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Autore: Shira    25/03/2014    2 recensioni
Cedete sempre il posto alle persone anziane sull'autobus... chissà, potrebbero non essere le innocenti vecchiette che sembrano...
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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27 Settembre 2013 ore 16:00
Il fumo della sigaretta volava nell'aria, disegnando svariati arabeschi che Amanda osservava pigramente. L'autobus era in ritardo, di nuovo. Con uno sbuffo cacciò fuori dalla bocca tutto il fumo che era rimasto, e lasciò scivolare il mozzicone di sigaretta a terra, senza curarsi delle occhiatacce di chi sostava con lei sulla pensilina. In quel momento l'autobus girò l'angolo, rendendosi visibile alla ragazza, che non potè trattenere un sorriso di gioia.
“Finalmente!” disse, rilassando i muscoli del corpo. Era stata una giornata pesante e non vedeva l'ora di tornare a casa e rilassarsi, sempre che Francesca non avesse avuto la brillante idea di portare a casa uno dei suoi ragazzi, in quel caso la pace sarebbe finita per sempre.
Lentamente salì sull'autobus, e si sistemò in un posto libero vicino al finestrino, le porte del mezzo si richiusero e l'autobus proseguì la sua corsa. Amanda estrasse dalla tasca dello zaino il suo inseparabile lettore mp3, e per qualche minuto il mondo intero scomparve, c'erano solo lei e la musica che le entrava fin dentro alle vene.
Preda di quel relax si permise di far vagare la mente tra i mille pensieri di quella giornata, a breve avrebbe dovuto sostenere un nuovo esame, e ancora doveva iniziare a studiare... doveva darsi da fare, se non voleva che i suoi genitori la rispedissero a casa, già avevano minacciato di farlo.
Ormai era passato un anno da quando aveva deciso di iscriversi all'Università, aveva deciso di trasferirsi insieme alla sua migliore amica, e per fortuna erano riuscite a trovare due camere in un appartamento dove già risiedeva un'altra ragazza. Un sorriso apparve sulle labbra di Amanda: e che ragazza! Il sorriso si trasformò in una smorfia, come succedeva sempre quando si ricordava che Francesca era etero e che quindi lei non avrebbe mai avuto nessuna possibilità. Certo, c'era anche il trascurabile dettaglio della fidanzata di Amanda, ma la giovane non riteneva che quello fosse un problema.
Preda dei suoi pensieri, non si accorse che l'autobus si era fermato.
“Una fermata è andata...” disse, sospirando appena. Ancora una e sarebbe arrivata a casa.
In quel momento la sua attenzione fu catturata da un'anziana signora, appena salita. Si guardava attorno, tremando sulle gambe malferme, ma tutti i posti erano occupati, parecchia gente era già in piedi. Lo sguardo della vecchietta cadde su Amanda, e la giovane si voltò dall'altra parte, fingendo di non averla vista. Non bastò. L'anziana signora si incamminò verso di lei con sguardo fiero, e, dopo averla raggiunta, le picchiettò gentilmente su una spalla.
“Giovanotta, le andrebbe di far sedere una povera signora? Sa, le mie gambe non sono più quelle di una volta...”
Amanda si voltò, sbuffando leggermente.
“Senta, manca una fermata e sono arrivata, dopo potrà prendere il mio posto, se lo desidera”
L'anziana signora sbattè gli occhi un paio di volte, sorpresa.
“Ma se è solo una fermata, può tranquillamente restare in piedi... io sono anziana...”
“La colpa non è certo mia” rispose con tono seccato la ragazza, chiudendo la questione. La povera signora dunque si allontanò, borbottando qualcosa tra i denti.
Se Amanda avesse potuto sentire ciò che stava dicendo, forse si sarebbe affrettata a scusarsi e a cederle il posto.

27 Settembre 2013 ore 19:00
Amanda si svegliò dal suo sonnellino, guardandosi intorno e riconoscendo il mobilio della sua camera, nonostante le scarse capacità logiche del risveglio. Si stirò appena, scalciando le coperte e costringendosi a uscire dal loro torpore, in quel momento sentì uno strano fastidio all'altezza dell'inguine. Vi portò la mano per potersi sistemare meglio i pantaloni della tuta, e subito spalancò gli occhi, terrorizzata. Non era possibile.
La ragazza spostò lo sguardo verso il basso e, con foga, si tirò giù calzoni e mutandine, lasciando la sua intimità allo scoperto. La sua intimità...

Un gridò squarciò il silenzio di quella palazzina.
“Ma che cazz-” Simona corse nella stanza di Amanda, per cercare di capire cosa fosse successo, ma subito rimase pietrificata a guardare l'amica. I suoi occhi spalancati erano fissi sulle grazie della giovane.
“Amanda... quello è...”
“Sì...sì! Non so come sia possibile! Ho un... un...”
In quel momento anche Francesca fece la sua apparizione all'interno della stanza, scrutando l'amica con sguardo curioso.
“Un pene!” disse, spalancando gli occhi e indicando la protuberanza che aveva sostituito le delicate forme di Amanda.
“Come mai hai un pene?” domandò quindi, con disarmante innocenza. Amanda si lasciò cadere sul letto, tenendo lo sguardo fisso sul suo nuovo amico.
“Io... non lo so...” rispose, come in trance. Doveva esserci una spiegazione... di sicuro non era una sua allucinazione, dal momento che anche Simona e Francesca riuscivano a vederlo. Allora cosa? All'improvviso si ricordò di quanto era successo il giorno prima.
“Ma certo!” disse, alzando lo sguardo verso le due amiche “E' stata la vecchietta di ieri! Non le ho ceduto il posto in autobus e lei...”
“E lei ti ha lanciato contro un sortilegio” completò Simona con aria sarcastica. “Oh, avanti, Amy, siamo nel 2013 e tu credi ancora ai sortilegi? Ti pare che una vecchina vada in giro a lanciare incantesimi?”
Amanda la guardò con uno sguardo carico d'odio. “E invece ti sembra normale che una si svegli con un pene?!”
“Bhe... in effetti tanto normale non è...” una piccola pausa accompagnò le parole di Simona “Ma sono sicura che c'è una spiegazione scientifica!”
Francesca intanto continuava a guardare il nuovo accessorio di Amanda, piena di curiosità. Non appena la giovane se ne accorse, subito arrossì, alzandosi in piedi e coprendosi.
“Non guardarmi!” disse quindi, imbarazzata.
Francesca le sorrise “Ma funziona proprio come quello di un uomo?”
“Non lo so... e non lo voglio nemmeno sapere!”
In quel momento una sensazione ben nota le attanagliò la vescica, era uno stimolo semplice, che le persone imparano a conoscere fin dai primi anni di vita, ma questa volta gettò Amanda nel panico.
Come una scheggia si diresse verso il bagno, lasciando attonite le altre due ragazze.
La giovane alzò la tavoletta del wc, per poi fare un lungo respiro.
“Ok, dovrebbe essere facile, se ci riescono i ragazzi... basta mirare, no? E' un po' come uno sparatutto...”

Nel frattempo Simona e Francesca aspettavano l'amica, sedute sul divano in salotto.
“Come pensi sia successo?” domandò Francesca alla mora.
“Non ne ho idea... ma mi rifiuto di credere che si tratti di un sortilegio! Forse è una qualche malattia genetica...”
“E' contagiosa?” domandò Francesca, allarmata all'idea di trovarsi anche lei una protuberanza non gradita, che avrebbe fatto scappare tutti gli uomini.
“Se è genetica non lo so” rispose l'altra alzando le spalle “Devo informarmi...”
Entrambe spostarono lo sguardo verso il bagno, da cui non sembrava provenire alcun suono.
“Dici che se la sta cavando bene?”
“Bhe... non dovrebbe essere così difficile... credo”
La porta del bagno si aprì, e Amanda ne uscì trionfante.
“Bene, e questa difficoltà è superata” disse, con un sospiro sollevato “Per fortuna sono un asso dei videogame...” la sua gioia scomparve in un solo istante “Ma questo non risolve il problema più grosso! Come faccio con questo... coso?!”
si avvicinò alle ragazze, lasciandosi cadere sul divano vicino a loro.
“Nessuna ragazza vorrà avere a che fare con me, ora!”
Simona la guardò perplessa
“Bhe, veramente alla maggior parte delle ragazze quello piace...”
“Sì, ma attaccato a un uomo!”
“Bhe ma adesso è come se fosse così, no?” intervenne Francesca, inclinando appena la testa di lato “Sei un uomo con le tette”
La frase lasciò le due amiche completamente basite. Simona aprì la bocca per dire qualcosa, ma subito la richiuse e si alzò, allontanandosi.
“Vado in biblioteca a cercare informazioni su questo strano fenomeno”
Amanda continuava a fissare Francesca, senza che l'altra riuscisse a capire il perché di quello sguardo arrabbiato.
“Non dire mai più quella cosa”
“Bhe, ma...”
“Sono una donna con il pene, non un uomo con le tette!”
“Va bene... non ti arrabbiare... volevo solo consolarti”
Cercando di trattenere la rabbia, Amanda si alzò, uscendo dall'appartamento e sbattendo la porta con un tonfo. Non si era mai sentita così infuriata in vita sua... tutta la sua esistenza era stata appena ribaltata. Era ancora sotto shock all'idea di dover condividere tutta la sua vita con quel coso ingombrante... e che cosa facevano le sue due più care amiche? Una si chiudeva in biblioteca alla ricerca di chissà quali informazioni, l'altra ironizzava sulla cosa, come se svegliarsi con un pene fosse una cosa da nulla!
Amanda lanciò una veloce occhiata all'orologio, Simona non avrebbe potuto fare le sue ricerche ancora a lungo, entro un'ora la biblioteca avrebbe chiuso, aveva giusto il tempo di prendere qualche volume. La ragazza sbuffò, forse doveva tornare indietro e cenare con loro... che cosa avrebbe potuto risolvere passeggiando per le strade a quell'ora, da sola?
Scosse appena la testa, incupendosi in uno sguardo ostinato. No. Avevano mostrato una totale mancanza di sensibilità e, per questo, non avrebbero avuto l'onore di averla a tavola!

28 Settembre 2013 ore 01:00
Era ormai notte fonda quando Amanda si decise a tornare a casa. Cercando di fare meno rumore possibile, aprì la porta di casa, per poi scivolare all'interno dell'appartamento. Non accese la luce, per non rischiare di svegliare le coinquiline, e proseguì al buio fino alla porta della sua camera, per poi aprirla. Una volta dentro si sedette sul letto, pensierosa.
Simona pensava che fosse ridicolo credere ai sortilegi, ma Amanda era sicura che non poteva essere nulla di diverso. Diamine, quale malattia fa crescere peni? E' assurdo!
Si nascose il viso tra le mani e piccole lacrime iniziarono a solcare le sue guance pallide. Che cosa avrebbe fatto, adesso?
Si lasciò cadere sul letto e strinse il cuscino, bagnandolo di lacrime; pianse finché, ormai sfinita, riuscì ad addormentarsi.

* * *



Dove si trovava? Amanda non lo sapeva, intorno a lei vedeva solo il nero, era come trovarsi sospesa nel vuoto, in una stanza dalle pareti completamente scure. Si guardò intorno, finché non riuscì a vedere una luce in quel mare di oscurità. Perplessa, cercò di camminare verso quella luce, che le sembrava sempre più potente, mentre i secondi passavano.
All'improvviso quel bianco luminoso sembrò allargarsi a dismisura, fino ad inglobarla, Amanda chiuse gli occhi, per proteggerli, e quando li riaprì, davanti a lei stava la vecchietta dell'autobus.
“Tu!” disse subito, puntandole un dito contro “E' colpa tua se adesso ho un pene!”
L'anziana signora sorrise appena, scuotendo la testa in segno negativo
“No, è colpa tua...” le rispose, senza perdere il sorriso.
“Perché non ti ho ceduto un posto sull'autobus merito un pene?!”
L'anziana signora scosse la testa ancora una volta
“Non si tratta di quello. Ti tengo d'occhio da un po' di tempo, sei sempre stata incentrata su te stessa, non hai mai avuto voglia di pensare agli altri. Era tempo di darti una lezione”
Amanda sospirò appena, continuando a guardarla.
“E cosa dovrei fare per far sparire questo coso?”
“Semplice... imparare a pensare un po' anche agli altri, oltre che a te stessa”
Il lampo di luce tornò, forte com'era stato all'inizio, poi di nuovo il buio...

* * *



Amanda si svegliò con uno scatto, sudata e con una sensazione di calore opprimente addosso. Si guardò intorno, distinguendo nella penombra i mobili e gli oggetti che caratterizzavano la sua stanza. Era stato un sogno... tutto un sogno. Immediatamente, con un sorriso radioso, portò una mano tra le gambe, e subito il sorriso scomparve. No, non tutto era stato un sogno. Con un lieve grugnito tornò a sdraiarsi, ripensando alla vecchietta e a ciò che le aveva detto. Probabilmente l'anziana signora era entrata nei suoi sogni per indicarle la via di cura. La ragazza osservò l'orologio posto sul comodino, sospirando appena, era troppo tardi per svegliare Simona e Francesca e chiedere loro un consiglio.
Devi imparare a pensare un po' anche agli altri, oltre che a te stessa.
Le parole dell'anziana signora -una strega, probabilmente- le danzavano ancora nella mente, non concedendole un solo istante di tregua. A lei non sembrava affatto di essere così egoista come quella tizia voleva farle credere; le erano sembrate molto più egoiste le sue amiche, allora perché anche a loro non veniva regalato un accessorio come il suo?
Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di sgorgare ancora una volta.

5 Ottobre 2013 ore 14:00
Una cosa va detta, Amanda cercò di impegnarsi seriamente per sconfiggere la maledizione: cominciò a fare volontariato, donò dei soldi a diverse associazioni benefiche, cominciò a lasciare il posto alle persone anziane sui mezzi pubblici... eppure il suo ingombrante amico non voleva saperne di andarsene.
Più cose lei faceva, meno sembrava che il pene avesse intenzione di cambiare residenza...

“Sono a casa!” urlò Amanda, aprendo la porta dell'appartamento e muovendo qualche passo sulle linde piastrelle “C'è nessuno?”
Per qualche secondo non udì niente, poi finalmente giunse una risposta.
“Sì! Vieni!”
Amanda sbuffò appena, Francesca era in casa, ma Simona non sembrava presente: nell'arco di quei pochi giorni, la ragazza aveva svolto altre ricerche, e la povera sfortunata era ansiosa di conoscerne l'esito, anche se nutriva ben poche speranze. Era sicura che quel pene fosse davvero frutto di un sortilegio, e non una qualche strana malattia, Simona non avrebbe trovato niente, ma tanto valeva cercare.
Con lentezza si diresse verso la camera della bionda coinquilina, strusciando le scarpe sul lindo pavimento, preda dello sconforto più grande.
“Che vuoi, Fra-”
La voce le morì in gola. La sua cara coinquilina era seduta sul letto, con addosso solo dell'intimo leopardato. Amanda fu costretta a raccogliere la mascella dal pavimento.
“Ti stavo aspettando Am”
La ragazza non disse nulla, limitandosi ad annuire appena, gli occhi persi nella contemplazione delle forme dell'amica. Qualcosa non quadrava... Francesca era etero, lo era sempre stata, possibile che avesse cambiato orientamento di botto?
Sei un uomo con le tette
Le parole dell'amica rimbombarono nella sua testa, e in quel momento tutto le fu chiaro.
“F-Francesca” farfugliò, mentre l'altra le faceva segno di avvicinarsi “G-guarda che sono sempre una donna!”
Sei un uomo con le tette
Francesca non rispose, solo si alzò e si avvicinò all'amica, prendendola per le braccia.
“Hai un pene, è sufficiente” rise, e la sua risata cristallina subito riempì l'aria di quella piccola camera.
Amanda avrebbe voluto ribattere, lei si sentiva sempre donna, in fondo! Ma le mancava la forza, e forse anche la volontà... perché intavolare una discussione sul suo effettivo status? Aveva sempre desiderato Francesca e ora...
Sei un uomo con le tette
Si lasciò condurre fino al letto, quindi spogliò la bionda con pochi e semplici gesti e restò a contemplare le sue forme. Estrasse il suo nuovo amichetto dai pantaloni, ma decise di non spogliarsi, se l'avesse fatto il suo corpo femminile avrebbe potuto far tornare Francesca alla realtà...
“Hey, spogliati anche tu! Le tette sono belle, sono morbide!”
… come non detto.
Avrebbe scoperto se davvero il suo pene funzionava come quello degli uomini, quindi. Sotto certi punti di vista la cosa non la entusiasmava, sotto altri la eccitava, era comunque un'esperienza nuova. Probabilmente Francesca stava pensando la stessa cosa.
Con calma si sistemò tra le sue gambe e scivolò dentro di lei, chiudendo gli occhi per assaporare ogni nuova emozione. Ok, doveva ammetterlo, avere una chiave di ciccia invece che di plastica aveva i suoi vantaggi...


10 Ottobre 2013 ore 16:00
Ormai Amanda si era completamente ambientata col suo nuovo amico, bastava solo farci l'abitudine. Come previsto, Simona non aveva trovato niente sui suoi amati libri, ma la cosa non la turbava più. Ormai era diventata una maestra nell'arte di mirare alla tavoletta ed il sesso con Francesca era fantastico; l'unico problema era sorto quando la sua ragazza l'aveva beccata, ma, in fondo, non era successo niente di male, aveva pensato che quella protuberanza fosse una moderna cinta, le aveva urlato contro che era una stronza, e se n'era andata sbattendo la porta. Non che ad Amanda importasse molto, tanto comunque non se la sarebbe più portata a letto, ora che non aveva più la sua compagna di giochi.

Peccato solo che il suo nuovo amico fosse così appiccicoso, ma certo non poteva pretendere tutto dalla vita.

Con tranquillità, si diresse verso la fermata dell'autobus, che, incredibilmente, era in orario, pronto ad accoglierla.
Salì a bordo e timbrò il biglietto, per poi prendere posto nell'unica sedia disponibile. Sospirò appena e sistemò meglio la cuffia destra nell'orecchio, chiudendo gli occhi e posando la testa contro il finestrino.
Si assopì, ma fu svegliata da una mano sulla spalla, che la scuoteva senza sosta.
“Cosa... che c'è?” farfugliò, aprendo gli occhi.
Al suo fianco, c'era la vecchietta dell'autobus, quella vecchia strega.
“Tu?!” si chiese se si trattasse ancora una volta di un sogno, ma in quel momento la vecchina schioccò le dita, uno sguardo severo impresso sul suo anziano volto.
Istintivamente lo sguardo di Amanda si diresse verso il basso... era sparito!
“No” disse, con voce strozzata. No, no, no! Non doveva toglierglielo in quel momento! Doveva farlo prima, o non farlo affatto... non certo mentre grazie a quello si portava a letto Francesca!
“Ma... perché?” domandò alla donna, che, in risposta, si limitò a scuotere il capo.
“Allora le buone azioni sono servite...” disse Amanda, con voce flebile.
Un colpo alla testa la costrinse a rialzare gli occhi sulla sua interlocutrice, che adesso aveva in mano un ventaglio logoro che mulinava come uno spadone medievale.
“Ma quali buone azioni?!” disse la vecchietta, sputando saliva sulla borsa della ragazza, carica di libri “Il volontariato? Le donazioni? Quelle le hai fatte solo per avere qualcosa in cambio! In compenso quando Francesca ti si è offerta non hai detto di no, anche se avevi già una ragazza, non hai affatto imparato ad essere meno egoista, anzi!”
Amanda sbatté gli occhi un paio di volte, osservandola.
“E allora perché l'hai tolto?” domandò, la voce ridotta a un gemito.
“Te l'ho dato come punizione, non per giocarci! Volevo che imparassi ad essere una persona migliore, e invece ti ho solo messo in mano un altro giocattolo!”
“Bhe... più che altro l'hai messo in mano a Francesca...”
Un nuovo colpo da parte del ventaglio la convinse a stare in silenzio.
“Taci, ragazzina!” la vecchietta sbuffò appena, sconsolata “Un tempo una ragazzina ridotta così si sarebbe disperata, avrebbe pianto pensando di non poter più trovare un marito, avrebbe compreso i suoi errori e chiesto sinceramente perdono, e alla fine si sarebbe convertita alla bontà”
Amanda le lanciò uno sguardo scettico, ma rimase in silenzio, per paura del ventaglio.
La vecchietta sospirò ancora.
“Maledetto femminismo” grugnì, quindi si diresse con passo sconsolato verso l'uscita dell'autobus, che nel frattempo aveva raggiunto una nuova fermata.
Amanda la osservò allontanarsi, quindi lanciò un ultimo sguardo tra le sue gambe.
“Bentornata amica” disse, sospirando. Avrebbe dovuto rinunciare a Francesca, ma, in fondo, poteva sempre trovarne altre, magari anche recuperare quella fessa della sua ex.
Appoggiò nuovamente la testa contro il vetro, guardando il cielo sopra di lei.
Le nuvole promettevano pioggia.

  
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