFICO ZIO DI SIRISU IO TI AMO!” Urlò poi.
Star tutta tremante aprì la sua scatola e rimase ad osservare le All Star blu cobalto che vi trovò all’interno.
Persino Remus fu emozionato di possedere un paio di quelle scarpe, per lui nere.
“Sono commosso.” Bisbigliò Sirius posando le sue All Star sul letto preparandosi ad aprire l’ultimo regalo.
“Cosa ci hai regalato Star?” Chiese Remus fissando a sua volta il suo ultimo pacco che doveva essere per forza quello della ragazza anche perché aveva le stesse dimensioni di quello di Sirius e James.
“Lo avete tenuto per ultimo apposta?” Fece la ragazza.
“Si, sei l’unica che incarta i regali con carta blu cobalto e nastro rosso e oro.” Spiegò James.
“Apriteli allora.”  Li incoraggiò lei.
I tre ragazzi obbedirono e scovarono un immagine stampata su una tela di cinquanta centimetri per trenta.
Era una loro foto magica. I quattro ragazzi completamente sporchi di vernice ridevano allegri con la luce arancione del tramonto che li illuminava costringendoli a socchiudere gli occhi, stesi a terra tra l’erba verde.
“E’ splendida!” Si complimentò James.
“Un’idea meravigliosa.” La ringraziò Remus.
Sirius le sorrise con sincerità. “Non vedo l’ora di appenderla in camera mia così i miei genitori potranno uccidermi!”
Star rise e Anne si avvicinò a James per osservare la sua foto.
“Che cosa stavate facendo?” Chiese la piccola.
“Avevamo appena finito di dipingere il lenzuolo per il tifo.” Rispose James cortese.
“Sembrate veramente felicissimi.” Notò Anne.
“Lo eravamo eccome, e lo siamo ancora.” Spiegò Remus.
“Ragazzi nessuno ha fame?” Domandò Star.
“Si!” Esclamarono in coro Sirius e James.
“Immaginavo.” Replicò la ragazza monocorde.
“Sarà forse perché siamo in ritardo per il pranzo?!” Li avvisò Remus in un crescendo di voce.
“COME?!” Sbraitarono i tre ragazzi e la bambina.
Si tuffarono a cercare maglie bianche e jeans, indossarono le loro scarpe e giacche nuove mentre Anne indossò semplicemente un caldo maglione.
Scesero in Sala Grande entrando in trionfale ritardo, mancava solo una bella canzone rock di sottofondo e sarebbe stato tutto perfetto. Prima di sedersi Sirius e James si sistemarono il colletto della giacca e ammiccarono a delle ragazze più grandi ma con il cervello piccolo come una nocciola che ridacchiarono e sorrisero emozionate.
“Mi disgustano.” Commentò Star. “Poi se dovete liberarvi di loro non venite da me. Ve le siete cercate!”
I due ragazzi risero complici.
“In che senso ‘liberare’? E perché?” Chiese Anne non riuscendo a seguire il filo del discorso.
“Nel senso di tenere distanti, sai alle volte le ragazze sono un po’… appiccicose nei confronti di James e Sirius.” Le spiegò Remus pazientemente.
“Appiccicose?” Cercò chiarimenti lei.
“Si, ehm… Non li lasciano più in pace, vorrebbero seguirli ovunque.” Specificò il ragazzo.
“Perché?” Domandò ancora la bambina.
“Perché sono come le sanguisughe. Ora basta. Mangia, tesoro, che si fredda.” La bloccò Star decisa.
Quando fu il momento del dolce i tavoli si riempirono inaspettatamente dei dolci di Mielandia con dei cartellini in ogni piatto su cui campeggiava la scritta in blu, rosso e oro “Con gli omaggi dei Malandrini”.
Silente rise fissando il cartoncino nel suo piatto che recitava “Buon Natale vecchio rimbambito!” e la sua risata travolse l’intera sala.
I Malandrini finirono di nuovo al centro dell’attenzione anche se non era stata proprio una loro idea.
“Star, tu ne sai qualcosa?” Le chiese sottovoce suo fratello.
Lei sorrise furba. “Ho regalato ad Abbey un centrino con le pervinche e siccome ci siamo dimenticati di prenderci i biscotti che avevamo fatto, eccoli qui.” Spiegò indicando i piatti dei Malandrini ricolmi dei loro biscotti ancora immutati grazie ad un incantesimo di conservazione.  “Mentre i biglietti…bè, mi avevano chiesto se volevo inviare qualche messaggio all’intera sala e io ho pensato a questo. Vi dispiace se vi ho trascinato nella mia idea?”
“NO!” Risposero euforici Sirius e James.
“A me non va molto a genio, sinceramente, che …” Provò a replicare Remus ma i suoi tre amici gli ficcarono in bocca un biscotto a testa e il ragazzo dovette tacere per masticare.
I quattro ragazzi e la bambina passarono un pomeriggio tranquillo, dal momento che fuori infuriava ancora una tormenta, pavoneggiandosi nei corridoi con il loro nuovo abbigliamento.
Stavano giusto raccontando all’ennesimo gruppetto di passaggio di come fosse loro venuta l’idea dei dolci di Mielandia quando il pomeriggio cambiò tono.
“…così abbiamo inviato ai proprietari di Mielandia una richiesta speciale, sapete siamo loro amici, e quindi abbiamo ordinato tutti quei dolci e loro ce li hanno regalati!” Concluse James sistemandosi la giacca e passandosi una mano tra i capelli.
“E le scarpe?!” Chiese una ragazza quasi svenendo nell’impresa.
“Un regalo del mio caro zio. Direttamente dall’America, sono originali.” Rispose Sirius poggiandosi al muro con le mani che vi rimasero incollate grazie ad un incantesimo di Star in modo che lui potesse sollevare entrambe le gambe mettendo in mostra non solo le calzature ma anche la sua forza nel mantenere quella posizione.
“Attento Black potresti farti male.” Lo avvisò malignamente Severus, spuntato da chissà dove, puntandogli contro la bacchetta e annullando l’incantesimo che lo sorreggeva. Sirius abbassò in fretta le gambe evitando di cadere e atterrando in piedi con un ghigno sghembo sul volto.
“Che cercavi di fare Mocciosus?” Gli domandò poi con aria da superiore.
Severus non rispose fissandolo con odio.
“Oh, il piccolo Mocciosus cresce e cerca di farci degli scherzetti.” Commentò James fingendo un tono petulante da mammina apprensiva.
“Un giorno ve la farò pagare.” Replicò Piton digrignando i denti.
“Un giorno, quando smetteremo di essere i Malandrini forse avrai una minuscola possibilità di vittoria.” Ribatté Star.
“Vi sentite sempre così superiori perché avete dei bei vestiti e infrangete le regole.” Continuò Severus.
“Che fai ora? Ci studi?” Chiese James disgustato. “Sappiamo di essere affascinati ma vorremo avere un po’ di intimità.”
Ci furono delle risate generali.
“Comunque,” Proseguì Sirius. “ci sentiamo superiori solo a quelli come te, perché noi a differenza di voi Serpeverde abbiamo una vita interessante, colma di avventure.”
“Avventure che vi portano ad infrangere le regole e a rischiare la morte.” Borbottò Mocciosus.
“Ti preoccupi per noi? Carino, ma sappiamo come cavarcela, grazie mille.” Lo avvisò Star.
Altre risate si levarono dalla folla sempre più nutrita attorno a loro.
“Se per una volta faceste veramente qualcosa di utile!” Sbuffò Severus cambiando argomento.
“Ti ricordo che oggi il dolce lo abbiamo procurato noi. Tu invece che hai fatto negli ultimi giorni? Giocato al piccolo pozionista? Ma bravo!” Lo prese in giro Sirius.
“Tuo fratello e tua cugina parlano spesso di te… attento, Black, se continui così è probabile che diventerai presto un Serpeverde, infondo ci sei nato.” Concluse vittorioso Severus voltandosi per andar via.
Sirius si lanciò su di lui ma per fortuna Star e James furono abbastanza veloci da trattenerlo.
“Ridi pure, Mocciosus, ma nemmeno tu sei felice di essere un Serpeverde. Saresti disposto a fare cambio subito, pur di passare più tempo con lei.” Gli gridò dietro la ragazza.
Il ragazzo si bloccò e si girò verso di lei fissandola scioccato. Star sorrise fiera e Severus si allontanò in fretta spaventato.
“Colpito e affondato.” Mormorò lei.
“Di che parlavi?” Le chiese Sirius smettendo di divincolarsi.
“Segreto.” Annunciò la ragazza mostrando la lingua in modo scherzoso.
“Dai saliamo in dormitorio, avete già fatto abbastanza sfoggio di voi stessi.” Consigliò Remus pacato.
Non ci furono discussioni anche perché Anne fissava Sirius,  James e Star in modo strano, quasi con aria delusa.
“Sentite, nonna Lea mi ha regalato il Gioco del Drago. Vi va di fare una partita?” Propose Star estraendo dalla sua montagnola di regali una scatola di legno e cuoio tutta colorata.
“Cos’è?” Chiese Anne curiosa.
“Da quello che ho capito questa estate è come il Gioco dell’Oca ma i maghi ci hanno messo delle variazioni stranissime che derivano da altri giochi con carta e penna tipo Baci e Abbracci.” Spiegò la ragazza.
“Che bello!” Esultò la piccola.
Star stese a terra il tabellone e tutti vi presero posto attorno.
“Io voglio il Gallese Verde!” Declamò James.
“Io voglio il Dorsorugoso Norvegese.” Scelse Sirius.
“Posso avere quello argento che brilla?” Chiese Anne.
“Io prendo il Petardo Cinese.” Si intromise Star.
“A me va bene il Grugnocorto Svedese.” Sospirò Remus ritrovando un po’ di allegria.
“Come si chiama il mio?” Domandò la bambina osservando il draghetto in miniatura che lanciava piccole fiamme e sbatteva le ali.
“E’ un Opaleye degli Antipodi.” Le rispose Remus.
“Ok. Inizio io.” Decretò Star.
“Perché?” Fece Sirius offeso.
“Perché il gioco è mio.” Ribatté la ragazza lanciando le tre piccole piramidi. “Ok, sette, dice: ‘Sconfiggi l’avversario alla tua destra in una partita a Uccelli, Belve e Pesci e potrai avanzare di due, perdi e dovrai indietreggiare di tre.’ Semplice, vai con la sfida James.”
Il ragazzo sorrise e prese penna e pergamena. Disegnò una corta linea retta orizzontale e poi si fermò a pensare ad una parola, dopo alcuni secondi scrisse due lettere “Q” e “H” e tra loro tracciò sette lineette.
“Pronto.” Annunciò presentando il foglio a sua sorella.
“D?” Chiese lei, il ragazzo riprese il foglio e scrisse la lettera “D” sul terzo e sul quarto trattino.
“Quidditch?” Tirò ad indovinare Star.
“Giusto.” Brontolò il ragazzo.
“Siiii! Posso avanzare!” Gioì la ragazza mentre il suo drago rosso svolazzava avanti di due caselle.
Anne prese le piramidi e le lanciò.
“Otto.” Contò esitante, il suo piccolo drago saltellò e svolazzò fino all’ottava casella, appena vi poggiò sopra le zampe essa esplose con violenza cacciando indietro di tre il povero drago e facendo sobbalzare tutti.
“Uffa!” Gridò Anne.
“Tranquilla andrà meglio la prossima volta.” La rincuorò Remus lanciando le piramidi. “Cinque.”
Il Grugnocorto Svedese in miniatura si mosse fino ad una casella con un drago.
“Sei salvo, Rem, e avanzi di due!” Esclamò la ragazza.
“Bella mossa! Tocca a me!” Sirius lanciò le piramidi. “Dieci!” Esultò e il suo drago si mosse. “Batti il tuo avversario di sinistra a Baci e Abbracci e avanzerai di tre caselle.” Recitò chinandosi per leggere.
“Sirius, fatti sotto!” Lo avvertì James sfoderando foglio e penna e disegnando una griglia tre per tre, poi pose una croce sul quadrato al centro, Sirius sul più in alto a destra disegnò un cerchio. James sorrise e piazzò un’altra croce sul quadrato in alto a sinistra e Sirius rispose con un bel cerchietto in basso a desta.
“Stavo per vincere!” Si lamentò James disegnando una croce sul quadrato centrale della prima riga.
“Troppo facile.” Lo rimbeccò Sirius posizionando un cerchio al centro della riga più bassa.
Il suo amico fissò lo schema per un secondo e poi si rese conto che Sirius aveva vinto, poteva bloccarlo su una riga ma lui avrebbe potuto fare tris su un’altra in una sola mossa. Il ragazzo sbuffò e pose la croce sotto quella della sua mossa precedente.
Sirius sorrise vittorioso e completò il suo tris. “Sono imbattibile a baci e abbracci, modestamente.”
Il suo drago avanzò di tre mentre James mugugnava qualcosa riguardo ad una vendetta, lanciando le piramidi una di esse cadde con la punta verso l’alto e le altre due segnarono solo un punto a ciascuna.
“Due?! Ma dai!” Sbuffò James indignato mentre il suo drago si muoveva verso una casella vuota.
Anne rise allegra.
“Non si ride delle disgrazie altrui.” La riproverò lui.
“Non sai perdere, James, e comunque tu prima hai riso di lei. Ti ho visto.” Lo rimbeccò Star accingendosi a ricominciare il giro.
“Io sfido Sirius a baci e abbracci! Chi perde sta fermo due turni, chi vince avanza di cinque.” Annunciò la ragazza con le piramidi racchiuse tra le mani.
“Accetto, ma devi fare un tiro da sei diviso in due a ciascuna piramide.” Le ricordò Sirius.
“Tranquillo.” Lei sorrise cominciando a scuotere le mani, prese un bel respiro e lanciò.
Le piramidi si fermarono sul punteggio desiderato e ci fu un attimo di confusione tra le grida felici di Star, Anne, Remus e James e quelle disperate di Sirius.
James disegnò la griglia e consegnò il foglio a Star.
“Oh, no. Sirius muove per primo.” Ordinò lei passando la pergamena al suo avversario.
Iniziarono e lo scambio di mosse fu velocissimo e preciso, in un attimo completarono dieci griglie finite in parità anche se alla fine dopo la dodicesima Sirius sbagliò e Star ebbe la sua vittoria.
“Ah, ti odio!” Gridò il ragazzo notando solo dopo la mossa della ragazza di aver perso.
“Lo so. Avanzo di cinque! E tu stai fermo lì!” Esultò lei.
Il gioco continuò e dopo diciassette partite a Baci e Abbracci, ventinove a Boy, Girl and Animal, ventidue a Uccelli, Belve e Pesci e cinque al Gioco del Dizionario finalmente Remus concluse la partita con un emozionante lancio delle piramidi che portò il suo Grugnocorto a svolazzare dritto e perfetto sulla casella d’arrivo da cui Star e James erano lontani di solo due caselle mentre Anne e Sirius ancora lottavano tra loro per superare il Ponte del Troll.
“E’ finita finalmente! Questo gioco mi sfinisce.” Sospirò James richiudendo tutti i pezzi nella scatola.
“Io volevo giocare ancora, possiamo?” Chiese Anne.
“NO!” Risposero secchi i Malandrini tutti assieme.
“Facciamoci una foto piuttosto, ti va? Sirius deve inviarne una a sua madre con il suo vestito nuovo e, James, tu potresti indossare il maglione di mamma.” Suggerì Star.
“Stai scherzando vero?!” Domandarono scioccati i due ragazzi.
“No, ma ho un’idea per renderla più interessante. Tirate fuori i colori, vado a procurarmi del cartone.” Ordinò lei uscendo in fretta e furia dalla stanza.
“Meglio se facciamo come ci ha detto.” Consigliò Sirius aprendo il baule dei colori.
Star fu di ritorno subito dopo e per un po’ lei e Anne colorarono e disegnarono sul cartone, legando spaghi qua e là, mentre i tre ragazzi giocavano a “Cadaveri Eccellenti”.
“Ok, siamo pronte.” Annunciò la ragazza avvicinandosi a loro. “Cosa vi è venuto fuori?” Chiese poi curiosa lanciando un’occhiata al foglio di pergamena che stava suscitando un attacco di risate convulse a Sirius e James.
“Mocciosus, brontola, in cima ad un fuoco d’artificio, perché sta per morire, mentre passa un treno, con Gazza.” Scandì Remus imbronciato.
“Tu eri il secondo, vero?” Commentò lei. “Ok, voi due vestitevi. Io e te Remus possiamo rimanere così, però devo metterti la matita come ad un rokkettaro.”
I tre ragazzi la fissarono sconvolti.
“Non lo richiederò, muovetevi!” Gridò lei battendo le mani a ritmo di marcia. Sirius e James scattarono in piedi e cominciarono a cambiarsi e Remus tentò invano di sottrarsi al suo destino.
Presto furono tutti pronti davanti all’obbiettivo e Anne distribuì dei cartelli.
“CHE IDEA GENIALE!” Urlò Sirius euforico leggendoli.
“Concordo in pieno!” Fece sapere James.
“Ok, ora capisco.” Remus le sorrise e si legò al collo il suo cartello sul quale c’era scritto “Mezzosangue Rockkettaro” con colori scuri contornato da miriadi di stelline, anche Star ne aveva uno uguale dato che erano vestiti e truccati uguali, si posizionarono ai lati di James che indossava il groviglio di lana di sua madre e sulla fonte aveva un cartellino con su scritto “PECORA POTTER”. Sirius si inginocchiò davanti a lui tenendo al collo un cartello che recitava “GRIFONDORO!” mentre Anne si sedette a terra davanti a tutti reggendo in alto un cartello con una grossa freccia rossa verso il basso e la scritta “BAMBINA BABBANA” e un bel po’ di cuoricini.
Quando Star fece partire la foto con uno schiocco di dita  James saltò sulle spalle di Sirius e lei e Remus presero un aria da cantanti rock mostrando la lingua e facendo le corna con le dita di entrambe le mani, Anne sorrise il più possibile.
CIACK.
“La miglior foto della mia esistenza.” Commentò Sirius.
“La porto da un amico che ce la svilupperà entro sera e poi ne inviamo una copia a tutte le nostre famiglie.” Propose Star euforica.
Rientrò poco dopo nella stanza e un getto di vernice cobalto la investì in pieno insieme ad una forte musica proveniente dal vecchio e sgangherato giradischi che i Malandrini avevano aggiustato e incantato per ascoltare le fiabe sonore l’anno precedente.
“Siete tutti dei gran villani!” Gridò lei afferrando un pennello intinto nella vernice e lanciandolo addosso a James.
Il giradischi sparò al massimo le note di una nuova canzone mentre la guerra dei colori si scatenava alla grande.
“Fermi tutti!” Urlò Star all’improvviso, i ragazzi e la bambina fecero silenzio voltandosi verso di lei.
Le note della canzone regnarono sovrane e la ragazza tornò indietro nel tempo per qualche secondo.
“Che c’è?” Si preoccupò James.
“Questa è la prima canzone rock che io, Jack e Michael abbiamo mai ascoltato.” Rispose lei sorridente.
“Davvero?” Chiese Sirius incuriosito. “Questo è un disco di mio zio, me lo ha dato questa estate. Se vuoi te lo regalo.”
“No, tienilo tu, però… possiamo ballare questa canzone?” Li pregò lei.
“Certo!” Acconsentì James. “Ma sai come si balla?”
“Michael da quando la abbiamo ascoltata per la prima volta che usciva dalle finestre di un bar costruito vicino all’orfanotrofio la cantava sempre e Jack ci aveva fatto su una bella coreografia prendendo spunto da ciò che vedeva nel locale dove era costretto a lavorare. Io la ricordo a perfezione, ve la insegno? Vi va?”
“Io voglio ballare!” Decretò la piccola Anne prendendo posizione.
“Ballerò anche io, ma dovrai avere pazienza con me.” Proclamò Remus.
“OK!” Gridò Star euforica mettendosi al centro della stanza e cominciando a spiegare i passi a ritmo.
“When the chimes ring five, six and seven,
We'll be right in seventh heaven.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. ” Cantò la ragazza felice.
Dopo un bel po’ di prove riuscirono a ballare tutti insieme in modo molto sincronizzato, si scoprì che James, Sirius e Remus erano degli ottimi ballerini per quanto riguardava Star sembrava fatta apposta per muoversi a ritmo.
“Stiamo per fare tardi anche alla cena.” Ricordò loro Remus.
“Vero, andiamo.” Disse la ragazza battendo le mani e ripulendo dalla vernice sé stessa, i suoi amici e la stanza.
“E se volessimo arrivare tardi?” Domandò Sirius lanciando uno sguardo di intesa a James.
“Che volete dire?” Si preoccupò Remus.
“Se noi facessimo un entrata in scena tutta alla Malandrini?” Continuò James.
Star li fissò stupita e poi spalancò la bocca e capì tutto. “Ci sto!”

…………..

La cena era iniziata da alcuni minuti quando il chiacchiericcio allegro che riempiva la sala si spense per lasciare spazio ad un rumore proveniente dall’esterno. Un rumore che somigliava quasi ad un suono ben equilibrato e con un buon ritmo.
Le porte della Sala Grande si spalancarono e la musica proruppe in essa.

“One, two, three o'clock, four o'clock, rock,”

Apparvero i Malandrini di spalle sulla soglia con la piccola Anne tra loro.

“Five, six, seven o'clock, eight o'clock, rock,”

Con un balzo i ragazzi si girarono a ritmo.

“Nine, ten, eleven o'clock, twelve o'clock, rock,”

James, Remus e Sirius si passarono una mano tra i capelli mentre Star e Anne scossero le loro lunghe chiome.

“We're gonna rock around the clock tonight.”

Poi tutti in riga si sistemarono il colletto delle loro giacche di pelle a canone fino ad Anne che girò su se stessa facendo gonfiare appena il suo abitino da ballo creato da Star in quattro e quattr’otto.
Dopo di che fu tutto un lanciare di gambe e fare swing schioccando le dita a ritmo e cercando di trascinare nel ballo anche gli altri studenti.

“Put your glad rags on and join me, hon,
We'll have some fun when the clock strikes one,
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight.”

Molti accettarono di buona voglia e presto la festa si accese nella sala.
Silente riuscì addirittura a far ballare la professoressa McGranitt.

“When the clock strikes two, three and four,
If the band slows down we'll yell for more,
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. 

When the chimes ring five, six and seven,
We'll be right in seventh heaven.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. 

When it's eight, nine, ten, eleven too,
I'll be goin' strong and so will you.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. 

When the clock strikes twelve, we'll cool off then,
Start a rockin' round the clock again.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight.”

La serata andò avanti ballando, i cinque grandi tavoli vennero fatti sparire rimpiazzati da piccoli tavolini ai lati della stanza ricolmi di cibo e bevande.
Studenti e professori si scatenarono nella danze più sfrenate in tema rock and roll.
Tutto ad un tratto una studentessa di Corvonero gridò: “La bufera si è calmata!”
I ragazzi presero subito la rincorsa verso l’uscita del castello ma la professoressa McGranitt sbarrò la porta con un colpo di bacchetta.
“Non credo proprio che sia possibile lasciarvi uscire, è notte fonda ormai, piuttosto dovreste andare tutti a letto.”
“Ma professoressa, siamo rinchiusi dentro a causa del brutto tempo da giorni!” Urlò James.
“Non si discute Potter. Ieri siete stati fuori abbastanza.” Replicò la donna ferma.
“La prego! Non vorrà negarci di uscire a giocare con la neve proprio il giorno di Natale?” Insistette Sirius.
“Si, esatto Black.”
“Oh, suvvia. Voi professori potrete delimitare una certa area con delle torce mentre noi saliamo a metterci i cappotti, solo per qualche ora, siamo stufi di stare rinchiusi.” Continuò Star.
“Ho già deciso signorina White.”
“POTTER!” Gridò lei di rimando salendo su un tavolo. “P-O-T-T-E-R!”
Silente assisteva alla scena divertito.
“Preside lei ce lo concederà vero?” Chiese un prefetto del settimo anno, tutti gli sguardi passarono su di lui.
“Non posso mettere in questione una decisione presa da un collega.” Rispose pacato Silente.
“Ma lei è il preside!” Si sgolò qualcuno dal centro della folla.
“Ma non posso scavalcare le decisioni altrui.” Replicò di nuovo Albus.
“Professoressa, cambi idea la prego.” Intervenne Jordan. “Io garantirò per la mia Casa, intera.” Assicurò disperato.
Prefetti e Caposcuola giurarono a turno di prendersi loro la responsabilità delle loro rispettive Case.
“VA BENE!” Gridò infine la professoressa, esausta.
Ci fu un enorme boato di urla e un fuggi fuggi generale verso i dormitori per indossare abiti pesanti.
Nel mentre i professori uscirono ad allestire il giardino con un bel perimetro di torce e altre fiamme sospese in aria nel mezzo per assicurare una buona illuminazione.
Lo scalpiccio rumoroso in lontananza annunciò l’arrivo degli studenti e presto l’aera delimitata dai professori si riempì di ragazzi ridenti pronti a farsi guerra.
Anche i professori, come era già successo il Natale precedente, si unirono alla battaglia di palle di neve e furono sterminati a dovere.
Il cortile poi diventò una mostra di pupazzi di neve. Ognuno si costruì il suo.
Anne fece un coniglietto piccolino.
Sirius, James e Remus furono obbligati da Star a rappresentare loro stessi mentre la ragazza lavorò in gran segreto nascosta da un albero.
“Hai finito?” Le chiese Sirius dopo un po’.
“No, qualche ultimo appunto…” Rispose lei trafelata.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  
“Dai, i professori hanno detto che ci mancano ancora pochissimi minuti, muoviti!” La rimproverò James.
“Ok, ok. Venite a vedere.” Sbuffò la ragazza.
I tre e la bimba si avvicinarono all’albero e videro una scultura di neve che rappresentava quasi alla perfezione la piccola Anne.
“E’ bellissima!” Sospirò la bambina.
“Come quella vera!” Ribadì Star sorridente facendo un buffetto sulla guancia di Anne e strofinando il suo naso su quello di lei.
“E’ arte pura!” Commentò Remus sbalordito.
“Dove hai imparato?” Chiese Sirius.
La ragazza lo squadrò da cima a fondo. “Lo sapevo già fare, come mille altre cose. Che noia.”
“Beh, io lo trovo solo molto bello.” Replicò James, tirò fuori la sua macchina fotografica e scattò una foto a Star e alle due Anne.
“Bravo! Facciamoci una foto tutti assieme davanti ai vostri pupazzi!” Propose la ragazza allontanandosi dalla sua opera di neve.
“Scusa ci fai una foto?” Chiese Sirius al primo che passava ficcandogli la macchina fotografica tra le mani. Quello non poté dire di noi e li accontentò. Aspettò che i Malandrini e la bambina fossero messi in posa e scatto due foto, “Una di sicurezza”, spiegò restituendo la macchinetta a James e se ne andò con il suo gruppo di amici.
“Forza! E’ ora di rientrare!” Li richiamò tutti la professoressa McGranitt.
Intonando canti di Natale gli studenti raccolsero tutte le torce e si incamminarono di nuovo verso il castello, una volta nell’atrio il preside e tutti i professori augurarono loro buona notte e li osservarono salire nei rispettivi dormitori.
“Mettiamo un disco!” Propose Star appena entrarono nella stanza.
“A te quale ha regalato papà?” Le chiese James preparando il giradischi.
“A me ha regalato Machine Head dei Deep Purple.” Ripose lei prendendolo.
“Forte, io ho ricevuto School’s Out degli Alice Cooper.”
“Ora sono indeciso.” Proclamò Sirius gettandosi sul suo letto.
“Scegliete voi due, io Anne e Remus scegliamo invece il gioco.” Decise Star.
“Ok.” Riposero tutti in coro.
Presto il giradischi cominciò a spargere le note metal di Higway Star dei Deep Purple.
“Allora, voi che avete deciso?” Chiese Sirius avvicinandosi a Remus.
“Io voglio giocare ad Acchiappa i Coniglietti.” Riferì Anne.
“Che noia.” Commentò Sirius.
“Nemmeno sai come si gioca, Sir Villano Black.” Replicò Star.
“Giusto, come si gioca?” Chiese James mentre Sirius faceva la linguaccia alla ragazza.
“Servono due conigli che scappano e gli altri li devono colpire con delle palline, o nel nostro caso con dei calzini arrotolati.” Spiegò Remus.
“Ma dai? Che molta noia.” Si corresse Sirius.
“Tu e James fate i conigli, lo sapete?” Decise Star indicando loro dei cerchietti con le orecchie da coniglio e due cinture con la coda a batuffolo.
“Perché noi due? E dove hai trovato quella roba? Io non me la metterò mai.” Si mise sulla difensiva James.
“Quella roba l’ho cucita io ora, e tu te la metterai, e anche Sirius, e farete i coniglietti.” Si impuntò la ragazza con decisione.
“No. Non lo faremo.” Ribatté Sirius.
Star sospirò, si avvicinò ai due ragazzi, prese un bel respiro guardando in basso e poi li guardò entrambi con degli occhi talmente dolci da smuovere i massi.
“Ok, dacci quei cosi.” Sbuffò James rassegnato.
Pochi attimi dopo i due coniglietti erano pronti a correre e tre cesti di calzini erano posizionati di fronte ai tre “cacciatori”.
Remus e Star si sorrisero complici e Anne contò fino a tre e poi dette il via.
La piccola colpì Sirius. “Uno!” Esclamò felice mentre i calzini rotolavano lontani.
Star centrò James con uno dei suoi calzini e il ragazzo gridò di dolore.
“Uno anche per me.” Annunciò la ragazza con uno strano sorrisetto.
“Mi hai fatto male, che hai in quei calzini?” Si lamentò James.
“Ah, si. Nei miei e in quelli di Remus ci sono dei piccoli oggetti pesanti, così è più divertente. Per noi.” Rivelò Star.
“Sei matta? Vuoi lapidarci?” Si sconvolse Sirius.
“Oh, no. Noi vi diamo la possibilità di scappare. Corri coniglietto.” Sorrise Remus preparandosi al lancio.
Presto Anne fu in vantaggio dal momento che i suoi colpi non causavano dolore ai due conigli che invece tentavano in tutti i modi di evitare i calzini di Star e Remus che però, bisognava ammetterlo, colpivano solo sulle gambe o sui fianchi e senza troppa forza.
Il disco finì e i Malandrini presi dal gioco e tutti ridenti si accorsero solo in quel momento della bambina che era stramazzata dal sonno nel suo cesto di calzini.
James la mise a letto e poi i quattro ragazzi si radunarono sul pavimento al centro della stanza.
“Giochiamo a Cadaveri Eccellenti.” Propose James.
“Oh, no! Ti prego, ne ho abbastanza di frasi su Severus.” Si ribellò Remus.
“Dai, gioco anch’io e ti prometto che non ci saranno frasi su Mocciosus.” Lo tranquillizzò Star.
“Inizio io.” Annunciò Sirius prendendo la penna.
“Facciamo un foglio a testa e poi ce lo passiamo.” Suggerì Star.
“Ok.” James si alzò per recuperare il materiale necessario che portò ai suoi amici seduti in cerchio.
“Chi?” Chiese Remus.
Tutti scrissero.
“Cosa fa?” Continuò James.
Le penne si mossero allegre.
“Dove?” Fu la domanda di Sirius.
“Con chi?” lo succedette Star.
“Per quale motivo?” Ricominciò Remus.
I ragazzi conclusero e srotolarono i fogli che si trovarono tra le mani.
“James,” Cominciò a leggere Sirius. “gioca, nell’intestino di una capra, con un Vermicolo, perché è stupido.”
Tutti risero dell’assurdità della frase.
“Sirius,” Lesse Star. “amoreggia, sul campo da Quidditch, con Gazza, perché è un villano.”
Sirius mise il broncio ma non resistette a lungo perché le risate dei suoi amici erano troppo coinvolgenti.
Toccò poi a Remus. “Un koala, gorgheggia, in un isola di cannibali, con mio fratello, perché è cuccioloso.”
“James sei cuccioloso?” Finse di chiedere Star.
Altre risate.
“Severus,” Cominciò James ma Remus lo bloccò.
“Avevamo detto...”
“…che non dovevamo scrivere di Mocciosus.” Completò Star infuriata per lui.
“Io infatti ho scritto Severus.” Replicò James mentre Sirius se la rideva di nascosto.
Star e Remus scossero la testa rassegnati. “Va avanti.” Sbuffò la prima.
“Severus, balla la danza classica, a Honululu, con un gattino, perché è impazzito.”
Sirius scoppiò a ridere seguito da Star e James ma Remus rimase impassibile anche se non per molto.
“Ok. Ora scrivo ai nostri parenti, voi andate a letto.” Decretò Star alzandosi.
“Vuoi scrivere alla mia famiglia? Sei impazzita?” Si sconvolse Sirius.
“No, tranquillo, so cosa fare. Rilassati.” Lo calmò lei con un gran sorriso.
“A tuo rischio e pericolo.” Bofonchiò Sirius arrendevole.
Dopo alcuni minuti di fitto scribacchiare Star salì alla gufiera sotto il Mantello dell’Invisibilità, quando tornò in dormitorio solo Sirius la aspettava ancora sveglio.
Lei rise nel vederlo scattare sull’attenti. “Dormi, so come scrivere alle persone come i tuoi genitori. Rilassati.” Lo tranquillizzò nuovamente.
Il ragazzo sospirò pesantemente. “Questo è ciò che credi, ma devi parlare come se fossi nel Medioevo quando ti rivolgi a loro e poi ci sono le regole sociali, tu di principio non potresti nemmeno scrivergli.”
“Perché no? Per quello che ne sanno loro io sono Purosangue.” Replicò Star.
“Lo saprebbero. Hanno gli alberi genealogici di tutte le famiglie Purosangue.” La informò lui.
“Ok, ma non sanno chi sono, Silente dice che quasi sicuramente sono Purosangue, insomma, è molto difficile che mi sia stata trasmessa questa mal…questo potere se uno dei miei genitori è Babbano di nascita o Babbano.”
Gli occhi di Sirius mandarono uno strano bagliore.
“La consideri ancora una maledizione? Nonostante tu abbia salvato una vita.” La rimproverò Sirius.
“Si, e non era a rischio di vita, Silente me lo ha detto dopo, se fosse andato al San Mungo ci avrebbero messo solo più tempo, ma sarebbe guarito.” Ribatté lei.
“COS…” gridò Sirius ma Star gli fece subito segno di abbassare il tono. Entrambi controllarono che i loro amici stessero ancora dormendo e poi lui continuò. “Come mai ti ha messo a rischio così allora? Stavi malissimo, eri molto stanca, per quanto ne sapeva potevi rimetterci tu.”
“A quanto pare sapeva che non sarebbe successo, lui sa chi sono, ne sono certa. Solo che non è pronto a rivelarmelo o forse non può.” Borbottò la ragazza.
“Vedrai che un giorno lo scopriremo, noi Malandrini insieme, non ti preoccupare.” La rassicurò lui.
Star sorrise. “Ok, buonanotte.”
“Buonanotte.” Le augurò Sirius rigirandosi nel letto e addormentandosi subito dopo.
La ragazza attese ancora e poi tirò fuori dalla tasca una lettera inviatale da sua madre proprio quel giorno, dopo tanto aspettare, e la lesse nel buoi più completo senza accorgersene.
“Cara Figlia Mia,
per rispondere alla tua domanda: si, ci sono altre attrattive che dei giovani maghi potrebbero avere fuori da Hogwarts, purtroppo attrattive malvagie. Un certo mago Oscuro sta cominciando a raccattare seguaci, il Ministro non se ne preoccupa molto ma Silente ci ha pregato di tenere gli occhi aperti e così faremo io e tuo padre. E’ probabile che se questi ragazzi sono Purosangue siano anche le loro famiglie a spingerli verso questa via ma forse è un’idea che parte da loro stessi. Magari credono di poter diventare potenti. Fate attenzione, se sono pronti a vendersi ad un mago così potente e oscuro non si faranno scrupoli a farvi del male nemmeno dentro le mura di Hogwarts, soprattutto ora che sanno che siete orgogliosi e che risolvete i problemi faccia a faccia. Ti prego di fare attenzione a te e anche a tuo fratello. State attenti e non cacciatevi in troppi guai.
Con la speranza che non ti farai rovinare l’anno dai miei avvertimenti,
                                                                                                                                                                                    Mamma.”
Star ripiegò la lettera sistemandola nel suo diario nuovo e poi si concentrò su una più allegra missiva, quella di sua cugina Fay.
“Ciao cuginetta,
la mamma mi sta insegnando a scrivere le lettere e io volevo sapere come stai, bene?
Vorrei tanto rivederti. Spero che ti diverti.
                                                                                                                                                                                             Fay.”
Sorrise ripiegando anche quel foglio pieno di lettere sgangherate e di diverse grandezze ma anche d’amore e si decise ad addormentarsi a sua volta.

…………………

Pochi giorni dopo arrivarono tutte le lettere di risposta dalle famiglie. In realtà la lettera dei signori Black era stata recapitata la mattina del ventisei ma i Malandrini avevano deciso di aspettare tutte le risposte prima di leggerle.
Quel pomeriggio si radunarono in un tavolino in Sala Comune, tralasciando i compiti e lo studio.
“Allora i miei scrivono che è una foto splendida e che l’hanno appesa nel salotto.” Riassunse James.
“Anche i miei genitori dicono più o meno la stessa cosa, solo che loro hanno inondato la lettera di lacrime, commossi dal fatto che voi siate ancora così sinceri con me e mi stiate vicino.” Raccontò Remus lievemente disgustato.
“E i miei incredibilmente scrivono che tu non sembri per nulla Mezzosangue da come scrivi e che la foto è molto fastidiosa e che ha fatto piangere mia madre addolorando la famiglia e l’hanno bruciata.” Raccontò Sirius.
Star rise. “Forse non si sono ancora accorti che la foto non si può ne bruciare ne distruggere e nemmeno gettare via. Ci ho pensato bene prima di inviarla.”
“Ti adoro.” Si congratulò Sirius.
“Ora io leggo.” Decretò Anne brandendo il suo libro di fiabe.
“Oh, fantastico!” Sbuffò James.
“Diciamo che glielo dovete.” Ricordò loro Remus.
“Fammi almeno mettere comodo.” Brontolò Sirius spostandosi verso una poltrona accanto al fuoco, la piccola gli si sedette di fronte e nel divano accanto a lei si sistemarono James e Remus. Star si sedette sulle gambe del fratello.
Si scoprì che Anne era molto migliorata nella lettura, probabilmente era sempre stata brava ma la perdita di memoria l’aveva costretta a ricominciare da capo anche in quel campo.
I Malandrini ascoltarono tutte le storie di Beda il Bardo con attenzione, anche se tutti le conoscevano già e presto fu ora di cena.
I giorni di vacanza passarono pigri e allegri, tra partite a svariati giochi da tavolo e di carte e ore di lettura offerte da Anne presto l’anno si avviò alla fine.

……

“Silente dice che anche capodanno sarà una serata danzante, gli era piaciuta l’idea di Natale e vorrebbe che ci vestissimo tutti come i Babbani negli anni ’50, il suo era solo un invito ma gran parte dei Serpeverde rimasti sono fuggiti a casa, si saranno sentiti oltraggiati da una simile sciocchezza.” Stava raccontando uno studente di Corvonero ad un suo compagno la sera del trenta mentre tutti si avviavano a cena.
“Avete sentito?” Chiese Sirius agli altri Malandrini smettendo di origliare la conversazione dei ragazzi di fronte a loro.
“Si, forte e chiaro. Di sicuro sono intelligenti ma hanno un tono di voce fin troppo alto.” Commentò Star arricciando il naso come era deliziosamente solita fare.
All’improvviso la piccola Anne si bloccò rimanendo indietro nel corridoio.
“Che c’è?” Si allarmò subito Remus.
“E’ bianca.” Notò James.
“Stai bene?” Star si inginocchiò di fronte a lei per avere gli occhi all’altezza dei suoi.
La bambina riuscì solo a scuotere piano la testa senza aprire bocca.
Star la sollevò da terra prendendola in braccio.
“La porto su, magari è solo un’influenza.” Disse agli altri per rassicurarli e si staccò da loro.
Salì di nuovo fino al dormitorio e mise Anne a letto. Dopo pochi minuti la piccola si alzò e corse in bagno, la ragazza la seguì e le tenne la fronte mentre vomitava.
Quando i conati lasciarono una pausa al fragile corpo della bambina Star cominciò a massaggiarle piano la schiena cantando una dolce canzoncina.
“Respira, ok? Con calma.” Le consigliò sciacquandole il viso con l’acqua fredda.
La piccola non parlò ma recuperò appena un po’ di colore così la ragazza la rimise a letto.
Stette vicino a lei a lungo, le lesse delle storie, contò per lei, finche Anne non si addormentò.
Dopo un po’ arrivarono gli altri Malandrini, che vedendo la bimba dormiente abbassarono subito il tono della conversazione.
“Cos’ha?” Chiese subito James carezzando la bambina sulla fronte.
“Sembra solo una banale influenza Babbana. Starà bene entro domani.” Assicurò Star sospirando.
“Ok, ma non stare sveglia tutta la notte. Chiedici il cambio.” Le consigliò Remus premuroso come sempre infilandosi a letto.
“Certo.” Rispose lei con un leggero sorriso.
Spensero le luci e presto altri tre ritmi di respiro profondo si unirono a quello di Anne.
Star guardò nel buoi i volti dei suoi amici e fece un gioco che faceva spesso, provò ad immaginare quello che stavano sognando.
Cominciò da Remus e lo immaginò a sognare di veder studiare Sirius e James, lo immaginò a sognare di non essere più un pericolo per gli altri e per sé stesso, lo vide sorridere nel sonno e capì che forse ci aveva azzeccato.
Poi passò a James, lo fissò attentamente e…
Era in un prato, il cielo era azzurro, anzi blu cobalto, come i suoi occhi. I contorni di ciò che vedeva attorno a sé erano sfumati. Capì di essere nel giardino di casa sua. Infondo alla strada di nuvole c’era il capanno ma era completamente rimodernato e colorato, sulla porta vide Sirius e Remus si avvicinò a loro ma loro potevano solo salutare con la mano verso James che si trovava infondo alla strada dalla quale era appena arrivata lei.
In un attimo James fu accanto a loro sorridente come non mai.
“Cos’è questo?” Gli domandò Star.
“Ma tu parli? E’ un mio sogno. Voi non parlate mai nei miei sogni.” Replicò James stupito.
La ragazza sgranò gli occhi. “Vuol dire che sono dentro un tuo sogno, ora? Nella tua testa?”
“Penso di si.” Suo fratello rise. “E’ forte.”
“No, non lo è.” Replicò Star fissando in basso. “’Notte.” Gli augurò, poi si concentrò ed aprì gli occhi.
Era di nuovo nella stanza del dormitorio maschile e il volto di James assunse un’espressione dispiaciuta ma i suoi occhi rimasero chiusi.
Si voltò verso Anne e ricominciò a vegliare su di lei.
Nel pieno della notte la piccola cominciò a dimenarsi. Star la prese tra le braccia scendendo in fretta le scale per paura che gridasse svegliando tutti.
Non gridò, si svegliò di scatto fissando il vuoto e si mise a piangere silenziosamente.
“Che c’è ora Anne?” Domandò la ragazza disperata prendendole il volto tra le mani e cercando di arginare quel fiume di lacrime.
“E se mi dimenticassi di nuovo di loro?” Chiese la piccola guardandola negli occhi.
“Della tua famiglia intendi? Non può succedere. Ora ti manca solo qualche ricordo e poi puoi tornare a casa.”
“Ma è già tanto tempo che sono qui, forse invece di ricordare sto dimenticando.” Mugugnò Anne.
“No, vedrai, ti ricorderai presto di ogni cosa.” La consolò Star.
“E se loro si sono dimenticati di me?”
“Il professor Silente non lo permetterebbe. Appena tornerai sarà come se non te ne fossi mai andata.”
“Io ho paura.” Confessò la bambina.
La ragazza la abbracciò. “Ti prometto che ti farò tornare a casa appena avrai ripreso completamente la memoria. Qualunque cosa stiamo facendo tu dimmi che sei pronta a tornare e ti prometto che entro cinque minuti sarai di nuovo a casa.”
La piccola smise poco a poco di piangere. “Ho scritto di voi. Un po’ di tempo fa. Come siete e cosa fate. E le vostre avventure. Farò una storia delle vostre avventure.”
“Sarà bellissima.” La incoraggiò Star. “Posso leggerla?”
Anne annuì, ritornarono insieme nel dormitorio e passarono ore sveglie, costruirono una capanna con i cuscini e le coperte e chiacchierarono alla luce della bacchetta di Star, la piccola lesse le storie che aveva scritto e la ragazza le raccontò altri dettagli della sua vita. Parlarono di tutto, anche della sorellina di Anne, Star le chiese di descriverle i suoi genitori facendole notare che se li ricordava alla perfezione.
Il giorno dopo Sirius, James e Remus le trovarono addormentate in quel minuscolo cantuccio, abbracciate e sorridenti.
“Sveglia dormiglione, è l’ultimo giorno dell’anno! Non vorrete passarlo dormendo?” Chiese James scuotendole leggermente.
“Siete proprio tenere.” Commentò Remus scattando una foto.
“Uhm, poggia quel coso Remus, avrò un aspetto orribile.” Mugugnò Star coprendosi il volto.
“Non peggio del solito.” Scherzò James.
“Se si può dire peggio.” Fece notare Sirius.
“Stai bene come sempre, tranquilla.” La rassicurò Remus.
“Io non sto mai bene.” Replicò la ragazza avvicinandosi al suo baule. “E non so che mettere.”
Anche Anne si alzò assonnata cercando il maglione caldo rosso e oro che una volta era stato di James e che ora era il suo preferito.
“Buona idea, oggi diamo addio all’anno vecchio per salutare quello nuovo quindi ci vuole qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo da indossare.” Si illuminò Star indicando la bambina, poi indossò un paio di leggings blu cobalto nuovi di zecca e prese in prestito la felpa rossa e oro di James che le stava abbastanza lunga, infilò le sue all Star ma poi si accorse che avevano lo stesso colore dei pantacollant.
“Sirius mi presti lei tue per favore?” Cantilenò poi facendo gli occhioni.
“Non se ne parla! Io non voglio le tue, mi staranno piccole.” Ribatté il ragazzo.
“Abbiamo lo stesso numero.” Gli ricordò lei.
“E’ inutile, non comincio nemmeno a discutere, prendi le mie maledette scarpe e passami le tue, basta che non rompi.” Sbuffò Sirius irritato.
“Grazie.” Star afferrò le all star rosse e le indossò felice lasciando poi un breve bacio sulla guancia a Sirius.
“Non ti dispiace più così tanto ora, vero?” Lo prese in giro James.
“Taci.” Sbottò Sirius passandosi la manica sulla guancia.
“Che idiota.” Lo criticò Remus.
“Che succede?” Domandò la ragazza che impegnata ad allacciarsi le scarpe non aveva visto la scena.
“Nulla.” Minimizzò James.
“Muoviamoci a scendere a pranzo, ho fame.” Brontolò Sirius.
“Pranzo?” Chiese Anne stupita.
“Si, avete dormito tutta la mattinata.” Spiegò loro Remus.
“Bello, ecco perché ho fame.” Si esaltò la piccola cominciando a scendere tenendo per mano Remus e litigando con Sirius su chi dei due era più affamato.
“Capita di rado che dormi tutta la mattina e quasi mai mi sono svegliato prima di te. Ti sei affezionata a Anne, vero?” Sussurrò James all’orecchio di sua sorella mentre seguivano i loro amici.
“Non solo, purtroppo. Io le voglio bene, quasi fosse la mia sorellina o mia figlia.” Sospirò Star.
“Immaginavo, preparati, quando se ne andrà farà male.” La avvertì lui.
“Si, lo so.” Mormorò tristemente la ragazza.
Il pranzo e il resto del pomeriggio volò via in un batti baleno.
Presto Star e Anne salirono nel dormitorio femminile per prepararsi alla festa, dopo due o tre partite a scacchi anche James, Sirius e Remus salirono nella loro stanza.
“Che avete scelto per sta sera?” Chiese Remus.
“Mio padre mi ha inviato un vecchio completo di quando era giovane.” Rispose James mostrando dei pantaloni a piega marroni e una giacca chiusa da un solo bottone con una bella fantasia a quadri marroni e verdi scuro.
“Anche io ho un vecchio completo di mio padre.” Remus prese i suoi pantaloni a piega blu e una giacca a doppio petto della stessa tonalità e con i bottoni bianchi.
“Io metterò la giacca in pelle.” Sospirò Sirius.
“No, tu metti l’abito che mio padre ha inviato per te.” Replicò James mostrando all’amico i pantaloni neri e la giacca a quadri blu e grigi.
“Forte!” Esclamò Sirius.
“Sembreremo fratelli.” Gli assicurò James. “Fortunatamente Remus è vestito ancora più elegante di noi così non mi sentirò un damerino.”
Risero tutti e tre, si cambiarono e scesero di nuovo in Sala Comune dove regnava un grande affollamento di studenti con abiti un po’ fuori misura e che odoravano di naftalina.
“La vedete?” Domandò Sirius sbirciando i volti intorno a sé.
“Oh, si. La vedo io e la vedono tutti.” Esordì James fissando le scale del dormitorio femminile. Star scendeva svelta e agile nelle sue scarpette rosse uguali a quelle di Anne affianco a lei.
L a piccola indossava un abitino bianco a fiori rosa stretto in vita da una fascia tipica di quegli abiti della stessa tinta delle stampe, tra i capelli acconciati in boccoli un cerchietto rosso riprendeva il colore delle calzature.
Star sfoggiava la stessa tipologia d’abito, con le maniche corte e aderenti, stretto in vita da una spessa cintura e con la gonna larga, solo che il suo era rosso con i pois neri, anche si era fatta i boccoli e si era accorciata un poco i capelli tra i quali spuntava un fazzoletto ripiegato come una fascia sempre rosso a pois. Il trucco era tipico delle pin up, rossetto scarlatto, matita nera sottile sulla palpebra che formava una piccola codina oltre gli occhi appena sfumati sotto le ciglia inferiori di grigio scuro.
Dire che stava bene non era tutto; sembrava fosse sempre vissuta negli anni 50, il portamento, il sorriso, era tutto perfetto, pareva più grande e matura del solito ma al contempo più pura e controllata.
“Ciao, andiamo?” Chiese Anne esaltata quando lei e Star raggiunsero gli altri Malandrini.
“Subito, tesorini.” Recitò James.
“Chiamami ancora così e ti rovino l’esistenza.” Lo minacciò la ragazza.
“Sei sempre tu.” Commentò Sirius di rimando.
“Certo! E chi altri dovrei essere?” Sbuffò quella precedendoli verso la Sala Grande.
Appena oltrepassarono il portone furono investiti dalla musica e rischiarono di essere letteralmente travolti dalle coppie danzanti in pista.
“Balli con me?” La piccola Anne strattonò la giacca di Remus e il ragazzo fu costretto a guidarla sulla pista girando intorno come dei pazzi.
“Oh, ti prego James, gettiamoci. Come quest’estate ricordi?” Pregò Star.
“E come dimenticarlo.” Accettò suo fratello porgendole la mano.
“E io che faccio?” Gridò loro dietro Sirius.
Subito attorno a lui si creò un gruppetto di ragazzine urlanti, Star e James sparirono tra la folla ridendosela.
Presero subito il ritmo e ballarono come i loro genitori avevano insegnato loro. Poi si scaldarono e James cominciò a far volare Star ovunque. Saltavano e si incrociavano, non sembravano nemmeno reali. Le persone fecero un cerchio attorno a loro battendo le mani a ritmo.
James fece una capriola volante all’indietro poi prese Star per i gomiti e la sollevò lasciandola andare in alto lei gli passò veloce sulle spalle riprendendo le mani di lui incrociate e ruotando poi per tornare a terra.
Dopo alcuni balli decisero di fermarsi.
Scelsero un tavolino a presero fiato. “ Te li immagini i nostri genitori ad andare avanti così tutta la notte?” Domandò James con il fiatone.
“Proprio no.” Rispose la ragazza sorridendo.
Qualcuno appoggiò di malagrazia dei bicchieri di succo di zucca di fronte a loro, Sirius sprofondò nella sedia accanto a loro.
“Grazie, siete degli amici!” Esordì.
“Dai, erano solo ragazzine.” Lo prese in giro James.
“Mi hanno assalito! Sono pazze, vi dico.” Ribatté lui.
“Allora invita me a ballare.” Replicò Anne spuntando da chissà dove.
“Voglio sedermi!” Sbuffò Remus esausto.
“Ah, no. Tu balli con me.” Decise Star.
“Io vi aspetto qui.” Li informò James tranquillo.
I quattro tornarono sulla pista ancora, ma fecero presto ritorno al tavolo.
“Ora basta.” Decretò Remus inchiodandosi alla sedia con le mani. “Datemi da bere e stop. Io non mi alzo più.”
Risero tutti.
“Allora Sirius, mi porti su quella pista o dovrò essere l’unica ragazza di tutta Hogwarts a non essersi fatta pestare i piedi da te.” Scherzò Star.
“Tu mi credi così pessimo? Alza il tuo fondoschiena da lì, ti insegno un paio di cosette sul ballo.” La sfidò lui.
“Vuoi ballare con me?” Chiese James ad Anne, la piccola annuì convinta e lo trascinò sulla pista.
“Ok, te la cavi bene.” Ammise Star atterrando dall’ennesimo salto guidato da Sirius.
“Lo so.” Replicò lui.
“Villano.” Soffiò la ragazza ma poi rise di cuore.
La cena si svolse in fretta, tutta la scuola era troppo impegnata nelle danze per pensare al cibo.
Mancavano pochi minuti a mezzanotte e tutti cominciarono a prepararsi con le bottiglie di Scolampezzo in mano, a Star fu espressamente proibito dalla McGranitt di aprirne una.
“Ma professoressa, è Capodanno!” Si lamentò lei.
“Niente scuse, non voglio rischiare di vederti demolire l’intero castello con un solo tappo.” Concluse la professoressa allontanandosi.
Professori e studenti erano completamente mescolati e un grande orologio appeso alla parete segnava meno un minuto all’anno nuovo.
“Sei pronta piccola?” Chiese James ad Anne.
“Aspetta di assaggiare questa roba, è fantastica.” Le assicurò Star indicando con il pollice la bottiglia di Scolampezzo tra le mani di suo fratello.
“Spero che non ti faccia venire altra voglia di ballare.” Concluse Remus.
“DIECI!” Gridò all’unisono tutta Hogwarts.
“NOVE!”
Il volto della piccola Anne si aprì in un largo sorriso.
“OTTO!”
Star la guardò negli occhi e li vide spegnersi.
“SETTE!”
“Mi è tornata la memoria.” Mimarono le labbra di Anne perché le parole furono soffocate dal frastuono del conto alla rovescia.
Star si voltò piena di terrore e cercò Silente. Lo individuò subito pochi metri più in là. Prese per mano la bambina e si avvicinò al vecchio preside trascinandolo fuori dalla sala. I Malandrini li seguirono preoccupati.
“Mi dispiace rovinarle questo momento ma le avevo promesso che appena si fosse ricordata ogni cosa sarebbe tornata a casa.” Spiegò la ragazza in fretta.
Silente annuì serio e si incamminò verso la foresta proibita con i quattro ragazzi e Anne al seguito.
Sentirono in lontananza le grida di auguri per il nuovo anno e dei fuochi d’artificio cominciarono ad esplodere nel cielo e quel rumore otturò le orecchie di Star premendo sulla sua mente che piano piano si riempiva di pensieri. Strinse più forte la mano di Anne e cercò quella di James.
Il ragazzo le passò un pacchetto sformato e le sorrise.
“Lo porto sempre con me da molto.” Sussurrò. “Non volevo che te ne dimenticassi.”
Lei gli sorrise debolmente e il labbro inferiore le tremò appena come la sue mani.
Camminarono fino ai cancelli di Hogwarts e le grida provenienti dalla Sala Grande erano ancora udibili.
Un coro cominciò a cantare Auld Lang Syne con allegria e speranza.
Il preside fece segno ad Anne di avvicinarsi a lui, la bambina lasciò la mano di Star impaziente ma si voltò subito verso di lei aspettando un suo cenno prima di avanzare.
“Vai. Ora tornerai a casa.” La rassicurò la ragazza.
Silente si inginocchiò sul terreno prendendo entrambe le mani della piccola. “Ascoltami bene, ora ti riporterò a casa e ti darò dei ricordi falsi come ai tuoi genitori, ricordi che riempiranno lo spazio temporale in cui tu sei stata nostra ospite. Se vuoi però, posso lasciarti anche i ricordi dei momenti che hai passato qui.” L’uomo anziano sollevò lo sguardo su Star e le ammiccò. “Ti ricorderai di questa avventura come in un sogno, tutta la magia e tutti i momenti, saprai solo di esserti persa qualche mese fa e di aver passato due giorni in compagnia dei Malandrini, li ricorderai come ragazzi normali che ti hanno gentilmente riaccompagnato a casa, niente altro. Tutto il resto sarà come un vecchio sogno, come qualcosa che hai immaginato nei mesi successivi per non farti mancare troppo i tuoi nuovi amici.” Il preside fece una pausa. “Lo vuoi?”
“Si.” Rispose chiara la bambina.
“Allora da quando oltrepasserai il cancello ti addormenterai e ti risveglierai nella tua stanza con i tuoi nuovi ricordi. Va bene, tutto chiaro?”
“Si.” Scandì di nuovo Anne. “Posso salutare?” Chiese poi con un groppo in gola molto evidente dal tremore della voce.
Silente fece un gesto con la mano invitandola ad avvicinarsi ai suoi compagni di avventure.
La bambina abbracciò James e Sirius baciandoli sulle guance, cominciò a piangere quando dovette salutare Remus e si lasciò stringere più a lungo.
Dal castello il canto si fece più forte.

[ We twa hae run about the braes
And pou’d the gowans fine,
But we’ve wander’d monie a weary fit,
Sin auld lang syne. ]

Si voltò poi verso Star e i singhiozzi cominciarono a farla sobbalzare.
La ragazza le porse il pacchettino.
“Cos’è?” Chiese Anne prendendolo.
“Sono le nostre foto e i tuoi racconti. Puoi tenerle, non si muoveranno.”
“Perché me le dai? E i miei racconti? Io ve li avevo regalati.” Domandò la piccola smettendo per un attimo di piangere tanto era sorpresa.
“Noi ci ricorderemo di te, ma tu no, i racconti ti serviranno e le foto sono un nostro regalo.” Star prese un respiro profondo.  “Per ricordarti questa tua permanenza ad Hogwarts e per tutte le volte in cui ti sentirai sola o triste così saprai che da qualche parte c’era un gruppo di ragazzi che ti amava tanto. Per tutte le volte in cui ti sentirai felice ed innamorata così ce lo racconterai nei tuoi sogni. Per tutte le volte in cui le cose non andranno come speravi, in modo che noi potremmo aiutarti a superare quei momenti.”  Sospirò ancora. “E per tutte le volte in cui non riuscirai più a rialzarti e a credere così ti ricorderai che una volta credevi anche nella magia.”

[ We twa hae paidl’d in the burn
Frae morning sun till dine,
But seas between us braid hae roar’d
Sin auld lang syne. ]

Anne ricominciò a piangere forte e si gettò tra le braccia di Star con tanta foga da farla vacillare per un attimo. La ragazza sorrise e la strinse a sé ancora per pochi secondi. Passò le mani tra i biondi capelli di lei e inspirò il suo profumo di bambina allegra.
“Mi mancherai moltissimo.” Mormorò Star.
“Ti voglio bene.” Le confessò la piccola con il viso inondato dalle lacrime.
Infine la ragazza la lasciò andare baciandola piano sulla fronte e sistemandole un boccolo ribelle dietro alle orecchie.
“Andiamo?” Chiese Silente con delicatezza che per tutto il tempo dei saluti aveva fissato ostinatamente una foglia su un albero lì vicino.
“Si.” Decise Anne con tono fermo.
“Sei proprio coraggiosa e forte.” Si complimentò con lei il preside.
“Ho imparato dalla migliore.” Replicò la piccola lanciando uno sguardo a Star che le sorrise piano di rimando.
“Ci siamo.” La avvertì il preside prendendola per mano.
“Anne, aspetta. Qual è il tuo vero nome?” Chiese la ragazza all’improvviso.
“Jo, Joanne.” Rispose la piccola.
“Per noi resterai sempre e solo Anne.” Sussurrò Star.

[ And there’s a hand my trusty fiere,
And gie’s a hand o thine,
And we’ll tak a right guid-willie waught,
For auld lang syne ]


L’ uomo e la bambina oltrepassarono i cancelli e i Malandrini intravidero solo per un attimo la figura di Silente prendere tra le braccia Anne e poi più nulla, entrambi sparino.

[ For auld lang syne, my dear,
For auld lang syne,
We’ll tak a cup of kindness yet,
For auld lang syne! ]


 

****************

Ooook, tutto bene, ho solo finito il capitolo di Natale e Capodanno a marzo, non è grave.
Si, è grave, vi do il permesso di uccidermi.
Ora dopo questi intensi giorni di lavoro voglio riposare un po’…
E riposerò scrivendo il prossimo capitolo perché devo mettermi in pari.
Bene.
Ciao ciao

 

  
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